Codice Civile art. 2363 - Luogo di convocazione dell'assemblea (1).

Renato Bernabai

Luogo di convocazione dell'assemblea (1).

[I]. L'assemblea è convocata nel comune dove ha sede la società, se lo statuto non dispone diversamente.

[II]. L'assemblea è ordinaria o straordinaria.

(1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6.

Inquadramento

Il confine tra la competenza dell'assemblea e quella degli amministratori in ordine alla gestione è stato storicamente mobile. Prima della riforma non era netta la delimitazione del riparto del relativo potere (artt. 2384, primo comma e 2364, primo comma, n. 4, previgenti); ed al riguardo, si contrapponevano la tesi che la gestione spettasse agli amministratori e all'assemblea competessero solo pareri e quella che negava, invece, il monopolio dei primi, attribuendo carattere vincolante alle delibere assembleari in materia gestoria.

La facile assonanza dell'assemblea – intesa come riunione dei soci in cui si forma la volontà sociale, con metodo collegiale – col Parlamento del sistema costituzionale, ne faceva tradizionalmente l'organo sovrano della società, istituzionalmente sovraordinato al consiglio di amministrazione, inteso come organo esecutivo. Al principio gerarchico si è progressivamente sostituito il principio di competenza tra organi, di natura inderogabile; che la riforma ha distinto in modo particolarmente rigoroso, all'insegna di una netta separazione di ruoli. E tuttavia, anche dopo la riforma, l'assemblea resta al centro dell'organizzazione corporativa, nonostante la prevalenza accordata al potere gestorio e altresì la perdita di rilievo nella formazione della volontà sociale (Serra, 37, nota 1, con autori ivi citati).

L'assemblea è un organo collegiale organicamente ed unitariamente operante , senza possibilità di alcun controllo esterno preventivo sull'esistenza delle condizioni che ne legittimano l'attività deliberativa.

Essa agisce sotto la direzione di un presidente, che ne dichiara la regolarità di costituzione, apre la discussione sugli argomenti indicati nell'ordine del giorno, indice la votazione, ne controlla e dichiara il risultato, conferendole unità e concretezza di espressione comunicativa. Il segretario od il notaio che assistono all'assemblea ne descrivono l'attività; verbalizzando altresì il riassunto delle dichiarazioni dei soci che ne fanno richiesta (art. 2375 c.c.: Cass. n. 2263/1970).

Luogo di convocazione

La l. delega n. 366/2001 (Delega al governo per la riforma del diritto societario), all'art. 4 (Società per azioni) comma 7, lett. a), prescrive, riguardo alla disciplina dell'assemblea, che la riforma è diretta a “semplificare, anche con adeguato spazio all'autonomia statutaria, il procedimento assembleare anche relativamente alle forme di pubblicità e di controllo, agli adempimenti per la partecipazione, alle modalità di discussione e di voto”. Il testo dell'art. 2363, emendato dal d.lgs. n. 6/2003, presenta rispetto alla formulazione originaria talune variazioni. Dall'espressione “l'assemblea è convocata dagli amministratori” è ora caduta la precisazione relativa agli amministratori; ed invece dell'ubicazione dell'assemblea “nella sede della società”, si legge ora “nel Comune dove ha sede la società” (espressione analoga è contenuta nell'art. 2328, secondo comma, n. 2): requisito meno stringente, che consente, in via ordinaria, la convocazione anche fuori della sede, intesa come luogo precisato anche nella via e nel numero civico, che pure devono essere indicati in sede di iscrizione dell'atto costitutivo presso il registro delle imprese (art. 111-ter disp. att. c.c.): anche se l'omessa indicazione comporta una mera irregolarità, punita con sanzioni di carattere amministrativo (Giudice del Registro presso Trib. Padova 13 agosto 2004, in Giur. comm., 2005, 2, 659, con nota di Pavone La Rosa). Potrebbe infatti verificarsi l'impossibilità di accedere agli uffici in cui la società abbia la propria sede; la cui eventuale inagibilità non impedisce l'assemblea, che potrà egualmente svolgersi in un luogo diverso, purché entro l'ambito territoriale del Comune in cui si trova la sede legale.

L'art. 2363 è norma dispositiva. Non specifica se lo statuto, nel derogare ad essa sul luogo di convocazione, debba precisare i luoghi alternativi, o quanto meno i criteri da rispettare per la scelta concreta; o se possa tacere sul punto: in tal modo, consentendo la scelta, ad libitum degli amministratori, dell'ubicazione dell'assemblea, eventualmente anche all'estero. La giurisprudenza di merito anteriore alla riforma riteneva per lo più illegittime clausole statutarie che prevedessero la facoltà del consiglio di amministrazione di convocare l'assemblea fuori della sede sociale, senza la specificazione del diverso luogo (App. Napoli 27 marzo 1996, in Giur. it., 1997, 35; Trib. Udine 4 maggio 1993, in Nuova giur. civ. comm., 1995, 425).

Al riguardo, sembra invocabile il principio generale secondo cui non deve essere reso eccessivamente difficile l'esercizio del diritto da parte del socio: e dunque implicito il criterio di ragionevolezza, legato alla motivazione della scelta del luogo di convocazione.

Prima della riforma si reputava comunque illegittima la convocazione di un'assemblea in un comune diverso da quello di ubicazione della sede sociale, in difetto di previsione in tal senso dell'atto costitutivo, benché distante pochi chilometri e facilmente raggiungibile senza aggravi di costi (Cass. n. 1034/2007).

Al riguardo, si pone anche il problema se, ai fini del rispetto della disposizione, sia sufficiente l'indicazione del comune, o occorra anche la precisazione della via e del numero civico; e più in generale, se la mancanza, nell'avviso di convocazione, dell'indicazione completa del luogo dell'assemblea sia causa di nullità della successiva delibera, per inesistenza della convocazione (art. 2379, primo comma), o di semplice annullabilità per irregolarità: sempre che l'omissione non possa ritenersi implicitamente confermativa della sede legale, nota ai soci in tutti i dati identificativi.

Tradizionalmente, lo svolgimento dell'assemblea deve avvenire in un'unità spaziale e temporale, alla presenza fisica dei partecipanti. Pur essendo ammessi, dopo la riforma, l'intervento con mezzi di telecomunicazione ed il voto per corrispondenza (art. 2370, quarto comma), sembra tuttora illegittima la completa delocalizzazione dell'assemblea: e quindi vi deve essere un luogo fisico, e non solo virtuale, della riunione, ove si trovino il presidente e il segretario, o il notaio (Marchetti, 6).

Rispetto al testo previgente vi è la consueta sostituzione, di natura meramente terminologica, dell'atto costitutivo con lo statuto: cui è attribuita prevalenza, in tesi generale, in caso di contrasto tra le relative clausole (art. 2328, ultimo comma).

Le novità introdotte dalla legislazione emergenziale pandemica

L'art. 106, secondo comma, del d.l. n. 18/2020 (Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19), convertito con l. n. 27/2020, ha dettato una disciplina speciale, per consentire lo svolgimento delle assemblee mediante partecipazione a distanza dei soci, durante l'emergenza pandemica.

Benché si tratti di una disciplina transitoria, prevista con scadenza al 31 luglio 2022, parte della dottrina ne ha tratto argomento per rivedere il concetto tradizionale di collegialità, che esigeva lo svolgimento dell'assemblea in un unico contesto spaziale e temporale: in particolare, per quel che qui interessa, postulando l'ammissibilità di un'assemblea interamente virtuale, anche al di là dei limiti temporali della normativa speciale. In senso contrario, si è osservato che la tesi collide con la concezione dell'assemblea come riunione fisica tra soci, anche se sia consentito l'intervento con mezzi di telecomunicazione (cd. assemblea ibrida). In quest'ottica restrittiva, si è osservato che proprio l'art. 2363 c.c. impone, infatti, di convocare l'assemblea nel comune del luogo ove ha sede la società; e che, inoltre, l'art. 2366, primo comma, c.c. prescrive l'indicazione, nell'avviso di convocazione, del luogo di svolgimento dell'assemblea. Argomenti, forse, non dirimenti, tenuto conto della natura dispositiva della norma in esame (...se lo statuto non dispone diversamente.), che non sembra precludere, in limine, l'individuazione del luogo dell'assemblea in una sede virtuale (cfr. Consiglio notarile di Milano, massima n. 200, Clausole statutarie che legittimano la convocazione delle assemblee esclusivamente mediante mezzi di telecomunicazione, 23 novembre 2021). Si è pure messo in evidenza che lo svolgimento in un luogo diverso dal comune della sede legale, e perfino all'estero, pone, in realtà, difficoltà pratiche alla presenza dei soci perfino più ardue che non la partecipazione con mezzi di telecomunicazione a distanza. Secondo quest'indirizzo permissivo, dunque, la natura emergenziale dell'art. 106 del d.l. n. 18/2020 risiederebbe non tanto nella contemplata possibilità di un'assemblea virtuale, quanto nella deroga alla necessità di un'apposita clausola statutaria all'uopo.

Secondo comma: distinzione delle assemblee

Il secondo comma distingue l'assemblea in ordinaria e straordinaria. Il parametro discretivo è identificabile esclusivamente ratione materiae: con la conseguente ammissibilità di una trattazione promiscua di argomenti appartenenti all'una all'altra forma assembleare, che mantengono, però, la loro autonomia e rispondono a distinti requisiti di quorum e di forma (presenza e verbalizzazione del notaio). Mentre appare inammissibile la deroga statutaria alle competenze rispettivamente assegnate dalla legge all'assemblea ordinaria e straordinaria – salva la possibilità di rafforzare le formalità richieste: come ad esempio nel prevedere la verbalizzazione notarile anche nelle assemblee ordinarie (Maugeri, 1406) – non mancano, nel contempo, esempi di modificazione legale degli ordinari criteri di competenza, quale, ad esempio, l'assemblea ordinaria nel caso di riduzione obbligatoria del capitale sociale per perdite, ex art. 2446, secondo comma.

Bibliografia

Aa. Vv., La riunione assembleare con mezzi di telecomunicazione. Questioni e prospettive – Note e studi Assonime n. 2 del 4 marzo 2022, in Riv. soc., 2022, 227; Abbadessa, L’assemblea: competenza, in Trattato Colombo-Portale, III, Torino, 1994, 4; Grippo, Per la disciplina ante riforma, l’assemblea della società per azioni, in Trattato di diritto privato diretto da Pietro Rescigno, Torino, 1985, vol. 16, 357; Marchetti, Sub art. 2363, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2008; Marziale, Sub art. 2363, Codice commentato delle nuove società, Milano; Maugeri, Sub art. 2363, in Commentario del codice civile, diretto da Gabrielli, Torino; Santosuosso, La riforma del diritto societario, Milano, 2003; Serra, Il procedimento assembleare in Il nuovo diritto delle società, Liber amicorum Gian Franco Campobasso, vol. 2, 35; Weigmann, Gli incerti confini fra assemblea ordinaria straordinaria, in Studi per Franco di sabato, Napoli, 2009.

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