Codice Civile art. 2371 - Presidenza dell'assemblea (1).Presidenza dell'assemblea (1). [I]. L'assemblea è presieduta dalla persona indicata nello statuto o, in mancanza, da quella eletta con il voto della maggioranza dei presenti. Il presidente è assistito da un segretario designato nello stesso modo. Il presidente dell'assemblea verifica la regolarità della costituzione, accerta l'identità e la legittimazione dei presenti, regola il suo svolgimento ed accerta i risultati delle votazioni; degli esiti di tali (2) accertamenti deve essere dato conto nel verbale. [II]. L'assistenza del segretario non è necessaria quando il verbale dell'assemblea è redatto da un notaio. (1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6. (2) V. Errata-corrige in G.U. 4 luglio 2003, n. 153. InquadramentoPrima della riforma, parte della dottrina considerava il presidente come un mandatario della società, escludendone la natura di organo sociale, perché privo di rilevanza esterna. Alla luce delle incisive innovazioni introdotte dal d.lgs. n. 6/2003, non sembra più dubbio che la presidenza rappresenti un munus caratterizzato da obbligatorietà della nomina e da poteri ex lege, non derivati dall'assemblea. Nonostante qualche contrasto d'opinioni, si ritiene legittimo, dalla prevalente dottrina, il cumulo delle funzioni di amministratore e di presidente dell'assemblea dei soci (Laurini, 150 e 158). Nomina del presidenteLa nomina del presidente è affidata allo statuto, e solo in subordine è decisa dall'assemblea, a maggioranza dei presenti. La precisa dizione letterale della predetta alternativa, prevista nell'incipit del primo comma, sembra escludere la nomina del presidente per fatti concludenti, sotto forma di assunzione delle funzioni da parte di un intervenuto, rimasta senza opposizione in seno all'assemblea. Appare ammissibile, peraltro, l'indicazione nominativa, nello statuto, anche di soggetto estraneo alla società, in ragione di particolari requisiti di competenza e di imparzialità; mentre, non altrettanto si può dire dell'eventuale clausola statutaria di affidamento a terzi della nomina, che spoglierebbe i soci di una competenza disciplinata dalla legge (in senso permissivo, invece, Laurini, 159). È illegittima la clausola dello statuto di una s.p.a. che, in caso di assenza o impedimento della persona stabilmente designata a presiedere l'organo assembleare, identificata nel presidente del consiglio di amministrazione, attribuisce la presidenza dell'assemblea ad un altro componente del consiglio di amministrazione, indicato di volta in volta dallo stesso consiglio, in violazione dell'inderogabile disposizione di legge che in tal caso rimette invece l'elezione del presidente ai soci intervenuti all'adunanza (Cass. I, n. 19160/2007). L'elezione del presidente da parte dell'assemblea ha natura informale , così come quella del segretario, che non è discrezionalmente designato dallo stesso presidente. Per essa, non sembrano esservi ragioni per derogare al principio generale di maggioranza del capitale, in favore del principio capitario. Esulano, invece, dalle modalità prescritte dalla norma la nomina del presidente da parte del tribunale, nella fattispecie di convocazione giudiziale su richiesta dei soci (art. 2367, secondo comma), e la presidenza assunta ex lege dell'amministratore giudiziario nel procedimento ex art. 2409. I poteri del presidente dell'assembleaLa norma novellata ha disegnato i poteri del presidente dell'assemblea, in precedenza affidati all'autonomia statutaria o a scelta, caso per caso, dell'assemblea. Essi sono inderogabili e consistono nella verifica della regolarità della costituzione dell'assemblea, nell'accertamento della identità e legittimazione degli intervenuti, nella direzione della riunione e nell'accertamento del risultato della votazione. Possono essere ulteriormente rafforzati da regolamenti assembleari, affermatisi nella prassi: regolamenti, che però, in quanto adottati con delibera dell'assemblea ordinaria ex art. 2364, primo comma, n. 6, non potrebbero anche surrogare o modificare la nomina statutaria del presidente (Dimundo, 1057). Tradizionalmente, si distingue tra attività ordinatoria e attività decisoria del presidente, ma la ripartizione ha mera natura definitoria. E del resto, l'uso promiscuo e probabilmente empirico dei verbi “verificare” e “accertare”, nel primo comma, lascia incerta, in qualche caso, la classificazione dei singoli compiti. Così, ad esempio, della proclamazione dei risultati resta dubbia la natura meramente dichiarativa (o certificativa) – come tale, surrogabile da una sentenza di accertamento, in caso di mancanza o di erroneità materiale (Trib. Catania 3 settembre 2001, in Vita not., 2002, 124) – o costitutiva. A tale