Regolamento - 27/11/2003 - n. 2201 art. 15 - Trasferimento delle competenze a una autorità giurisdizionale più adatta a trattare il caso 1

Rosaria Giordano

Trasferimento delle competenze a una autorità giurisdizionale più adatta a trattare il caso1

1. In via eccezionale le autorità giurisdizionali di uno Stato membro competenti a conoscere del merito, qualora ritengano che l'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro con il quale il minore abbia un legame particolare sia più adatto a trattare il caso o una sua parte specifica e ove ciò corrisponda all'interesse superiore del minore, possono:

a) interrompere l'esame del caso o della parte in questione e invitare le parti a presentare domanda all'autorità giurisdizionale dell'altro Stato membro conformemente al paragrafo 4 oppure

b) chiedere all'autorità giurisdizionale dell'altro Stato membro di assumere la competenza ai sensi del paragrafo 5.

2. Il paragrafo 1 è applicabile:

a) su richiesta di una parte o

b) su iniziativa dell'autorità giurisdizionale o

c) su iniziativa di un'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro con cui il minore abbia un legame particolare, conformemente al paragrafo 3.

Il trasferimento della causa può tuttavia essere effettuato su iniziativa dell'autorità giurisdizionale o su richiesta di un'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro soltanto se esso è accettato da almeno una delle parti.

3. Si ritiene che il minore abbia un legame particolare con uno Stato membro, ai sensi del paragrafo 1, se tale Stato membro

a) è divenuto la residenza abituale del minore dopo che l'autorità giurisdizionale di cui al paragrafo 1 è stata adita; o

b) è la precedente residenza abituale del minore; o

c) è il paese di cui il minore è cittadino; o

d) è la residenza abituale di uno dei titolari della responsabilità genitoriale; o

e) la causa riguarda le misure di protezione del minore legate all'amministrazione, alla conservazione o all'alienazione dei beni del minore situati sul territorio di questo Stato membro.

4. L'autorità giurisdizionale dello Stato membro competente a conoscere del merito fissa un termine entro il quale le autorità giurisdizionali dell'altro Stato membro devono essere adite conformemente al paragrafo 1.

Decorso inutilmente tale termine, la competenza continua ad essere esercitata dall'autorità giurisdizionale preventivamente adita ai sensi degli articoli da 8 a 14.

5. Le autorità giurisdizionali di quest'altro Stato membro possono accettare la competenza, ove ciò corrisponda, a motivo delle particolari circostanze del caso, all'interesse superiore del minore, entro 6 settimane dal momento in cui sono adite in base al paragrafo 1, lettere a) o b). In questo caso, l'autorità giurisdizionale preventivamente adita declina la propria competenza. In caso contrario, la competenza continua ad essere esercitata dall'autorità giurisdizionale preventivamente adito ai sensi degli articoli da 8 a 14.

6. Le autorità giurisdizionali collaborano, ai fini del presente articolo, direttamente ovvero attraverso le autorità centrali nominate a norma dell'articolo 53.

[1] Articolo abrogato dall'articolo 104 del Regolamento del Consiglio del 25 giugno 2019, n. 1111, a decorrere dal 1° agosto 2022, fatto salvo quanto disposto dall'articolo 100, paragrafo 2, del medesimo Reg. 1111/2019.

Inquadramento

La norma in esame introduce un meccanismo di flessibilità, analogo a quello previsto dall'art. 8 della Convenzione dell'Aja del 1996, che consente, in casi eccezionali, il trasferimento della competenza, anche per una sola parte della controversia, all'autorità giurisdizionale dello Stato membro con il quale il minore abbia un «legame particolare», naturalmente qualora ciò sia confacente all'interesse superiore dello stesso minore.

L'espressa previsione del forum conveniens nella materia in esame costituisce una significativa deroga ai principi affermati dalla medesima Corte di Giustizia dell'Unione Europea in ordine alla generale incompatibilità di detto istituto con la natura inderogabile dei criteri di collegamento della giurisdizione posti nelle materie civili e commerciali dalla Convenzione di Bruxelles del 1968 applicabile ratione temporis (CGUE 1 marzo 2005, n. 281, in Int'lis, 2006, n. 1, 15, con nota di Lupoi).

Sulla questione «centrale» dei criteri ai quali occorre fare riferimento per l'individuazione dell'autorità più adatta a trattare il caso, la Corte di Giustizia ha chiarito che per poter stabilire che un'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro con il quale il minore ha un legame particolare è più adatta, il giudice competente di uno Stato membro deve accertarsi che il trasferimento del caso a detta autorità giurisdizionale sia idoneo ad apportare un valore aggiunto reale e concreto al trattamento dello stesso, in particolare tenendo conto delle norme di procedura applicabili in detto altro Stato membro. Inoltre, per poter stabilire che un siffatto trasferimento corrisponde all'interesse superiore del minore, il giudice competente di uno Stato membro deve in particolare accertarsi che tale trasferimento non rischi di ripercuotersi negativamente sulla situazione del minore (CGUE III, 27 ottobre 2016).

La norma in esame disciplina compiutamente le modalità processuali della forma ditranslatio iudiciiinternazionale (cfr. Lupoi, § 5) prevista dalla stessa.

Forum c.d. conveniens

La norma in esame consente in casi eccezionali, il trasferimento, anche solo in parte, della competenza dinanziall'autorità giurisdizionale dello Stato membro con il quale il minore abbia un «legame particolare».

La dismissione della controversia può avvenire su istanza di parte o anche d'ufficio su iniziativa dell'autorità giurisdizionale, purché, in quest'ultima ipotesi, il trasferimento della causa sia accettato da almeno una delle parti (cfr. Lupoi, in judicium.it, § 5).

In dottrina, si è sottolineato che la possibilità di trasferire soltanto una parte specifica della controversia è particolarmente opportuna in materia di diritto di visita. Si è, in proposito, richiamata la situazione che si verifica nella fattispecie disciplinata dall'art. 8: se il recente trasferimento del minore giustifica la proroga della competenza in capo alle autorità giurisdizionali che avevano conosciuto precedentemente della causa, tuttavia sarebbe auspicabile che la decisione sulle concrete modalità di esercizio del diritto di visita sia assunta dalle autorità giurisdizionali dello Stato nel quale è stata stabilita la nuova residenza del minore, in quanto sarà più facile per il giudice modulare il diritto di visita in coerenza con le abitudini del minore (Magrone 360-361).

L'espressa previsione del forum conveniens nella materia in esame costituisce una significativa deroga ai principi affermati dalla medesima Corte di Giustizia dell'Unione Europea in ordine alla generale incompatibilità di detto istituto con la natura inderogabile dei criteri di collegamento della giurisdizione posti nelle materie civili e commerciali dalla Convenzione di Bruxelles del 1968 applicabile ratione temporis. In particolare, è stato affermato che la convenzione di Bruxelles osta a che il giudice di uno Stato contraente declini la competenza conferitagli dall'art. 2 sulla base del rilievo che il giudice di uno Stato non contraente costituirebbe un foro maggiormente idoneo a decidere la controversia in questione, ancorché non si ponga la questione della competenza del giudice di un altro Stato contraente, ovvero tale controversia non presenti alcun altro fattore di collegamento con un altro Stato contraente (CGUE 1 marzo 2005, n. 281, in Int'lis, 2006, n. 1, 15, con nota di Lupoi).

Come è stato osservato, in effetti, si tratta della prima forma di dismissione discrezionale della competenza accolta da un regolamento comunitario, sulla scia della dottrina anglo-sassone delforum non conveniens (Lupoi, in judicium.it, § 5).

Criteri per il trasferimento della controversia in favore dell'autorità giurisdizionale più adatta a trattare il caso

Il trasferimento della causa dinanzi all'autorità giurisdizionale del c.d. forum conveniens implica una valutazione circa l'esistenza di un foro alternativo «più adatto» a pronunciarsi, in ragione dello stretto legame con il minore, in applicazione del principio di prossimità, che trova il suo fondamento nella tutela prevalente dell'interesse del minore (cfr. App. Caltanissetta 4 maggio 2009, in Fam. e minori 2009, n. 6, 54).

In ordine ai criteri che devono essere oggetto di tale valutazione, la norma in commento fa riferimento, in particolare, al fatto che tale Stato sia divenuto la residenza abituale del minore dopo l'inizio del processo dinanzi all'autorità inizialmente adita, o che esso sia la precedente residenza abituale del minore, o, ancora, che sia lo Stato del quale il minore è cittadino, o in cui sia abitualmente residente uno dei titolari della responsabilità genitoriale, o, infine, al fatto che la causa riguardi le misure di protezione del minore legate all'amministrazione, alla conservazione o all'alienazione dei beni del minore situati sul territorio di questo Stato membro.

Sulla portata della disposizione in esame è recentemente intervenuta la Corte di Giustizia dell'Unione Europea sancendo tre importanti principi interpretativi (CGUE III, 27 ottobre 2016).

In primo luogo, la Corte di Giustizia ha evidenziato che la norma in commento deve essere interpretata nel senso che si applica in presenza di un ricorso in materia di tutela dei minori presentato sulla base del diritto pubblico dalla competente autorità di uno Stato membro e avente ad oggetto l'adozione di misure relative alla responsabilità genitoriale, come quello di cui al procedimento principale, qualora la dichiarazione di competenza di un organo giurisdizionale di un altro Stato membro necessiti, a valle, dell'avvio, da parte di un'autorità di tale altro Stato membro, ai sensi del suo diritto interno e alla luce di circostanze di fatto eventualmente diverse, di un procedimento distinto da quello avviato nel primo Stato membro.

