Decreto legislativo - 24/02/1998 - n. 58 art. 127 quinquies - Maggiorazione del voto 1Maggiorazione del voto 1 1. Gli statuti possono disporre che sia attribuito voto maggiorato, fino a un massimo di due voti, per ciascuna azione appartenuta al medesimo soggetto per un periodo continuativo non inferiore a ventiquattro mesi a decorrere dalla data di iscrizione nell'elenco previsto dal comma 4. 2. Gli statuti possono altresì disporre l'attribuzione di un voto ulteriore alla scadenza di ogni periodo di dodici mesi, successivo alla maturazione del periodo di cui al comma 1, in cui l'azione sia appartenuta al medesimo soggetto iscritto nell'elenco previsto dal comma 4, fino a un massimo complessivo di dieci voti per azione. Per gli azionisti che hanno maturato la maggiorazione di cui al comma 1 e che sono iscritti nell'elenco previsto dal comma 4 alla data dell'iscrizione della delibera assembleare che modifica lo statuto ai sensi del presente comma, il periodo di maturazione ulteriore inizia a decorrere da tale data. 3. Gli statuti possono altresì prevedere che colui al quale spetta il diritto di voto possa irrevocabilmente rinunciare, in tutto o in parte, al voto maggiorato di cui al comma 1 o al comma 2. 4. Gli statuti stabiliscono le modalità per l'attribuzione del voto maggiorato previsto dai commi 1 e 2 e per l'accertamento dei relativi presupposti, prevedendo in ogni caso un apposito elenco. La Consob stabilisce con proprio regolamento le disposizioni di attuazione del presente articolo al fine di assicurare la trasparenza degli assetti proprietari e l'osservanza delle disposizioni del titolo II, capo II, sezione II, della presente parte. Restano fermi gli obblighi di comunicazione previsti in capo ai titolari di partecipazioni rilevanti. 5. La cessione dell'azione a titolo oneroso o gratuito ovvero la cessione diretta o indiretta di partecipazioni di controllo in società o enti che detengono azioni a voto maggiorato previsto dai commi 1 e 2 in misura superiore alla soglia prevista dall'articolo 120, comma 2, comporta la perdita della maggiorazione del voto. Se lo statuto non dispone diversamente, il diritto di voto maggiorato: a) è conservato in caso di successione per causa di morte nonché in caso di fusione e scissione del titolare delle azioni; b) si estende alle azioni di nuova emissione in caso di aumento di capitale ai sensi dell'articolo 2442 del codice civile. 6. Il progetto di fusione o di scissione di una società il cui statuto prevede la maggiorazione del voto di cui ai commi 1 e 2 può prevedere che il diritto di voto maggiorato spetti anche alle azioni spettanti in cambio di quelle a cui è attribuito voto maggiorato. Tale previsione trova applicazione anche nel caso di un'operazione di fusione, scissione o trasformazione transfrontaliera ai sensi del decreto legislativo 2 marzo 2023, n. 19. Lo statuto può prevedere che la maggiorazione del voto si estenda proporzionalmente alle azioni emesse in esecuzione di un aumento di capitale mediante nuovi conferimenti. 7. Le azioni cui si applica il beneficio previsto dai commi 1 e 2 non costituiscono una categoria speciale di azioni ai sensi dell'articolo 2348 del codice civile. 8. La maggiorazione del voto ai sensi del comma 1 non attribuisce il diritto di recesso, mentre la maggiorazione del voto ai sensi del comma 2 attribuisce il diritto di recesso ai sensi dell'articolo 2437 del codice civile. 9. Qualora le deliberazioni di modifica dello statuto di cui al comma 8 siano adottate nel corso del procedimento di quotazione in un mercato regolamentato delle azioni di una società non risultante da una fusione che coinvolga una società con azioni quotate, la relativa clausola può prevedere che ai fini del possesso continuativo previsto dai commi 1 e 2 sia computato anche il possesso anteriore alla data di iscrizione nell'elenco previsto dal comma 4. 10. Se lo statuto non dispone diversamente, la maggiorazione del diritto di voto si computa anche per la determinazione dei quorum costitutivi e deliberativi che fanno riferimento ad aliquote del capitale sociale. La maggiorazione non ha effetto sui diritti, diversi dal voto, spettanti in forza del possesso di determinate aliquote di capitale. 11. Nei casi di fusione, scissione o trasformazione transfrontaliera ai sensi del decreto legislativo 2 marzo 2023, n. 19, o ai sensi dell'articolo 25, comma 3, della legge 31 maggio 1995, n. 218, se la società risultante da dette operazioni è una società con azioni quotate o in corso di quotazione, lo statuto può prevedere che, ai fini del computo del periodo continuativo previsto al comma 1, rilevi anche il periodo di titolarità ininterrotta prima dell'iscrizione nell'elenco previsto dal comma 4 di azioni con diritto di voto della società incorporata, scissa o soggetta a trasformazione comprovato dall'attestazione rilasciata da un intermediario autorizzato ovvero con altri mezzi idonei ai sensi dell'ordinamento dello Stato che disciplina la società incorporata, scissa o soggetta a trasformazione [1] Articolo inserito dall'articolo 20, comma 1, lettera aa) del D.L. 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni dalla Legge 11 agosto 2014, n. 116 e successivamente sostituito dall'articolo 14, comma 1, lettera b), della Legge 5 marzo 2024, n. 21. InquadramentoL'articolo è stato inserito dall'art. 20 del d.l. n. 91 del 24 giugno 2014, come modificato dalla legge di conversione n. 116 dell'11 agosto 2014. Con tale intervento, la normativa ha superato il principio one share-one vote e ha reso possibili strumenti flessibili che consentono agli azionisti di maggioranza di collocare sul mercato un maggior numero di azioni, incrementando in tal modo la liquidità del titolo, pur mantenendo il controllo da parte dell'emittente. Per le società quotate, nella disciplina contenuta nel TUF sono stati inseriti l'art. 127-quinquies, rubricato «Maggiorazione del voto», in forza del quale sono introdotte nel nostro ordinamento le loyalty shares che attribuiscono un diritto di voto maggiorato a coloro che posseggono azioni della società per un determinato periodo di tempo. Unitamente all'inserimento delle azioni a voto plurimo (art. 127-sexies TUF), è caduto definitivamente il divieto per le società per azioni, sia quotate che non quotate, di emettere azioni che attribuiscono più di un diritto di voto (rispettivamente nella forma delle azioni a voto maggiorato ed a voto plurimo) ancorché già la riforma delle società di capitali (d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6) avesse già apportato ampie innovazioni al principio di stretta proporzionalità tra azione e diritto di voto, pur mantenendo fermo, come colonna portante della democrazia finanziaria, il principio «un'azione, un voto», a differenza di quanto invece avveniva (seppure con alcuni limiti) negli ordinamenti di altri paesi comunitari e non (tra i quali Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Danimarca, Stati Uniti e Giappone). Ulteriormente, con il d.lgs. 27 gennaio 2010, n. 27 era stata introdotta nel nostro ordinamento, analogamente a quanto oggi disposto in tema di diritto di voto, la possibilità, sebbene soltanto per le società quotate, di prevedere nello statuto una maggiorazione del dividendo (non superiore al 10% del dividendo ordinario) a favore degli azionisti diversi dai soci di controllo, che abbiano detenuto le azioni per un periodo continuativo indicato nello statuto, ma comunque non inferiore ad un anno (art. 127-quater TUF). Con il provvedimento congiunto Banca d'Italia/Consob sulla gestione accentrata, modificato nel febbraio 2015 per allinearlo alle novità introdotte nel TUF sul voto maggiorato, sono stati delineati i flussi informativi per il funzionamento del diritto di voto maggiorato, demandando, esplicitamente per la prima volta a standard di mercato la definizione degli aspetti più operativi, non espressamente disciplinati nel provvedimento stesso. Le istruzioni operative rispondono all'esigenza del mercato di rendere efficiente il processo di legittimazione all'esercizio del voto maggiorato. Il processo delineato nel provvedimento prima, e nelle istruzioni operative poi, è basato su un flusso di comunicazioni, simile a quello previsto per l'esercizio di altri diritti sociali (comunicazioni per l'intervento in assemblea, comunicazioni per il diritto di integrazione dell'ordine del giorno, etc.), diretto ed informatizzato tra intermediario ed emittente; sono quindi evitati processi manuali che possano di fatto rendere complicata od onerosa la procedura, così rispondendo alle istanze rappresentate da alcuni operatori di mercato. Le istruzioni operative disciplinano quindi il contenuto, le modalità e le procedure per le varie fasi che caratterizzano l'istituto del voto maggiorato, chiariscono quali sono i compiti spettanti ai soggetti coinvolti, disciplinano il contenuto dei modelli da utilizzare e infine garantiscono la massima conoscibilità delle varie fasi di vita del diritto a emittenti, intermediari e soggetti iscritti nell'elenco; questi ultimi, in particolare, beneficiano di un'informativa tale da garantire loro il monitoraggio, nel tempo, sull'investimento azionario effettuato. Le caratteristiche principali del nuovo istitutoLa nuova normativa prevede che la maggiorazione del diritto di voto: - possa essere introdotta da società quotate o in fase di quotazione; - possa attribuire fino a 2 voti per ogni azione posseduta; - attribuisca il diritto di voto maggiorato decorso un periodo di 24 mesi di detenzione minima continuativa (attestata mediante iscrizione in un apposito elenco istituito dalla società). Analogamente alla maggiorazione del dividendo (art. 125-quater TUF: v.), la maggiorazione del diritto di voto non comporta la creazione di una categoria speciale di azioni a voto maggiorato diverse dalle azioni ordinarie (la maggiorazione spetta a ciascun azionista che rispetti i requisiti di detenzione minima continuativa) e viene meno se le azioni sono cedute o se cambia il controllo dell'azionista a cui spetta la maggiorazione. La maggiorazione del diritto di voto è rilevante al fine del calcolo delle soglie di partecipazione che determinano il sorgere dell'obbligo di disclosure e, soprattutto, dell'obbligo di promuovere l'OPA (inclusa la c.d. OPA da consolidamento). Conseguentemente, le potenzialità della maggiorazione possono essere sfruttate al meglio: - dalle società già quotate, nei casi in cui sia presente un azionista di riferimento che già detenga il 50% + 1 dei diritti di voto e sia interessato a cedere parte delle proprie azioni a terzi, anche tramite collocamento sul mercato; - dalle società che intendono quotarsi, nei casi in cui l'azionista di riferimento intenda mantenere più del 50% dei diritti di voto e allo stesso tempo collocare sul mercato contestualmente alla quotazione un maggior numero di azioni. In tal caso, infatti, al fine del possesso continuativo minimo di 24 mesi potrà essere considerato anche il periodo di possesso anteriore all'iscrizione nell'apposito elenco. In entrambi i casi, l'azionista di riferimento potrà contemporaneamente (i) mantenere il controllo dell'emittente o comunque continuare ad esprimere il medesimo numero di voti, (ii) ridurre la propria partecipazione attraverso il disinvestimento e (iii) aumentare la liquidità delle azioni. Come accennato, le azioni con voto maggiorato non costituiscono una categoria speciale di azioni ai sensi dell'art. 2348 c.c. (comma 5). Tale precisazione si collega con la previsione, contenuta nel comma 3 dell'articolo in commento, relativa alla perdita del voto maggiorato nell'ipotesi di cessione a titolo oneroso o gratuito delle azioni. In caso contrario, infatti, la circolazione delle azioni non avrebbe avuto alcuna rilevanza sulla maggiorazione del voto e, in particolare, non ne avrebbe determinato l'estinzione. Il ruolo fondamentale dell'elenco dei soci che intendono beneficiare del voto maggioratoNella disciplina della maggiorazione del voto un ruolo centrale è svolto dall'elenco nel quale devono iscriversi i soci che intendono beneficiare del voto maggiorato al termine del periodo di possesso continuativo di almeno 24 mesi, decorrente dalla data dell'iscrizione. L'elenco identifica dunque i soggetti che richiedono la maggiorazione ed è lo strumento che consente all'emittente di accertare il possesso continuativo delle partecipazioni da parte dell'azionista ai fini della maturazione del beneficio. La sua funzione è quindi diversa da quella del libro soci, soggetto a disciplina e adempimenti differenti, anche se sussiste una complementarietà tra i due strumenti. La tenuta dell'elenco è rimessa all'emittente, che deve stabilire nello statuto le modalità per l'accertamento e per l'attribuzione della maggiorazione del voto, incluse l'eventuale previsione della possibilità di rinuncia irrevocabile alla maggiorazione e le (eventuali) scelte opzionali in materia di perdita o estensione del beneficio, previste dall'art. 127-quinquies. La sua corretta tenuta presuppone che ci sia un efficiente flusso di informazioni tra azionisti, intermediari ed emittenti che individui con chiarezza ruoli e responsabilità di tutti gli attori coinvolti. Il nuovo art. 143-quater della delibera Consob n. 11971 del 14 maggio 1999 (Regolamento Emittenti), introdotto dalla delibera Consob del 19 dicembre 2014 n. 19084, individua il contenuto minimo dell'elenco, stabilendo che in esso dovranno essere riportati, almeno: i dati identificativi degli azionisti che hanno richiesto l'iscrizione; il numero delle azioni per le quali è stata richiesta l'iscrizione, con indicazione dei trasferimenti e dei vincoli ad esse relativi; la data di iscrizione. In apposita sezione dell'elenco devono essere, altresì, indicati: i dati degli azionisti che hanno conseguito la maggiorazione del diritto di voto, il numero delle azioni con diritto di voto maggiorato (con indicazione dei trasferimenti e dei vincoli ad esse relativi nonché degli atti di rinuncia) e la data di conseguimento della maggiorazione del diritto di voto. Le società devono aggiornare l'elenco, in conformità alle comunicazioni e alle segnalazioni effettuate dagli intermediari, secondo quanto previsto dal Testo unico e dalla relativa disciplina di attuazione, nonché sulla base delle eventuali comunicazioni ricevute dagli azionisti, entro il termine eventualmente previsto dallo statuto e comunque nel rispetto di quanto disposto dall'articolo 85-bis, comma 4-bis. Le risultanze dell'elenco devono essere messe a disposizione dei soci, a loro richiesta, anche su supporto informatico in un formato comunemente utilizzato. Le società, da ultimo, devono rendere noti, mediante pubblicazione nel proprio sito internet, i dati identificativi degli azionisti che hanno richiesto l'iscrizione nell'elenco, con indicazione delle relative partecipazioni, comunque superiori alla soglia indicata dall'articolo 120, comma 2, del Testo unico, e della data di iscrizione, entro il termine previsto dal comma 3 dell'art. 143-quater della delibera Consob n. 11971 del 14 maggio 1999 (Regolamento Emittenti). La personalizzazione della maggiorazione del diritto di votoLa nuova normativa delega all'autonomia statutaria la definizione concreta del funzionamento del diritto di voto maggiorato, consentendo agli emittenti di personalizzare la propria governance. È possibile, infatti: definire il perimetro di operatività della maggiorazione, limitandola a specifiche categorie di decisioni (es. nomina amministratori, operazioni straordinarie, etc.); definire l'entità della maggiorazione, entro il limite massimo di 2 voti per azione (es. 1,5); prevedere una durata continuativa del possesso eccedente il minimo di 24 mesi; introdurre la possibilità di rinunciare irrevocabilmente, in tutto o in parte, alla maggiorazione al verificarsi di specifici eventi; prevedere che la maggiorazione del voto decada in caso di successione per causa di morte, fusione, scissione del titolare delle azioni; estendere la maggiorazione in caso di fusione o scissione alle azioni spettanti in cambio di quelle che a cui è attribuito il voto maggiorato; estendere la maggiorazione del voto alle azioni emesse in caso di aumenti di capitale eseguiti mediante nuovi conferimenti e in caso di aumenti di capitale gratuiti; disciplinare la sorte della maggiorazione in caso di pegno, usufrutto e sequestro; definire la periodicità con la quale gli azionisti possono chiedere alla società l'iscrizione nell'elenco da questa istituito e, nel caso in cui la società non sia ancora quotata, computare ai fini del calcolo della durata continuativa del possesso anche il periodo pregresso. Se lo statuto non dispone diversamente, il voto maggiorato si conserva in caso di successione per causa di morte e nell'ipotesi di fusione e scissione del titolare delle azioni; inoltre, si estende alle azioni emesse a fronte di una delibera di aumento gratuito del capitale (comma 3, lett. a e b, dell'art. 125-quinquies TUF). Il progetto di fusione e di scissione di una società, il cui statuto dispone la maggiorazione del voto, può prevedere che il diritto di voto maggiorato competa anche alle azioni attribuite in concambio. Lo statuto può anche prevedere che il socio, al quale compete la maggiorazione del voto, possa rinunciarvi irrevocabilmente, in tutto o in parte (comma 1) e che il voto maggiorato si estenda proporzionalmente anche alle azioni emesse in esecuzione di un aumento di capitale a pagamento (comma 4). Della maggiorazione del voto si tiene conto ai fini della determinazione dei quorum costitutivi e deliberativi dell'assemblea che fanno riferimento ad aliquote del capitale sociale. Si tratta, pure in questo caso, di una disciplina dispositiva, potendo lo statuto disporre diversamente. La maggiorazione del voto non ha, invece, effetto sui diritti diversi dal voto, che competono al socio in virtù del possesso di determinate aliquote del capitale sociale. Si pensi, ad esempio, alla convocazione in assemblea, all'azione di responsabilità nei confronti degli organi di amministrazione e di controllo e all'impugnazione della delibera assembleare. La previsione della possibilità di emettere azioni con voto maggiorato – segnalando che la deliberazione di modifica dello statuto non attribuisce il diritto di recesso ai soci che non vi hanno concorso (comma 6) – ha lo scopo di incentivare la quotazione, mantenendo per il gruppo di controllo però la possibilità di conservare la posizione di azionista di riferimento. In questa prospettiva, va letta anche la disposizione che consente di adottare la clausola sull'attribuzione del voto maggiorato nel corso di un procedimento per la quotazione in un mercato regolamentato, computando ai fini del possesso continuativo anche quello anteriore all'introduzione della clausola e, quindi, precedente pure alla creazione dell'apposito elenco (comma 7). Le modifiche apportate al Regolamento EmittentiCon la delibera Consob del 19 dicembre 2014 n. 19084, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 31 dicembre 2014, è stato modificato il Regolamento Emittenti. Le modifiche danno attuazione alle novità introdotte dal d.l. 24 giugno 2014, n. 91 che ha modificato il TUF. Le principali novità introdotte dalla Delibera concernono il contenuto, l'aggiornamento e la pubblicità dell'elenco previsto dall'art. 125-quinquies TUF e alcune disposizioni in tema di assetti proprietari e di OPA. Inoltre, a carico della società quotata il cui statuto preveda la maggiorazione del diritto di voto ovvero l'emissione di azioni a voto plurimo (quest'ultimo nelle ipotesi di cui all'art. 127-sexies del TUF), sono stati previsti obblighi di informativa nei confronti del pubblico e della Consob in relazione all'ammontare complessivo dei diritti di voto e al numero di azioni che compongono il capitale sociale (cfr. art. 85-bis, comma 4-bis, del Regolamento Emittenti). Tali obblighi dovranno essere adempiuti in due occasioni: entro il quinto giorno di mercato aperto dalla fine di ciascun mese di calendario durante il quale è stato accertato un aumento dei diritti di voto ed entro il giorno successivo alla c.d. record date (il settimo giorno di mercato aperto prima della data fissata per l'assemblea convocata, data in cui si cristallizza il diritto di partecipare e votare nell'assemblea stessa). In tal modo, il legislatore ha inteso garantire un aggiornamento periodico delle informazioni inerenti il capitale votante della società, su base mensile e, comunque, un aggiornamento ad hoc in tempo utile per una consapevole partecipazione alle adunanze assembleari. Secondo la cadenza prevista dallo statuto e, comunque, con cadenza allineata ai suddetti obblighi di informativa, la società il cui statuto preveda la maggiorazione dei diritti di voto procede ad aggiornare l'elenco sulla base delle comunicazioni e delle segnalazioni effettuate dagli intermediari, nonché sulla base delle eventuali comunicazioni ricevute dagli azionisti (che possono essere previste dallo statuto ovvero in adempimento degli obblighi di informativa in tema di assetti proprietari) (cfr. art. 143-quater, comma 3, del Regolamento Emittenti). Le informazioni contenute nell'elenco devono essere messe a disposizione dei soci che ne facciano richiesta, anche mediante l'uso di un supporto informatico. Infine, la società è tenuta alla pubblicazione sul proprio sito Internet dei dati identificativi degli azionisti che abbiano richiesto l'iscrizione nell'elenco e che siano titolari di partecipazioni in misura rilevante ai sensi dell'art. 120 del TUF (ovverosia, in generale, una partecipazione minima del 2% o, in caso di PMI, del 5%). Il termine entro il quale occorre effettuare la pubblicazione delle informazioni sul sito Internet è il medesimo previsto ai fini dell'aggiornamento dell'elenco (si applica, dunque, il termine eventualmente previsto dallo statuto, salvo l'obbligo di aggiornamento mensile e il termine di 1 giorno dalla record date assembleare). La nuova nozione di capitale socialeL'art. 120, comma 1, del TUF, così come modificato dal d.l. n. 91 del 24 giugno 2014, prevede che nelle società quotate i cui statuti consentano la maggiorazione del diritto di voto o abbiano previsto l'emissione di azioni a voto plurimo, per «capitale sociale» debba intendersi «il numero complessivo dei diritti di voto». Tale nuova definizione di capitale sociale è rilevante per il calcolo del denominatore su cui viene computata la partecipazione ai fini degli obblighi di informativa in tema di partecipazioni rilevanti e della trasparenza dei patti parasociali. Di conseguenza, la Delibera Consob del 19 dicembre 2014, n. 19084, ha modificato il Regolamento Emittenti per prevedere che, ai fini degli obblighi di informativa in tema di partecipazioni rilevanti per le suddette società, il calcolo delle soglie rilevanti debba effettuarsi in relazione non più al numero delle azioni, bensì ai diritti di voto. In particolare: (i) per «capitale sociale» s'intende «il numero complessivo dei diritti di voto» (cfr. art. 116-terdecies del Regolamento Emittenti); e (ii) per «partecipazioni» s'intende «il numero dei diritti di voto riferiti alle azioni oggetto di comunicazione» (cfr. art. 118, comma 3-bis, del Regolamento Emittenti). È stata, inoltre, prevista un'esenzione dall'obbligo di comunicare il superamento o la riduzione della soglia di partecipazioni rilevanti in misura superiore o inferiore al 2%, in caso di variazioni meramente passive, dovute a mutamenti della base di calcolo del capitale sociale o dei diritti di voto (cfr. art. 117, comma 2, del Regolamento Emittenti). Con riferimento ai termini e alle modalità di comunicazione delle partecipazioni rilevanti, è stato specificato che in caso di maggiorazione o di rinuncia al diritto di voto, tale comunicazione è effettuata senza indugio e, comunque, entro cinque giorni di negoziazione dalla pubblicazione delle comunicazioni in relazione all'ammontare complessivo dei diritti di voto cui sono ora tenute le società quotate ai sensi dell'art. 85-bis, comma 4-bis, del Regolamento Emittenti (cfr. art. 121, comma 1-bis, del Regolamento Emittenti). Per quanto riguarda la disciplina sulla trasparenza dei patti parasociali, le modifiche al Regolamento Emittenti sono volte a: (i) sostituire il riferimento alle azioni con il riferimento al numero dei diritti di voto detenuti dagli aderenti ai patti parasociali; (ii) semplificare le modalità di diffusione delle informazioni in caso di variazioni ai patti relative esclusivamente al numero dei diritti di voto sindacati (con pubblicazione delle informazioni essenziali aggiornate solo sul sito Internet indicato nell'estratto); e (iii) semplificare gli obblighi di informativa in caso di variazioni ai patti relative esclusivamente al numero dei diritti di voto sindacati ove tali variazioni non comportino superamenti o riduzioni entro le soglie delle partecipazioni rilevanti di cui all'art. 120 del TUF (in tal caso l'obbligo di comunicazione deve essere adempiuto una volta l'anno entro cinque giorni dalla chiusura dell'esercizio sociale) (cfr. artt. 128, 129, 130 e 131 della delibera Consob n. 11971 del 14 maggio 1999, Regolamento Emittenti). L'impatto sulla disciplina dell'OPA obbligatoriaIn tema di OPA obbligatoria, l'art. 106, comma 1, del TUF, come modificato dal d.l. n. 91 del 24 giugno 2014, prevede che chiunque, a seguito di acquisti ovvero maggiorazione dei diritti di voto, arrivi a detenere una partecipazione superiore alla soglia del 30% ovvero a disporre di diritti di voto in misura superiore al 30%, sia tenuto a promuovere un'OPA totalitaria. Si noti peraltro che, ai sensi del successivo comma 2, per le società diverse dalle PMI l'obbligo di promuovere l'OPA sorge già con il superamento della soglia del 25%, se non vi sia alcun socio che detenga una partecipazione più elevata nella società. Al fine di adeguarsi alla suddetta novità normativa, la Delibera Consob ha previsto l'inserimento nel Regolamento Emittenti dell'art. 44-bis, il quale dispone che, per le società che hanno introdotto la maggiorazione del diritto di voto, ovvero consentono l'emissione di azioni con diritto di voto plurimo ex art. 127-sexies TUF, l'obbligo di OPA scatti in caso di superamento delle soglie percentuali calcolate in rapporto al numero complessivo dei diritti di voto comunicati dall'emittente ai sensi dell'art. 85-bis, comma 4-bis, del Regolamento Emittenti. Tale impostazione mira a garantire un allineamento dei criteri di calcolo della partecipazione con quanto già previsto in materia di assetti proprietari, poiché il denominatore di calcolo sarebbe comunque corrispondente, con le rispettive peculiarità di disciplina, al numero complessivo dei diritti di voto comunicati dall'emittente. Inoltre, al fine di contemperare i diritti degli azionisti di minoranza con la necessità di non imporre obblighi eccessivamente onerosi in conseguenza di fatti non dipendenti dalla volontà del soggetto obbligato, il Regolamento Emittenti introduce una specifica esenzione dall'obbligo di OPA per le ipotesi di superamento meramente passivo delle soglie rilevanti (anche quelle da consolidamento), per via della riduzione del numero complessivo dei diritti di voto (art. 49, comma 1, lett. d-bis, del Regolamento Emittenti). Tale esenzione, tuttavia, non opera nel caso in cui il superamento delle soglie rilevanti – pur meramente passivo in quanto conseguente alla riduzione del numero complessivo dei diritti di voto – si verifichi in capo ad un soggetto titolare di una partecipazione che, calcolata in rapporto al numero complessivo di azioni emesse dall'emittente, superi le soglie rilevanti ai fini dell'obbligo di OPA. Ed infatti, sempre in un'ottica di bilanciamento dei contrapposti interessi, si è ritenuto che il soggetto che volontariamente si ponga al di sopra della soglia OPA calcolata sulla base del numero delle azioni in circolazione – facendo sostanzialmente affidamento che l'obbligo di promuovere l'OPA non sorga perché il numero dei diritti di voto in quel momento esistenti è superiore al numero delle azioni in circolazione – indirettamente accetti il rischio che, nell'ipotesi del venir meno di talune maggiorazioni di voto o voti multipli, sarà obbligato a promuovere un'OPA. Anche in tale ultima ipotesi, il socio potrà comunque avvalersi dell'esenzione dall'obbligo di promuovere un'OPA prevista per i c.d. superamenti temporanei, impegnandosi a cedere a parti non correlate i titoli (ovvero a ridurre i diritti di voto) in eccedenza, entro 12 mesi e a non esercitare nel frattempo i medesimi diritti. Si noti peraltro che, per poter tenere conto del fatto che il superamento delle soglie determinato dalla riduzione del numero complessivo dei diritti di voto può essere anche particolarmente significativo, è stato eliminato ogni vincolo quantitativo per l'applicazione dell'esenzione da superamento di carattere temporaneo (in precedenza, era possibile avvalersi dell'esenzione solo se l'eccedenza rispetto alla soglia OPA fosse stata contenuta entro un limite del 3% e dell'1% in caso di OPA di consolidamento) (art. 49, comma 1, lett. e, del Regolamento Emittenti). Infine, è stato specificato che le previsioni in materia di obbligo di offerta per acquisto indiretto di cui all'art. 45 del Regolamento Emittenti si applicano anche in caso di superamento delle soglie rilevanti a seguito di maggiorazione del diritto di voto. Il disegno di legge che introduce interventi a sostegno della competitività dei capitali dell’11 aprile 2023In data 11 aprile 2023 è stato approvato dal Consiglio dei ministri un disegno di legge che introduce interventi a sostegno della competitività dei capitali. Nello specifico la normativa costituisce una riforma organica volta a incentivare la quotazione delle società e diffondere l’azionariato della Borsa italiana, anche al fine di sostenere le imprese che puntano a crescere e ad aumentare la propria competitività mediante il ricorso al mercato dei capitali. Il disegno di legge in particolare: - semplifica le procedure di ammissione alla negoziazione, - riduce gli oneri a carico delle aziende che intendono quotarsi ed estende la classificazione di “piccole e medie imprese” emittenti azioni quotate, innalzando il tetto della capitalizzazione massima da 500 milioni a un miliardo di euro; - riforma la disciplina degli emittenti di strumenti finanziari diffusi; - modifica le regole in tema di responsabilità del collocatore e di offerta fuori sede. Infine, sono introdotte norme innovative in materia di svolgimento delle assemblee di società per azioni quotate, di esercizio dei diritti di voto plurimo e di flottante. BibliografiaAa.Vv., Voto maggiorato, voto plurimo e modifiche dell’Opa (seminario, Roma, Università La Sapienza, 7 novembre 2014), in Giur. comm. 2015, I, 211; Assonime, Chiarimenti su azioni a voto plurimo e azioni a voto maggiorato, Circolare n. 10/2015; Cera, Presti, Il Testo Unico finanziario. Vol. 2: Mercati ed emittenti, Bologna, 2020; Cera, Le società con azioni quotate nei mercati, Bologna, 2022; Ferri G. jr., Azioni a voto plurimo e voto maggiorato: profili tipologici, in Riv. not. 2015, 761; Giampaolino, Azioni a voto maggiorato e a voto plurimo, in Giur. comm. 2015, I, 779; Marchetti, Il voto maggiorato nelle società quotate, in Aa.Vv., a cura di Tombari, Governo societario, azioni a voto multiplo e maggiorazione del voto, Quaderni Cesifin, Torino, 2016; Marchisio, La «maggiorazione del voto» (art. 127-quinquies TUF): récompense al socio «stabile» o trucage del socio di controllo?, in Banca, borsa tit. cred. 2015, I, 78; Marasà, Voto plurimo, voto maggiorato e cooperative, in Banca, borsa tit. cred. 2016, I, 1; Montalenti, Voto maggiorato e voto plurimo: prime riflessioni, in Nuovo dir. soc. 2015, fasc. 22, 9; Morini, Appunti sulle loyalty shares, in Giur. comm. 2016, I, 690; Ratti, Il superamento del principio «un’azione-un voto»: azioni a voto plurimo e azioni a voto maggiorato, in Nuovo dir. soc. 2017, 573; Tombari, «Maggiorazione del dividendo» e «maggiorazione del voto»: verso uno «statuto normativo» per l’investitore di medio-lungo termine?, in Banca, borsa tit. cred. 2016, I, 303.
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