Codice Civile art. 2482 - Riduzione del capitale sociale (1).Riduzione del capitale sociale (1). [I]. La riduzione del capitale sociale può avere luogo, nei limiti previsti dal numero 4) dell'articolo 2463, mediante rimborso ai soci delle quote pagate o mediante liberazione di essi dall'obbligo dei versamenti ancora dovuti. [II]. La decisione dei soci di ridurre il capitale sociale può essere eseguita soltanto dopo novanta giorni (2) dal giorno dell'iscrizione nel registro delle imprese della decisione medesima, purché entro questo termine nessun creditore sociale anteriore all'iscrizione abbia fatto opposizione. [III]. Il tribunale, quando ritenga infondato il pericolo di pregiudizio per i creditori oppure la società abbia prestato un'idonea garanzia, dispone che l'esecuzione abbia luogo nonostante l'opposizione. (1) V. nota al Capo VII. (2) Le parole «novanta giorni» sono state sostituite alle parole «tra mesi» dall'art. 3 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6, come modificato dall'art. 5 1uu) d.lg. 6 febbraio 2004, n. 37. InquadramentoL'articolo in commento disciplina la riduzione del capitale sociale, definita reale, perché importa una effettiva riduzione del patrimonio. La decisione è rimessa alla discrezionalità dei soci, quanto a modalità ed entità, con l'unico limite che non può determinare una discesa del capitale sotto il numero legale (secondo Zanarone, 1614, l'assenza di ragioni giustificatrici non significa che la decisione possa essere del tutto «arbitraria» in quanto vale anche per essa il vincolo di carattere generale esprimentesi nel rispetto delle norme in tema di conflitto di interessi e di abuso della maggioranza); non è più richiesto il requisito dell'esuberanza presente prima della riforma del 2003. L'operazione si può attuare attraverso il rimborso delle quote pagate ovvero mediante liberazione dei soci dall'obbligo dei versamenti ancora dovuti. In quanto realizza una forma di disinvestimento parziale, la decisione deve essere assunta dall'assemblea senza possibilità di delega all'organo gestorio (Bianchi, 885). Secondo una parte della dottrina, poi, sebbene non specificatamente imposto, gli amministratori hanno l'obbligo di indicare le ragioni per le quali si propone all'assemblea di deliberare la riduzione effettiva del capitale (De Luca, 533, secondo il quale una deliberazione dell'assemblea assunta in assolta carenza di informazione sarebbe comunque invalida ex art. 2479-ter, comma 3, c.c.; Martorano, 956) Secondo altro orientamento (Benatti, 747; Galletti, 492; Consiglio notarile di Milano, massima n. 35), da una parte, in ragione del maggior margine di autonomia concesso alla s.r.l., non si applica qui la regola, prevista per la s.p.a. dall'art. 2445 c.c., per la quale l'avviso di convocazione deve indicare le ragioni e le modalità della riduzione; dall'altra, neppure dalla delibera è prescritto che risultino le ragioni della riduzione con la conseguenza che la riduzione effettiva del capitale può essere deliberata senza indicarne motivazioni e fini). I limiti alla riduzione del capitale sociale.La norma in commento pone, quale limite alla facoltà discrezionale dei soci di deliberare la riduzione (parla di operazione meramente discrezionale, Galletti, 490), di non ridurre il capitale al di sotto del minimo legale di 10.000 euro. Si è osservato, sul punto, che la società non potrebbe, con la sola deliberazione di riduzione del capitale sociale, passare al sottomodello di società a responsabilità limitata previsto dall'art. 2463, commi 4 e 5, essendo a ciò necessaria una esplicita opzione da attuare mediante deliberazione di modificazione dell'atto costitutivo (Benatti, 751). È ammissibile anche il passaggio alla società a responsabilità limitata semplificata purché siano rispettati i presupposti di tale modello. Secondo la dottrina, poi, la riduzione del capitale non può avvenire in presenza di una causa di scioglimento in quanto tale operazione si pone in conflitto con lo scopo della liquidazione che implica che il pagamento dei creditori avvenga prima del rimborso delle quote ai soci (Benatti, 751; contra,Galletti, 490; Bianchi, 893; Martorano, 954). Sul punto, in epoca anteriore alla riforma, la giurisprudenza aveva affermato l'illegittimità di una deliberazione che disponesse contestualmente allo scioglimento e messa in liquidazione dell'ente, la riduzione del capitale e la sua conseguente ripartizione tra i soci (Trib. Roma, 12 luglio 1983, in Giur. comm. 1984, II, 636). Ulteriore dubbio in dottrina si rinviene in ordine alla ammissibilità di una riduzione pur in presenza di perdite. Coloro che sostengono la tesi negativa evidenziano il disposto di cui all'art. 2478-bis, comma 5, rilevando come, se in presenza di perdite non si possono distribuire utili, a maggior ragione non dovrebbe essere consentito di rimborsare ai soci il capitale (Racugno, 832; Revigliono, 893). Coloro che sono invece favorevoli (Galletti, 490; Magliulo, 625; Benatti, 752; Martorano, 955) evidenziano che l'art. 2478-bis non è applicabile al caso di riduzione del capitale prevista dall'articolo 2482 in quanto la prima norma mira ad evitare che vengano distribuiti utili fittizi, mentre la seconda consente legittimamente la riduzione del capitale previa mancata opposizione dei creditori (Magliulo, 626; Zanarone, 1615). In tal caso, la riduzione reale del capitale dovrà riguardare esclusivamente la parte di esso non erosa dalle perdite (Benatti, ibidem). Le modalità della riduzione.Come già evidenziato, la riduzione si attua attraverso il rimborso delle quote pagate ovvero mediante liberazione dei soci dall'obbligo dei versamenti ancora dovuti. Entrambe le modalità sono finalizzate ad assicurare il principio della parità di trattamento tra i soci, principio che va inteso come diritto alla conservazione e non alterazione della partecipazione fissata nel contratto sociale (Zanarone, 1626; Galletti, 510; Martorano, 959; Benatti, 753 che evidenzia come la parità di trattamento verrà rispettata solo se il rimborso avverrà in proporzione all'ammontare delle quote, se, quindi, sarà restituita ad ogni socio non una somma fissa, ma un tanto per ogni euro di sua quota). Così, sarebbe illegittima una deliberazione che prevedesse la liberazione dall'obbligo di conferire solamente nei confronti di taluni soci e non di altri (Trib. Napoli, 10 ottobre 1996, in Riv. not. 1997, II, 506). Taluni casi problematici si rinvengono con riferimento alla liberazione dai versamenti ancora dovuti: in particolare, qualora il socio abbia sostituito il versamento con la stipulazione di una polizza assicurativa o di una fideiussione bancaria, il rimborso dovrà avvenire mediante liberazione della garanzia prestata (Racugno, 834; Galletti, 492; Revigliono, 896). Problematiche le ipotesi di rimborso del conferimento d'opera o di servizi. Qualora il socio abbia già adempiuto, totalmente o parzialmente, la prestazione promessa, la riduzione comporterà il pagamento in denaro del valore equivalente alla riduzione ovvero la liberazione dalla garanzia per l'importo della riduzione. Qualora il socio non abbia invece eseguito la propria prestazione, la riduzione sarà attuata mediante liberazione dell'obbligo della prestazione oppure della garanzia (Revigliono, ibidem). È anche possibile che l'aliquota del patrimonio netto corrispondente alla riduzione non venga immediatamente destinata ai soci, ma venga trasferita ad una riserva disponibile esistente o appositamente creata, restando così assoggettata ad un vincolo sebbene meno inteso rispetto al capitale (Martorano, 960; Galletti, 491; Giannelli, 346). In giurisprudenza, in caso di riduzione del capitale mediante accantonamento in riserve disponibili, le riserve disponibili iscritte in luogo del capitale possono essere distribuite ai soci senza alcun controllo da parte dei creditori, con la conseguenza che la riduzione del capitale è fonte di pregiudizio – sia pure solo potenziale – per essi, i quali sono pertanto legittimati a opporsi alla delibera di riduzione a norma dell'art. 2482 (Trib. Ravenna, 23 agosto 2013, in Soc., 2014, 848). Non è possibile – a differenza di quanto si riteneva prima della riforma – che la società proceda alla riduzione mediante acquisto di quote proprie (Postiglione, 2091) atteso il carattere assoluto del divieto di cui all'art. 2474. L'opposizione dei creditori.Il secondo comma dell'art. in commento dispone che la decisione dei soci di ridurre il capitale sociale può essere eseguita soltanto dopo novanta giorni dal giorno dell'iscrizione nel registro delle imprese della decisione medesima, purché entro questo termine nessun creditore sociale anteriore all'iscrizione abbia fatto opposizione. Solo allo scadere di tale termine la deliberazione potrà essere attuata sempre che i creditori non abbiano proposto opposizione al tribunale. Ove, quindi, la riduzione del capitale venisse eseguita prima di tale termine (ovvero in pendenza dell'opposizione), l'atto esecutivo sarebbe inefficace (De Luca, 534; Spolidoro, 5; Corrado, 1275 che evidenzia in caso di esecuzione della riduzione prima di detti termini la responsabilità degli amministratori). È dubbio se, fino alla scadenza del termine di novanta giorni (ovvero fino alla decisione sull'opposizione), negli atti e nella corrispondenza della società debba essere indicata la cifra del capitale sociale successiva alla riduzione e se debba essere depositato nel registro delle imprese il nuovo atto costitutivo con indicazione del capitale sociale così ridotto. Una parte della dottrina e della prassi notarile sostengono che dalla non eseguibilità immediata della delibera deriva che il capitale deve essere indicato negli atti (e quindi nello statuto da depositare ai sensi dell'art. 2436 c.c.) e nella corrispondenza della società nella misura prevista dall'art. 2250 c.c. (secondo la somma effettivamente versata e quale risulta esistente secondo l'ultimo bilancio) sino a che la riduzione non sia stata eseguita. Consigliabile è l'inserimento in statuto della clausola che dia conto della pendenza della riduzione; dopo l'esecuzione, sarà compito degli amministratori depositare il nuovo testo dal quale tale clausola sia espunta (Consiglio notarile di Milano, massima n. 35; Spolidoro, 6). In senso contrario, si osserva che, anche in pendenza dell'opposizione, il capitale deve essere indicato già ridotto in quanto anche l'eventuale accoglimento dell'opposizione non importa l'annullamento della delibera (De Luca, 535). Legittimati a proporre l'opposizione sono coloro che vantano un credito sorto in epoca anteriore alla deliberazione di riduzione del capitale (Benatti, 749; Galletti, 494), ancorché sotto condizione ovvero ancora non esigibile (Bianchi, 889 che annovera tra i legittimati anche il fideiussore). L'opposizione, che sospende erga omnes l'esecuzione della deliberazione, deve essere proposta mediante atto di citazione (Magliulo, 628; Benatti, 747; De Luca, 534, nt. 115) e mira ad accertare l'esistenza di un pregiudizio per il creditore procedente. Oggetto del giudizio è costituito dalla verifica del pregiudizio per le ragioni dei creditori opponenti e non già la valutazione dell'adeguatezza e della proporzionalità dei mezzi stabilmente investiti nella società né il merito concernente la legittimità della deliberazione (De Luca, 536; Nobili, 314; Benatti, 747). Funzione dell'opposizione non è quella di impedire la riduzione del capitale, ma di ostacolare l'operazione in quanto essa possa far ragionevolmente prevedere che il suo compimento costituisca un rischio di mancato pagamento del debito da parte della società, arrecando pregiudizio al creditore (Bianchi, 888). Il tribunale può autorizzare l'esecuzione della deliberazione in pendenza di opposizione allorquando non sussista il pregiudizio per i creditori ovvero la società abbia prestato idonea garanzia (art. 2482, comma 3). Ove la società sia in grado di tacitare gli opponenti o di garantire adeguatamente gli stessi mediante cauzione, il tribunale deve disporre che l'operazione abbia luogo, nonostante il timore che il patrimonio sociale residuo sia insufficiente al pagamento dei creditori non opponenti (De Luca, 537). Qualora il tribunale, all'esito del giudizio, accolga l'opposizione e previo passaggio in giudicato della decisione, la delibera rimarrà definitivamente inefficace, anche nei confronti dei creditori non opponenti. Nella giurisprudenza di merito si è osservato che il procedimento di opposizione dei creditori alla riduzione del capitale sociale, previsto dall'art. 2482, comma 2, ha carattere contenzioso e deve pertanto introdursi con citazione (sul punto, anche Trib. Bologna, 8 ottobre 2004, in Soc., 2005, 645; Trib. Verona, 16 maggio 2013, in Soc., 2013, 859). La legittimazione all'opposizione alla riduzione del capitale sociale spetta ad ogni creditore e non è richiesto il carattere incontestato del credito presupposto. La riduzione del capitale sociale che preveda, anziché il rimborso ai soci delle quote pagate, la costituzione di riserva per importo corrispondente a quello del capitale ridotto, e come tale disponibile e distribuibile ai soci sulla base di successive delibere assembleari, comporta un pericolo di pregiudizio per i creditori (Trib. Milano, 26 febbraio 2015, in Soc., 2015, 1105). È, invece, dibattuta la natura giuridica del procedimento che conduce il tribunale ad autorizzare l'operazione di riduzione nonostante l'opposizione. Secondo un primo orientamento, che appare più corretto, deve ritenersi che l'autorizzazione prevista dall'ultimo comma dell'art. 2445 c.c. (così come dall'u.c. dell'art. 2482) sia un provvedimento destinato semplicemente a rimuovere un ostacolo al compimento di un atto di autonomia privata, estraneo all'ambito dell'accertamento in via cautelare e anticipatoria di diritti soggettivi della società o del creditore opponente: il giudizio costituisce, dunque, un procedimento di volontaria giurisdizione. La proposizione dell'opposizione del creditore rappresenta uno degli ostacoli alla esecuzione dell'operazione, che può tuttavia essere rimosso ottenendo l'autorizzazione del tribunale: provvedimento che consente di superare l'effetto sospensivo determinato dalla proposizione della opposizione (Trib. Roma, 11 luglio 2017, in IlSocietario.it). Secondo altra ricostruzione, la natura del contenzioso in tema di opposizione da parte dei creditori comporta la sospensione dell'efficacia della decisione: pertanto, il procedimento di autorizzazione all'operazione in pendenza dell'opposizione costituisce un giudizio cautelare nell'ambito del quale il giudice deve valutare la fondatezza delle ragioni dell'opposizione, in particolare circa la sussistenza del rischio per il creditore opponente che la riduzione del capitale deliberata faccia venir meno o affievolisca le possibilità di recupero del proprio credito (Trib. Milano, 20 agosto 2015, in Soc., 2016, 846). L'accoglimento dell'opposizione da parte del tribunale rende inefficace la delibera di riduzione del capitale sociale (Benatti, 748; Bianchi, 889). BibliografiaBenatti, Sub artt. 2482–2482-quater, in Santini, Salvatore, Benatti, Paolucci, Società a responsabilità limitata, in Comm. S.B., Bologna, 2014; Bianchi, Riduzione del capitale, in Le nuove S.r.l., a cura di Sarale Bologna, 2008; Corrado, Sub artt. 2482–2482-quater, in Società a responsabilità limitata, Commentario alla riforma delle società, a cura di Bianchi, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2008; De Luca, Le riduzioni del capitale sociale, in Aa.Vv., La nuova società a responsabilità limitata, a cura di Bione, Guidotti, Pederzini, in Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia, diretto da Galgano, Padova, 2012; Galletti, Sub artt. 2482-2482-quater, in Codice commentato delle s.r.l., a cura di Benazzo, Patriarca, Torino, 2006; Giannelli, Le operazioni sul capitale, in Trattato delle società a responsabilità limitata, a cura di Ibba e Marasà, IV, Padova, 2009; Martorano, La riduzione reale del capitale sociale, in S.r.l., Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011; Nobili, La riduzione del capitale, in Il nuovo diritto delle società. Liber amicorum Gianfranco Campobasso, diretto da Abbadessa, Portale, III, Torino, 2007; Postiglione, Sub artt. 2481-2482-quater, in Codice delle società, a cura di Abriani, Torino, 2016, 2069; Revigliono, Sub art. 2482–2482-quater, Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2452-2510, a cura di D.U. Santosuosso, in Commentario del codice civile, diretto da E. Gabrielli, Milano 2015; Spolidoro, La riduzione del capitale sociale nelle S.r.l., in Riv. dir. soc. 2007, 13; Zanarone, Della società a responsabilità limitata, in Comm. S., Milano, 2010. |