Codice Civile art. 2470 - Efficacia e pubblicità (1).Efficacia e pubblicità (1). [I]. Il trasferimento delle partecipazioni ha effetto di fronte alla società dal momento del deposito di cui al successivo comma (2). [II]. L'atto di trasferimento, con sottoscrizione autenticata, deve essere depositato entro trenta giorni, a cura del notaio autenticante, presso l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale. In caso di trasferimento a causa di morte il deposito è effettuato a richiesta dell'erede o del legatario verso presentazione della documentazione richiesta per l'annotazione nel libro dei soci dei corrispondenti trasferimenti in materia di società per azioni (3). [III]. Se la quota è alienata con successivi contratti a più persone, quella tra esse che per prima ha effettuato in buona fede l'iscrizione nel registro delle imprese è preferita alle altre, anche se il suo titolo è di data posteriore. [IV]. Quando l'intera partecipazione appartiene ad un solo socio o muta la persona dell'unico socio, gli amministratori devono depositare per l'iscrizione nel registro (4) delle imprese una dichiarazione contenente l'indicazione del cognome e nome o della denominazione, della data e del luogo di nascita o lo Stato (5) di costituzione, del domicilio o della sede e cittadinanza dell'unico socio. [V]. Quando si costituisce o ricostituisce la pluralità dei soci, gli amministratori ne devono depositare apposita dichiarazione per l'iscrizione nel registro delle imprese. [VI]. L'unico socio o colui che cessa di essere tale può provvedere alla pubblicità prevista nei commi precedenti. [VII]. Le dichiarazioni degli amministratori previste dai commi quarto e quinto devono essere depositate entro trenta giorni dall'avvenuta variazione della compagine sociale (6). (1) V. nota al Capo VII. (2) Le parole «del deposito di cui al», inserite dall'art. 16, comma 12 quater, del d.l. 29 novembre 2008, n. 185, conv., con modif., nella l. 28 gennaio 2009, n. 2, hanno sostituito le parole «dell'iscrizione nel libro dei soci secondo quanto previsto nel». Ai sensi del comma 12 undecies del medesimo art. 16 del d.l. n. 185 del 2008, conv. con modif., dalla l. n. 2 del 2009, le disposizioni entrano in vigore il sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Entro tale termine, gli amministratori delle società a responsabilità limitata depositano, con esenzione da ogni imposta e tassa, apposita dichiarazione per integrare le risultanze del registro delle imprese con quelle del libro dei soci. (3) Comma così modificato dall'art. 16, comma 12 quater, del d.l. 29 novembre 2008, n. 185, conv., con modif., nella l. 28 gennaio 2009, n. 2. Il testo precedente recitava: «L'atto di trasferimento, con sottoscrizione autenticata, deve essere depositato entro trenta giorni, a cura del notaio autenticante, presso l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale. L'iscrizione del trasferimento nel libro dei soci ha luogo, su richiesta dell'alienante o dell'acquirente, verso esibizione del titolo da cui risultino il trasferimento e l'avvenuto deposito. In caso di trasferimento a causa di morte il deposito e l'iscrizione sono effettuati a richiesta dell'erede o del legatario verso presentazione della documentazione richiesta per l'annotazione nel libro dei soci dei corrispondenti trasferimenti in materia di società per azioni». Ai sensi dell'art. 36 del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, conv. con modif. dalla l. 6 agosto 2008, n. 133, l'atto di trasferimento può essere sottoscritto con firma digitale. Ai sensi del comma 12 undecies del medesimo art. 16 del d.l. n. 185 del 2008, conv. con modif., dalla l. n. 2 del 2009, le disposizioni entrano in vigore il sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Entro tale termine, gli amministratori delle società a responsabilità limitata depositano, con esenzione da ogni imposta e tassa, apposita dichiarazione per integrare le risultanze del registro delle imprese con quelle del libro dei soci. (4) Le parole «l'iscrizione nel registro» sono state sostituite alle parole «l'iscrizione del registro» dall'art. 3 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6, come modificato dall'art. 5 1oo) d.lg. 6 febbraio 2004, n. 37. (5) Le parole «lo Stato» sono state inserite dall'art. 3 d.lg. n. 6, cit., come modificato dall'art. 51oo) d.lg. n. 37, cit. (6) Comma così modificato dall'art. 16, comma 12 quater, del d.l. 29 novembre 2008, n. 185 conv., con modif., nella l. 28 gennaio 2009, n. 2. Il testo precedente recitava: «Le dichiarazioni degli amministratori previste dai precedenti quarto e quinto comma devono essere depositate entro trenta giorni dall'iscrizione nel libro dei soci e devono indicare la data di tale iscrizione». Ai sensi del comma 12 undecies del medesimo art. 16 del d.l. n. 185 del 2008, conv. con modif., dalla l. n. 2 del 2009, le disposizioni entrano in vigore il sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Entro tale termine, gli amministratori delle società a responsabilità limitata depositano, con esenzione da ogni imposta e tassa, apposita dichiarazione per integrare le risultanze del registro delle imprese con quelle del libro dei soci. InquadramentoL'articolo in commento ha un contenuto composito, disciplinando, per i primi tre commi, l'efficacia del trasferimento della partecipazione nei confronti della società e regolando, per gli altri successivi commi, il fenomeno dell'unipersonalità. La normativa dei trasferimenti delle quote di società a responsabilità limitata è stata oggetto, successivamente alla riforma del diritto societario, di due interventi particolarmente importanti. Ai sensi dell'art. 36, comma 1-bis, d.l. 25 giugno 2008, n. 112 (convertito in l. 6 agosto 2008, n. 133), l'atto di trasferimento della partecipazione può essere sottoscritto con firma digitale, nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione dei documenti informatici, ed è depositato, entro trenta giorni, presso l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale, a cura di un intermediario abilitato ai sensi dell'art. 31, comma 2-quater, della legge 24 novembre 2000, n. 340 e, quindi, di ragionieri e dottori commercialisti. Peraltro, i dubbi interpretativi in ordine al problema se tale norma avesse introdotto un procedimento di trasferimento alternativo a quello previsto dall'art. 2470 ovvero soltanto una modalità alternativa di trasmissione dell'atto, debitamente autenticato da un notaio (così Trib. Vicenza, 11 aprile 2009, in Riv. not., 2009, 1253, Trib. Milano, 26 giugno 2009, in Riv. not., 2010, 202) sono stati superati dall'art. 14, comma 8, l. 12 novembre 2011, n. 183, che ha chiarito come l'atto di trasferimento delle partecipazioni di società a responsabilità limitata tramite documentazione informatica può avvenire in deroga all'art. 2470, comma 2, e, dunque, senza necessità di autentica notarile. Successivamente, l'art. 16, comma 12-quater, d.l. 29 ottobre 2008, n. 185, aggiunto in sede di conversione dalla l. 28 gennaio 2009, n. 2, ha disposto la soppressione dell'obbligo della tenuta del libro soci nella società a responsabilità limitata, sostituendo all'iscrizione in detto libro il deposito presso il registro delle imprese. L'efficacia del trasferimento delle partecipazioni tra le parti e nei confronti della societàNon vi è dubbio che il contratto di trasferimento di quote di partecipazione in una società a responsabilità limitata, indipendentemente dall'eventuale esistenza di immobili nel patrimonio di questa, non richieda né ad substantiam né ad probationem la forma scritta, la quale non è necessaria per la validità ed efficacia della cessione tra le parti, bensì soltanto per la sua opponibilità alla società stessa (ex plurimis, Cass. n. 10121/2007; Cass. n. 11296/1998; Cass. n. 2252/1998; Cass. n. 3556/2003), con la conseguenza che la prova dell'accordo, tra le parti, può essere data attraverso qualunque mezzo istruttorio, anche indiziario. Ancora recentemente è stato ribadito che il trasferimento della quota della società a responsabilità limitata è valido ed efficace inter partes indipendentemente dalla sua iscrizione nel libro dei soci (e ora dal suo deposito nel registro delle imprese, a seguito dell'abolizione del libro dei soci disposta dal d.l. n. 185/2008, conv. con modificazioni dalla l. n. 2/2009), la quale è invece necessaria unicamente affinché il trasferimento sia efficace anche nei confronti della società e dei terzi e ciò in virtù del principio di libertà delle forme, che consente detto trasferimento, in mancanza di una contraria disposizione dell'atto costitutivo, oltre che per successione mortis causa, anche per atto tra vivi, senza necessità di forma scritta ad substantiam o ad probationem (Cass. n. 5407/2014). La forma scritta – e, precisamente, l'atto pubblico o la scrittura privata con sottoscrizioni autenticate – è, invece, necessaria per potere eseguire il deposito dell'atto di trasferimento presso il registro delle imprese (forma integrativa o ad regularitatem): solo dal momento dell'iscrizione dell'atto il trasferimento sarà efficace nei confronti dei terzi e della società, che è soggetto terzo ed estraneo al trasferimento (Cass., n. 697/1997; Trib. Milano, 21 ottobre 2015, in giurisprudenzadelleimprese.it, secondo il quale, laddove una delle parti abbia rifiutato di recarsi dal notaio per compiere le formalità necessarie all'iscrizione nel registro delle imprese della cessione di quote, occorre emettere una statuizione che tenga luogo dell'atto in parola, consistente nella declaratoria di avvenuto trasferimento della partecipazione sociale). Di identico avviso la dottrina (Zanarone, 628; Speranzin,Bortoluzzi, 363; De Stasio, 352). Secondo un decreto (Giud. registro Roma, 15 aprile 2015), a prescindere dalla legittimità delle deliberazioni corrispondenti, l'esclusione di un socio dalla società, sulla base di una presupposta simulazione nell'intestazione, e la conseguente «riassegnazione» della quota al socio effettivo, non comporta un vero e proprio trasferimento di una quota sociale da un soggetto ad un altro, ai sensi dell'art. 2470 c.c. Conseguentemente, l'atto non può iscriversi, non corrispondendo esso ad alcuna ipotesi tipica prevista dalla legge di iscrizione. Peraltro, anche a volere qualificare la vicenda come vero e proprio trasferimento di quota sociale, osterebbe comunque all'iscrizione medesima il disposto di cui all'art. 2470 c.c., che richiede, in vista dell'iscrizione, un atto di trasferimento di partecipazione sociali redatto per atto pubblico o per scrittura privata autentica. Il primo comma, dunque, dispone che il trasferimento della partecipazione ha effetto difronte alla società dal momento del deposito di cui al successivo comma. Quest'ultimo, peraltro, disciplina due ipotesi a seconda che il trasferimento intervenga per atto tra vivi ovvero per successione mortis causa. Nel primo caso, l'atto di trasferimento, con sottoscrizione autenticata, deve essere depositato entro trenta giorni, a cura del notaio autenticante, presso l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale. Il deposito costituisce per il notaio un obbligo di legge. In caso di successionemortis causa, l'erede o il legatario dovrà provvedere al deposito della documentazione richiesta per l'annotazione nel libro soci dei trasferimenti in materia di società per azioni. L'atto di divisione tra più coeredi dovrà avvenire, invece, nelle forme previste per gli atti tra vivi. Peraltro, la cessione di singole frazioni di quote ereditarie postula l'iscrizione non solo del trasferimentomortis causa, ma altresì dell'atto divisionale, che comporta l'assegnazione delle «frazioni» di quota a ciascuno dei condividenti e quindi delle modifiche nella titolarità e nell'esercizio delle situazioni soggettive che fanno capo ai singoli eredi (Giud. Registro Roma, 26 settembre 2017, secondo il quale, diversamente, verrebbe ad essere violato il principio di continuità delle iscrizioni nel registro delle imprese che richiede che vengano iscritte tutti i mutamenti della compagine sociale succedutisi nel tempo nella titolarità delle quote sociali). Il primo comma dell'art. in commento prevede che il trasferimento della partecipazione ha effetto di fronte alla società dal momento del deposito presso il registro delle imprese (adempimento questo che ha sostituito l'iscrizione nel libro soci): da tale momento, dunque, l'acquirente sarà legittimato ad esercitare i diritti sociali. Una parte della dottrina ritiene di dovere superare la lettera della norma (definita come imprecisione terminologica) e di ancorare l'efficacia nei confronti della società non già al deposito dell'atto, ma alla sua successiva iscrizione nel registro (iscrizione che conclude il procedimento e rende conoscibile sia alla società che ai terzi l'avvenuto trasferimento) (Zanarone, 620; Gattoni, 374; Pinnarò, 1512). Secondo tale orientamento, diversamente, l'efficacia del trasferimento nei confronti della società precederebbe l'efficacia nei confronti dei terzi, creando un forte disallineamento, con la conseguenza che potrebbe essere ammesso ad esercitare i diritti sociali anche chi abbia acquistato le quote sociali sulla base di un atto non iscrivibili (così Marasà, 648) e, comunque, prima che la società stessa possa avere conoscenza dell'avvenuto trasferimento. In senso contrario, si è osservato che la diversa dizione non è da imputare ad una mera svista del legislatore, essendo il frutto di una volontà di consentire all'acquirente di esercitare i diritti sociali senza attendere il compimento delle formalità necessarie all'iscrizione (Speranzin, Bortoluzzi, 365, i quali precisano, da una parte, che l'acquirente dovrà prontamente esibire alla società la prova dell'avvenuto deposito e, dall'altra, che tale interpretazione è in linea con i principî generali in tema di efficacia dichiarativa della pubblicità commerciale; Bartalena, 361; Furgiule, 2013, 80; Furgiuele, 2016, 1882). Peraltro, l'accoglimento di tale secondo indirizzo pone il problema di verificare cosa accada nel caso in cui l'acquirente abbia già esercitato i diritti sociali ed ove il procedimento di iscrizione non abbia successivamente esito positivo. La dottrina evidenzia che la qualità di socio, riconosciuta in via provvisoria dal momento del deposito dell'atto, viene meno retroattivamente (Speranzin-Bortoluzzi, 367; Bartalena, 363) e dovrà essere ristabilito lo status quo ante. Introduzione statutaria del libro soci ed efficacia della cessione nei confronti della societàCome già evidenziato, l'art. 16, comma 12-quater, d.l. 29 ottobre 2008, n. 185, aggiunto in sede di conversione dalla l. 28 gennaio 2009, n. 2, ha soppresso il libro dei soci dal novero di quelli la cui tenuta è obbligatoria nella s.r.l. ed ha, contestualmente, trasferito al registro delle imprese le funzioni da esso fino a quel momento assolte. Soppresso il libro dei soci, la legittimazione all'esercizio dei diritti sociali si acquista per effetto dell'iscrizione nel registro delle imprese e, dunque, in forza di un adempimento che non richiede più la partecipazione della società. Si è evidenziato (Meli, L'opponibilità, cit., 19), peraltro, che l'abrogazione del libro soci: a) fa gravare sugli amministratori l'obbligo di acquisire, consultando ogni volta il registro, le informazioni relative ai trasferimenti; b) sposta a valle dell'evento legittimante il controllo del rispetto delle condizioni eventualmente imposte dallo statuto alla circolazione delle partecipazioni; c) rende possibile l'immediata traduzione dei conflitti relativi al titolo di acquisto delle partecipazioni in conflitti in fase di esercizio dei diritti sociali. Ciò posto, con riferimento alle sorti delle clausole statutarie redatte antecedentemente alla novella, che subordinavano l'esercizio dei diritti sociali all'iscrizione nel libro soci, si ritiene che esse, ove non adeguate alla nuova disciplina, debbano considerarsi tacitamente abrogate o, meglio, debbano essere lette con riferimento al deposito nel registro delle imprese. Al fine di superare le criticità indicate, la dottrina si è chiesta se sia possibile l'introduzione, per via statutaria, di una disciplina conforme alla normativa abrogata. Se si ammette, abbastanza pacificamente, che lo statuto possa prevedere l'introduzione del libro soci al fine di colmare le lacune informative derivanti dal sistema del registro delle imprese (così, Arcidiacono, 696; Donativi, 1362;Meli, 36 secondo il quale la società può porre sui soci l'onere di comunicare i dati personali che li riguardano, necessari per un efficiente svolgimento della vita sociale, a partire dal domicilio e dalle relative variazioni), controversa è, invece, la possibilità di istituire il libro dei soci quale strumento per l'acquisto della legittimazione, nei confronti della società, all'esercizio dei diritti sociali. L'orientamento favorevole ad una tale soluzione evidenzia come essa non determinerebbe una modifica dell'effetto oppositivo legale, ma solo un suo differimento temporale, mediante l'aggiunta di un ulteriore passaggio (Rescio, 1507), in conformità all'ampio ruolo dell'autonomia statutaria. Si sottolinea così che, se i soci possono subordinare l'esercizio dei diritti sociali al decorso di un certo termine dall'iscrizione nel libro dei soci e, comunque, se i soci possono porre limiti statutari alla circolazione delle quote fino a renderle del tutto intrasferibili, non si vede il motivo per il quale la legittimazione all'esercizio dei diritti sociali non possa essere differita e subordinata all'esecuzione di un ulteriore adempimento quale l'iscrizione nel libro dei soci previsto statutariamente (Rescio, 1505; Zanarone, 606; Marasà, 657; Speranzin, Bortoluzzi, 377; Furgiuele, 2013, 197; Furgiuele, 2016, 1885; Consiglio Notarile Milano, massima n. 115). L'orientamento contrario evidenzia come l'abrogazione del libro dei soci risponde ad interessi di natura pubblica – che costituiscono limiti per l'autonomia privata – costituiti dalla semplificazione amministrativa, dalla eliminazione della duplicazione delle iscrizioni (una delle quali inaccessibile al pubblico), dalla volontà di completare il processo di informatizzazione della documentazione amministrativa, dalla tracciabilità della circolazione della ricchezza (Mele, L'opponibilità, cit., 38; Arcidiacono, 698). D'altra parte, l'assegnazione alla annotazione nel libro dei soci del ruolo di condizione necessaria per legittimarsi all'esercizio dei diritti sociali aprirebbe la via a possibili conflitti tra fonte pubblica e fonte privata di legittimazione (Mele, L'opponibilità, cit., 40). Si pongono in evidenza, da una parte, l'assenza, nell'ambito dell'art. 2470, comma 1, di una clausola che faccia salva una diversa regola dell'atto costitutivo, e, dall'altra, la natura imperativa delle norme che disciplinano il regime di opponibilità dei fatti giuridici (Donativi, 1363; Mele, L'opponibilità, cit., 39). In definitiva, l'introduzione statutaria del libro soci può svolgere, in questa prospettiva, soltanto una funzione informativa di fatto (Arcidiacono, 698). In tal senso si è espressa anche la giurisprudenza, secondo la quale è nulla per contrasto con la norma imperativa dell'art. 2470, comma 1, c.c. la clausola statutaria che subordina e differisce l'esercizio dei diritti sociali del cessionario di una quota di s.r.l. al momento dell'iscrizione nel libro dei soci dalla società volontariamente istituito (Giudice registro Verona, decr., 14 settembre 2009, in Soc., 2009, 1497). Il medesimo orientamento è stato fatto proprio anche dal Tribunale di Roma (Trib. Roma ord., 15 gennaio 2015, in giurisprudenzadelleimprese.it) che ha osservato come, pur non potendosi escludere che i soci abbiano legittimamente la possibilità di istituire e prevedere la tenuta del libro soci anche solo per finalità pratiche, p. es. per tenere aggiornata la compagine sociale e l'anagrafica dei soci per la corretta convocazione degli stessi, deve invece escludersi la possibilità di continuare a subordinare all'iscrizione nel libro soci, volontariamente istituito e tenuto dall'amministratore, l'efficacia, di fronte alla società, dell'atto di trasferimento di partecipazioni sociali. Ove si ammettesse una tale eventualità, si rimetterebbe di fatto alla volontà dei soci, peraltro neanche prevista attraverso un inciso di salvaguardia, una sorta di abrogazione della legge, ripristinando il vecchio sistema. Secondo una parte della dottrina (Petrelli, 435), nell'ipotesi di istituzione del libro soci con funzione legittimante verso la società, occorrerebbe comunque distinguere i rapporti tra i soci e la società, da un lato e quelli con terzi, dall'altro. In questa prospettiva, potrebbero essere statutariamente derogati l'art. 2470, comma 1, c.c. (con le disposizioni che disciplinano gli effetti del trasferimento delle partecipazioni nei confronti della società), l'art. 2479-bis, comma 1, c.c. (convocazione dell'assemblea) nonché, probabilmente, l'art. 2472, comma 1, c.c. (responsabilità dell'alienante). Non potrebbero essere, invece, derogate le disposizioni che regolamentano l'efficacia nei confronti dei terzi dell'acquisto della partecipazione sociale (essendo, sotto tale profilo, le clausole societarie res inter alios acta), né quelle che prevedono obblighi di natura pubblicistica. Deve, pertanto, escludersi la derogabilità dell'art. 2470, comma 3 (conflitto tra più acquirenti della medesima quota), dell'art. 2471, comma 1 (modalità di esecuzione del pignoramento sulle quote sociali, essendo coinvolto anche l'interesse del terzo creditore pignorante), e dell'art. 2470, ultimo comma, c.c. (termine per il deposito nel registro delle imprese). In tali casi, gli effetti verso i terzi si produrrebbero comunque dall'iscrizione del relativo atto nel registro delle imprese, così come sulla base della iscrizione dell'atto di compravendita delle partecipazioni sarebbe risolto il conflitto tra più acquirenti: ne deriva la necessità del preventivo deposito dell'atto nel registro delle imprese e l'impossibilità di invertire, per effetto di una clausola statutaria, l'ordine logico che antepone il deposito all'iscrizione nel libro soci (Rescio, 1502). Iscrizione nel registro delle imprese ed invalidità o inefficacia dell'atto.La pubblicità derivante dall'iscrizione dell'atto di trasferimento nel registro delle imprese non ha certamente efficacia sanante di eventuali vizi di cui sia affetta la cessione delle partecipazioni sociali (Speranzin, Bortoluzzi, 368; Marasà, 658; Bartalena, 363). Così, la pubblicità non vale da sola a dare effetto ad un trasferimento invalido o inefficace. In presenza di un atto di trasferimento validamente iscritto nel registro delle imprese, la società potrà sempre eccepire l'eventuale invalidità del medesimo nei confronti dell'acquirente impedendogli l'esercizio dei diritti sociali, così come l'alienante potrà eccepire l'invalidità nei confronti della società, onde rivendicare per sé l'esercizio dei diritti nascenti dalla partecipazione (Zanarone, 601). Il legislatore ha attribuito al notaio (rogante o autenticante) lo svolgimento di un controllo di legalità. Infatti, la forma autenticata comporta un controllo preventivo da parte del notaio ed il rispetto di taluni specifici doveri professionali e deontologici, poiché, in quanto pubblico ufficiale, il notaio deve verificare l'identità delle parti, l'autografia delle sottoscrizioni, l'insussistenza di cause di nullità ex art. 28 l. 16 febbraio 1913, n. 89 ed attuare gli adempimenti posti dalla normativa antiriciclaggio (De Stasio, 353). Il problema si pone, in particolare, per la violazione delle clausole statutarie limitative del trasferimento delle partecipazioni. È noto, infatti, che la violazione di siffatte clausole comporta l'inefficacia rispetto alla società dell'atto di trasferimento, la società potendo rifiutare di riconoscere quale socio l'acquirente della partecipazione il cui acquisto si sia verificato in violazione della clausola di prelazione (Cass. n. 12797/2012; Cass. n. 24559/2015; Cass. n. 12956/2016; Cass. n. 12797/2012). Deve, però, escludersi la nullità dell'atto di trasferimento avvenuto in violazione di tali limiti. Certamente, il notaio deve avvertire le parti della possibilità dell'inefficacia dell'atto di trasferimento dovuta a clausole statutarie (gradimento, offerta di prelazione non adempiuta) o a conflitti di titolarità che emergano dalla visura del registro delle imprese (De Stasio, 353). Tuttavia, egli, a fronte della volontà delle parti pur debitamente informate, non potrebbe rifiutare di procedere alla stipulazione ed agli adempimenti successivi, non rivenendosi, come detto, nella fattispecie profili di nullità. Pertanto, l'atto resta iscrivibile nel registro delle imprese, mentre il controllo concernente l'efficacia di tale atto nei confronti della società è riservato al controllo da parte degli amministratori – successivo rispetto alla iscrizione dell'atto – che potranno rifiutare di ammettere l'acquirente all'esercizio dei diritti sociali (Speranzin, Bortoluzzi, 369; Zanarone, 601, nt. 14; Marasà, 659). Ancorché un trasferimento di partecipazioni sociali sia intervenuto in violazione della clausola statutaria di prelazione – in ragione della circostanza che il rispetto di quest'ultima non assurge ad elemento costitutivo, sotto il profilo tipologico, della fattispecie – l'atto rimane pur sempre valido ed efficace e, quindi, iscrivibile nel registro delle imprese, dovendosi escludere che il conservatore e, quindi, il giudice del registro possa operare, al momento del deposito dell'atto di compravendita una verifica del rispetto della clausola statutaria di prelazione, non afferendo tale valutazione al giudizio di corrispondenza tra l'atto da iscrivere ed il modello legale (Giud. Registro Roma, 17 luglio 2017). I conflitti tra più acquirenti della medesima quota.Il terzo comma della disposizione in commento risolve i conflitti tra più acquirenti della medesima quota: se la quota è alienata con successivi contratti a più persone, quella tra esse che per prima ha effettuato in buona fede l'iscrizione nel registro delle imprese è preferita alle altre, anche se il suo titolo è di data posteriore. La norma – che è stata definita una «ibridazione tra criteri diversi» (Speranzin, Bortoluzzi, 380; Galletti, 169) in quanto affianca allo strumento pubblicitario utilizzato per risolvere i conflitti tra titoli aventi ad oggetto beni immobili o mobili registrati (art. 2644), il requisito soggettivo della buona fede che caratterizza la soluzione dei conflitti correlati alla circolazione dei beni mobili e dei titoli di credito (art. 1155) e, in particolare, il requisito della buona fede – è stata giustificata dalla relazione al d.lgs. n. 6/2003 con la volontà di evitare che l'acquirente di partecipazione di s.r.l. sia garantito in misura maggiore rispetto all'acquirente di azioni, titoli destinati alla circolazione. Si osserva che l'iscrizione del trasferimento nel registro non è adempimento costitutivo della «qualità» di socio, ma consente esclusivamente l'«identificazione» del nuovo socio da parte dei terzi e della società. La registrazione, non integrando l'efficacia del trasferimento, costituisce un criterio di preferenza individuato dal legislatore nel caso in cui la pubblicità del trasferimento sia avvenuta per entrambi i soggetti in conflitto; in caso contrario, dovrà comunque farsi ricorso al principio più generale della priorità del contratto di trasferimento (Furgiuele, 2013, 189; Furgiuele, 2016, 1880). Sotto il profilo oggettivo, il discrimine per valutare l'anteriorità dell'acquisto è costituito dall'iscrizione dell'atto nel registro delle imprese: tuttavia, taluni fanno retroagire la priorità temporale al momento del deposito, non essendo nella disponibilità della parte la successiva iscrizione, eseguita dall'ufficio (Gattoni, 388; Meli, Efficacia, 373; De Luca, 518). Quanto al requisito della buona fede, i maggiori problemi interpretativi riguardano la necessaria integrazione della norma con il principio di cui all'art. 1147, comma 2, e l'individuazione del momento in cui la buona fede deve sussistere. Con riferimento al primo profilo, una parte della dottrina ritiene che la buona fede – che deve essere valutata esclusivamente con riguardo alla posizione del solo acquirente con titolo di data posteriore (Speranzin, 434) – debba essere intesa come «mancata conoscenza effettiva» del primo atto di alienazione compiuto dal dante causa (De Luca, 527; Zanarone, 637; Speranzin, Bortoluzzi, 385): in questa prospettiva, l'atto di trasferimento anteriore potrebbe essere opposto al successivo acquirente esclusivamente previa prova dell'effettiva conoscenza dell'atto traslativo (Speranzin, 439). Altra parte della dottrina, invece, ispirandosi alla generale portata del principio previsto dall'art. 1147, comma 2, hanno inteso la buona fede in esame come «mancata possibilità di conoscenza» (Chessa, 53; Rosapepe, 492; Maltoni, 1858), con la conseguenza che la buona fede non giova se l'ignoranza dipende da colpa grave. Così al primo acquirente sarebbe sufficiente fornire la prova che il successivo acquirente avrebbe avuto la possibilità di conoscere il precedente acquisto utilizzando l'ordinaria diligenza (Rosapepe, 492). Quanto al secondo aspetto problematico, la norma fa riferimento al momento dell'iscrizione nel registro dell'atto di trasferimento (àncora il momento in cui deve sussistere la buona fede all'iscrizione del trasferimento Zanarone, 636, che, però, coerentemente ammette la legittimazione dell'acquirente al deposito dell'atto presso il registro delle imprese): tuttavia, anche per superare l'imprecisione terminologica della norma (all'iscrizione provvede l'ufficio del registro su impulso del notaio e non già la parte), taluni ritengono che il requisito soggettivo deve sussistere al momento del trasferimento della quota: infatti, la partecipazione all'atto con cui è stato acquistato il diritto è l'unica azione giuridica, anteriore all'iscrizione, esattamente imputabile all'acquirente e suscettibile di essere qualificata in termini di buona o di mala fede (De Luca, 529; Galletti, 171). Altri, invece, affermano che la buona fede deve sussistere al momento del deposito dell'atto presso il registro delle imprese, perché tale momento è l'ultimo che è nella disponibilità della parte (Meli, Efficacia, 374; Maltoni, 1871). Secondo altra ricostruzione, infine, la norma sembra richiedere che lo stato soggettivo debba sussistere non solo al momento dell'acquisto della quota, ma anche sia al momento del deposito dell'atto sia al momento della successiva iscrizione del medesimo atto nel registro delle imprese (Speranzin, 435). Secondo i principî generali, la buona fede si presume e non ha rilievo la sopravvenuta conoscenza (sopravvenuta, a seconda delle tesi, rispetto al momento dell'atto di trasferimento o del deposito) dell'altrui acquisto. Infine, secondo una parte della dottrina, la norma risolverebbe non solo il conflitto tra più acquirenti, ma anche tutti i conflitti tra più aventi diritto sulle partecipazioni (ad es. tra acquirente ed usufruttuario della medesima quota) (Zanarone, 643, il quale precisa che, per identità di ratio, la preferenza accordata dalla norma dovrebbe operare in presenza di qualsiasi vicenda soggetta ad iscrizione e produttiva di situazioni giuridiche incompatibili sulla medesima quota; Speranzin, 445). È dubbio se, in via interpretativa, possa applicarsi la norma in commento alla fattispecie di acquisto a non domino e, precisamente, nel caso in cui un soggetto acquisti da un non titolare, ottenendo l'iscrizione in buona fede del proprio titolo d'acquisto nel registro delle imprese. In senso affermativo (Maltoni, 1861; Speranzin, 427 ss.), si afferma che il requisito dell'impossessamento, di cui all'art. 1155, sarebbe stato sostituito dall'adempimento della pubblicità nel registro delle imprese, adempimento questo che avrebbe assunto il ruolo di formalità idonea a determinare, analogamente al possesso, una situazione di esclusività in relazione al bene immateriale-quota (Speranzin, 431). In senso contrario (Briolini, 368; Meli, Efficacia cit., 372; Zanarone, 635, nt. 97; Galletti, 172), si evidenzia l'estraneità del meccanismo di risoluzione del conflitto tra più acquirenti della medesima partecipazione in s.r.l. rispetto a quello dell'acquisto a non domino e l'eccezionalità della norma che disciplina il primo fenomeno che realizza una forma di tutela relativa e non assoluta (Briolini, 368). D'altra parte, non sarebbe possibile procedere all'iscrizione nel registro delle imprese di un acquisto di partecipazioni in cui alienante non risulti il titolare del diritto di proprietà delle quote poiché ciò violerebbe il principio di continuità nelle iscrizioni nel registro delle imprese. Secondo la giurisprudenza di merito (Trib. Roma, 15 giugno 2015, in Soc., 2016, 368), la quota di partecipazione in una società a responsabilità limitata costituisce un bene immateriale, equiparabile al bene mobile non iscritto in pubblici registri, con conseguente applicazione della relativa disciplina e, in particolare, della disciplina delle situazioni soggettive reali e dei conflitti tra di esse sul medesimo bene, e, quindi, a norma dell'art. 1153 c.c. l'acquirente a non domino acquista la proprietà del bene mobile alienato mediante il possesso, purché sia in buona fede al momento della consegna e sussista un titolo idoneo al trasferimento della proprietà. Le formalità pubblicitarie nelle società a responsabilità limitata unipersonali.Gli ultimi quattro commi dell'art. in commento disciplinano gli adempimenti pubblicitari conseguenti al sorgere o alla cessazione della situazione di unipersonalità della società. In primo luogo, ai sensi del quarto comma, al momento del sorgere dell'unipersonalità, ovvero in caso di trasferimento dell'intera partecipazione ad altro (unico) soggetto, gli amministratori devono depositare una dichiarazione contenente l'indicazione dei dati dell'unico socio. La ratio della normativa risiede, secondo autorevole dottrina, nella circostanza che, nelle società unipersonali, mancando altri soci, difetta quella tutela indiretta che per i terzi consegue all'azione dei soci di minoranza a salvaguardia dei propri interessi (Zanarone, 648). L'unipersonalità cui fa riferimento la norma è quella giuridica, da intendersi come titolarità formale del 100% del capitale sociale, e non quella sostanziale di controllo esercitabile sulla società (Zanarone, 652). La violazione degli obblighi pubblicitari previsti dalla norma in commento è sanzionata con la responsabilità illimitata dell'unico socio ai sensi dell'art. 2462, secondo il quale, fin quando non sia attuata la pubblicità prevista dall'art. in commento, l'unico socio risponde illimitatamente. Si tratta di una ipotesi di pubblicità costitutiva (Zanarone, 654, Speranzin, Bortoluzzi, 388) che deroga alla regola di cui all'art. 2193, comma 1, in quanto esclude che la conoscenza della situazione di unipersonalità in capo ai terzi costituisca un surrogato della pubblicità (Speranzin, Bortoluzzi, 388; Capitti, 1085). Si evidenzia che oggetto della disclosure non è costituito tanto dalla generica indicazione del carattere di unipersonalità della società, quanto dall'indicazione dell'identità del socio unico attuale, come si ricava dal fatto che il comma in commento prescrive l'adempimento pubblicitario non soltanto in caso di unipersonalità sopravvenuta – quindi, in presenza di una transizione da una condizione di pluripersonalità ad una di uni personalità – ma, altresì, ogniqualvolta muti l'identità del socio unico (Capitti, 1084). Infatti, nel caso di mutamento della persona dell'unico componente, ad essa va riconosciuto un duplice effetto: l'uno costitutivo, in relazione all'acquisto della responsabilità limitata in capo al socio unico subentrante, l'altro dichiarativo o di pubblicità notizia, con riguardo al socio unico uscente (Speranzin, Bortoluzzi, 390). In giurisprudenza, però, si osserva che l'omissione dell'adempimento pubblicitario di cui all'art. 2470, comma 4, destinato a spiegare rilievo ai fini dell'affermazione della responsabilità illimitata del socio unico ex art. 2462 cpv., resta priva di effetti, allorquando dall'omissione medesima non possa derivare incertezza nell'individuazione del socio unico (Trib. Nocera inf., 29 marzo 2016, in Soc., 2016, 1079). Tale posizione è stata criticata in dottrina, osservandosi che l'iscrizione della dichiarazione è condizione necessaria al fine di riconoscere al socio il beneficio della responsabilità limitata per le obbligazioni sociali (Capitti, 1085) e che il rispetto degli adempimenti formali che la legge ascrive alla categoria della pubblicità costitutiva si pone dunque in termini stringenti ed assoluti, tali da escludere sempre la surrogabilità dell'iscrizione mediante la prova della conoscenza da parte dei terzi dell'atto o del fatto, o mediante un'iscrizione diversa da quella tipizzata. Correttamente, in giurisprudenza, si osserva che l'art. 2462, comma 2, c.c. subordina il beneficio della responsabilità limitata del socio unico di s.r.l., in caso di insolvenza della società, all'ottemperanza di alcuni adempimenti formali, nel novero dei quali rientra l'assolvimento degli obblighi pubblicitari prescritti dall'art. 2470 c.c. La sola iscrizione di un atto di trasferimento di quote di s.r.l. non è idonea a rendere conoscibile la costituzione della pluralità dei soci, essendo all'uopo necessaria una «apposita dichiarazione» (Trib. Roma, 26 marzo 2012, in Giur. comm., 2014, II, 525). Altro adempimento pubblicitario è previsto, a carico degli amministratori, al momento del venire meno della unipersonalità: il comma 5 dispone che, quando si costituisce o ricostituisce la pluralità dei soci, gli amministratori ne devono depositare apposita dichiarazione per l'iscrizione. In tal caso, però, la pubblicità non ha natura costitutiva, ma dichiarativa (Zanarone, 654; Speranzin, Bortoluzzi, 390, i quali precisano che, nel caso in cui, al momento del ripristino della pluralità dei soci, il socio unico godeva del beneficio della responsabilità limitata, l'iscrizione ha valore di mera pubblicità notizia). Si segnala che il sesto comma dell'art. in commento attribuisce la legittimazione a provvedere agli adempimenti pubblicitari anche all'unico socio ovvero a colui che cessa di essere tale. Si tratta di un onere (Zanarone, 659) che si giustifica in relazione alla gravità delle conseguenze che possono derivare dal mancato adempimento pubblicitario. BibliografiaArcidiacono, Art. 2478, Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2452-2510, a cura di D.U. Santosuosso, in Commentario del codice civile, diretto da E. Gabrielli, Milano 2015; Bartalena, Efficacia del trasferimento della partecipazione nei confronti della società, in), S.r.l. Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011; Briolini, Il conflitto tra acquirenti della medesima partecipazione di s.r.l. 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Commentario, a cura di Dolmetta e Presti, Milano, 2011; Donativi, Dal libro dei soci al registro delle imprese: profili sistematici, in Soc. 2009, 1353; Furgiuele, Trasferimento della partecipazione e legittimazione nelle società di capitali, Milano, 2013; Furgiuele, Sub art. 2470, in Codice delle società, a cura di Abriani, Torino, 2016; Gattoni, Sub art. 2470, in Società a responsabilità limitata, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi, Notari, a cura di Bianchi, Milano, 2008, 399; Maltoni, Art. 2470, in Il nuovo diritto delle società, a cura di Maffei Alberti III, Padova, 2005; Galletti, Sub art. 2470, in Codice commentato delle s.r.l., a cura di Benazzo, Patriarca, Napoli, 2004; Marasà, Soppressione del libro soci nella s.r.l. e sue conseguenze, in Riv. dir. civ. 2009, II, 648; Meli, Efficacia del trasferimento della partecipazione nei confronti dei terzi, in S.r.l. 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