Codice Civile art. 321 - Nomina di un curatore speciale (1).Nomina di un curatore speciale (1). [I]. In tutti i casi in cui i genitori congiuntamente, o quello di essi che esercita in via esclusiva la responsabilità genitoriale [317] (2), non possono o non vogliono compiere uno o più atti di interesse del figlio, eccedenti l'ordinaria amministrazione, il giudice, su richiesta del figlio stesso, del pubblico ministero [69 c.p.c.] o di uno dei parenti [77] che vi abbia interesse, e sentiti i genitori, può nominare al figlio un curatore speciale [78 c.p.c.] autorizzandolo al compimento di tali atti [395; 45 att.]. (1) Articolo così sostituito dall'art. 144 l. 19 maggio 1975, n. 151. (2) L'art. 45, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito alla parola «potestà», le parole: «responsabilità genitoriale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoNel quadro dell'avvertita esigenza di tutela preventiva del minore, e dei suoi interessi patrimoniali, sono state predisposti specifici strumenti tesi ad evitare ingiustificati comportamenti omissivi dei genitori che non possono o non vogliono compiere uno o più atti di natura patrimoniale nell'interesse del figlio. Il riferimento alla centralità dell'interesse del minore conferma «la strumentalità dei poteri di rappresentanza al dovere di cura del figlio, il cui inadempimento legittima lo stesso figlio, il Pubblico ministero ed i parenti a chiedere al giudice la nomina di un curatore speciale» (così La Rosa, 947). La disposizione in esame, costituisce un incisivo strumento di controllo dell'esercizio dei poteri di rappresentanza ed amministrazione da parte del genitore esercente la responsabilità genitoriale. Esso prevede che qualora i genitori congiuntamente, o quello che esercita la responsabilità genitoriale in via esclusiva, non possano o non vogliano compiere uno o più atti eccedenti l'ordinaria amministrazione, nell'interesse del figlio, possa essere nominato un curatore speciale che compia tali atti in luogo dei genitori ed in nome e per conto del minore. L'inerzia dei genitori viene quindi superata mediante «la costituzione di un organo interinale, a carattere vicario, con funzioni rappresentative» (così Santarcangelo, 81). L'art. 321 c.c. è stato modificato, in seguito alla novella legislativa del 2013, attraverso la sostituzione del termine potestà con l'espressione responsabilità genitoriale e, con riferimento alla legittimazione ad agire, può essere fatto valere dai parenti del minore così come oggi individuati dal nuovo art. 74 c.c. (modificato dalla l. 10 dicembre 2012, n. 219). Le condotte legittimanti la nomina di un curatore specialeAffinché possa trovare applicazione l'art. 321 c.c. è necessario che i genitori, ove esercitino entrambi la responsabilità genitoriale, ovvero il genitore qualora sia uno solo ad esercitarla, non possano o non vogliano compiere un atto eccedente l'ordinaria amministrazione nell'interesse del minore. Ai fini della nomina del curatore speciale, non è necessario che l'inerzia del genitore debba essere qualificata come colpevole, non avendo la disposizione alcun carattere sanzionatorio (Piazzoni, 384; De Cristofaro, 1118), ma è sufficiente che il genitore non ponga un essere un atto utile o necessario per il minore. L'inerzia, peraltro, ove relativa ad entrambi i genitori deve avere carattere temporaneo in quanto, diversamente, dovrà essere nominato un tutore per garantire la continuità nell'adempimento dei compiti spettanti al genitore (Pelosi, 376; in merito Bucciante, 525; Jannuzzi, 116) e deve essere relativa al compimento solo di atti di straordinaria amministrazione (De Cristofaro, 1119). La disposizione in esame deve essere inoltre coordinata con l'art. 317 c.c., che disciplina l'impedimento di uno dei genitori ad esercitare la responsabilità genitoriale, e con l'art. 316 c.c., nel caso in cui il rifiuto provenga da un solo genitore e si profili quindi un contrasto