Codice Civile art. 335 - Riammissione nell'esercizio dell'amministrazione.

Annachiara Massafra

Riammissione nell'esercizio dell'amministrazione.

[I]. Il genitore rimosso dall'amministrazione ed eventualmente privato dell'usufrutto legale può essere riammesso dal tribunale nell'esercizio dell'una e nel godimento dell'altro, quando sono cessati i motivi che hanno provocato il provvedimento [336; 38 1, 51 att.].

Inquadramento

Il rapporto esistente tra l'articolo 335 c.c. e l'art. 334 c.c. è lo stesso esistente tra l'art. 332 c.c. e l'art 330 c.c. (Bucciante, 668).

La riammissione è il provvedimento pronunciato dal Tribunale per i minorenni, competente ex art. 38 disp. att. c.c., ovvero dal Tribunale ordinario in forza delle modifiche introdotte dalla l. n. 149 del 2022, con il quale uno, o entrambi i genitori, viene riammesso ad amministrare il patrimonio del minore, ed eventualmente a godere dell'usufrutto legale, con effetto ex nunc.

Il meccanismo sembra riprodurre la medesima tecnica prevista per la reintegrazione nell'esercizio della responsabilità genitoriale. tuttavia parte di dottrina, muovendo dalla dizione letterale della norma, che attribuisce rilievo esclusivamente, alla cessazione delle cause di rimozione, evidenzia come in apparenza il legislatore non avrebbe richiesto alcun accertamento, neanche in via presuntiva, che il minore non riceva pregiudizio dalla reintegrazione del genitore nelle sue funzioni (così La Rosa, 1046). Tuttavia, la medesima dottrina ritiene, così giungendo alle medesime conclusioni dell'orientamento prevalente, che il venir meno dei presupposti del provvedimento di rimozione di per sé non costituisca la prova di una buona amministrazione futura. Di talché il provvedimento può essere pronunciato solo ove, per l'avvenire, sia stato escluso ogni pericolo di pregiudizio derivante dalla gestione da parte del genitore (Bucciante, 604, 619 in merito al contenuto ed ai limiti della amministrazione da parte degli esercenti la responsabilità genitoriale; La Rosa, 1046; Pelosi, 414). Non risulta esplicitamente prevista dalla disposizione in commento la revoca dei provvedimenti emessi ex art. 333 c.c. né la rimozione delle limitazioni poste alla funzione sostitutiva di cui all'art. 334 c.c. Tuttavia di è ritenuto, in relazione alla disciplina previgente, che essi siano sempre possibili forza dell'applicazione dei principi generali di cui all'art. 742 c.p.c. (In questo senso Pelosi, 414).  

Bibliografia

Auletta, Diritto di famiglia, Torino, 2016; Bianca, Diritto civile, 2.1., Milano, 2014; Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, inadempimenti dei genitori e provvedimenti a tutela del figlio, in Tr. Res., IV, Torino 1997;; Finocchiaro-Finocchiaro, Il diritto di famiglia, Milano, 1984; Jannuzzi, in Lorefice (a cura di), Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2000; La Rosa, subart. 334 c.c., in Gabrielli (a cura di) Commentario del codice civile, Torino, 2010.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario