Legge - 4/05/1983 - n. 184 art. 39 quater
[ 1. Fermo restando quanto previsto in altre disposizioni di legge, i genitori adottivi e coloro che hanno un minore in affidamento preadottivo hanno diritto a fruire dei seguenti benefìci: a) l'astensione dal lavoro, quale regolata dall'articolo 6, primo comma, della legge 9 dicembre 1977, n. 903, anche se il minore adottato ha superato i sei anni di età; b) l'assenza dal lavoro, quale regolata dall'articolo 6, secondo comma, e dall'articolo 7 della predetta legge n. 903 del 1977, sino a che il minore adottato non abbia raggiunto i sei anni di età; c) congedo di durata corrispondente al periodo di permanenza nello Stato straniero richiesto per l'adozione1. ] 2 [1] Articolo aggiunto dall'articolo 3, comma 1, della Legge 31 dicembre 1998, n. 476. [2] Articolo abrogato dall'articolo 86, comma 2, del D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151. InquadramentoL'adozione internazionale è prevista agli artt. 29 ss. l. 4 maggio 1983, n. 184, e disciplina da un lato l'adozione (in Italia) di minori stranieri (artt. 29-39-quater, che qui si commentano simultaneamente) e dall'altro lato l'espatrio di minori a scopo di adozione, ossia l'adozione di cittadini italiani da parte di residenti all'estero, stranieri o cittadini italiani (artt. 40-43). La legge sulle adozioni, al riguardo novellata con l. 31 dicembre 1998, n. 476, richiama e si conforma alla Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, fatta a L'Aja il 29 maggio 1993, la quale è volta alla realizzazione del miglior interesse del bambino ed al rispetto dei suoi diritti fondamentali e mira a tal fine alla costruzione di un sistema di cooperazione fra gli Stati contraenti, prevedendo che le autorità del paese di origine abbiano dichiarato l'adottabilità del minore ed accertato che l'adozione internazionale corrisponda al miglior interesse del bambino, i cui desideri e le opinioni vanno considerati, essendo stata in concreto esclusa la possibilità di una sua sistemazione nel paese natale, e che il consenso informato all'adozione (che la madre può manifestare solo dopo la nascita) è stato prestato liberamente e gratuitamente (art. 4 della Convenzione). Occorre subito evidenziare che l'art. 29-bis, comma 1, della legge 4 maggio 1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia), è stato recentemente sottoposto a giudizio di costituzionalità in ragione dell'esclusione dal numero di coloro che possono presentare dichiarazione di disponibilità a adottare un minore straniero della persona che ha lo stato libero, in quanto non vincolata da un matrimonio. Il giudice delle leggi, movendo dal riconoscimento dell'astratta idoneità della persona singola a garantire un ambiente stabile e armonioso al minore, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma nella parte in cui, facendo rinvio all'art. 6, non include le persone singole residenti in Italia fra coloro che possono presentare dichiarazione di disponibilità a adottare un minore straniero residente all'estero e chiedere al tribunale per i minorenni del distretto in cui hanno la residenza che lo stesso dichiari la loro idoneità all'adozione (Corte cost. n. 33/2025). L'adozione internazionaleLa complessa procedura di adozione internazionale muove dalla dichiarazione di idoneità degli adottanti, la quale è condizione necessaria perché il provvedimento straniero di affidamento preadottivo o adozione divenga efficace in Italia. A tal fine le persone residenti in Italia, dotate dei requisiti necessari in capo agli adottanti, e che intendono adottare un minore straniero residente all'estero, presentano dichiarazione di disponibilità al tribunale per i minorenni del distretto in cui hanno la residenza e chiedono che lo stesso dichiari la loro idoneità all'adozione. Nel caso di cittadini italiani residenti in uno Stato straniero è competente il tribunale per i minorenni del distretto in cui si trova il luogo della loro ultima residenza; in mancanza, è competente il tribunale per i minorenni di Roma. Il tribunale per i minorenni, se non ritiene di dover pronunciare immediatamente decreto di inidoneità per manifesta carenza dei requisiti, trasmette, entro quindici giorni dalla presentazione, copia della dichiarazione di disponibilità ai servizi degli enti locali. Questi ultimi svolgono le seguenti attività: a) informazione sull'adozione internazionale e sulle relative procedure, sugli enti autorizzati e sulle altre forme di solidarietà nei confronti dei minori in difficoltà; b) preparazione degli aspiranti all'adozione; c) acquisizione di elementi sulla situazione personale, familiare e sanitaria degli aspiranti genitori adottivi, sul loro ambiente sociale, sulle motivazioni che li determinano, sulla loro attitudine a farsi carico di un'adozione internazionale, sulla loro capacità di rispondere in modo adeguato alle esigenze di più minori o di uno solo, sulle eventuali caratteristiche particolari dei minori che essi sarebbero in grado di accogliere, nonché acquisizione di ogni altro elemento utile per la valutazione da parte del tribunale per i minorenni della loro idoneità all'adozione. I servizi trasmettono al tribunale per i minorenni, in esito all'attività svolta, una relazione entro i quattro mesi successivi alla trasmissione della dichiarazione di disponibilità. Il tribunale per i minorenni, ricevuta la relazione, sente