Codice Civile art. 329 - Godimento dei beni dopo la cessazione dell'usufrutto legale.

Annachiara Massafra

Godimento dei beni dopo la cessazione dell'usufrutto legale.

[I]. Cessato l'usufrutto legale, se il genitore ha continuato a godere i beni del figlio convivente con esso senza procura ma senza opposizione, o anche con procura ma senza l'obbligo di rendere conto dei frutti, egli o i suoi eredi non sono tenuti che a consegnare i frutti esistenti al tempo della domanda [1148].

Inquadramento

Dal momento in cui, in seguito al raggiungimento della maggiore età da parte dei figlio proprietario dei beni soggetti all'usufrutto legale quest'ultimo si sia estinto, sui beni in questione non competono più al genitore poteri di gestione e di amministrazione, né tanto meno diritti di godimento (De Cristofaro, 1200; Bucciante, 657).

L'articolo 329 c.c. disciplina la particolare ipotesi in cui il genitore, pur essendo cessato l'usufrutto legale, continui comunque a godere dei frutti dei beni del figlio con lui convivente, dopo che questi abbia raggiunto la maggiore età (Bucciante, 657; Pelosi, 402). La ratio della disposizione è stata rinvenuta da alcuni autori nella presunta volontà del figlio (in merito Ferri, 141) di consentire al genitore di continuare a godere dei frutti.

In tal caso il genitore, ovvero i suoi eredi, non sono tenuti a consegnare che i frutti esistenti al tempo della domanda, qualora il godimento avvenga: 1) in forza di una procura rilasciata dal figlio senza obbligo di rendere il conto dei frutti; 2) in assenza di procura ma senza opposizione del figlio.

La posizione giuridica del genitore non è più quella di usufruttuario, né egli diventa proprietario dei frutti naturali o civili, bensì di legittimato a porre in essere tutti gli atti che si rendono necessari per la gestione e l'ordinaria amministrazione dei beni del figlio. Tuttavia, poiché l'usufrutto è cessato, cessano contestualmente i doveri ad esso inerenti, come l'obbligo di destinare i frutti e le utilità riscosse al mantenimento della famiglia ed alla istruzione ed educazione dei figli (De Cristofaro, 1203). Il genitore è quindi legittimato a godere dei beni civili del figlio, anche dopo la cessazione dell'usufrutto, atteso che il godimento dei frutti è funzionale al soddisfacimento delle esigenze della famiglia (in questo senso Pelosi, 400).

Ambito di applicazione 

Le fattispecie previste dalla disposizione in commento sono essenzialmente due. Il genitore può continuare a godere dei beni del figlio convivente in forza di una procura.

In tal caso si ritiene che, per quanto la disposizione utilizzi il termine procura essa faccia in realtà riferimento alla stipulazione di un contratto di mandato, espresso o tacito (Bucciante, 657; De Cristofaro, 1201). In questo caso il genitore non è tenuto a rendere conto, se ciò non è stato espressamente previsto in un'apposita clausola contrattuale, sicché egli potrà essere richiesto solo della restituzione dei frutti civili e naturali non ancora consumati al tempo della domanda (Bucciante, 658).

Con riferimento alla seconda fattispecie prevista dalla disposizione in commento, essa prevede che il genitore in assenza di procura possa godere dei frutti dei beni del figlio convivente, se non vi sia opposizione da parte del figlio. In tal caso il genitore è legittimato a continuare a godere dei beni dei figli in forza della legge e non, come ritenuto da alcuni, in forza di un tacito mandato ad amministrare da parte del figlio (Ferri, 141, per la tesi minoritaria; per la tesi maggioritaria Bucciante, 657, De Cristofaro, 1202).

L'attribuzione di un elemento volontaristico e negoziale al potere di godimento esercitato dal genitore, attraverso lo strumento della presunzione, non appare difatti corrispondere alla finalità della norma.

Il godimento dei frutti dei beni del figlio convivente da parte del genitore presuppone la presenza di diverse condizioni quali, la convivenza, l'avvenuto raggiungimento della maggiore età da parte dei figlio e la non opposizione al godimento dei frutti. È la compresenza di queste circostanze a determinare, in forza di quanto disposto dal legislatore, il potere in capo al genitore di godere dei frutti dei beni del figlio (in questo senso De Cristofaro, 1203; Bucciante, 657). Ove peraltro il figlio ne faccia richiesta, il genitore, non essendo proprietario dei frutti, è tenuto a consegnare quelli esistenti e non consumati ( Bucciante, 658). Ne consegue che, il genitore, con riferimento alla fattispecie disciplinata dall'art. 329 c.c., pur non essendo più titolare del diritto di usufrutto, può continuare a gestire e godere dei beni dei figlio, con la diligenza del buon padre di famiglia, e non è più tenuto all'adempimento degli obblighi spettanti all'usufruttuario (De Cristofaro, 1204).

Sicché, il godimento dei beni disciplinato dalla presente disposizione cessa non appena si verificano le condizioni previste dalla norma ed in particolare non appena il figlio manifesta la propria opposizione al godimento da parte del genitore.

Bibliografia

Auletta, Diritto di famiglia, Torino, 2016; Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, in Tr. Res., Torino, 1997; De Cristofaro, L'usufrutto legale, in Zatti (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, II, Milano, 2002; Ferri, Potestà dei genitori, art. 315-342, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 1988; La Rosa- Sobbrio, sub art. 329, in Gabrielli (a cura di), Commentario al codice civile, Torino, 2010; Pelosi, Della potestà dei genitori, in Cian-Oppo-Trabucchi (diretto da), Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova, 1992; Santarcangelo, La volontaria giurisdizione, II, Milano, 2003.

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