Codice Civile art. 2492 - Bilancio finale di liquidazione 1 .

Salvatore Sanzo

Bilancio finale di liquidazione 1.

[I]. Compiuta la liquidazione, i liquidatori devono redigere il bilancio finale, indicando la parte spettante a ciascun socio o azione nella divisione dell'attivo.

[II]. Il bilancio, sottoscritto dai liquidatori e accompagnato dalla relazione dei sindaci e del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti, è depositato presso l'ufficio del registro delle imprese2.

[III]. Nei novanta giorni 3successivi all'iscrizione dell'avvenuto deposito, ogni socio può proporre reclamo davanti al tribunale in contraddittorio dei liquidatori.

      [III]. Entro i cinque giorni successivi alla presentazione del reclamo, il cancelliere comunica la notizia in via telematica, ai fini dell'annotazione, al competente ufficio del registro delle imprese.4

[V]. I reclami devono essere riuniti e decisi in unico giudizio, nel quale tutti i soci possono intervenire. La trattazione della causa ha inizio quando sia decorso il termine suddetto. La sentenza fa stato anche riguardo ai non intervenuti. Un estratto della sentenza definitiva che decide sul reclamo è trasmesso, entro cinque giorni, dal cancelliere al competente ufficio del registro delle imprese per la relativa annotazione.5 

 

[1] V. nota al Capo VIII.

[2] Le parole «della revisione contabile» sono state sostituite dalle parole «di effettuare la revisione legale dei conti» dall'art. 37, comma 30, del d.lgs. 27 gennaio 2010, n. 39.

[3] V. Avviso di rettifica in G.U. 4 luglio 2003, n. 153.

[4] Comma inserito dall'art. 40, comma 12-ter, lett. a), n. 1 d.l. 16 luglio 2020, n. 76, conv. con modif.. in l. 11 settembre 2020, n. 120, con entrata in vigore il 15 settembre 2020.

[5] Periodo aggiunto dall'art. 40, comma 12-ter, lett. a), n. 2 d.l. 16 luglio 2020, n. 76, conv. con modif.. in l. 11 settembre 2020, n. 120, con entrata in vigore il 15 settembre 2020.

Inquadramento

L'art. 2492 riproduce in forma pressoché identica il testo dell'originario art. 2453, salva la differenza scaturente, ancora una volta, dall'adattamento di una norma originariamente concepita per le sole s.p.a. ed oggi applicabile anche alla s.r.l.: il che ha reso necessaria la specificazione che, nell'ambito della divisione dell'attivo, i liquidatori debbono indicare quanto spettante, rispettivamente, a ciascuna azione ovvero a ciascun socio.

La norma non fornisce indicazioni circa il contenuto del documento contabile, il che rende lo stesso parificabile a qualunque altro bilancio, pur con le peculiarità che si determinano per il fatto che esso è l'ultimo che la società è chiamata a depositare e, dunque, dovrà contenere l'indicazione della definitiva ripartizione del patrimonio sociale, ormai tutto «liquidato».

In questo caso, a differenza di quanto accade con riguardo alla fattispecie del documento contabile regolata dall'art. 2492, comma 6, il legislatore ha contemplato il rischio che l'assemblea non sia in grado di fare luogo all'approvazione e si è premurato di evitare che ciò comporti la paralisi od anche soltanto il blocco della fase liquidatoria e, in particolare, della sua chiusura.

Viene quindi costruito un procedimento di approvazione in forma tacita (specificamente disciplinato dal successivo art. 2393); i liquidatori, dunque, si limiteranno alla predisposizione del documento contabile completo ed al deposito di esso preso il registro delle imprese: il difetto di reclami nel termine di legge ne comporterà l'approvazione tacita da parte dei soci e consentirà l'avvio della fase di ripartizione dell'attivo residuato alla fase di liquidazione.

Il bilancio finale di liquidazione: struttura e procedimento di formazione

Come accennato sopra, il bilancio finale è a tutti gli effetti un bilancio sociale, seppure destinato a svolgere effetti assai peculiari (e seppure del tutto privo di quella proiezione nel futuro tipica di qualunque tipo di bilancio): di esso, dunque, conserva tutte le caratteristiche.

Esso deve essere predisposto dai liquidatori con riferimento ad un tempo non predeterminato: la sua redazione si impone solo allorquando sia ultimata l'attività di liquidazione del patrimonio sociale, mediante conversione in denaro di tutto l'attivo (momento a seguito del quale, perde di significato la persistenza in vita della società).

Molto discussa è la struttura documentale che va a comporre il bilancio finale di liquidazione, considerato il silenzio sul punto dell'art. 2492, comma 1.

È convincimento sostanzialmente unanime in dottrina che il bilancio finale, per la parte di competenza dei liquidatori, debba contenere sia lo stato patrimoniale, sia il conto economico, sia la nota integrativa (cfr. per tutti Niccolini, 1997, 606). Parimenti unanime è il convincimento che anche il bilancio finale, al pari di quelli annuali, debba essere accompagnato dalla documentazione prescritta dall'art. 2490 e, in particolare, dalla nota illustrativa di cui all'art. 2490, comma 2 (Niccolini, 2004, 1811; Pasquariello, 1611-1612).

