Codice Civile art. 2380 - Sistemi di amministrazione e di controllo (1).Sistemi di amministrazione e di controllo (1). [I]. Se lo statuto non dispone diversamente, l'amministrazione e il controllo della società sono regolati dai successivi paragrafi 2, 3 e 4. [II]. Lo statuto può adottare per l'amministrazione e per il controllo della società il sistema di cui al paragrafo 5, oppure quello di cui al paragrafo 6; salvo che la deliberazione disponga altrimenti, la variazione di sistema ha effetto alla data dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo all'esercizio successivo. [III]. Salvo che sia diversamente stabilito, le disposizioni che fanno riferimento agli amministratori si applicano a seconda dei casi al consiglio di amministrazione o al consiglio di gestione. (1) Articolo sostituito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6. InquadramentoLa competizione tra ordinamenti ed il mercato delle regole hanno indotto il legislatore della riforma del diritto societario ad innovare profondamente il sistema di amministrazione e controllo della s.p.a. aggiungendo al modello tradizionale, detto anche latino, caratterizzato dalla presenza di amministratori e sindaci, due modelli alternativi (che non sono semplici varianti): il sistema cd. dualistico, di derivazione tedesca, ed il sistema monistico, di origine angloamericana. Resta inderogabile la regola della tipicità, propria del diritto societario, con conseguente inammissibilità di sistemi ibridi. L'esperienza maturata in questi anni mostra, peraltro, che i sistemi alternativi, intrinsecamente più costosi perché connotati da organi di gestione necessariamente collegiali, hanno riscosso scarso successo in confronto al modello tradizionale, che resta il prototipo prefigurato dalla norma, in difetto di deroga statutaria. La l. n. 366/2001, (Delega al Governo per la riforma del diritto societario) prevedeva all'art. 4, comma 2, lett. b) “un assetto organizzativo idoneo a promuovere l'efficienza e la correttezza della gestione dell'impresa sociale”. Al riguardo, la creazione di due modelli alternativi, estranei alla nostra tradizione, consente vantaggi concorrenziali; anche se il sistema tradizionale mantiene la centralità, quale modello dispositivo, in difetto di scelta diversa. Ne consegue che l'omessa indicazione, nell'atto costitutivo, del sistema gestorio adottato non comporta la nullità della società, ai sensi dell'art. 2332, comma 1, c.c. Resta fermo che il contenuto dispositivo della norma è limitato all'opzione fondamentale del modello di amministrazione e controllo; di cui resta inderogabile, per contro, la disciplina interna, nonostante l'apparente ampiezza della formula adottata nel primo comma (“Se lo statuto non dispone diversamente...”). Al secondo comma dell'art. 2380 c.c. è prevista la competenza dell'assemblea straordinaria per deliberare il passaggio da un sistema all'altro; com'è naturale, trattandosi di un emendamento dello statuto che innova in radice la governance della società. E ciò, quand'anche lo statuto abbia previsto l'eventualità di tale cambio. Contestualmente alla delibera, l'assemblea può nominare i primi componenti degli organi del nuovo sistema, per evitare una vacatio, fosse pure brevissima, degli organi amministrativi e di controllo, che non potrebbero validamente costituirsi sino a quando il nuovo modello non divenga efficace. Il dies a quo dell'efficacia del mutamento di sistema è differito, infatti, alla data dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo all'esercizio successivo, per consentire che esso sia redatto e controllato dagli organi competenti nel relativo esercizio. Si tratta, peraltro, di norma dispositiva, che può essere derogata dalla delibera dell'assemblea: normalmente, in senso anticipatorio dell'efficacia del mutamento del sistema. Ove si proceda contestualmente al mutamento di sistema ed alla nomina dei nuovi organi sociali, occorre, però, distinguere, ai fini dei quorum, la delibera straordinaria che decide il primo aspetto, da quella ordinaria che riguarda il secondo. Nell'ipotesi di abbandono del sistema tradizionale, con eliminazione dei sindaci, e passaggio al modello monistico, non vi è il controllo del tribunale previsto dall'art. 2400, secondo comma c.c., per il caso di revoca per giusta causa: salva la prova dell'eccesso di potere dell'assemblea, che abbia deliberato la modificazione al solo scopo di revocare i sindaci (Trib. Napoli, 25 luglio 2006, in Riv. dir. soc., 2008, 112, con nota di Ghionni). Il mutamento di modello non è causa legale di recesso, non essendo assimilabile ad una trasformazione della società exart. 2437, primo comma, lett. b) c.c. o a una modificazione statutaria dei diritti di voto e di partecipazione, ai sensi dell'art. 2437, primo comma, lett. g) c.c.: salva l'ipotesi di vizio della delibera per abuso del diritto da parte della maggioranza, che darebbe adito, eventualmente, all'azione di annullamento (art. 2377 c.c.). Il terzo comma estende, salvo diversa disposizione di legge, la disciplina del modello tradizionale, in tema di amministratori, al consiglio di gestione, nel modello dualistico, ed al consiglio di amministrazione nel modello monistico. Estensione, ribadita dall'art. 223-septies disp. att. c.c., che la amplia ulteriormente, rendendo pure applicabili le norme del codice civile che fanno riferimento ai sindaci ai componenti del consiglio di sorveglianza, nel sistema dualistico, ed ai componenti del comitato per il controllo sulla gestione, nel sistema monistico: relatio, mantenuta espressamente entro i limiti di compatibilità. 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