Codice Civile art. 2345 - Prestazioni accessorie (1).

Fernando Platania

Prestazioni accessorie (1).

[I]. Oltre l'obbligo dei conferimenti, l'atto costitutivo può stabilire l'obbligo dei soci di eseguire prestazioni accessorie non consistenti in danaro, determinandone il contenuto, la durata, le modalità e il compenso, e stabilendo particolari sanzioni per il caso di inadempimento. Nella determinazione del compenso devono essere osservate le norme applicabili ai rapporti aventi per oggetto le stesse prestazioni.

[II]. Le azioni alle quali è connesso l'obbligo delle prestazioni anzidette devono essere nominative e non sono trasferibili senza il consenso degli amministratori.

[III]. Se non è diversamente disposto dall'atto costitutivo, gli obblighi previsti in questo articolo non possono essere modificati senza il consenso di tutti i soci.

(1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6.

Inquadramento

Attraverso lo strumento delle azioni con prestazioni accessorie, la società può garantirsi l'acquisizione di utilità, quali prestazioni d'opera e di servizi, altrimenti non ottenibili a titolo di apporto, pur nel rispetto delle disposizioni sul capitale minimo. Le prestazioni accessorie, che si aggiungono e non si sostituiscono ai conferimenti in denaro o di beni, sono sottoposte ad un particolare regime, connaturato alla personalità della prestazione, che rende tali azioni alienabili solo con il consenso degli amministratori (a meno di una diversa previsione dell'atto costitutivo), per garantire alla società la continuità dell'apporto originariamente promesso.

Tuttavia non è affatto indispensabile che le prestazioni abbiano carattere di infungibilità, come implicitamente dimostrato dalla pur sempre sussistente possibilità della loro alienazione; le azioni con prestazioni accessorie non costituiscono neppure una categoria speciale, perché non è affatto richiesto che i possessori debbano godere di diritti amministrativi particolari.

È escluso che le prestazioni accessorie possano determinare un incremento del capitale, anche quando abbiano per oggetto prestazioni in astratto conferibili a capitale, come la fornitura di beni determinati. Quindi, il valore nominale delle azioni (e conseguentemente l'obbligo di liberazione) è pari solo al conferimento previsto (in denaro o beni o crediti, valutati secondo le regole esposte nell'esame degli articoli precedenti), ed alle prestazioni accessorie non si applicano, pertanto, le disposizioni circa la valutazione dei conferimenti diversi dal denaro, proprio perché non determinano modifiche dell'ammontare del capitale.

Non si applicano nemmeno le regole sugli acquisti da soci. Si tratta di una scelta legislativa, che trova fondamento nel fatto che la ripetitività e, probabilmente, la ordinarietà delle prestazioni accessorie connesse con le azioni renderebbe particolarmente complessa ed onerosa l'applicazione di regole simili a quelle dettate dall'art. 2343-bis c.c.; non di meno, è stata però introdotta una regola di fatto simile, per la quale il compenso deve riflettere effettivamente il valore ordinario di tali prestazioni.

Infatti, pure se il compenso potrebbe essere stato stabilito in via autonoma dai soci anche in modo più che proporzionale al valore ordinario delle prestazioni, tuttavia l'espressa previsione legislativa, secondo cui il compenso debba essere, comunque, conforme ai valori ordinari per quel tipo di prestazioni, costituisce elemento dal quale desumere che gli amministratori devono rifiutarsi di corrispondere compensi che, anche in ragione del mutamento delle condizioni di mercato, non siano in linea con quelli correnti. Una diversa interpretazione potrebbe facilmente eludere le regole degli acquisti da soci introdotte nel nostro ordinamento dalla disciplina di provenienza europea.

Tuttavia, in base alla previsione generale dell'art. 2391 bis cc, le società le cui azioni siano quotate in un mercato regolamentato e che presentino azioni con prestazioni accessorie ( per un esempio, vedasi prospetto informativo relativo all'offerta pubblica di acquisto delle azioni ordinarie pubblicato da società che richiedeva l'ammissione al segmento MTF di Borsa Italiana spa dal quale si evinceva che la medesima società aveva emesso azioni – non quotate- con prestazioni accessorie, riservate ai componenti del Consiglio di Gestione, dipendenti e collaboratori ) sono sottoposte all'applicazione del Regolamento Consob sulle operazioni con parti correlate ( Delibera n. 17221 del 12.3.2010 e successive modificazioni) dovendosi considerare rientrare nell'ambito di applicazione del detto Regolamento tutti  i negozi che comportano qualunque trasferimento di risorse, servizi o obbligazioni fra parti correlate, indipendentemente dal fatto che sia stato pattuito un corrispettivo.

