Codice Civile art. 317 - Impedimento di uno dei genitori (1).

Annachiara Massafra

Impedimento di uno dei genitori (1).

[I]. Nel caso di lontananza, di incapacità o di altro impedimento che renda impossibile ad uno dei genitori l'esercizio della responsabilità genitoriale (2), questa è esercitata in modo esclusivo dall'altro.

[II]. La responsabilità genitoriale di entrambi i genitori non cessa a seguito di separazione, scioglimento, cessazione degli effetti civili, annullamento, nullità del matrimonio; il suo esercizio, in tali casi, è regolato dal capo II del presente titolo (3).

(1) Articolo così sostituito dall'art. 139 l. 19 maggio 1975, n. 151.

(2) L'art. 41, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito alla parola «potestà», le parole: «responsabilità genitoriale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

(3) Comma sostituito dall'art. 41, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Il testo precedente recitava: «La potestà comune dei genitori non cessa quando, a seguito di separazione, di scioglimento, di annullamento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio, i figli vengono affidati ad uno di essi. L'esercizio della potestà è regolato, in tali casi, secondo quanto disposto nell'articolo 155». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

Inquadramento

L'art. 317 c.c. disciplina i casi nei quali uno dei genitori non possa esercitare la responsabilità genitoriale. Essa in particolare prevede che, ferma restando la titolarità in capo ad entrambi i genitori, l'esercizio della stessa spetti in via esclusiva a quello non impedito. Anche questa disposizione è stata modificata (sia con riferimento al primo ed al secondo comma), in forza dell'art. 41, comma 1, lett. a) del d.lgs. n. 154/2013 essendo stata sostituita l'espressione «potestà genitoriale» con «responsabilità genitoriale». Venendo al contenuto del comma 1 dell' art. 317 c.c. esso nel primo comma disciplina l'esercizio della responsabilità genitoriale in caso di impedimento di uno dei due genitori.

Il comma 2 dell'articolo in commento, tuttavia, non contempla, differentemente da quanto si sarebbe indotti da credere in forza della rubrica della disposizione « impedimento di uno dei genitori», ulteriori ipotesi di impossibilità di esercitare la responsabilità genitoriale bensì chiarisce le modalità di esercizio in caso di separazione, scioglimento, cessazione degli effetti civili, annullamento e nullità del matrimonio, rinviando espressamente alle disposizioni contenute nel capo II del medesimo titolo del codice civile. La diversità concettuale esistente tra il primo ed il secondo comma, prima dell'intervento del d.lgs. n. 154 del 2013 è stata giustificata dalla considerazione secondo cui il citato comma 2 avrebbe disciplinato le ipotesi residuali di affidamento esclusivo (in questo senso, Giorgianni, 353). L'art. 317 c.c., per effetto della riforma quindi trova applicazione nei confronti dei figli nati dentro e fuori dal matrimonio in caso di esercizio della responsabilità genitoriale da parte di entrambi i genitori (De Cristofaro, 687).

È opportuno evidenziare, in questa sede, che in seguito alla abrogazione del comma 3 dell'art 316 c.c. (presente nella previgente disposizione), che attribuiva al padre il potere di adottare i provvedimenti urgenti ed indifferibili nel caso di incombente pericolo di un grave pregiudizio per il figlio, l'art. 317 c.c. costituisce l'unica disposizione che consente ad un solo genitore di «esercitare» la responsabilità genitoriale.

In caso di impedimento, incapacità o di altro impedimento che renda «impossibile» ad uno dei genitori l'esercizio della responsabilità genitoriale, questa è quindi esercitata in modo esclusivo dall'altro. La disposizione in commento non specifica, ai fini della sua applicazione, se debba verificarsi una situazione di urgenza o di imprevedibilità. In assenza di tale specificazione, è stato ritenuto che la citata diposizione abbia carattere generale e trovi applicazione anche fuori dei casi di urgenza (Finocchiaro-Finocchiaro, 2021).

L'impossibilità può essere assoluta o relativa a seconda che interferisca sul complessivo esercizio della responsabilità genitoriale o sul compimento di un singolo atto, nel qual caso è stato ritenuto che l'altro coniuge possa assumere solo provvedimenti urgenti (in questo senso La Rosa, 862; parzialmente difforme Bucciante, 523). È bene rilevare in questa sede che, una volta verificatosi l'impedimento, non è necessaria alcuna pronuncia dell'autorità giudiziaria e pertanto il sopravvenire dell'impedimento determina, ex se, la sospensione del genitore dall'esercizio della responsabilità genitoriale con automatica concentrazione della responsabilità genitoriale in capo all'altro genitore (Jannuzzi, 115).

Le fattispecie tipiche

La disposizione in commento individua esplicitamente due fattispecie che possono determinare la concentrazione dell'esercizio della responsabilità genitoriale in capo ad un solo genitori: la lontananza e lo stato di incapacità. L'art. 317 c.c. consente, tuttavia, di valutare caso per caso altre fattispecie «altro impedimento» che possano rendere, nel caso concreto, impossibile l'esercizio della responsabilità ad uno dei genitori.

Secondo la dottrina dominante la norma disciplina le ipotesi di impossibilità di fatto di esercitare la responsabilità genitoriale ma ben può trovare applicazione anche con riferimento agli impedimenti legali. Sicché possono consentire l'esercizio esclusivo della responsabilità genitoriale sia l'interdizione giudiziale, sia l'interdizione legale accompagnata da una condanna alla pena accessoria della sospensione o decadenza dall'esercizio della responsabilità genitoriale, sia un provvedimento di sospensione o decadenza pronunciato ai sensi degli artt. 330 c.c. e seguenti sia l'assenza, l'inabilitazione e l'emancipazione queste ultime nei limiti dei poteri di straordinaria amministrazione (in questo senso Bucciante, 592).

Diversamente deve ragionarsi con riferimento all' amministrazione di sostegno.

L'amministrazione di sostegno è un istituto il cui contenuto varia a seconda delle specifiche necessità e fragilità della persona ma che non può arrivare a riguardare l'esercizio della responsabilità genitoriale la cui limitazione, o elisione, è funzionalmente di competenza non del Giudice tutelare ma del Tribunale per i minorenni e del Tribunale ordinario nei casi previsti dall'art. 38 disp. att. c.c.

In merito parte di dottrina ritiene, diversamente, che il decreto del Giudice tutelare ben potrebbe contenere delle limitazioni anche all'esercizio della responsabilità genitoriale (De Pamphilis-Lena, 1180). Si ritiene inoltre che la mera incapacità naturale di uno dei due genitori consenta l'esercizio esclusivo in capo all'altro (De Pamphilis-Lena, 1180; Santarcangelo, 46). Anche lo stato di grave malattia, secondo parte di dottrina, può costituire impedimento all'esercizio della responsabilità genitoriale (Vercellone, 1061; Jannuzzi, 111).

Circa l'incapacità naturale, secondo una risalente giurisprudenza, in assenza di una pronuncia giudiziale di limitazione o elisione della responsabilità genitoriale, il genitore naturalmente incapace, diversamente da quanto ritenuto dalla dottrina sopra indicata, mantiene non solo la titolarità ma anche l'esercizio della responsabilità (Cass. I, n. 2557/1964).

Per quanto concerne invece il concetto di lontananza questo deve intendersi come mera circostanza di fatto, non determinante i presupposti posti a fondamento dell'assenza e della scomparsa di cui agli artt. 48 e seguenti c.c. (Finocchiaro-Finocchiaro, 2020, La Rosa, 870). La lontananza inoltre, è stato evidenziato, non è necessario che abbia carattere definitivo né che sia destinata a protrarsi per un lungo tempo, purché sia tale da rendere impossibile l'esercizio della responsabilità genitoriale (Ruscello, 232) e da non consentire, in quel momento e con riferimento allo specifico atto che si intenda porre in essere, la diretta partecipazione dell'altro genitore (si pensi all'ipotesi di consenso per l'interruzione della gravidanza della figlia minorenne, sotto il profilo della cura, o al compimento di un atto di straordinaria importanza non altrimenti differibile, sotto il profilo della gestione del patrimonio).

