Legge - 31/05/1995 - n. 218 art. 35 - Riconoscimento di figlio [naturale] 1.Riconoscimento di figlio [naturale] 1. 1. Le condizioni per il riconoscimento del figlio sono regolate dalla legge nazionale del figlio al momento della nascita, o se piu' favorevole, dalla legge nazionale del soggetto che fa il riconoscimento, nel momento in cui questo avviene; se tali leggi non prevedono il riconoscimento si applica la legge italiana 2. 2. La capacità del genitore di fare il riconoscimento è regolata dalla sua legge nazionale. 3. La forma del riconoscimento è regolata dalla legge dello Stato in cui esso è fatto o da quella che ne disciplina la sostanza. [1] Rubrica modificata dall'articolo 101, comma 1, lettera b), del D.Lgs. 28 dicembre 2013 n. 154, a decorrere dal 7 febbraio 2014. [2] Comma sostituito dall'articolo 101, comma 1, lettera b), del D.Lgs. 28 dicembre 2013 n. 154, a decorrere dal 7 febbraio 2014. InquadramentoLa disposizione, come le altre relative alla disciplina della filiazione nella l. n. 218/1995, è stata significativamente modificata dal d.lgs. n. 154/2013. Le condizioni per il riconoscimento del figlio sono regolate dalla legge nazionale del figlio al momento della nascita, o se più favorevole, dalla legge nazionale del soggetto che fa il riconoscimento, nel momento in cui questo avviene. Tale legge disciplina anche la capacità ad effettuare il riconoscimento stesso. La legge regolatrice della forma del riconoscimento è quella dello Stato in cui avviene il riconoscimento o in quella che ne regola la sostanza. PremessaLa disposizione, come le altre relative alla disciplina della filiazione nella l. n. 218/1995, è stata significativamente modificata dal d.lgs. n. 154/2013, al fine di coordinarla con i principi ispiratori della riforma generale introdotta da tale decreto che, sancendo il principio dell'unicità dello stato di figlio, ha eliminato ogni distinzione tra figli legittimi e figli naturali (Bianca, 1 ss.). Viene in questa prospettiva eliminato dalla rubrica della norma in esame e dal comma 1 della stessa il riferimento allo status, non più esistente nel nostro ordinamento, di figlio «naturale», lasciando la sola parola figlio. È inoltre aggiunto un periodo al comma 1, al fine di chiarire che, se la legge individuata come applicabile non prevede l'istituto del riconoscimento del figlio, trova applicazione la legge italiana. Criteri di collegamentoIl comma 1 della norma in esame tiene fermi i criteri di collegamento previsti dalla norma prima della riforma del 2013, stabilendo che le condizioni per il riconoscimento del figlio sono regolate dalla legge nazionale del figlio al momento della nascita, o se più favorevole, dalla legge nazionale del soggetto che fa il riconoscimento, nel momento in cui questo avviene. La previsione, già sotto tale profilo, è evidentemente orientata al favor filiationis (cfr., tra i molti, Mori, 1245). Dopo la riforma, tuttavia, è stato aggiunto un periodo per il quale, se la legge individuata come applicabile non prevede l'istituto del riconoscimento del figlio, trova applicazione la legge italiana. La finalità è consentire che avvenga il riconoscimento in base alla legge italiana anche in quei casi in cui l'ordinamento richiamato non consenta di procedere al riconoscimento del figlio, ossia alla manifestazione unilaterale di volontà del genitore volta a dichiarare la sussistenza del proprio legame col figlio, in quanto nato fuori dal matrimonio (Lopes Pegna, 398). Il comma 2 della norma in esame stabilisce che è la legge nazionale del genitore che effettua il riconoscimento, al momento dello stesso, a determinare anche la capacità del medesimo a compierlo. Proprio in ipotesi siffatte, tuttavia, la nostra giurisprudenza di legittimità era già pervenuta a risultati analoghi richiamando la contrarietà di normative di tal fatta all'ordine pubblico ed applicando conseguentemente la legge italiana. In tale prospettiva, ad esempio, la S.C. ha ritenuto che, in tema di capacità di fare il riconoscimento del figlio, disciplinata — in base alle norme del diritto internazionale privato (art. 35, comma 2, l. 31 maggio 1995 n. 218) — dalla legge nazionale del genitore, il principio di ordine pubblico internazionale che riconosce il diritto all'acquisizione dello status di figlio a chiunque sia stato concepito, indipendentemente dalla natura della relazione tra i genitori, costituisce un limite generale all'applicazione della legge straniera (nella specie, egiziana, recepente in materia di «statuto personale» il diritto islamico) che, attribuendo all'uomo la paternità unicamente nell'ipotesi in cui il figlio sia stato generato in un «rapporto lecito», preclude al padre di riconoscere il figlio nato da una relazione extramatrimoniale. La Corte ha precisato che, in detta ipotesi, stante la contrarietà all'ordine pubblico internazionale della norma straniera applicabile in base al sistema di diritto internazionale privato, trova applicazione la corrispondente norma di diritto interno (art. 250 c.c.), la quale, in relazione alla capacità del padre di addivenire al riconoscimento del figlio naturale, si sostituisce integralmente alla norma straniera, ai sensi dell'art. 16, comma 2, della citata l. n. 218/1995 (Cass. I, n. 27592/2006). Forma del riconoscimentoInfine, il comma 3 della disposizione in esame, indica la legge regolatrice della forma in quella dello Stato in cui avviene il riconoscimento o in quella che ne regola la sostanza, ovvero la legge indicata dal comma 1 della stessa disposizione. La previsione di un'ampia gamma di criteri di collegamento indicati ai fini dell'individuazione della legge regolatrice della validità formale del riconoscimento del figlio trova spiegazione nella combinazione del principio del favor filiationis, sotteso a tutta la materia, con l'altro del favor validitatis, che a sua volta caratterizza la disciplina internazionalprivatistica della forma degli atti (Mori, 1245). 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Giur. 1995, n. 11, 1243; Mosconi-Campiglio, Diritto internazionale privato e processuale, I, Torino 2015; Picone, Norme di conflitto alternative italiane in materia di filiazione, in Riv. dir. internaz. 1997, 276 ss.; Prosperi, Unicità dello status filiationis e rilevanza della famiglia non fondata sul matrimonio, in Riv. crit. dir. priv. 2013, 273; Sperduti, Norme di applicazione necessaria e ordine pubblico, in Riv. dir. internaz. priv. proc. 1976, 469 ss. |