gli aspiranti all'adozione, anche a mezzo di un giudice delegato, dispone se necessario gli opportuni approfondimenti e pronuncia, entro i due mesi successivi, decreto motivato attestante la sussistenza ovvero l'insussistenza dei requisiti per adottare. Il decreto di idoneità ad adottare ha efficacia per tutta la durata della procedura, che deve essere promossa dagli interessati entro un anno dalla comunicazione del provvedimento. Il decreto contiene anche indicazioni per favorire il migliore incontro tra gli aspiranti all'adozione ed il minore da adottare. Esso è trasmesso immediatamente, con copia della relazione e della documentazione esistente negli atti, alla Commissione per le adozioni internazionali e, se già indicato dagli aspiranti all'adozione, all'ente autorizzato allo svolgimento dei servizi per l'adozione internazionale. Il decreto di idoneità, ovvero di inidoneità, ovvero di revoca della precedente idoneità (art. 30, comma 4, l. 4 maggio 1983, n. 184) è reclamabile dinanzi alla sezione minori della corte d'appello da parte del procuratore della Repubblica e degli interessati, ossia i coniugi che aspirano all'adozione, ai sensi degli artt. 739 e 740 c.p.c. Pronunciato il decreto che dichiara l'idoneità degli aspiranti adottanti, questi devono rivolgersi ad uno degli enti autorizzati, i cui requisiti sono indicati dall'art. 39-ter l. 4 maggio 1983, n. 184, che ha essenzialmente il compito di mettere gli adottanti in relazione col minore da adottare nonché di curare l'espletamento delle pratiche necessarie nel paese di origine del minore, fino all'ottenimento del provvedimento di affidamento (art. 31, lett. f, l. 4 maggio 1983, n. 184), che è comunicato dall'ente alla Commissione per le adozioni internazionali, al tribunale per i minorenni e ai servizi locali. La Commissione, a questo punto, accertato che l'adozione risponde all'interesse del minore e verificata l'impossibilità di affidamento o di adozione nello Stato di origine, lo autorizza ad entrare in Italia (art. 32 l. 4 maggio 1983, n. 184). Rilasciata l'autorizzazione, il tribunale per i minorenni, verificati i necessari adempimenti formali, riconosce il provvedimento dell'autorità straniera, sempre che essa non sia in contrasto con i principi fondamentali del diritto di famiglia e dei minori, valutati in relazione al superiore interesse del minore (art. 35, comma 3, l. 4 maggio 1983, n. 184). Qualora l'adozione debba perfezionarsi dopo l'arrivo del minore in Italia, il tribunale per i minorenni riconosce il provvedimento dell'autorità straniera come affidamento preadottivo, se non contrario ai princìpi fondamentali che regolano nello Stato il diritto di famiglia e dei minori, valutati in relazione al superiore interesse del minore, e stabilisce la durata del predetto affidamento in un anno che decorre dall'inserimento del minore nella nuova famiglia. Decorso tale periodo, se ritiene che la sua permanenza nella famiglia che lo ha accolto è tuttora conforme all'interesse del minore, il tribunale per i minorenni pronuncia l'adozione e ne dispone la trascrizione nei registri dello stato civile. In caso contrario, anche prima che sia decorso il periodo di affidamento preadottivo, lo revoca e adotta i provvedimenti di cui all'art. 21 della Convenzione. In tal caso il minore che abbia compiuto gli anni 14 deve sempre esprimere il consenso circa i provvedimenti da assumere; se ha raggiunto gli anni 12 deve essere personalmente sentito; se di età inferiore deve essere sentito ove ciò non alteri il suo equilibrio psico-emotivo, tenuto conto della valutazione dello psicologo nominato dal tribunale (art. 35, comma 4, l. 4 maggio 1983, n. 184). Il riconoscimento dell'adozione disposta all'estero comporta differenti adempimenti a seconda che il minore provenga o meno da uno Stato che abbia ratificato la Convenzione dell'Aja. In particolare, ai sensi dell'art. 36, comma 2, l. n. 184/1983, l'adozione o l'affidamento a scopo adottivo, pronunciati in un Paese non aderente alla Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia internazionale, possono essere dichiarati efficaci in Italia solo alle condizioni stabilite dalla norma stessa (Cass. I, n. 17295/2018). Il decreto del tribunale per i minori sul riconoscimento del provvedimento straniero in materia di adozione ha valore sostanziale di sentenza La pronuncia del tribunale per i minorenni sul riconoscimento del provvedimento straniero in materia di adozione, ancorché adottata in forma di decreto, avendo carattere decisorio e definitivo, ha valore sostanziale di sentenza, e risulta perciò idonea al passaggio in giudicato. Ne consegue l'inammissibilità della successiva domanda di revoca della pronuncia sopradescritta (Cass. I, n. 16990/2018, in un caso in cui sia il tribunale per i minorenni, sia la corte d'appello avevano rigettato la domanda di revoca proposta dai genitori adottivi di minore straniera, all'esito di procedimento di adozione internazionale conclusosi con il decreto di riconoscimento del provvedimento straniero sopraindicato, ma la S.C. ha ritenuto ab origine inammissibile tale domanda, con conseguente inammissibilità del ricorso per cassazione). Se il minore straniero si trova in Italia in situazione di abbandono trova applicazione il diritto interno ai sensi dell'art. 37-bis l. 4 maggio 1983, n. 184. 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