Rappresenta, invece, documento specifico di accompagnamento del solo bilancio finale il piano di riparto dell'attivo tra soci o per azioni: documento, questo, che, nel sistema attuale, potrebbe presentare difficoltà di redazione maggiori che in passato, per il sostanziale superamento del principio di pariteticità delle posizioni soggettive rispetto al riparto dell'attivo. Si pensi all'eventualità che le partecipazioni non siano proporzionali ai conferimenti (art. 2346, comma 3, per le s.p.a. e art. 2468, comma 2, per le s.r.l.) ovvero al caso di ricorrenza di diritti particolari del socio ai sensi dell'art. 2468, comma 3, o ancora al caso di sussistenza di strumenti finanziari muniti di diritti patrimoniali (Pasquariello, 1611). In tutte queste circostanze, a differenza di quanto accadrebbe in caso di sussistenza di sole partecipazioni portatrici dei medesimi diritti, potrebbe porsi un problema di graduazione nel soddisfacimento delle pretese in sede di riparto finale.

Per ciò che attiene, invece, alla ulteriore documentazione di accompagnamento al bilancio redatto dai liquidatori, l'art. 2492, comma 2 espressamente dispone che dovranno sussistere:

- la relazione dell'organo di controllo interno (collegio sindacale ovvero sindaco unico, ove ammesso);

- la relazione del soggetto incaricato della revisione contabile.

È dubbio, invece, se, in caso di adozione del sistema dualistico di governance debba esservi anche la relazione del consiglio di sorveglianza, il che sembrerebbe imposto dalla precisazione dell'art. 2488.

Così completato il corredo documentale, i liquidatori dovranno procedere alla sottoscrizione del bilancio [è importante la espressa previsione in tal senso dell'art. 2492, comma 2, a voler sottolineare la paternità che (anche sul piano formale), i liquidatori assumono del bilancio e le conseguenti responsabilità che ne derivano] e successivamente al deposito di esso presso il registro delle imprese.

Anche in considerazione di quanto si è osservato sopra, il deposito non assolve ad una funzione informativa dei terzi (ed in particolare dei creditori sociali, i quali, purtuttavia, dal deposito di esso sono avvertiti della chiusura della liquidazione e dunque della necessità di attivarsi per far valere loro eventuali diritti insoddisfatti), ma soprattutto dei soci, i quali a decorrere dal deposito dovranno far valere in termini ristretti le eventuali censure rispetto al documento contabile.

Il reclamo dei soci

E per l'appunto, entro novanta giorni dall'iscrizione nel registro imprese dell'avvenuto deposito, i soci debbono proporre eventuale reclamo avverso il bilancio finale.

La norma parla di reclamo, con l'uso di un termine processuale tipico dei procedimenti di volontaria giurisdizione, ma è convincimento unanime che il «reclamo» in questione, avendo tutte le caratteristiche di una domanda di annullamento di bilancio, secondo lo schema processuale tipico delle azioni di impugnazione dei bilanci, si proponga nelle forme del processo di cognizione ordinaria e, dunque, con atto di citazione (Bonechi, 2163).

Quanto alla legittimazione attiva, non pare dubbio che la norma dell'art. 2492, comma 3, la riservi ai soli soci, in coerenza con le sue caratteristiche di impugnativa di bilancio.

Si è molto discusso invece della legittimazione passiva, da attribuirsi secondo diversi interpreti ai liquidatori personalmente: pare invece difficilmente discutibile che essa legittimazione vada attribuita alla società, certamente in persona dei liquidatori, sempre secondo le regole che presiedono alla disciplina processuale dell'impugnazione dei bilanci. D'altronde, il fatto stesso che l'art. 2495, comma 2, subordini la cancellazione della società all'avvenuta approvazione del bilancio finale, lascia intendere la persistenza del rapporto organico tra società e liquidatori, per l'appunto, sino all'approvazione di detto bilancio.

Le novità introdotte con la l. n. 120/2020 nell’art. 2492 c.c.

Con riguardo al bilancio finale di liquidazione è ora previsto che, dopo l'eventuale reclamo da proporsi nei novanta giorni dall'iscrizione dell'avvenuto deposito, il cancelliere comunica la notizia telematicamente all'Ufficio del registro delle imprese perché ne effettui la relativa annotazione. La medesima procedura deve essere seguita per l'annotazione della sentenza definitiva che decide su tutti i reclami trattati congiuntamente.

Bibliografia

Bonechi, Sub art. 2492, in Codice delle società, a cura di Abriani, Milano, 2016; Niccolini, Sub art. 2492, in Aa.Vv., Società di capitali: commentario, a cura di Niccolini, Stagno d'Alcontres, II, Napoli, 2004; Niccolini, Scioglimento, liquidazione ed estinzione delle società di capitali, in Tr. Colombo-Portale, Torino, VII, 3, 1997; Pasquariello, Sub art. 2492, in Aa.Vv., Commentario breve al diritto delle società, a cura di Maffei Alberti, Milano, 2017.

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