Codice Civile art. 294 - Pluralità di adottati o di adottanti.Pluralità di adottati o di adottanti. [I]. È ammessa l'adozione di più persone, anche con atti successivi 1. [II]. Nessuno può essere adottato da più di una persona, salvo che i due adottanti siano marito e moglie.
[1] Comma così sostituito dall'art. 2 l. 5 giugno 1967, n. 431 Il testo era il seguente: «Nessuno può avere più figli adottivi se non sono adottati col medesimo atto». InquadramentoL'art. 294 vietava, in origine, gli atti successivi di adozione. Il divieto era espressione della concezione che assegnava all'adozione, in genere, la funzione di assicurare alle persone senza prole la perpetrazione del cognome e la trasmissione del patrimonio. Era ovvio che, effettuata una volta, l'adozione non potesse essere ripetuta a favore di altre persone, essendo con essa già stata predeterminata la successione legittima; concorrendo, altresì, l'esigenza palese di garantire le aspettative dell'adottato. Il testo della disposizione fu sostituito dalla l. 5 giugno 1967, n. 431, che per prima regolò con alcune norme autonome dal codice civile l'istituto dell'adozione dei minorenni. Nel suo vigente dettato la norma consente attualmente l'adozione di più persone, anche con atti successivi, così avendo rovesciato il precedente principio; e riferisce in modo formale l'adozione ad una sola persona fisica di adottante, tranne nel caso in cui essa sia effettuata da soggetti che sono marito e moglie. Il mutamento di fronte ha costituito il riconoscimento di una diversa finalità, che era emersa nel frattempo, dell'adozione di maggiorenni, utilizzata in prevalenza per soddisfare finalità assistenziali (Dogliotti, 2002, 171; Giusti, 571; Sbisà-Ferrando, 250). Le riforme successive del diritto di famiglia e della filiazione hanno conservato il testo dell'art. 294, anche se una siffatta funzione assistenziale sembra aver progressivamente ceduto il passo ad utilizzi diversi (si veda sub art. 291). Pluralità di adottati e di adottantiIl primo comma dell'art. 294 consente l'adozione di più persone sia con atto contestuale e sia con atti che si susseguono nel tempo. Il desiderio di formalizzare una situazione che coinvolge più soggetti può trovare soddisfazione nell'una o nell'altra di queste forme. L'unica questione che può sorgere riguarda la necessità dell'assenso di chi è stato adottato in precedenza e che sia maggiorenne. Poiché in proposito non sono dettate disposizioni, la dottrina tende ad escludere questa necessità (ad es., Sbisà-Ferrando, op. cit.). L'adozione di persone maggiorenni non crea, infatti, un rapporto di parentela (art. 74 c.c.). L'adozione plurima con atto contestuale è un atto formalmente unico ma in realtà comprensivo di plurime manifestazioni di volontà, ciascuna distinta dalle altre e autonoma. Da questa considerazione derivano conseguenze palesi. Gli eventuali vizi di una di queste espressioni di volontà (i consensi dell'adottante e degli adottandi) non inficiano l'atto nel suo complesso e non si trasmettono alle altre (Dogliotti, 2002, 172). L'autonomia delle dette espressioni di volontà consente che tra esse possa farsi distinzione e crearsi un legame di reciproca interdipendenza: si ammette che il consenso ad una adozione possa essere condizionato all'accoglimento dell'altra, come può avvenire se l'adottante intende adottare due fratelli e subordina la sua volontà di adottarne uno all'esito positivo della sua istanza con riguardo all'adozione dell'altro. La Corte di cassazione ha ammesso la c.d. riserva di adozione nel caso di adozione di fratelli. Per evitare ingiuste disparità tra costoro (nel caso di adozione riuscita soltanto per alcuni di essi), ha consentito la subordinazione di una adozione alla certezza di poter ottenere anche l'altra o le altre (Cass. n. 354/1999). Per il Tribunale di Milano il divieto di cui all'art. 294, comma 2, c.c. non si applica nel caso in cui la prima adozione sia una adozione speciale. Una interpretazione sistematica e costituzionalmente orientata, ha affermato, non può che limitare l'applicazione del divieto solo qualora si tratti di plurime adozioni di maggiorenni; invero, solo se la prima adozione è una adozione di maggiorenne il consentirne una successiva, se non da parte del coniuge del primo adottante, si pone in contrasto con la finalità dell'istituto che è quella della trasmissione del nome e dell'assicurare una discendenza a chi ne è privo. Al contrario, la finalità dell'adottante in una adozione speciale è quella di fare entrare il minore nella propria famiglia e di assumerlo, a tutti gli effetti, come figlio legittimo: pertanto la seconda adozione non frustra la ratio e la finalità della prima adozione speciale. Lo stesso tribunale (5 novembre 1998 in Gius. 1999, 773) si è espresso nel senso che il divieto di adozione da parte di più di una persona, salvo che siano marito e moglie, sussiste anche nell'ipotesi in cui il primo adottante sia deceduto. L'adozione ad opera dei coniugiL'adozione ad opera di soggetti che sono marito e moglie può essere effettuata con un atto contestuale o con atti successivi. In proposito non sono dettate disposizioni limitative (Dogliotti, 2002, 173; Cattaneo, 125). È consentita anche l'adozione ad opera di uno solo dei coniugi, in quanto l'adozione di persone maggiorenni non deve necessariamente e sempre rispondere all'esigenza di inserire l'adottato nel nucleo familiare dell'adottante. Anche l'adozione contestuale ad opera di marito e moglie si risolve in due atti giuridicamente distinti, costituiti da separate e autonome manifestazioni di volontà. Si ripropongono a questo riguardo le considerazioni riportate nel paragrafo precedente. Le vicende del rapporto di coniugio non si ripercuotono sul rapporto di adozione. Il decesso di uno dei coniugi e il loro divorzio non producono effetti sullo status dell'adottato, sì che questi non può essere adottato dal nuovo coniuge dell'adottante rimasto vedovo o divorziato. Il decesso di uno dei coniugi estingue, però, il rapporto di coniugio. E dunque il coniuge superstite non può adottare il soggetto che era stato adottato soltanto dall'altro: la situazione venuta a crearsi rientra nel generale divieto di adottare chi è già stato adottato da altri. 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