In merito è stato specificato che la lontananza deve essere tale da impedire o rendere  difficile ogni genere di comunicazione tra i genitori (Vercellone, 1060).

Gli atti compiuti in assenza dei presupposti

Qualora un genitore eserciti la responsabilità genitoriale in modo esclusivo, pur non essendo l'altro genitore lontano o impedito devono distinguersi le conseguenze a seconda dell'atto in concreto posto in essere in violazione dei principi dei titolo IX del codice civile.

Laddove si tratti di un atto non di natura patrimoniale ma afferente alle scelte fondamentali relative alla crescita del minore o alla sua salute, potranno trovare applicazione le disposizioni di cui all'art. 316 c.c. (Ruscello, 231), o nei casi più gravi, quelle di cui agli artt. 330 e seguenti del codice civile (sempre che non sia stato instaurato un procedimento di separazione personale nel qual caso troveranno applicazione le disposizioni di cui all'art. 337-ter c.c.)

Laddove l'atto posto in essere dal genitore sia relativo alla ordinaria amministrazione, questo deve ritenersi comunque valido e in ipotesi potranno anche in questo caso applicarsi le disposizioni di cui agli art. 330 e seguenti c.c., o in particolare l'art. 334 c.c., ove si possano rilevare, nel compimento dell'atto, profili di cattivo esercizio della responsabilità genitoriale.

Nel caso in cui l'atto compiuto sia un atto di straordinaria amministrazione, posto in essere in forza di una autorizzazione del Giudice tutelare concessa sul presupposto impedimento dell'altro genitore, parte di dottrina, in applicazione dei principi generali vigenti in materia, ritiene che l'atto sia annullabile ai sensi dell'art. 322 c.c.

(Bucciante, 575).

Secondo altra dottrina l'atto sarebbe inefficace per difetto di legittimazione del genitore che lo ha compiuto, con conseguente applicazione dell'art. 1398 c.c. (Jannuzzi, 100). In tal caso si ritiene che comunque debba essere fatto salvo il diritto del terzo in buona fede (Santarcangelo, 53).

In merito al c. 2 della disposizione si rinvia al commento di cui agli artt. 337-bis e seguenti c.c. evidenziandosi in questa sede che il comma 2 dell'art. 317 c.c. non contempla ulteriori fattispecie di impedimento all'esercizio della responsabilità genitoriale bensì regolamenta, rinviando al capo II, fattispecie nelle quale entrambi i genitori conservano sia la titolarità che l'esercizio della responsabilità genitoriale, nei limiti e secondo le modalità di cui al provvedimento pronunciato dall'autorità giudiziaria.

Bibliografia

De Cristofaro, sub. art. 317 c.c. in Zaccaria (diretto da) Commentario breve al codice civile, Padova, 2016; De Pamphilis-Lena, sub art. 317 c.c. in Sesta (diretto da) Codice della famiglia, 2015, Milano; Finocchiaro- - Finocchiaro, Diritto di famiglia, II, Milano, 1984; Giorgianni, Della potestà dei genitori, in Cian-Oppo-Trabucchi (a cura di) Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova, 1992; La Rosa, sub art. 317, in Gabrielli (diretto da) Commentario del codice civile, Torino, 2010; Jannuzzi in Lorefice (diretto da), Manuale della volontaria giurisdizione, Milano 2000; Ruscello, La potestà dei genitori, in Schlesinger (diretto da) Commentario del diritto di famiglia, Milano, 2006; Santarcangelo, La volontaria giurisdizione, Milano, 2003; Vercellone, La potestà dei genitori in Zatti (diretto da) Trattato di diritto di famiglia, la filiazione, Milano, 2002.

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