Codice Civile art. 326 - Inalienabilità dell'usufrutto legale. Esecuzione sui frutti (1).

Annachiara Massafra

Inalienabilità dell'usufrutto legale. Esecuzione sui frutti (1).

[I]. L'usufrutto legale non può essere oggetto di alienazione [980], di pegno o di ipoteca né di esecuzione da parte dei creditori.

[II]. L'esecuzione sui frutti dei beni del figlio da parte dei creditori dei genitori o di quello di essi che ne è titolare esclusivo non può aver luogo per debiti che il creditore conosceva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia [170].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 149 l. 19 maggio 1975, n. 151.

Inquadramento

L'usufrutto legale costituisce lo strumento giuridico attraverso il quale il figlio partecipa e contribuisce al soddisfacimento dei bisogni della famiglia (per una ricostruzione delle varie tesi esistenti Santarcangelo, 146). La disposizione in esame, in particolare, stabilisce un vincolo di destinazione sull'usufrutto dei genitori sui beni dei figlio che assicura la indisponibilità dei beni da parte dei genitori e la conseguente impossibilità per i creditori personali dei predetti di aggredire i frutti dei beni del minore.

Tale disposizione, in particolare, si riferisce all'usufrutto legale considerato sia come potere generico, cioè a prescindere dalla sua incidenza su uno od altro bene, sia nella sua concretizzazione su singoli beni determinati (così Bucciante, 654).

L'indisponibilità scaturisce direttamente dal divieto di alienazione, espropriazione e sottoposizione a pegno o ipoteca che grava sui frutti (in merito Pelosi, 395) e si realizza anche attraverso la irrinunziabilità da parte del genitore dell'usufrutto legale sui beni del minore (Bucciante, 654). Secondo autorevole dottrina l'indisponibilità dei beni oggetto dell'usufrutto prevista dal legislatore comporta, come conseguenza, che gli atti posti in essere dai genitori, in violazione della norma, siano radicalmente nulli (De Cristofaro, 1196).

Al fine di tutelare gli interessi patrimoniali della famiglia e di garantire che l'usufrutto legale realizzi le finalità ad esso attribuite dal legislatore, i creditori personali dei genitori (cui si riferisce la disposizione di cui al primo comma), premesso che non possono agire sull'usufrutto spettante ai genitori, non possono neanche agire sui frutti se il debito è stato contratto per scopi estranei a quelli della famiglia.

In quest'ultima ipotesi è onere del genitore, che ha contratto il debito, dimostrare che il creditore fosse a conoscenza dell'estraneità del debito agli interessi familiari (Bucciante, 655; Finocchiaro- Finocchiaro, 2169; De Cristofaro, 1196). Ne consegue che gli stessi creditori, pur non potendo aggredire l'usufrutto legale dei genitori sui beni del figlio, hanno la facoltà di aggredire i frutti dei beni stessi per debiti contratti nell'interesse della famiglia, qualora non fossero a conoscenza della circostanza che l'obbligazione fosse stata assunta per finalità estranee ai bisogni familiari (in questo senso La Rosa-Sobbrio, 995).

I creditori personali del figlio possono aggredire i beni del minore, ancorché sottoposti ad usufrutto legale, per i debiti contratti dai genitori in qualità di legali rappresentanti del figlio (Bucciante, 654; Santarcangelo, 170, sul punto altresì Pelosi, 396) .

Bibliografia

Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, in Trattato di diritto privato, diretto da Rescigno, Torino, 1997; De Cristofaro, Il contenuto patrimoniale della potestà, Zatti (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2002; A. e M. Finocchiaro, Il diritto di famiglia, Milano, 1984; La Rosa-Sobbrio, sub art. 326, in Gabrielli (diretto da), Commentario del codice civile, Torino, 2010; Pelosi, Della potestà dei genitori, in Cian-Oppo-Trabucchi (diretto da), Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova, 1992; Santarcangelo, La volontaria giurisdizione, Milano, 2003.

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