tra i genitori (La Rosa, 947; in merito ai rapporti tra 317 c.c. e 321 c.c. Bucciante, 643). In quest'ultimo caso, autorevole dottrina ritiene che il Giudice debba assegnare ai genitori un termine per adire l'Autorità giudiziaria ai sensi dell'art. 316 c.c. e che solo decorso inutilmente tale termine possa essere nominato il curatore speciale (Bucciante, 643; sul punto Finocchiaro-Finocchiaro, 2127). Una volta accertato che non si tratti di un'ipotesi rientrante nelle fattispecie previste dal citato art. 317 c.c., il figlio, i parenti ed il Pubblico ministero possono adire il Giudice per la nomina del curatore. Trattandosi peraltro di rifiuto al compimento di un atto di straordinaria amministrazione, il Giudice è tenuto a valutare non solo la sussistenza di una delle condotte tipiche previste dall'art. 321 c.c. ma anche la sussistenza dell'utilità e/o della necessità secondo le modalità previste dall'art. 320 c.c. (De Cristofaro, 1218; Bucciante, 642). Il giudice competente e casisticaIl Giudice territorialmente competente è il Tribunale del luogo di dimora abituale del minore (sul punto Piazzoni, 385; Santarcangelo, 86) che deve sentire i genitori al fine di verificare la sussistenza dell'inerzia e le ragioni del rifiuto al compimento dell'atto. Parte di dottrina ritiene che il Giudice competente a nominare il curatore speciale sia il Giudice tutelare. Essa perviene a tale conclusione in considerazione della circostanza secondo cui l'art. 45 disp. att.c.c., che prevede che contro i decreti pronunciati dal Giudice tutelare si possa presentare reclamo al tribunale, individua tra i provvedimenti in oggetto proprio il decreto di cui all'art. 321 c.c. in commento (Ferri, 115; Bucciante, 642). La Corte di Cassazione ritiene, al contrario, che Giudice competente sia il Tribunale ordinario e non il Tribunale per i minorenni né il Giudice tutelare, precisando che il riferimento ai provvedimenti del Giudice tutelare di cui all'art. 45, comma 1, disp. att. c.c., deve intendersi fatto con riferimento al solo primo comma dell'art. 321 c.c., non più sussistente nella unitaria formulazione del nuovo testo introdotto dalla riforma, con la conseguenza che, in mancanza di una esplicita attribuzione della competenza al Tribunale per i minorenni o al Giudice tutelare, deve intendersi competente il Tribunale ordinario (Cass. I, n. 3079/1992). Diversamente, Trib. Milano, 19 maggio 2015 che richiamante il precedente decreto del Giudice tutelare di Milano del 31 luglio 2014) ha ritenuto competente il Giudice tutelare, e non il Tribunale in composizione collegiale, a nominare un curatore speciale nel caso previsto dalla disposizione in commento. La decisione di cui innanzi muove dalla riforma attuata con l. 10 dicembre 2012, n. 219 e d.lgs. 28 dicembre, n. 154, che pur essendo intervenute capillarmente sulle norme relative, direttamente o indirettamente, alla filiazione, non hanno modificato il contenuto dell'art. 45 disp. att. c.c. Tale disposizione difatti prevede, ancora oggi, che «la competenza a decidere i reclami avverso i provvedimenti del Giudice tutelare spetta al Tribunale ordinario quando si tratta dei provvedimenti indicati negli articoli...321 codice civile». La mancata modificazione della disposizione da ultimo citata è stata quindi ritenuta non una mera svista legislativa ma espressione di «una persistente volontà legislativa» nel senso di attribuire la pronuncia del provvedimento ex art. 321 c.c., ciò coerentemente con quanto previsto dall'art. 45, sopra citato, al Giudice tutelare. Per autorevole dottrina, una volta nominato, il curatore speciale, designato a norma dell'art. 321 c.c., diversamente da quello nominato ex art. 320 c.c.,, non è libero di decidere se e con quali contenuti compiere l'atto ma deve senz'altro porlo in essere con le modalità definite dal giudice nel decreto di nomina che ha contestualmente concesso l'autorizzazione (Bucciante, 643, De Cristofaro, 