Le prestazioni accessorie

Come già specificato, il contenuto delle prestazioni accessorie può essere il più vario (con la sola esclusione del denaro) e può, dunque, consistere sia in prestazioni d'opera (manuali od intellettuali) del tutto simili a quelle lavorative, sia in forniture di beni o di servizi, ma anche in un non fare, purché sia perfettamente determinato (Pisani Massamormile, 538). Per tale ragione, si è esclusa la possibilità di prevedere, quale prestazione accessoria, l'obbligo di assumere la carica di amministratore della società (Pisani Massamormile, 543). In ogni caso, va aggiunto che mai l'assemblea della società potrebbe essere obbligata a scegliere quale amministratore il socio che abbia accettato di prestare la propria attività di amministratore.

Dubbio è se la prestazione accessoria debba avere carattere ripetitivo ovvero possa consistere in un'attività che si esaurisca con un'unica esecuzione (come può accadere quando il socio metta a disposizione della società un progetto edilizio di cui sia proprietario). L'indeterminatezza della norma, e la considerazione che l'oggetto della prestazione accessoria può essere il più vario, sembra portare ad una conclusione positiva, non rappresentando ostacolo l'eventuale difficoltà di applicare le regole sulla circolazione delle azioni (Pisani Massamormile, 547).

Il compenso deve, come già specificato, essere commisurato a quanto previsto normalmente per prestazioni analoghe; però, anche se si tratta di prestazioni lavorative, è da escludere che possano trovare applicazione le altre regole inerenti il rapporto di lavoro (Platania, 123).

La modifica del contenuto delle prestazioni accessorie o l'eliminazione dell'obbligo deve essere disposta solo all'unanimità, se non diversamente stabilito nell'atto costitutivo.

Le azioni

Le azioni devono essere nominative e sono trasferibili solo con il consenso degli amministratori.

L'eventuale rifiuto non ha, però, carattere discrezionale, ma deve essere fondato su ragioni strettamente connesse all'adempimento delle prestazioni accessorie ed al loro eventuale carattere di infungibilità. Ne consegue che l'eventuale rifiuto non comporta l'obbligo, ai sensi dell'art. 2355-bis c.c., di acquistare le azioni per le quali non è stato autorizzato il trasferimento (Platania, 124). Ciò, però, apre la possibilità, per il socio che abbia visto negato il diritto al trasferimento, di impugnare la delibera degli amministratori, perché direttamente lesiva di un suo interesse, qualora il rifiuto non abbia un fondamento sulla natura particolare delle prestazioni connesse con il possesso azionario.

Le sanzioni.

Lo statuto deve indicare in modo preciso le sanzioni irrogabili a seguito dell'accertamento dell'inadempimento del socio agli obblighi connessi alle azioni con prestazioni accessorie; per Cass 2000/14523 in caso di inadempimento, possono essere, infatti,  irrogate solo le sanzioni stabilite dall'atto costitutivo, dovendo perciò escludersi che l'assemblea ne possa irrogare una diversa da quella prevista.

Possono consistere certamente anche nella sospensione del diritto di voto, a somiglianza di quanto previsto per il caso di mancato completamento del versamento, ed anche nell'esclusione (Desario, L'esclusione del socio di spa per giusta causa, in Soc., 2009, 270). L'introduzione nel nostro ordinamento, a seguito della riforma, della categoria delle azioni riscattabili rende possibile anche prevedere l'esclusione del socio ,  soprattutto se le prestazioni accessorie sono collegate all'emissione delle azioni riscattabili ai sensi dell'art. 2437 sexies cc e sia prevista, quale ipotesi di riscatto, l'inadempimento alle prestazioni accessorie.   Deve ritenersi, però, che la società debba restituire al socio il suo apporto in denaro (in base ad una situazione patrimoniale che tenga ovviamente conto delle perdite eventualmente subite dalla società) ed, anche, l'equivalente monetario della prestazione accessoria eventualmente in parte eseguita, ma non esaurita, secondo il criterio del valore normale, fermo restando il diritto della società di compensare il dovuto con i danni subiti a seguito dell'inadempimento del socio.

In ogni caso (Cass n. 14523/2000), in ipotesi di inadempimento, possono essere irrogate le sole sanzioni stabilite, per questa inosservanza, dall'atto costitutivo, dovendo perciò escludersi che l'assemblea dei soci possa irrogare all'inadempiente una sanzione diversa da quella prevista.

Figure simili

L'art. 2346, comma 6, c.c. prevede la possibilità di acquisire, da soci o da terzi, apporti assimilabili in toto alle prestazioni accessorie, emettendo strumenti finanziari forniti di diritti amministrativi e/o patrimoniali, comunque senza diritto di voto. Anche la disciplina delle sanzioni per l'inadempimento, la determinazione del compenso o degli eventuali diritti amministrativi e patrimoniali, nonché la circolazione sono interamente affidate alla previsione statutaria ed alla eventuale applicazione del Regolamento Consob sulle operazioni con le parti correlate se le azioni della società emittente sono quotate in mercati regolamentati

Bibliografia

Pisani Massamormile, I conferimenti nelle società per azioni, Milano, 2015; Platania, I conferimenti nelle spa, Milano, 2011.

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