questione si ricollega il più complesso problema della modificabilità giudiziaria delle delibere cd. negative, per effetto dell'annullamento di voti invalidamente espressi, decisivi ai fini dell'esito, e conseguente approvazione della proposta all'ordine del giorno per atto del giudice, che faccia le veci della proclamazione del presidente (in senso affermativo, App. Roma 29 maggio 2001, in Foro it., 2001, 1, 3395; Trib. Milano 28 novembre 2014, in Giur. comm., 2016, II, 200, con nota di Toniolo; in senso contrario Cass. I, n. 16999/2004). La proclamazione dell'esito segna la conclusione dell'iter procedimentale della deliberazione assembleare ed il termine ultimo entro cui sostituire, per mezzo di una nuova votazione assembleare, una delibera invalida con altra conforme alla legge: ad essa consegue quindi l'effetto dell'irreversibilità della volontà espressa dai soci e della deliberazione in cui essa si è cristallizzata, rimovibile solo mediante azione di annullamento (Cass. I, n. 9909/2007). All'attività decisoria si può riferire l'accertamento della legittimazione degli intervenuti, riservata, appunto al presidente, e non al notaio che eventualmente assista all'assemblea straordinaria: cui spetta la sola attività certificativa degli atti posti in essere in sua presenza, come le operazioni di voto e l'esito delle stesse (Trib. Roma 15 giugno 2015, in Riv. not., 2016, 731). L'esclusione del socio dalla votazione, peraltro, può essere decisa dal presidente solo in presenza di impedimenti ictu oculi evidenti, senza la risoluzione di questioni interpretative sulla titolarità sostanziale, salva la successiva impugnazione della delibera da parte del socio (Trib. Brescia 3 giugno 2009, in Soc., 2010, 1075 con nota di Mina). Al presidente, e non all'assemblea, compete anche l'eventuale ammissione alla riunione di soggetti estranei qualificati, come analisti, giornalisti, ecc. (Laurini, 169). Rientra invece nel potere ordinatorio di direzione della riunione la repressione di comportamenti ostruzionistici, che può giungere fino alla limitazione del diritto di parola in assemblea: salva l'annullabilità della delibera, ove non venga dimostrato l'intento esclusivo di disturbo dei lavori (Trib. Modena 24 febbraio 2012, in Banca borsa tit. cred., 2013, 2, 427, con nota di Massimo). È pure annullabile la delibera con la quale si sia deciso di dar corso alle operazioni di voto, in pendenza della discussione: a nulla rilevando che l'intervento dei soci che non si erano ancora espressi prima dell'inizio della votazione fosse, o no, idoneo ad influire concretamente sulla decisione degli altri soci di votare in uno od in altro modo. Ai fini del rispetto del metodo assembleare, imposto dalla legge quale strumento di protezione delle minoranze, è rilevante, infatti, non il fatto che il socio riesca ad influire sull'orientamento dell'assemblea, ma che egli abbia la possibilità di farlo (Cass. I, n. 14554/2008, in Giur. it., 2009, 1, 363, con nota di Renna). In generale, la concentrazione nelle mani del presidente di poteri direttivi della riunione, pur non scevra da rischi di abuso, è bilanciata, in senso garantistico, dalla responsabilità che ne deriva; e riesce quindi preferibile all'alternativa ipotizzabile, rappresentata dalla competenza, in materia, riconosciuta alla maggioranza assembleare, per definizione irresponsabile. Tutti i poteri elencati dalla norma sono attribuiti al presidente a titolo originario: onde, non possono essere avocati dall'assemblea, come ad es. in tema di accertamento della legittimazione degli intervenuti (Lener, 1604). La giurisprudenza più recente ha ribadito che, se nel vigore della disciplina pregressa poteva giustificarsi la derivazione dei poteri del presidente dell'assemblea da quest'ultima, con conseguente subordinazione del primo alla volontà della maggioranza, nell'assetto normativo odierno egli gode di poteri originali ed autonomi che non ripete dall'assemblea: con la conseguente titolarità autonoma della funzione di governo del procedimento assembleare e del potere di verificare la regolarità della costituzione, accertare l'identità e la legittimazione dei presenti, ed anche dichiarare chiusi i lavori, escludendo la possibilità per l'assemblea di deliberare. Non si tratta però di un potere incondizionato, ma soggetto ad un sindacato giudiziale di correttezza e ragionevolezza, anche se soltanto ai fini della revoca per giusta causa e della responsabilità risarcitoria verso la società o versi soci pregiudicati, e non ai fini dell'annullamento della deliberazione (Trib. Venezia 12 febbraio 2019, in Soc., 2019, 947, con nota di Simionato). Si è però negato che il presidente dell'assemblea dei soci abbia il potere di escludere dal voto il socio che versi in un preteso conflitto di interessi (Trib. Milano 12 aprile 2021, in Giur. it., 2022, 131, con nota di Petrazzini). L'ultima parte del primo comma prescrive la verbalizzazione degli esiti degli accertamenti compiuti dal presidente. Il verbale è opera del segretario, o del notaio; ed in entrambi i casi la relativa sottoscrizione è indefettibile. Oltre ad essa, vi deve essere la firma del presidente dell'assemblea; o in alternativa del presidente del consiglio di amministrazione, o del consiglio di sorveglianza nel sistema dualistico, a pena di nullità (art. 2379): pur senza che di questi ultimi sia formalmente richiesta la presenza in assemblea, che potrebbe quindi anche mancare. In tale ottica interpretativa, avrebbe efficacia sanante della nullità da omessa sottoscrizione del presidente dell'assemblea la firma del verbale da parte del presidente del consiglio di amministrazione, pur se rimasto assente in assemblea, nell'ipotesi di redazione successiva, ex art. 2379-bis, secondo comma (Lener, op. cit., 1605). È dubbio se sussistano poteri aggiuntivi impliciti del presidente, nel silenzio dello statuto o del regolamento assembleare, quali la sospensione o il rinvio dell'assemblea, la scelta del sistema di voto e l'inversione dei punti all'ordine del giorno; o se questi rientrino, piuttosto, nella competenza dell'assemblea, sotto il profilo che l'eventuale scelta di criteri sofisticati di votazione potrebbe non risultare neutra rispetto all'esito finale (Murino, Potere del presidente dell'assemblea, ordine di voto e paradosso di Condorcet, in Giur. comm., 2011, 1, 549). Il presidente soggiace a responsabilità in caso di violazione di legge o di statuto negli atti di sua spettanza; né sembra possa rivestire efficacia esimente l'eventuale accettazione tacita del suo operato da parte dell'assemblea, per analogia con l'art. 2364, primo comma, n. 5, che sembra assurgere a principio generale in materia. La configurazione della presidenza come ufficio della società, normativamente disciplinato, importa l'illegittimità di una revoca ad nutum ad opera dell'assemblea: come si riteneva ammissibile, per contro, da chi ravvisava in quest'ultima, prima della riforma, la fonte di legittimazione dei poteri presidenziali. Poiché non è espressamente prevista dalla norma la stabilità dell'incarico, l'unico rimedio in caso di revoca senza giusta causa appare l'eventuale risarcimento del danno (come per gli amministratori: art. 2383, terzo comma). Per quanto riguarda il verbale dell'assemblea, esso deve contenere l'indicazione nominativa dei partecipanti dei votanti, così da consentire la verifica che i voti siano stati validamente espressi da soggetti legittimati. Ne consegue che, ove manchi la relativa documentazione, anche in foglio separato, purché allegato al verbale, in modo da farne parte integrante, la delibera è annullabile (Cass. I, n. 603/2017, in Giur. it., 2017, 1126, con nota di Rosso). BibliografiaAlagna, Poteri e responsabilità del presidente dell’assemblea nelle società di capitali, in Riv. dir.civ., 2009, 10529; Busani, Sub art. 2371, in Commentario breve al diritto di società, Padova, 2017; Dimundo, Il presidente dell’assemblea di società per azioni dopo la riforma, in Soc., 2007, 1056; Gallo, Sub art. 2371, in Codice commentato delle nuove società a cura di Bonfante, Corapi, Marziale, Rordorf, Salafia, Milano, 2004; Grippo, in Trattato di diritto privato, diretto da P. Rescigno, Torino, 1985, XVI, 400; Guerrera, Il verbale di assemblea, in Liber amicorum Gian Franco Campobasso, Torino, 2007, 91; Laurini, Sub art. 2371, in Commentario alla riforma delle società diretto da Marchetti, bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2008; Lener, Sub art. 2371, in Commentario del codice civile diretto da E. Gabrielli, Torino, 2015; Marchisio, Dissenso e diritto di discussione nell’impugnativa di delibere assembleari di S.p.A., in Riv. not., 2010, 815; Mina, Il presidente dell’assemblea di S.p.A. e la legittimazione del socio all’esercizio del diritto di voto, in Soc., 2010, 1077; Petrazzini, Presidente dell’assemblea – Socio in conflitto di interessi e poteri del presidente dell’assemblea, in Giur. It., 2022, 131; Pierri, Lo svolgimento dell’assemblea tra vecchie soluzioni giurisprudenziali e nuovo diritto societario, in Giur. comm., 2004, 2, 288; Rosso, Verbale di assemblea e foglio di presenze – Analiticità del verbale e foglio di presenze soci: la soluzione della Suprema Corte, in Giur. It., 2017, 1126; Salafia, L’assemblea della società per azioni secondo la recente riforma societaria, in Soc., 2003, 1053; Simionato, Il presidente dell’assemblea di s.r.l. e i rimedi contro l’utilizzo scorretto del poter di governo assembleare, in Soc., 2019, 947. |