1121; Jannuzzi, 118). Il curatore, peraltro, è tenuto a porre in essere l'atto con la diligenza del buon padre di famiglia e non è tenuto a rendere il conto del suo operato se non su richiesta dei genitori (Santarcangelo, 91). Da ultimo si evidenzia che l'ufficio è gratuito. Il curatore speciale e gli atti di natura non patrimonialeSi pone il problema di stabilire se il curatore speciale, nominato ai sensi dell'art. 321 c.c., possa porre in essere atti non inerenti al patrimonio del minore. La questione è stata affrontata in alcune decisioni di merito che hanno escluso l'applicabilità della disposizione in commento a fattispecie relative a scelte non aventi contenuto patrimoniale (Trib. Milano, 15 gennaio 2008, in Giust. mil. 2008, 12; sul punto altresì Trib.min. Potenza, 29 luglio 1993, in Dir. fam., 1993, 1199). In particolare il Tribunale di Milano ha affermato che in caso di mancato consenso alle cure mediche da parte dei genitori la disposizione in commento non è applicabile perché il rifiuto dei genitori può essere considerato come «mancato dovere di tutela della salute del figlio» e, pertanto, riconducibile alla fattispecie di cui agli artt. 333 e ss. c.c., di competenza del Tribunale per i minorenni, ovvero di cui all'art. 709-ter c.p.c., potendosi valutare la condotta come contrasto inerente all'esercizio della responsabilità genitoriale. Tale decisione è condivisibile atteso che l'art. 321 c.c. si riferisce esplicitamente al compimento di atti di straordinaria amministrazione. Con riferimento ad alcune fattispecie tipiche, infine, è stato ritenuto che la fattispecie in esame trovi applicazione nel caso in cui un genitore non voglia accettare l'eredità con beneficio d'inventario (Trib. Pinerolo, 15 luglio 1988, in Riv. not., 1988, 1348), ed in generale nel caso di inerzia nel compimento di atti di natura patrimoniale. L'inerzia del genitore ed i rapporti con il Tribunale per i minorenniL'art. 321 c.c. deve essere infine coordinata con le disposizioni di cui agli artt. 330 e ss. c.c. Dietro il rifiuto o l'inerzia del genitore può di fatti celarsi un cattivo esercizio della responsabilità genitoriale ovvero una incapacità di gestire adeguatamente il patrimonio del figlio minorenne. Ciò può quindi determinare l'opportunità di un controllo da parte del competente Tribunale per i minorenni non solo limitato alla necessità del compimento dell'atto, ex art. 334 c.c. ma teso anche a verificare il corretto esercizio della responsabilità genitoriale (in questo senso anche Ruscello, 159). Sicché, nei casi più gravi, il Giudice tutelare potrà trasmettere gli atti al Pubblico Ministero presso il Tribunale per i minorenni, per le determinazioni di competenza (Bucciante, 581) ed in particolare per l'eventuale promuovimento di un procedimento de potestate. BibliografiaAuletta, Diritto di famiglia, Torino, 2016; Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, in Rescigno (diretto da) Trattato di diritto privato, Torino 1997; De Cristofaro, Il contenuto patrimoniale della potestà, in Zatti (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, II, Milano 2002; Ferri, Potestà dei genitori art. 315-342, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 1988; Finocchiaro-Finocchiaro, Diritto di famiglia, Milano, 1984; La Rosa voce art. 321 c.c., in Gabrielli (a cura di) Commentario del codice civile, Torino, 2010; Pelosi, Della potestà dei genitori, in Cian-Oppo-Trabucchi (diretto da), Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova 1992; Piazzoni, Conflittualità genitoriale e curatore della persona di età minore nelle questioni patrimoniali e risarcitorie, in Cassano –Natali- Ruo (a cura di), Casi di affidamento ingiusto, conflitti familiari e tutela del minore, Rimini, 2015; Ruscello, Potestà dei genitori e rapporti con i figli, in Ferrando (a cura di), Il nuovo diritto di famiglia, Bologna, 2007; Santarcangelo, La volontaria giurisdizione, II, Milano 2003. |