Codice Civile art. 2360 - Divieto di sottoscrizione reciproca di azioni (1).

Ugo Patroni Griffi
Valentina Depau

Divieto di sottoscrizione reciproca di azioni (1).

[I]. È vietato alle società di costituire o di aumentare il capitale mediante sottoscrizione reciproca di azioni, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona.

(1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6.

Inquadramento

La ratio dell'art. 2360 è da ricercarsi nella volontà del legislatore di non annacquare il capitale sociale della società ed emerge chiaramente dalla Relazione del Ministro Guardasigilli al Re n. 963, in cui si evidenzia il rischio che si verifichi una moltiplicazione illusoria della ricchezza che possa indurre i creditori a fare affidamento su un capitale sociale in realtà inesistente.

Ad oggi deve ritenersi che l'interesse tutelato dalla norma non sia più solo quello del creditore ma anche quelli, variegati, collegati all'esistenza stessa della società: l'interesse degli investitori, del mercato finanziario e del sistema economico in generale ad un corretto funzionamento degli organismi societari ed alla trasparenza del mercato (Cottino, 329).

Ambito di applicazione

Occorre individuare quali sono i casi in cui opera il divieto imposto dalla norma in esame.

Una prima ipotesi ricorre quando una società sottoscrive parte del capitale di un'altra (in sede di costituzione o di aumento del capitale) e quest'ultima procede, contestualmente, a sottoscrivere un aumento di capitale della prima. In questo caso si deve ritenere senza dubbio applicabile il divieto di sottoscrizione reciproca di azioni. Al fine di vagliare l'applicazione della norma ad altre ipotesi, in particolare con riferimento a quelle di sottoscrizioni separate nel tempo, assume particolare interesse valutare quando è possibile parlare di «contestualità dell'operazione».

La dottrina non è concorde sul punto. Taluni ritengono, infatti, che la contestualità debba essere interpretata nel senso di «contemporaneità delle operazioni» (Cottino, 388). In senso preferibile, anche in omaggio alla visione sostanzialistica del precetto, altra parte della letteratura propende per ritenere sufficiente, per l'applicazione della norma, che le due operazioni possano ritenersi oggettivamente collegate e frutto di un disegno unitario (Angelici 355; Costa, 500), vale a dire «un'unica operazione combinata allo scopo» (Ferrara,Corsi, 755). Il divieto opera, inoltre, a prescindere dall'esistenza di un intento fraudolento, che non deve essere indagato, ma è collegato all'esistenza stessa della sottoscrizione reciproca (Costa, 501).

La norma non si applica, invece, ai casi di acquisto reciproco di azioni (o di sottoscrizione contro acquisto reciproci), che devono ritenersi, invece, disciplinati dagli artt. 2359-bis e ss. c.c.

Parte della dottrina ritiene che l'art. 2360 c.c. vada interpretato restrittivamente, alla luce della disciplina, decisamente più permissiva, dettata in tema di acquisto reciproco di azioni e acquisto di azioni proprie (Costa, 507). In particolare, si ritiene ammissibile la sottoscrizione reciproca di azioni qualora la stessa avvenga mediante utili non distribuiti e riserve disponibili iscritte in bilancio e sempre nei limiti dettati dagli artt. 2357 e ss. in tema di acquisto di azioni proprie.

Sanzione in caso di violazione

L'art. 2360 c.c. non prevede alcuna sanzione in caso di violazione del divieto di sottoscrizione reciproca di azioni.

A tal riguardo la gran parte della dottrina ritiene nulle sia le delibere di sottoscrizione che le sottoscrizioni stesse (Angelici, 356; Ferrara e Corsi, 755; Cottino, 331). Altri autorevoli A. hanno, invece, osservato che, in caso di sottoscrizioni reciproche, una delle due sarà valida perché è perfettamente lecito che una società sottoscriva le azioni di un'altra società. Sarà invece invalida la sottoscrizione per effetto della quale si determina l'incrocio di capitali (Frè, 543).

Altra parte della dottrina (Costi, 514) arriva a sostenere l'opportunità di applicare analogicamente la disciplina di cui all'art. 2357-quater c.c., laddove prevede che le azioni sottoscritte in violazione del divieto di sottoscrizione di azioni proprie devono essere liberate dai promotori e dai soci fondatori o, in caso di aumento del capitale, dagli amministratori. Tale soluzione appare ragionevole ove si consideri che la fattispecie di cui all'art. 2360 c.c. presenta numerosi aspetti di affinità con quella della sottoscrizione di azioni proprie.

Bibliografia

Angelici, La costituzione delle società per azioni, in Impresa e Lavoro, in Tr. Res. 16, Torino, 1985; Costa, Il divieto di sottoscrizione reciproca di azioni, in Tr.. C. P., II, Torino, 1991; Cottino, Diritto commerciale. Le società, I, t. 2, Padova, 1987; Ferrara, Corsi, Gli imprenditori e le società, Milano, 1992; Ferri, voce Partecipazioni reciproche, in Enc. dir. XXXII, Milano, 1982, 24; Frè, Sub art. 2360, Della società per azioni, in Comm. S.B., Roma, 1997.

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