Codice Civile art. 2431 - Soprapprezzo delle azioni (1).

Claudio Sottoriva

Soprapprezzo delle azioni (1).

[I]. Le somme percepite dalla società per l'emissione di azioni ad un prezzo superiore al loro valore nominale, ivi comprese quelle derivate dalla conversione di obbligazioni, non possono essere distribuite fino a che la riserva legale non abbia raggiunto il limite stabilito dall'articolo 2430.

(1) V. nota al Capo V.

Inquadramento

Nella voce AII «Riserva da soprapprezzo delle azioni» del Patrimonio netto si iscrivono:

- l'eccedenza del prezzo di emissione delle azioni o delle quote rispetto al loro valore nominale;

- le differenze che emergono a seguito della conversione delle obbligazioni in azioni.

Il legislatore crea un evidente legame tra la c.d. riserva «sovrapprezzo azioni» e la riserva legale, imponendo, per la prima, un divieto di distribuzione sino al raggiungimento della quinta parte dell'ammontare del capitale sociale da parte della seconda.

È opportuno chiarire, in via del tutto preliminare, quale possa essere l'esatta nozione della riserva sovrapprezzo, con particolare riferimento al suo ambito di operatività, accertando se, tenuto conto dell'ampia dizione adoperata dal legislatore, vi si possano fare rientrare tutte le «somme percepite» dalla società per l'emissione di azioni per un prezzo superiore al loro valore nominale, ovvero sia preferibile optare per una nozione rigorosa di «sovrapprezzo», includendo in essa soltanto il prezzo di emissione di azioni (o partecipazioni sociali) «determinato in base al patrimonio netto» in sede di aumento del capitale sociale a pagamento (artt. 2441, comma 6, e 2481-bis, comma 2, c.c.).

È comune insegnamento che il sovrapprezzo delle azioni e delle quote in sede di aumento del capitale sociale giovi – di norma – ad adeguare il valore nominale delle nuove partecipazioni emesse a beneficio di estranei ai valori del patrimonio netto. È evidente che in sede di aumento del capitale sociale il legislatore persegua lo scopo di non consentire il depauperamento dei soci con l'assegnazione di quote o azioni a terzi. È chiaro, infatti, che in tale ipotesi si corre il rischio di assegnare quote-parte di patrimonio ai terzi detti senza che questi ne subiscano un corrispondente sacrificio.

La funzione del sovrapprezzo nelle operazioni di aumento del capitale sociale

In sede di aumento del capitale sociale, il sovrapprezzo rappresenta, quindi, il sacrificio imposto ai terzi che intendano sottoscrivere le partecipazioni di nuova emissione a «compensazione» del maggior valore di patrimonio netto rispetto al valore nominale del capitale sottoscritto.

Giova sottolineare fin d'ora che esso è obbligatorio per l'aumento del capitale sociale di s.p.a. ma non lo è più per le società a responsabilità limitata ove la nuova formulazione dell'art. 2481-bis, comma 2, c.c. evidenzia che in questo tipo sociale, a differenza che nelle s.p.a., il sovrapprezzo è facoltativo.

Vale, ulteriormente, evidenziare che esiste una meno circostanziata nozione di «sovrapprezzo» che coincide con le somme percepite dalla società in surplus rispetto al valore nominale di emissione delle partecipazioni sociali anche fuori della fattispecie dell'aumento del capitale sociale: si pensi ai valori economici corrisposti in patrimonio sociale in sede di costituzione della società, eventualmente superiori all'ammontare complessivo del valore nominale del capitale sottoscritto. Ipotesi tutt'altro che peregrina sia nella disciplina delle società per azioni (cfr. art. 2346, c. 4 e 5, c.c.) che in quella della società a responsabilità limitata (cfr. art. 2464, c. 1, c.c.).

In realtà, è opportuno distinguere tra accantonamento patrimoniale ed autentico sovrapprezzo. Il primo rappresenta semplicemente il libero apporto dei soci, in sede costitutiva, di valori maggiori rispetto a quelli capitalizzati; valori che restano assegnati al patrimonio della società (c.d. conferimenti a patrimonio). Questi maggiori valori non rappresentano un autentico sovrapprezzo, dal momento che in essi non è dato, in astratto, rintracciare alcuna funzione corrispettiva di un maggior valore di netto patrimoniale «conferito» dagli altri. Tuttavia, va da sé che quando tale funzione «corrispettiva» vi sia, ossia quando in sede costitutiva ciascuno corrisponda un maggior valore a patrimonio in corrispettivo del maggior valore che altri, a sua volta, attribuisca al patrimonio sociale, non può escludersi che si sia in presenza di un autentico «sovrapprezzo» in sede costitutiva. Questo sovrapprezzo nasce dall'adempimento di un obbligo contrattuale caratterizzato dalla corrispettività che connota, come visto, il sovrapprezzo tipico in sede di aumento del capitale sociale.

Si deve condividere la conclusione secondo la quale la disciplina rigorosa dell'art. 2431 c.c., che preclude la distribuzione, concerna solo la riserva da sovrapprezzo in senso proprio e non quella che si formi di seguito a normale conferimento a patrimonio.

La ragione della conclusione riposa nella disciplina della riserva da sovrapprezzo: con essa il legislatore ha inibito la distribuzione fino al raggiungimento da parte della riserva legale dell'ammontare massimo per essa sancito (pari al quinto del capitale sociale). La non distribuzione, infatti, impedisce una particolare utilizzazione della riserva e, pertanto, impone un regime di «patrimonializzazione» obbligatoria.

Ebbene, la permanenza in società dei maggiori apporti patrimoniali dei soci, in correlazione stretta con la riserva legale, ha un'adeguata spiegazione solo se si ha riguardo al sovrapprezzo vero e proprio, ossia a quella ricchezza che rappresenta il sacrificio che taluno deve sopportare per conseguire un valore nominale che rappresenti un patrimonio più significativo formato con l'apporto di altri. In questo contesto, infatti, ben si concepisce il regime vincolistico della riserva che racchiuda i vari «sacrifici» (ossia il sovrapprezzo) fintanto che la riserva legale non abbia raggiunto il quinto del valore del capitale nominale: così, infatti, si consente alla riserva legale di dispiegare appieno la sua funzione di stabilizzare il capitale sociale grazie ad una riserva (quella da sovrapprezzo) che – nata dall'esigenza di riequilibrare la formazione del netto – non risulti immediatamente sottraibile al patrimonio sociale.

Risulta chiara la ragione per la quale quando la riserva legale abbia raggiunto il suo ammontare massimo non vi sono più motivi per obbligare alla conservazione dei valori di sovrapprezzo che tornano a valere, sul piano degli apporti patrimoniali, come qualunque altro conferimento non capitalizzato, tornando, in altre parole, ad essere riserve «comuni» e, in particolare, distribuibili.

In questo contesto, si comprende più adeguatamente che il rapporto tra la riserva sovrapprezzo e quella legale non è destinato alla sovrapposizione: solo a quest'ultima la legge assegna la funzione di assestamento come si evince dalla circostanza per cui il divieto di distribuzione nella riserva legale è assoluto, mentre per quella sovrapprezzo è «relativo», vigendo, almeno sul piano letterale, sino a che l'altra non abbia raggiunto un determinato ammontare.

Bibliografia

Aa.Vv., art. 2423-2435 ter – Bilancio, Commentario del Codice Civile, a cura di M. Irrera, Bologna, 2022; Aa.Vv., Il bilancio di esercizio. Profili aziendali, giuridici e principi contabili, a cura di Palma, Milano, 2022; Aa.Vv., Principi contabili internazionali: temi e applicazioni, Torino, 2023; Assonime, Il nuovo bilancio di esercizio delle imprese che adottano i principi contabili nazionali: profili civilistici e fiscali, Circolare n. 14 del 21 giugno 2017; Balzarini, Artt. 2430 c.c., in Obbligazioni-Bilancio, a cura di Notari e Bianchi, in Commentario alla riforma del diritto societario, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2006; Bussoletti, L’influenza degli IAS/IFRS/IFRS su determinazione degli utili e impiego delle riserve, in IAS/IFRS La modernizzazione del diritto contabile in Italia, in Quad. giur. comm. 2007, 189; Cagnasso, Racugno, De Angelis, Il bilancio d’esercizio, Il codice civile. Commentario, Milano, 2018; Fortunato, Le valutazioni per il bilancio: possibili sviluppi, in Giur. comm. 2015, n. 1; Giunta, Pisani, Il bilancio, 2023; Mambriani, Racugno, Bilancio e libri sociali. Gruppi di società, Milano, 2019; Quagli, Bilancio diesercizio e principi contabili, Torino, 2023; Riccomagno, Il bilancio d’esercizio e il bilancio consolidato dopo il d.lgs. n. 139/2015 secondo l’interpretazione dei principi contabili nazionali e internazionali, Padova, 2017; Sarcone, La formazione del bilancio annuale, Milano, 2016; Savioli, Il bilancio di esercizio secondo i principi contabili nazionali, Milano, 2017; Sottoriva, La riforma della redazione del bilancio di esercizio e del bilancio consolidato, Milano, 2014; Strampelli, Del bilancio, in Le società per azioni. Codice civile e norme complementari, diretto da Abbadessa e Portale, Milano, 2017; Strampelli, Diritto contabile, Milano, 2022; Strampelli, Diritto contabile, Milano, 2022; Superti Furga, Il bilancio di esercizio italiano secondo la normativa italiana, Milano, 2017; Venuti, I principi ispiratori della nuova disciplina dei bilanci societari, in Giur. comm. 2016, I.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario