Codice Civile art. 2482 bis - Riduzione del capitale per perdite 12.[I]. Quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite, gli amministratori devono senza indugio convocare l'assemblea dei soci per gli opportuni provvedimenti. [II]. All'assemblea deve essere sottoposta una relazione degli amministratori sulla situazione patrimoniale della società, con le osservazioni nei casi previsti dall'articolo 2477 del collegio sindacale o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti 3. Se l'atto costitutivo non prevede diversamente, copia della relazione e delle osservazioni deve essere depositata nella sede della società almeno otto giorni prima dell'assemblea, perché i soci possano prenderne visione. [III]. Nell'assemblea gli amministratori devono dare conto dei fatti di rilievo avvenuti dopo la redazione della relazione prevista nel precedente comma. [IV]. Se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, deve essere convocata l'assemblea per l'approvazione del bilancio e per la riduzione del capitale in proporzione delle perdite accertate 4. In mancanza gli amministratori e i sindaci o il soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti 5 nominati ai sensi dell'articolo 2477 devono chiedere al tribunale che venga disposta la riduzione del capitale in ragione delle perdite risultanti dal bilancio6. [V]. Il tribunale, anche su istanza di qualsiasi interessato, provvede con decreto soggetto a reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a cura degli amministratori7. [VI]. Si applica, in quanto compatibile, l'ultimo comma dell'articolo 24468.
[2] Con riferimento alle misure connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19, v. le disposizioni temporanee in materia di riduzione di capitale di cui all’art. 6 d.l. 8 aprile 2020, n. 23, conv., con modif., in l. 5 giugno 2020, n. 40, come sostituito dall’art. 1, comma 266, l. 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021). [3] Le parole «o del revisore» sono state sostituite dalle parole «o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti» dall'art. 37, comma 29, del d.lg. 27 gennaio 2010, n. 39. [4] Le parole «deve essere convocata l'assemblea per l'approvazione del bilancio e per la riduzione del capitale in proporzione delle perdite accertate» sono state sostituite alle parole «l'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate» dall'art. 3 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6, come modificato dall'art. 51vv)d.lg. 6 febbraio 2004, n. 37. [5] Le parole «o il revisore» sono state sostituite dalle parole «o il soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti» dall'art. 37, comma 29, del d.lg. 27 gennaio 2010, n. 39. [6] Per la sospensione degli obblighi di cui al presente comma vedi l'art. 8, comma 1, d.l. 24 agosto 2021, n. 118, conv. con modif., in l. 21 ottobre 2021, n. 147. [7] Per la sospensione degli obblighi di cui al presente comma vedi l'art. 8, comma 1, d.l. 24 agosto 2021, n. 118, conv. con modif., in l. 21 ottobre 2021, n. 147. [8] Per la sospensione degli obblighi di cui al presente comma vedi l'art. 8, comma 1, d.l. 24 agosto 2021, n. 118, conv. con modif., in l. 21 ottobre 2021, n. 147. InquadramentoL'art. in commento dispone che, quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite, gli amministratori devono senza indugio convocare l'assemblea dei soci per gli opportuni provvedimenti. Tale obbligo è, peraltro, presidiato con la sanzione amministrativa di cui all'art. 2631 c.c. L'ipotesi disciplinata è qualificata come riduzione «nominale» del capitale sociale in quanto essa realizza un adeguamento della rappresentazione contabile del patrimonio sociale rispetto alla situazione reale che, per effetto della perdita, si è già di fatto modificata (così, testualmente, Revigliono, 901; Corrado, 1277). Obbligando gli amministratori a convocare l'assemblea per gli opportuni provvedimenti, la norma assume l'obiettivo di spostare la sede della decisione sulla perdita (che potrebbe costituire il segnale di crisi) dagli amministratori all'assemblea, costituendo così una norma-limite al potere degli amministratori di decidere in via esclusiva sulla sorte dell'impresa (così, De Luca, 510). Viene, peraltro, prevista una disciplina sostanzialmente analoga alle previsioni contenute nelle corrispondenti norme dettate in tema di società azionaria (art. 2446 c.c.). La perdita «grave»I presupposti per l'applicazione della norma sono: che si sia verificata una riduzione del capitale; che tale riduzione sia conseguenza di perdite; che il capitale sociale sia diminuito di oltre un terzo a seguito della perdita. La riduzione del capitale va intesa come decremento della cifra indicata nell'atto costitutivo che corrisponde al patrimonio netto (Revigliono, 901; Zanarone, 1660 che evidenzia il carattere improprio del termine «riduzione» contenuto nella rubrica dell'articolo, in quanto la riduzione del capitale è semmai il prodotto di un atto il quale viene emanato in applicazione di una disciplina che quella fattispecie presuppone). È, poi, necessario che il decremento sia conseguenza non già di una causa qualsivoglia, ma di «perdite»: in altre parole, si avrà perdita del capitale allorquando il patrimonio netto (inteso come somma algebrica fra le attività e le passività vere e proprie) risulti inferiore al valore nominale del capitale sociale così come indicato nell'atto costitutivo (Zanarone, 1661). È necessario, quindi, che le perdite abbiano eroso completamente tutte le riserve disponibili in quanto queste assumono il precipuo scopo di difesa del capitale sociale proprio in caso di perdite (Revigliono, 902; Nobili, 318; Bianchi, 900). In definitiva, si può discorrere di «perdita» del capitale sociale «solo quando il patrimonio netto contabile della società (capitale sociale, più riserve e utili, meno perdite a nuovo) è inferiore al capitale sociale: le perdite che la società subisce devono infatti essere coperte anzitutto con le riserve» (Nobili, 318). Ai fini dell'attivazione degli obblighi previsti dall'art. in commento, la perdita registrata deve essere, poi, «grave» (secondo la locuzione impiegata dall'art. 17 della Seconda direttiva comunitaria in materia societaria, sul punto, De Luca, 508) ovvero una perdita superiore ad un terzo del capitale sociale. In altre parole, le perdite devono essere di entità tale da ridurre il capitale sociale ad una misura inferiore ai due terzi della sua consistenza iniziale (Bianchi, 899). La norma si riferisce all'ipotesi di perdite che intacchino il capitale sociale in misura maggiore del terzo, senza tuttavia importare una riduzione del capitale al di sotto del minimo legale, ipotesi quest'ultima disciplinata dall'articolo che segue. Infatti, non ogni perdita patrimoniale che superi la soglia del terzo del capitale impone l'obbligo di deliberare la riduzione del capitale sociale ove tale riduzione non intacchi anche l'altra soglia rilevante costituita dal minimo legale (Giannelli, 324). In presenza di perdite inferiori ad un terzo del capitale sociale non viene in rilievo la disciplina in commento: la legge, infatti, in tal caso, prevede esclusivamente che non possano essere distribuiti utili ai soci (art. 2478-bis, comma 5, c.c.). Tuttavia, è ben possibile che i soci decidano di ridurre il capitale sociale anche in tale ipotesi (Benatti, 760). Nel caso in cui il minimo legale non sia stato intaccato, la riduzione non è obbligatoria, potendo la società decidere di portare a nuovo le perdite, ma sussiste comunque l'obbligo, per gli amministratori, di convocare l'assemblea senza indugio per l'adozione degli opportuni provvedimenti (Giannelli, ibidem) e di redigere una relazione sulla situazione patrimoniale della società con le osservazioni del collegio sindacale o del revisore. In tal caso, la riduzione del capitale sociale ha funzione «meramente dichiarativa» tendente a far coincidere l'entità del capitale nominale con quello effettivo, riconducendo il primo alla misura del secondo, se ed in quanto questo sia realmente divenuto inferiore all'ammontare indicato nell'atto costitutivo (Cass. n. 8222/2007). Gli obblighi degli amministratori e la convocazione dell'assemblea per gli opportuni provvedimenti.Gli amministratori hanno un obbligo permanente di verificare la corrispondenza del capitale sociale alla effettiva situazione economica-finanziaria della società. Conseguentemente, gli amministratori hanno un obbligo permanente di effettuare le cc.dd. «scritture di assestamento» e, precisamente, operazioni valutative dell'attivo e del passivo attraverso le quali rilevare i valori di competenza del periodo indipendentemente dalla contabilizzazione (De Luca, 513; Postiglione, 2096). Sia pure in assenza di un disposto puntuale come l'art. 2381, non si può dubitare che rientri nel generale contenuto di diligenza il dovere di allestire un sistema organizzativo adeguato, che possa consentire la tempestiva rilevazione di eventuali perdite e prevenire l'insorgere di danni sulla consistenza del patrimonio sociale a tutela non solo dei creditori, ma anche della stessa società e dei soci (Postiglione, 2096). Ove da tale verifica emerga una perdita, gli amministratori hanno, in primo luogo, l'obbligo, sanzionato dall'art. 2631, di convocare senza indugio l'assemblea: in caso di omissione da parte degli amministratori, potrà provvedere il collegio sindacale ove presente. La legge omette di indicare un termine certo per la convocazione dell'assemblea. Secondo la dottrina la convocazione deve avvenire entro una data sufficientemente ravvicinata (Zanarone, 1670): l'espressione senza indugio andrebbe intesa nel senso che agli amministratori è concesso il tempo ragionevolmente necessario perché, rilevata la perdita, possa essere predisposta la informativa preassembleare ed espletate le procedure di convocazione dell'assemblea (De Luca, 514). Si richiama il disposto di cui all'art. 2631 che, ai fini dell'applicazione della sanzione amministrativa, prevede il termine, ove questo non sia espressamente indicato dalla legge o dallo statuto, di trenta giorni (Zanarone, ibidem;Benatti, 764; Spolidoro, 14; De Luca, 514; Revigliono, 903; Mucciarelli, 965). Tale termine, peraltro, decorrerà dal giorno in cui essi sono venuti a conoscenza dei presupposti di legge o, più precisamente, dal giorno in cui essi avrebbero dovuto averne conoscenza qualora avessero amministrato la società con la diligenza richiesta. La tardività con la quale gli amministratori eventualmente si attivino non influisce, però, sulla validità delle deliberazioni assunte dall'assemblea, rilevando tale circostanza soltanto ai fini della responsabilità dell'organo gestorio (De Luca, 514) per l'inosservanza di un obbligo riguardante la conservazione dell'integrità del capitale. Prima che l'assemblea si svolga, gli amministratori sono tenuti a redigere una relazione sulla situazione patrimoniale della società con le osservazioni del collegio sindacale o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti, ove presenti. Ove l'atto costitutivo non preveda diversamente, copia della relazione e delle osservazioni deve essere depositata nella sede della società almeno otto giorni prima dell'assemblea, perché i soci possano prenderne visione (art. 2482-bis). Si tratta della c.d. «informazione preassembleare». Tale informazione deve avere ad oggetto la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società, l'indicazione delle ragioni delle perdite (De Luca, 517) e le proposte dell'organo gestorio (Benatti, 763). L'atto costitutivo può modificare i termini per la presentazione della situazione patrimoniale, sia in aumento che in diminuzione (Benatti, 760; Giannelli, 326; Galletti, 503) ovvero derogare all'obbligo di deposito presso la sede sociale prevedendo una diversa forma di accesso o di conoscenza della situazione patrimoniale, ma non potrebbe legittimamente escludere ogni forma di previa informazione dei soci (Trib. Napoli, 28 dicembre 2004, in Foro it., 2005, I, 1612; contra,Zanarone, 1687 che ricava dal tenore letterale della norma la possibilità di esentare la società dal deposito e da ogni altra forma di comunicazione preventiva della situazione patrimoniale e delle osservazioni con la precisazione, peraltro, che l'esenzione riguarderebbe la comunicazione preventiva, ma non anche la presentazione dei documenti in assemblea senza i quali quest'ultima non potrebbe deliberare; Mucciarelli, 966). Non può, invece, essere escluso l'obbligo di sottoporre all'assemblea la situazione patrimoniale essendo tale obbligo, almeno secondo una parte della dottrina, previsto nell'interesse dei terzi (Benatti, 761; Revigliono, 905; Giannelli, 326). La situazione patrimoniale deve essere redatta dall'organo amministrativo nella sua interezza. In giurisprudenza, si afferma che, in ipotesi di riduzione del capitale di una s.r.l. al di sotto del minimo legale, l'approvazione da parte dell'assemblea dello stato patrimoniale presentato da un solo membro del consiglio di amministrazione, che non sia frutto di un'attività collegiale di detto consiglio, non soddisfa i requisiti richiesti dalla legge ricavabili anche dall'art. 2482-bis, comma 2, c.c., disposizione nella quale, in ipotesi simile a quella considerata (riduzione del capitale sociale per perdite), è specificamente previsto che debba essere sottoposta all'assemblea una relazione degli amministratori sulla situazione patrimoniale della società, la quale non può essere certamente frutto dell'attività autonoma di singoli consiglieri, non collegialmente condivisa (Trib. Milano, 21 ottobre 2004, in Corr. mer., 2005, 37). La situazione patrimoniale deve essere redatta secondo i principî dettati in tema di bilancio di esercizio (Zanarone, 1678; Benatti, 761; Corrado, 1294; Bianchi, 905) tanto da potere essere direttamente sostituito da quest'ultimo nel caso in cui la data di chiusura dell'esercizio sia adeguatamente prossima alla convocazione dell'assemblea per gli opportuni provvedimenti (Zanarone, 1679). Essa costituisce, dunque, un vero e proprio bilancio infrannuale che si compone almeno dello stato patrimoniale e del conto economico, non essendo invece necessaria la nota integrativa (De Luca, 518). In giurisprudenza, la situazione patrimoniale può, eventualmente, essere surrogata dall'ultimo bilancio d'esercizio, purché questo sia riferibile ad una data recente rispetto a quella di convocazione dell'assemblea, sempre che medio tempore non siano sopravvenuti fatti significativi (Cass. n. 8222/2007; Cass. n. 5740/2004; Cass. n. 543/2006). La situazione patrimoniale da redigere in vista della deliberazione assembleare di riduzione per perdite del capitale sociale deve contenere oltre allo stato patrimoniale ed al conto economico, anche la nota integrativa e la relazione degli amministratori (Trib. Bologna, 4 maggio 1998, in Foro it., 1999, I, 1016). Il legislatore vuole che tale situazione patrimoniale sia «aggiornata»: pertanto, in ogni caso, gli amministratori devono dare conto, nel corso dell'assemblea, dei fatti rilevanti intervenuti dopo la redazione della relazione. La funzione di tale ulteriore obbligo è quella di tenere i soci costantemente aggiornati circa la situazione patrimoniale della società di consentire loro una decisione maggiormente consapevole (Revigliono, 906). Tra la data in cui si tiene l'assemblea e quella cui fa riferimento la situazione patrimoniale non devono intercorrere più di quattro mesi (De Luca, 619). In giurisprudenza, si è precisato che il grado di aggiornamento della situazione patrimoniale va valutato in relazione alla ratio di garantire che l'assemblea, in una materia che attiene alla vita stessa della società, sia dettagliatamente ed adeguatamente informata sulla reale situazione patrimoniale della società medesima (Cass. n. 8221/2007; Cass. n. 23269/2005). Si discute in ordine alle conseguenze di una deliberazione adottata dall'assemblea sulla base di una situazione patrimoniale non aggiornata ovvero addirittura falsa. Coloro che ritengono che le norme in tema di riduzione del capitale sociale proteggono interessi di ordine generale concludono che il difetto di aggiornamento o la falsità della situazione patrimoniale importi la nullità per illiceità dell'oggetto della conseguente deliberazione di riduzione assunta dall'assemblea (Spolidoro, 361; Benatti, 761) che potrà essere impugnata da chiunque vi abbia interesse. Altra dottrina, invece, evidenzia come tali norme siano poste a tutela dei soci. Si afferma che l'attività informativa degli amministratori è rivolta ai soci, tanto che essa non viene resa in alcun modo pubblica e che, inoltre, l'eventuale falsità della situazione patrimoniale non si traduce necessariamente in una nullità della deliberazione di riduzione del capitale in quanto, se pure è esagerato l'accertamento delle perdite ed il capitale sociale viene ridotto in misura superiore al necessario, non per questo viene sottratta garanzia patrimoniale indisponibile (De Luca, 521). In giurisprudenza, le regole dettate dagli artt. 2446 e 2447 c.c., prevedenti, ai fini della riduzione del capitale sociale, le modalità con cui le disponibilità della società possono essere intaccate e la necessità del previo deposito della situazione patrimoniale aggiornata, sono strumentali alla tutela, non solo dell'interesse dei soci, ma anche dei terzi; è pertanto nulla la delibera di azzeramento e di reintegrazione del capitale sociale che sia stata adottata in base ad una situazione patrimoniale della società non aggiornata, e assunta sulla base di una determinazione delle perdite al lordo delle riserve (Cass. n. 8221/2007). È nulla la deliberazione con cui l'assemblea di una società a responsabilità limitata, sul presupposto che il capitale sociale sia stato perduto in misura superiore al terzo, proceda alla riduzione ed alla ricostituzione di detto capitale senza il preventivo deposito di una situazione patrimoniale aggiornata (Cass. n. 8222/2007). Va rigettata la domanda di nullità della delibera per violazione della normativa di tutela del capitale sociale e in particolare delle disposizioni ex art. 2482-bis c.c., per «falsa» situazione patrimoniale posta a fondamento della delibera messa in votazione, qualora risulti sia che la contestazione di parte si fondi unicamente sulla constatazione della diversità della situazione patrimoniale portata in votazione rispetto ad una bozza precedentemente elaborata e rilasciata in visione che dava atto di maggiori perdite e di una conseguente situazione di patrimonio netto negativo, sia che la questione era stata espressamente sollevata in corso di lavori e che in quella sede la maggioranza dei soci aveva ritenuto soddisfacenti le spiegazioni fornite dagli amministratori circa la correttezza delle stime proposte nel (secondo) documento concretamente portato in votazione (Trib. Milano, 22 novembre 2013, n. 14734). L'amministratore che all'assemblea convocata per l'azzeramento ed il contestuale aumento del capitale sociale sottopone una relazione che non rappresenta in maniera veritiera e corretta la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica della società lede il diritto del socio di scegliere consapevolmente se sottoscrivere l'aumento di capitale ed è dunque responsabile ex art. 2476, comma 6, c.c. del danno in tal modo causato al suo patrimonio individuale, trattandosi di danno direttamente patito dal socio e non di effetto mediato di un danno arrecato al patrimonio sociale (Trib. Santa Maria Capua Vetere, 10 ottobre 2006, in Giur. it., 2007, 2512). I provvedimenti dell'assemblea.Si è già detto che l'art. in commento sposta la sede della decisione sulla perdita dagli amministratori all'assemblea, costituendo così una norma-limite al potere degli amministratori di decidere in via esclusiva sulla sorte dell'impresa (De Luca, 510). La norma, però, si limita ad affermare che l'assemblea debba essere convocata per l'adozione degli «opportuni provvedimenti», senza spiegare in cosa essi debbano consistere. In generale (Revigliono, 904; Mucciarelli, 967), si ritiene che possa essere deliberata ogni provvedimento idoneo al superamento della crisi, quali, ad es., la riduzione volontaria del capitale sociale, l'approvazione di nuovi piani strategici ovvero un cambiamento di prospettiva operativa; la copertura delle perdite mediante versamenti dei soci senza obbligo di restituzione, il rinvio della perdita all'esercizio successivo (Zanarone, 1676; De Luca, 508), le operazioni straordinarie finalizzate alla copertura delle perdite; la riduzione del capitale ed il suo successivo aumento (Bianchi, 913). Si ritiene possibile anche aumentare direttamente il capitale sociale che avrebbe la funzione di diluire la perdita e riportarla ad un livello inferiore al terzo (Revigliono, ibidem; Zanarone, 1675; Spolidoro, 16). Nel caso in cui la perdita non abbia ridotto il capitale al di sotto del minimo legale, l'assemblea può anche rinviare la decisione ad un momento successivo, sperando che la perdita sia riassorbita nel corso dell'esercizio successivo (Bianchi, 913). La riduzione obbligatoria del capitale sociale.Il quarto comma della disposizione in commento prevede, poi, che se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo deve essere convocata l'assemblea per l'approvazione del bilancio e per la riduzione del capitale in proporzione delle perdite accertate. In altre parole, la riduzione del capitale diviene obbligatoria allorquando la perdita, comunque superiore al terzo, non sia stata assorbita entro l'anno successivo. Con il termine «esercizio successivo» la legge si riferisce all'esercizio che segue quello in cui si sono verificate le perdite, non invece all'esercizio successivo all'adunanza dei soci in cui si è constatata la perdita (Benatti, 765, nt. 27 che precisa che tale adunanza si potrebbe essere svolta verso la fine dell'anno sicché ben poco tempo rimarrebbe se la perdita dovesse essere assorbita in sede di, primo, bilancio successivo a tale assemblea). La decisione di riduzione deve essere assunta con il rispetto del metodo assembleare (Giannelli, 328). È, invece, dibattuto se debba intervenire con il quorumprevisto per le modificazioni dell'atto costitutivo (in senso favorevole, Revigliono, 907; Galletti, 504): parte della dottrina evidenzia, infatti, che, prevedendo la norma la convocazione dell'assemblea tanto per l'approvazione del bilancio che per la riduzione del capitale, la deliberazione può essere assunta con le maggioranze semplici previste dall'art. 2479, comma 3, e non con quelle rafforzate (Giannelli, 328; De Luca, 511, che precisa che, conseguentemente, salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo, la deliberazione è assunta con la presenza di tanti soci che rappresentano almeno la metà del capitale sociale, a maggioranza assoluta; Spolidoro, 17). Anche secondo questa dottrina, comunque, la deliberazione sarebbe soggetta al controllo di legalità da parte del notaio. Secondo altro orientamento, invece, dalla locuzione utilizzata dalla norma secondo la quale l'assemblea è convocata per «l'approvazione del bilancio» e per «la riduzione del capitale» in proporzione delle perdite accertate si trae la conclusione che l'assunzione di ciascuna deliberazione necessita delle maggioranze prescritte per ciascun deliberato: la riduzione del capitale per perdite deve essere adottata, dunque, con le maggioranze previste dall'art. 2479-bis per la modificazione dell'atto costitutivo (Zanarone, 1697; Bartalena, 1683; Galletti, 504; Benatti, 767; Mucciarelli, 968). Si evidenzia, in questa prospettiva, che la deliberazione modifica anche formalmente l'atto costitutivo e che, come tale, essa richiede il metodo assembleare e non può essere adottata con la forma della consultazione scritta o del consenso prestato per iscritto: tale ultima metodologia decisionale non potrà, peraltro, essere adottata per l'approvazione del bilancio successivo a quello in cui sono rilevate le perdite (Benatti, 766). L'entità della riduzione del capitale sociale dovrà essere pari alle perdite. È stato affermato in giurisprudenza che l'assemblea è tenuta a deliberare la riduzione del capitale per perdite in proporzione delle perdite accertate: e ciò sia nel senso che non può ritenersi consentita una riduzione che superi l'ammontare di queste, potendosi altrimenti risolvere la riduzione in un'indebita espropriazione dei soci, privati del valore delle azioni corrispondenti al capitale residuo; sia nel senso che la riduzione non può essere commisurata soltanto ad una frazione delle perdite, giacché ciò ne consentirebbe il trascinamento nel tempo ben oltre il limite temporale dell'esercizio successivo, espressamente indicato dalla menzionata disposizione del codice (Cass. n. 23269/2005; nel medesimo senso, Revigliono, 907; Mucciarelli, 968 che precisa che la riduzione potrebbe essere superiore alla perdita, ma per l'eccedenza si tratterebbe di una riduzione volontaria e non obbligatoria, cosicché a quella porzione si dovrebbe applicare l'art. 2482 e, quindi, il diritto di opposizione dei creditori sociali; Nobili, 322). Qualora l'assemblea non provveda, gli amministratori, l'organo di controllo devono chiedere che venga disposta la riduzione del capitale, in ragione delle perdite risultanti dal bilancio, al tribunale il quale provvederà con decreto soggetto a reclamo da iscriversi nel registro delle imprese a cura degli amministratori. In caso di omissione da parte degli amministratori o dei componenti l'organo di controllo può provvedere qualsiasi interessato (i soci ovvero i creditori). Si afferma (Benatti, 765; Bianchi, 920; Corrado, 1312) che l'intervento del tribunale può essere richiesto in presenza di due presupposti: 1) l'approvazione del bilancio da parte dell'assemblea; 2) l'emersione, da tale bilancio, di una perdita che riduca il capitale di oltre un terzo. Il richiamo all'art. 2446 consente di affermare che l'atto costitutivo (ovvero una deliberazione dell'assemblea adottata con le maggioranze richieste per le modifiche statutarie) può delegare gli amministratori a provvedere alla riduzione. Versamenti dei soci e copertura delle perdite.È dubbio se la riduzione del capitale sociale e la stessa convocazione dell'assemblea possa essere evitata ove i soci ripianino le perdite con versamenti a fondo perduto (sulla problematica, Giannelli, 342 ss.). Secondo una parte della giurisprudenza, i versamenti dei soci, genericamente denominati in conto capitale, sono destinati ad incrementare il patrimonio della società, avendo natura di riserva facoltativa: la loro utilizzazione rimuove il presupposto della riduzione obbligatoria, facendo venire meno la necessità di ricorrere alla procedura di cui all'art. 2482 bis (App. Genova, 30 novembre 2005, in Soc., 2007, 1487; Trib. Milano, 21 dicembre 2005, in Soc., 2006, 1514, secondo il quale è legittimo utilizzare il versamento spontaneo di un socio per la copertura di perdite in sostituzione, a seconda dell'incidenza delle perdite sul capitale, dei provvedimenti previsti dagli artt. 2482 bis e 2482-ter; Trib. Avezzano, 2 dicembre 2004, in Soc., 2005, 617, che ha rigettato l'accertamento della causa di scioglimento della società di una s.r.l. in ragione della dimostrata circostanza che uno dei soci aveva versato a fondo perduto una somma sufficiente per coprire l'intera perdita e ripristinare nel valore originario il capitale sociale). Secondo Trib. Ancona, 13 gennaio 2009, in Not., 2009, 366, in caso di diminuzione del capitale sociale di oltre un terzo in conseguenza di perdite, non è possibile procedere all'aumento del capitale sociale senza averlo prima ridotto in misura corrispondente alla perdita o aver eliminato quest'ultima con operazioni di effettivo ripianamento. Anche in dottrina, si evidenzia che, al fine di evitare l'operazione sul capitale, i soci potrebbero effettuare versamenti destinati appositamente a coprire le perdite. Si precisa che tale deliberazione non potrà vincolare i soci che non aderiscano all'iniziativa, trattandosi di versamenti che possono essere apportati solo su base volontaristica e che non possono essere imposti dalla deliberazione (Benatti, 769; Zanarone, 1691; Bianchi, 902). Tuttavia, i soci non potrebbero aumentare il capitale sociale prima di averlo ridotto (De Luca, 516, secondo il quale la società non potrebbe neppure utilizzare i versamenti in conto futuro aumento di capitale). La società potrebbe utilizzare per il ripianamento delle perdite anche versamenti già eseguiti in conto futuro aumento di capitale o a titolo di mutuo: in tal caso, però, sarà necessario il consenso dei titolari delle somme versate (Benatti, 769). Inoltre, posto che la ratio della norma che impone la convocazione dell'assemblea è costituita da una finalità informativa e che l'onere informativo deve essere assolto anche con riferimento ad eventi successivi alla perdita stessa, gli amministratori non saranno esonerati dall'obbligo di convocare l'assemblea. In tale sede, peraltro, i soci prenderanno atto che sono stati effettuati versamenti a fondo perduto o che sono intervenuti altri eventi significativi e l'assemblea non assumerà, se del caso, ulteriori deliberazioni (De Luca, 516). Il rinvio all'ultimo comma dell'art. 2446Il sesto comma dell'art. in commento prevede l'applicabilità dell'art. 2446 u.c. (sul punto, Barillà, 969 ss.) a mente del quale, nel caso in cui le azioni emesse dalla società siano senza valore nominale, lo statuto, una sua modificazione ovvero una deliberazione adottata con le maggioranze previste per l'assemblea straordinaria possono prevedere che la riduzione del capitale di cui al precedente comma sia deliberata dal consiglio di amministrazione. Si applica in tal caso l'art. 2436 c.c. La delega agli amministratori può anche provenire da una specifica deliberazione assunta con le maggioranze richieste per le modificazioni dell'atto costitutivo (Revigliono, 908). Perdita inferiore ad un terzo del capitale e riduzione del capitale sociale.Pur in presenza di perdite inferiori ad un terzo del capitale sociale, i soci possono decidere –sempre sulla base di una apposita situazione patrimoniale o del bilancio di esercizio – volontariamente di dare corso alla riduzione del capitale sociale (Benatti, 771). Si tratta di una ipotesi di riduzione facoltativa soggetta alle norme che regolano le modificazioni dell'atto costitutivo (Benatti, 771). È, però, dubbio se tale operazione si riconducibile ad una riduzione del capitale per perdite (art. 2482-bis) ovvero ad una riduzione volontaria del capitale (art. 2482) che consentirebbe ai creditori di opporsi alla riduzione medesima. La dottrina maggioritaria sembra propendere per la prima soluzione, in quanto tale decisione non incide sul patrimonio netto come nella riduzione facoltativa vera e propria, ma solo su un capitale che era comunque già «perso», sia pure in parte (Benatti, 771; Bianchi, 922; Corrado, 1292; contra,Mucciarelli, 964 secondo il quale, in caso di perdita inferiore al terzo, la riduzione del capitale sociale non è imposta dalla legge). Di medesimo avviso la giurisprudenza. Si osserva, infatti, che la riduzione facoltativa del capitale sociale per perdite inferiori al terzo è un'operazione destinata per sua stessa natura ad incidere sull'assetto sociale, e quindi ad interferire nella sfera soggettiva dei soci, in particolare sul loro diritto alla distribuzione degli utili, nonché a spiegare influenza sui diritti dei terzi, e segnatamente dei creditori sociali, le cui ragioni sono garantite proprio dal capitale sociale; essa non è contemplata specificamente né dall'art. 2445 c.c., che si riferisce alla diversa ipotesi di esuberanza del capitale, né dagli artt. 2446 e 2447 c.c., che prevedono la riduzione obbligatoria per perdite, ma deve ugualmente attuarsi secondo un modello predefinito che offra adeguate garanzie di protezione ad entrambe le predette categorie di soggetti; nel silenzio del legislatore, la sua disciplina dev'essere ricavata, ai sensi dell'art. 12, comma 2, disp. prel. c.c., dai principî generali desumibili dall'art. 2446, con gli adattamenti resi necessari dalla discrezionalità dell'operazione, connessa alla minore entità della perdita: ne consegue che l'amministratore, mentre non è tenuto a convocare senza indugio l'assemblea, deve rendere edotti i soci dell'effettivo stato patrimoniale della società, mediante una situazione patrimoniale riferita ad una data prossima a quella dell'adunanza; tale situazione patrimoniale può essere surrogata anche dall'ultimo bilancio di esercizio, purché sia rispettata quell'esigenza di continuità temporale, rispetto alla data di convocazione dell'assemblea, che garantisce un'idonea informazione dei soci, e non siano nel frattempo sopravvenuti fatti significativi (Cass. n. 543/2006). BibliografiaBarillà, La riduzione del capitale per perdite e la competenza degli amministratori, in S.r.l. Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011; Benatti, Sub art. 2482-2482-quater, in Santini, Salvatore, Benatti, Paolucci, Società a responsabilità limitata, in Comm. S.B., Bologna, 2014; Bianchi, Riduzione del capitale, in Le nuove S.r.l., a cura di Sarale, Bologna, 2008; Corrado, Sub art. 2482–2482-quater, in Società a responsabilità limitata, a cura di Bianchi, in Commentario alla riforma delle società diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, Milano, 2008; De Luca, Le riduzioni del capitale sociale, in Aa.Vv., La nuova società a responsabilità limitata, a cura di Bione, Guidotti, Pederzini, in Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia, diretto da Galgano, Padova, 2012; Galletti, Sub artt. 2482-2482quater, in Codice commentato delle s.r.l., a cura di Benazzo, Patriarca, Torino, 2006; Giannelli, Le operazioni sul capitale, in Trattato delle società a responsabilità limitata, a cura di Ibba e Marasà, IV, Padova, 2009; Mucciarelli, La riduzione del capitale per perdite, in S.r.l. Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011; Nobili, La riduzione del capitale, in Il nuovo diritto delle società. Liber amicorum Gian Franco Campobasso, diretto da Abbadessa, Portale, III, Torino, 2007; Postiglione, Sub art. 2481-2482-quater, in Codice delle società, a cura di Abriani, Torino, 2016, 2069; Revigliono, Sub art. 248–2482-quater, Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2452-2510, a cura di D.U. Santosuosso in Commentario del codice civile, diretto da E. Gabrielli, Milano, 2015; Spolidoro, La riduzione del capitale sociale nelle S.r.l., in Riv. dir. soc. 2007, 13; Zanarone, Della società a responsabilità limitata, in Comm. S., Milano, 2010. |