Sulla questione «centrale» dei criteri cui occorre far riferimento per l'individuazione dell'autorità più adatta a trattare il caso, la Corte di Giustizia ha chiarito, poi, che per poter stabilire che un'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro con il quale il minore ha un legame particolare è più adatta, il giudice competente di uno Stato membro deve accertarsi che il trasferimento del caso a detta autorità giurisdizionale sia idoneo ad apportare un valore aggiunto reale e concreto al trattamento dello stesso, in particolare tenendo conto delle norme di procedura applicabili in detto altro Stato membro. Inoltre, per poter stabilire che un siffatto trasferimento corrisponde all'interesse superiore del minore, il giudice competente di uno Stato membro deve in particolare accertarsi che tale trasferimento non rischi di ripercuotersi negativamente sulla situazione del minore.

Infine, la Corte di Giustizia ha precisato che l'art. 15, § 1, del regolamento n. 2201/2003 deve essere interpretato nel senso che il giudice competente di uno Stato membro non deve tenere conto, in sede di attuazione di tale disposizione in un determinato caso in materia di responsabilità genitoriale, né dell'incidenza di un possibile trasferimento di detto caso a un'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro sul diritto di libera circolazione delle persone interessate diverse dal minore interessato, né del motivo per il quale la madre di tale minore si è avvalsa di tale diritto, prima che detto giudice fosse adito, salvo che considerazioni di questo tipo siano tali da ripercuotersi in modo negativo sulla situazione di tale minore.

La medesima Corte di Giustizia dell’Unione europea, nel delimitare lo spettro applicativo della norma in esame, ha precisato inoltre che la stessa, deve essere interpretata nel senso che essa non è applicabile in una situazione, come quella di cui al procedimento principale, in cui le due autorità giurisdizionali adite sono competenti nel merito in forza dei criteri previsti dallo stesso Regolamento UE n. 2201/2003 (CGUE, sez. V, 4 ottobre 2018, n. 478).

Sulla tematica è intervenuta, in sede applicativa, inoltre, la Family Court Inglese con una decisione dell'11 novembre 2014. L'accertamento della competenza giurisdizionale da parte del giudice inglese è scaturita dalla decisione di una madre, cittadina rumena, trasferitasi in Inghilterra, che si era rivolta alla polizia inglese perché lei e suo figlio minore erano senza casa. La donna, sposata con un cittadino ungherese di nazionalità rumena, residente in Romania, aveva deciso di trasferirsi in Inghilterra, scegliendo, dopo un breve periodo, di affidare il proprio figlio al fratellastro residente in Inghilterra. Il minore, però, dopo alcuni mesi in cui aveva mostrato di aver raggiunto un livello di integrazione, era rientrato in Romania. La madre, con il figlio, era tornata in Inghilterra. I giudici inglesi hanno accertato che, in base al regolamento n. 2201/2003 poteva ritenersi sussistente la residenza abituale del minore in Inghilterra che, in base all'art. 8, è condizione per riconoscere la competenza delle autorità giurisdizionali di uno Stato membro sulla responsabilità genitoriale su un minore. I giudici inglesi partono dalla constatazione che l'accertamento della residenza abituale, a differenza del domicilio, è una questione di fatto e richiede una verifica sul fatto che il bambino sia integrato in un ambiente sociale e familiare. Così era stato nel caso di specie anche se il bambino aveva mostrato di volere tornare in Romania. Detto questo, però, il Tribunale ha tenuto conto dell'art. 15 del regolamento il quale stabilisce la possibilità di effettuare il trasferimento delle competenze al giudice di un altro Stato membro se risulta che «l'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro con il quale il minore abbia un legame particolare sia più adatto a trattare il caso o una sua parte specifica e ove ciò corrisponda all'interesse superiore del minore», cosa che risultava nel caso specifico. Pertanto, la Family Court ha deciso di chiedere alle autorità rumene di assumere la giurisdizione in base all'articolo 15, n. 5 che prevede espressamente che «le autorità giurisdizionali di quest'altro Stato membro possono accettare la competenza, ove ciò corrisponda, a motivo delle particolari circostanze del caso, all'interesse superiore del minore, entro 6 settimane dal momento in cui sono adite in base al § 1, lettere a) o b). In questo caso, l'autorità giurisdizionale preventivamente adita declina la propria competenza. In caso contrario, la competenza continua ad essere esercitata dall'autorità giurisdizionale preventivamente adito ai sensi degli articoli da 8 a 14».

Modalità processuali del trasferimento della causa dinanzi all'autorità del forum c.d. conveniens

La norma in esame disciplina le modalità processuali della forma di translatio iudicii internazionale (cfr. Lupoi, § 5) prevista dalla stessa.

Si prevede, in particolare, che il giudice originariamente adito deve fissare un termine entro il quale le autorità giurisdizionali dell'altro Stato membro devono essereadite. Qualora, però, tale termine decorra inutilmente, la competenza continua ad essere esercitata dall'autorità giurisdizionale preventivamente adita. A seguito dell'eventuale «riassunzione», il giudice ad quem, entro il termine di sei settimane può accettare la competenza, ove ciò corrisponda, alla luce delle particolari circostanze del caso, all'interesse superiore del minore.

In sede applicativa si è affermato che detto termine di sei settimane deve ritenersi non perentorio nell'ipotesi di accordo tra i genitori che individui il luogo di soggiorno del minore nello Stato del legame particolare e, comunque, se ciò sia conforme all'interesse del minore stesso (Trib. min. Genova, decr., 11 dicembre 2009, in Fam. min., 2010, n. 9, 61).

Soltanto nell'ipotesi di accettazione della competenza da parte del giudice ad quem, l'autorità preventivamente adita declinerà la propria competenza.

In dottrina si è osservato che, sebbene si tratti di un trasferimento di competenza abbastanza macchinoso, rispetto al cui utilizzo le corti nazionali potrebbero avere qualche riserva, tuttavia l'obiettivo di individuare, nel caso concreto, il giudice più appropriato per la decisione, appare particolarmente rilevante rispetto a pronunce destinate a regolare rapporti tanto delicati (Lupoi, in judicium.it, § 5).

Bibliografia

Ancel-Muir Watt, La désunion europénne: le Règlement dit “Bruxelles II”, in Revue critique 2001, 403; Baratta, Scioglimento e invalidità del matrimonio nel diritto internazionale privato, Milano 2004; Biagioni, Il nuovo regolamento comunitario sulla giurisdizione e sull'efficacia delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità dei genitori, in Riv. dir. internaz. 2004, 991; Baratta, Il regolamento comunitario sulla giurisdizione e sul riconoscimento di decisioni in materia matrimoniale e di potestà dei genitori sui figli, in Giust. civ. 2002, II, 455; Bonomi, Il regolamento comunitario sulla competenza e sul riconoscimento in materia matrimoniale e di potestà dei genitori, in Riv. dir. internaz. 2001, 298; Calò, L'influenza del diritto comunitario sul diritto di famiglia, in Familia 2005, 509; Carpi-Lupoi (a cura di), Essays on transational and comparative civil procedure, Torino, 2001 105; Conti, Il nuovo regolamento comunitario in materia matrimoniale e di potestà parentale, in Fam. e dir. 2004, 291; Dosi, Le convenzioni internazionali sulla tutela dei minori, in Fam. e dir. 1997, 390; Gademet Tallon, Le Règlement n. 1347/2000 du Conseil du 29 mai 2000: “Compétence, reconnaissance et exécution des décisions en matière matrinomiale et en matière de responsabilité parentale des enfants communs”, in Journ. Dr. int. 2001, 381; Lupoi, Il regolamento n. 2201 del 2003 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità genitoriale, in judicium.it; Lupoi, Del caso Owusu: l'ultima spiaggia del forum non conveniens in Europa?, in Int'lis 2006, n. 1, 15; Lupoi, Conflitti transnazionali di giurisdizione, 2 tomi, Milano 2002; Martino La giurisdizione italiana nelle controversie civili transnazionali, Padova 2000; McEleavy, The Comunitarization of Divorce Rules: What Impact for English and Scottish Law?, in Int. Comp. Law Quaterly 2004, 695; Molé, Il regolamento CE n. 2201/2003 (Bruxelles II bis): i criteri di riparto della giurisdizione e la disciplina della sottrazione internazionale dei minori, in Nuova giur. civ. comm. 2012, n. 4, 1036; Mosconi, Giurisdizione e riconoscimento delle decisioni in materia matrimoniale secondo il regolamento comunitario 29 maggio 2000, in Riv. dir. proc. 2001, 376; Oberto, Il regolamento del Consiglio (Ce) 29 maggio 2000, n. 1347 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità parentale nei confronti dei figli comuni, in Contr. e Impr.Europa 2002, 361; Uccella, La prima pietra per la costruzione di un diritto europeo delle relazioni familiari: il regolamento n. 1347/2000 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di potestà dei genitori sui figli di entrambi i coniugi, in Giust. civ. 2001, II, 313.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario