Codice Civile art. 190 - Responsabilità sussidiaria dei beni personali (1).

Gustavo Danise

Responsabilità sussidiaria dei beni personali (1).

[I]. I creditori possono agire in via sussidiaria sui beni personali [179] di ciascuno dei coniugi, nella misura della metà del credito, quando i beni della comunione non sono sufficienti a soddisfare i debiti su di essa gravanti [1294].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 69 l. 19 maggio 1975, n. 151. L'art. 55 della stessa legge, ha modificato l'intitolazione di questa Sezione e soppresso la suddivisione in paragrafi.

Inquadramento

La disposizione in commento verte ancora sul tema della responsabilità patrimoniale dei coniugi e sancisce la regola della sussidiarietà dei beni personali, fino alla misura di metà del credito, per le obbligazioni contratte dai coniugi nell'interesse della famiglia, ove il creditore non riesca a soddisfarsi sul patrimonio costituito in comunione legale. La norma è simmetrica all'art. 189 c.c. per quanto concerne la finalità, ma se ne differenzia per quanto concerne l'ambito di applicazione. Le due disposizioni infatti condividono il (medesimo) principio base secondo cui l'individuazione del patrimonio (in comunione o personale) destinato a soddisfare prioritariamente le obbligazioni contratte dai coniugi dipende dalla causa e natura del credito; di guisa che, se i coniugi contraggono obbligazioni nell'interesse della famiglia, i creditori possono soddisfarsi sul patrimonio in comunione, mentre per le obbligazioni contratte da un solo coniuge dopo il matrimonio senza il consenso dell'altro, o per scopi estranei alla famiglia ovvero, ancora, per le obbligazioni contratte prima del matrimonio ne risponderà coi beni personali. Entrambi prevedono, poi, la responsabilità sussidiaria, rispettivamente, della comunione e dei beni personali dei coniugi laddove il patrimonio destinato in via prioritaria a soddisfare i creditori non dovesse risultare sufficiente. Proprio in considerazione della simmetricità delle due disposizioni, il legislatore della riforma del diritto di famiglia del 1975 avrebbe potuto anche accorparle, inserendo l'art. 190 c.c. nel testo dell'art. 189 come ulteriore comma. La norma si estende anche alle unioni civili ex art 1 comma 13 l. n. 76/2016.

La regola della sussidiarietà dei beni personali

L'art. 190 completa il circolo delle reciproche relazioni di interferenza tra attività negoziale di un coniuge e soggezione patrimoniale dell'altro e si riferisce ai creditori della comunione legale per le obbligazioni contratte a norma dell'art. 186 c.c. I beni personali, su cui tali creditori possono soddisfarsi in via sussidiaria sono rappresentati da quelli elencati nell'art. 177 c.c. lett. b) e c), e 178 c.c., che diventano oggetto di comunione legale soltanto de residuo (Finocchiaro A. e M., 1115; Oppo, 106; De Paola, 618; Russo, 70, Quadri, 762 ss.). Al fine di fugare dubbi di illegittimità costituzionale della disposizione, nella parte in cui pone una limitazione alla responsabilità patrimoniale dei coniugi ex art. 2740 c.c. fino alla metà del credito, con evidente pregiudizio delle ragioni creditorie del terzo, la dottrina ne offre una interpretazione evolutiva — ma contraria al tenore letterale della norma — sostenendo che la responsabilità sussidiaria dei beni personali di entrambi i coniugi varrebbe solo per le obbligazioni contratte congiuntamente, mentre se l'obbligazione è stata assunta da un solo coniuge, ma nell'interesse della famiglia ai sensi dell'art. 186 c.c., quest'ultimo ne risponderà, in via sussidiaria, illimitatamente con il suo patrimonio personale ai sensi dell'art. 2740 c.c. per l'intero debito; diversamente in virtù del meccanismo operativo sancito dall'art. 190 c.c. a tale responsabilità patrimoniale del coniuge contraente si estende quella dell'altro coniuge, nei limiti della metà del debito. Solo attraverso tale lettura interpretativa, la posizione del creditore verrebbe tutelata ed equiparata a quella di un qualsiasi altro creditore in quanto il patrimonio del coniuge non debitore si aggiunge, fino al valore di metà del credito, a quello del coniuge debitore che risponde illimitatamente ai sensi dell'art. 2740 c.c. per l'intero credito vantato dal terzo (Gabrielli, 164; Mastropaolo-Pitter, 280; Bernardi, 785 ss.; Anelli, 1998, 193; Galasso, 446; Minneci, 368). Un altro autore contesta questa prospettazione perché non trova alcun riscontro nel dato normativo; l'art. 190 c.c. prevede la responsabilità sussidiaria dei patrimoni di entrambi i coniugi nei limiti della metà del credito per le obbligazioni che gravano sulla comunione, senza distinguere le ipotesi in cui le suddette obbligazioni derivino da attività negoziale compiuta da entrambi o dall'iniziativa di uno solo di essi (De Paola, 618). Arguta dottrina rileva come il limite imposto ai creditori della comunione dall'art. 190 c.c. riguarda solo l'entità del credito ma non la responsabilità patrimoniale in sé, per cui i creditori della comunione possono agire, in via sussidiaria, per il conseguimento di metà del credito su tutti i beni facenti parte del patrimonio di entrambi i coniugi ai sensi dell'art. 2740 c.c. (Mastropaolo-Pitter, 282). Per quanto concerne gli aspetti operativi, si rinvia al commento dell'art. 189 c.c. che è speculare all'art. 190 come evidenziato. Ne consegue che laddove il creditore della comunione, dopo aver escusso infruttuosamente il patrimonio in comunione, agisca nei confronti di uno dei coniugi (si ritiene sia sufficiente il titolo esecutivo già posseduto; il creditore non dove procurarsene uno ad hoc nei confronti del coniuge, stante il meccanismo estensivo dell'efficacia del titolo esecutivo che promana dalla regola della sussidiarietà sancita dall'art. 190), costui potrà eccepire l'esistenza di altri beni in comunione su cui il creditore procedente potrà soddisfarsi (beneficium excussionis). L'onere probatorio deve ricadere sul debitore esecutato e non sul creditore procedente, per il quale la ricerca di tutti i beni in comunione legale risulterebbe oggettivamente gravosa, in considerazione della possibile esistenza di beni mobili non soggetti ad un particolare regime di pubblicità. È stato evidenziato da alcuni autori che il regime di responsabilità patrimoniale dei coniugi contenuto nel microsistema normativo previsto negli articoli 186 — 190 c.c.è inderogabile, per cui non sono valide le clausole contrattuali che vi derogano, come ad es. quelle con cui si esclude, specie nei contratti bancari, la limitazione della responsabilità sussidiaria dei beni personali nel limite della metà del credito. Tale clausola costituirebbe una modificazione convenzionale del regime di responsabilità patrimoniale per l'adempimento delle obbligazioni, che alla luce della norma imperativa dell'art. 2740 c.c. è sottratta alla disponibilità delle parti (Alagna, 45 ss.; Airoldi, 480 ss.; Quadri, 775; Russo, 42). Per lo stesso motivo, altri autori sottolineano che deroghe al regime di responsabilità patrimoniale stabilito negli artt. 189 e 190 c.c. non sarebbero ammissibili anche nei rapporti interni tra i coniugi (si pensi ad una clausola con cui un solo coniuge assume esclusivamente con il proprio patrimonio personale la responsabilità patrimoniale sussidiaria per le obbligazioni contratte nell'interesse della famiglia. Tale clausola, valevole solo nei rapporti interni, abiliterebbe il coniuge escluso convenzionalmente dalla responsabilità patrimoniale a chiedere all'altro il rimborso di quanto conseguito dal creditore procedente nell'azione esecutiva esperita esclusivamente nei suoi confronti dell'ex ai sensi dell'art. 190 c.c.) per l'indisponibilità della disciplina sulla responsabilità patrimoniale generica, e, con specifico riferimento alla comunione legale, in ragione della peculiare correlazione tra gli aspetti della responsabilità patrimoniale e dell'amministrazione dei beni, che consente di affermare — nonostante la limitazione testuale dell'immodificabilità convenzionale alle sole regole in tema di amministrazione (art. 210, comma 3, c.c.) la natura indisponibile delle norme degli artt. 186-190 c.c. (Cian-Villani, 408; Corsi, 74; Santosuosso, 332; Finocchiaro A. e M., 1201, Quadri, 406).

Sulla vexata quaestio della latitudine applicativa della responsabilità sussidiaria dei patrimoni personali dei coniugi si è pronunciata la giurisprudenza di merito (Trib. Bergamo, 18 dicembre 2001 che ha sposato la linea interpretativa tracciata dalla dottrina prevalente secondo cui la responsabilità sussidiaria posta dall'art. 190 è limitata alla misura della metà del credito solo con riferimento al coniuge non debitore mentre nell'ipotesi in cui entrambi i coniugi abbiano assunto un'obbligazione congiuntamente ai sensi dell'art. 186 lett. d) c.c., entrambi saranno chiamati a rispondere in solido e per l'intero, mentre nel caso in cui l'obbligazione sia stata contratta separatamente da uno di loro nell'interesse della famiglia ai sensi dell'art. 186 lett. c) c.c., solo quest'ultimo risponderà in via sussidiaria per l'intero ex art. 2740 c.c., valendo invece per l'altro, rimasto estraneo alla contrattazione, la limitazione di responsabilità nella misura della metà del credito. La medesima autorità giudiziaria ha confermato in un'altra pronuncia (Trib. Bergamo, 21 gennaio 2002) che, nel caso di obbligazioni contratte congiuntamente da entrambi i coniugi ai sensi dell'art. 186, lett. d), c.c., la sussidiarietà dei beni personali dei coniugi, con limitazione alla metà del credito, non trova applicazione dovendone rispondere solidalmente con i loro patrimoni per l'intero credito. Sulla inderogabilità della disciplina della responsabilità patrimoniale dei coniugi si segnala la sentenza del Trib. Roma 24 settembre 2002, ove è stata sancita la vessatorietà delle clausole che in deroga all'art. 190 autorizzano la banca ad agire in via principale, anziché sussidiaria, e per l'intero credito sui beni personali di ciascuno dei coniugi cointestatari, in quanto determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi contrattuali.

Bibliografia

Airoldi, Conseguenze del nuovo diritto di famiglia sulla garanzia patrimoniale e sui contratti bancari, in Banca borsa tit. cred. 1975, I, 480 ss.; Alagna, Operazioni bancarie e trasferimenti patrimoniali nell'ambito della famiglia: norma, prassi, e disciplina uniforme dinanzi ai problemi di titolarità e legittimazione, in I trasferimenti patrimoniali nell'ambito della famiglia. Aspetti civili e tributari - Atti del convegno organizzato dal Comitato regionale notarile della Sicilia, Taormina 20-21 novembre 1987, Palermo, 1988, 45 ss.; Anelli, Il matrimonio. Lezioni, Milano, 1998; Bernardi, La responsabilità personale dei beni personali, in La comunione legale, a cura di Bianca, Milano, II, 1989, 785 ss.; Cian-Villani, Comunione dei beni tra coniugi (legale e convenzionale), in Riv. dir. civ. 1980, I, 408; Corsi, Il regime patrimoniale della famiglia, in Tr. Cicu-Messineo, Milano, 1979, I, 74; De Paola, Il diritto patrimoniale della famiglia coniugale, II, Milano, 1995; Finocchiaro A. e M., Diritto di famiglia, Milano, 1984; Gabrielli, I rapporti patrimoniali tra coniugi, Trieste, 1981; Galasso, Del regime patrimoniale della famiglia, Art. 190, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 2003, 446 ss.; Mastropaolo-Pitter, in Comm. Cian-Oppo-Trabucchi, III, Padova, 1992, 280; Minneci, Responsabilità patrimoniale dei coniugi in regime di comunione legale, in Tr. Zatti, III, Milano, 2002, 368 ss.; Oppo, Responsabilità patrimoniale e nuovo diritto di famiglia, in Riv. dir. civ. 1976, I, 106 ss.; Quadri, Art. 210, in Comm. Cian-Oppo-Trabucchi, Padova, III, 1992, 406; Quadri, Obblighi gravanti sui beni della comunione, in La comunione legale, a cura di Bianca, II, Milano, 1989, 762 ss.; Russo, Obbligazioni familiari e responsabilità patrimoniale nel regime di comunione legale, Napoli, 2004; Santosuosso, Delle persone e della famiglia, in Comm. cod. civ., I, 1, Torino, 1983, 332.

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