Codice Civile art. 2279 - Divieto di nuove operazioni.

Lorenzo Delli Priscoli
Francesca Reggiani

Divieto di nuove operazioni.

[I]. I liquidatori non possono intraprendere nuove operazioni [2278]. Contravvenendo a tale divieto, essi rispondono personalmente [2740] e solidalmente [1292 ss.] per gli affari intrapresi [2489].

Inquadramento

L'art. 2279 c.c. pone un limite al potere di rappresentanza dei liquidatori; la violazione del divieto rende pertanto inefficaci gli atti nei confronti della società (Cass. I, n. 3092/1974). Costituiscono «nuove operazioni» quelle che non si giustificano con lo scopo di liquidazione o di definizione dei rapporti in corso, ma che costituiscono atti di gestione dell'impresa sociale (Cass. I, n. 741/2004, che peraltro riguarda specificamente le società di capitali, rispetto alle quali, tuttavia, il problema si poneva, in base alla disciplina previgente – v., infatti, l'art. 2452 c.c. – negli stessi termini; analogamente Cass. I, n. 15080/2000. È da notare infatti che il d.lgs. n. 6/2003, recante la nuova disciplina delle società di capitali e delle società cooperative, ha soppresso il divieto di intraprendere «nuove operazioni» (disponendo che i liquidatori possono compiere «tutti gli atti utili per la liquidazione della società», salvo diversa disposizione statutaria o adottata in sede di nomina) e la connessa responsabilità personale per i (nuovi) affari intrapresi: la disciplina delle società di capitali è quindi ora diversa da quella delle società di persone (v. art. 2489 c.c.).

Si è escluso che costituiscano nuove operazioni: a) la domanda diretta ad ottenere la perdita dell'avviamento per la cessazione del rapporto locatizio relativo al locale ove si svolgeva l'attività sociale (Cass. I, n. 15080/1999); b) l'intimazione del licenziamento dei dipendenti (Cass. I, n. 741/2004); c) l'impugnazione di provvedimenti giurisdizionali adottati in relazione ai rapporti in corso (Cass. I, n. 1037/1999). Tale carattere è stato invece riconosciuto alla stipulazione di due contratti di locazione aventi ad oggetto beni immobili della società posta in liquidazione (Cass. I, n. 11393/1997).

Violazione del divieto di intraprendere nuove operazioni

Il divieto di intraprendere nuove operazioni, posto a carico dei liquidatori di una società dall'art. 2279 c.c. non determina, in caso di inosservanza, la nullità dell'atto compiuto (nella specie assunzione di garanzia fideiussoria), ma comporta soltanto la inefficacia dell'atto stesso nei confronti della società, in considerazione della sua mancanza di legittimazione a compierlo; da ciò consegue che l'atto medesimo può divenire operante nei confronti della società, qualora questa, riacquistata la legittimazione a compierlo, con la revoca dello stato di liquidazione, manifesti la volontà di imputarsene gli effetti e, quindi, di ratificarlo (Cass. I, n. 741/2004; Cass. I, n. 1037/1999).

L'art. 2279 dispone che i liquidatori «rispondono personalmente e solidalmente» per le nuove operazioni intraprese. Anche se tale disposizione non fornisce alcuna esplicita indicazione in proposito, si ritiene che la norma in epigrafe attenga ai rapporti tra i liquidatori e i terzi e che, pertanto, la responsabilità da essa sancita a carico dei primi si ponga nei confronti (non già della società, ma) dei terzi (così Ferri, 251; Campobasso, 122). Il che, peraltro, non esclude che il liquidatore possa essere riconosciuto responsabile (anche) nei confronti della società sulla base del rapporto interno che lo lega ad essa. Riesce tuttavia difficile ipotizzare la ricorrenza dei presupposti per l'affermazione di tale responsabilità se si ritiene che la posizione dei liquidatori che compiono nuove operazioni deve essere equiparata a quella del rappresentante senza poteri.

Non risultano precedenti giurisprudenziali su tale specifica questione con riferimento alle società di persone: per il riconoscimento di tale duplicità di azioni rispetto ai liquidatori di società di capitali in relazione al previgenteart. 2449 c.c.: Cass. I, n. 15770/2004.

Per l'affermazione che la responsabilità derivante dal compimento di «nuove operazioni», pur inquadrandosi negli schemi di quella del rappresentante senza poteri, non opera solo nei limiti dell'interesse «negativo», come stabilito in via generale dall'art. 1398 c.c., ma importa che egli sia direttamente obbligato nei confronti del terzo e quindi esposto anche all'azione di adempimento: Ferri, 251; alle stesse conclusioni, in relazione alle società di capitali, è pervenuta Cass. I, n. 2624/2000.

Non rientra nel divieto di nuove operazioni, né costituisce atto di straordinaria amministrazione, il conferimento, da parte dei liquidatori, di un mandato alle liti per la proposizione di azione giudiziale, volta ad incrementare o ripristinare la consistenza patrimoniale della società in liquidazione, e ciò quand'anche l'assemblea abbia attribuito ai liquidatori poteri congiunti per la gestione straordinaria riguardo alle possibili diminuzioni del patrimonio sociale conseguenti ad alienazioni (Cass. I, n. 26066/2017).

Bibliografia

G.F. Campobasso, Diritto commerciale, II, Diritto della società, a cura di M. Campobasso, II, Torino, 2017; G. Ferri, Manuale di diritto commerciale, a cura di Angelici e G.B. Ferri, Torino, 2016.

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