Codice Civile art. 2538 - Assemblea 1.

Stefano Schirò

Assemblea 1.

[I]. Nelle assemblee hanno diritto di voto coloro che risultano iscritti da almeno novanta giorni2 nel libro dei soci.

[II]. Ciascun socio cooperatore ha un voto, qualunque sia il valore della quota o il numero delle azioni possedute. L'atto costitutivo determina i limiti al diritto di voto degli strumenti finanziari offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori.

[III]. Ai soci cooperatori persone giuridiche l'atto costitutivo può attribuire più voti, ma non oltre cinque, in relazione all'ammontare della quota oppure al numero dei loro membri.

[IV]. Nelle cooperative in cui i soci realizzano lo scopo mutualistico attraverso l'integrazione delle rispettive imprese o di talune fasi di esse, l'atto costitutivo può prevedere che il diritto di voto sia attribuito in ragione della partecipazione allo scambio mutualistico. Lo statuto stabilisce un limite per il voto plurimo per tali categorie di soci, in modo che nessuno di essi possa esprimere più del decimo dei voti in ciascuna assemblea generale. In ogni caso, ad essi non può essere attribuito più di un terzo dei voti spettanti all'insieme dei soci presenti o rappresentati in ciascuna assemblea generale.

[V]. Le maggioranze richieste per la costituzione delle assemblee e per la validità delle deliberazioni sono determinate dall'atto costitutivo e sono calcolate secondo il numero dei voti spettanti ai soci.

[VI]. L'atto costitutivo può prevedere che il voto venga espresso per corrispondenza, ovvero mediante altri mezzi di telecomunicazione. In tal caso l'avviso di convocazione deve contenere per esteso la deliberazione proposta. Se sono poste in votazione proposte diverse da quelle indicate nell'avviso di convocazione, i voti espressi per corrispondenza non si computano ai fini della regolare costituzione dell'assemblea 3.

 

[1] V. nota al Titolo VI.

[2] V. Avviso di rettifica in G.U. 4 luglio 2003, n. 153.

[3] Con riferimento alle misure connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19, v. art. 106, commi 2 e 7, d.l. 17 marzo 2020, n. 18, conv., con modif., in l. 24 aprile 2020, n. 27 L'art. 3, comma 1, d.l. 30 dicembre 2021, n. 228, conv., con modif., in l. 25 febbraio 2022, n. 15, modificato dal d.l. 29 dicembre 2022, n. 198, conv., con modif., in l. 24 febbraio 2023, n. 14, ha disposto che «Il termine di cui all'articolo 106, comma 7, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, relativo allo svolgimento delle assemblee di società ed enti è prorogato al 31 luglio 2023».

Inquadramento

Mentre gli organi delle società cooperative disciplinate dalle norme sulla società per azioni  sono gli stessi  della società per azioni e identico è il riparto di funzioni, alcune significative deviazioni sono introdotte nella disciplina dell'assemblea (CAMPOBASSO , 623). In particolare, secondo la disciplina dettata dal secondo e dal terzo comma dell'articolo in commento, il peso di ciascun socio cooperatore in assemblea è del tutto svincolatodall'ammontare della partecipazione sociale. Per i soci persone fisiche trova rigida applicazione il principio <<una testa-un voto>>, in forza del quale ogni socio persona fisica ha diritto ad un solo voto, qualunque sia il valore della quota o il numero delle azioni possedute e che costituisce, rispetto alle società lucrative, una caratteristica della società cooperativa, fondata sul carattere mutualistico dell'impresa, sostituendo, come parametro del potere di voto, la persona del socio, portatore dell'interesse mutualistico, all'ammontare del capitale conferito (VELLA -GENCO -MORARA , 149-150). Solo ai soci persone giuridiche  possono essere attribuiti più voti, ma non oltre cinque, in relazione all'ammontare della quota o delle azioni, oppure al numero dei loro membri. Ai soci sovventori possono essere attribuiti più voti, anche in relazione all'ammontare dei conferimenti ma non oltre cinque, e in ogni caso in misura non superiore a un terzo dei voti spettanti a tutti i soci (art. 4, l. 31 gennaio 1992, n. 59). In base al disposto dell'art. 2526, comma 2, (al cui commento si rinvia) l'atto costitutivo può inoltre attribuire il diritto di voto ai possessori di strumenti finanziari, che in ogni caso non possono esprimere  più di un terzo dei voti spettanti all'insieme dei soci  presenti o rappresentati in ciascuna assemblea generale. Spetta altresì all'atto costitutivo, in forza del comma 2, secondo periodo, della disposizione in commento, determinare i limiti al diritto di voto di tali strumenti finanziari nel caso in cui gli stessi siano offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori e, in particolare, decidere se consentire il cumulo dei voti oppure ribadire il principio del voto capitario dei soci cooperatori (CAMPOBASSO , 623-624). L'attuale disciplina, come stabilito dal quarto comma dell'articolo in esame, consente poi che nelle c.d. cooperative consortili, in cui i soci realizzano lo scopo mutualistico attraverso l'integrazione delle rispettive imprese o di talune fasi di esse, il diritto di voto sia attribuito in ragione della partecipazione allo scambio mutualistico (Paolucci, 70) . In tali ipotesi, lo statuto, in ragione della partecipazione allo scambio mutualistico, può prevedere la creazione di una categoria di soci a cui può essere attribuito fino a un decimo dei voti in ciascuna assemblea, fermo restando il tetto del terzo dei voti attribuibile all'intera categoria in ciascuna assemblea (Bonfante, 28; C AMPOBASSO , 624; Marano , 2739). Quest'ultima previsione, che è stata definita «fortemente innovativa» (Bassi, 264), è ritenuta apprezzabile, perché attribuisce un maggior potere decisionale a chi partecipa in maggior misura allo scambio mutualistico, ma implica, chiaramente, che sia precisato in modo inequivoco nell'atto costitutivo il criterio di attribuzione del diritto di voto, se si vuol evitare l'attribuzione di un voto plurimo con riferimento esclusivo a situazioni pregresse e non più attuali, che non garantiscono la loro continuazione nel tempo (sul punto Paolucci, 71, il quale ritiene tuttavia che il rischio sia, comunque, difficilmente evitabile). La dottrina precisa che la possibilità indicata dalla norma è limitata alle cooperative con finalità consortili in cui i soci sono tutti imprenditori (Bonfante, 281) dovendosi escludere di potere ricavare da detta norma un principio generale di ammissibilità del voto plurimo in funzione dell'intensità dello scambio mutualistico.

Le deliberazioni dell'assemblea di una società cooperativa possono essere annullate ai sensi degli artt. 2377 e 2378, c.c., ovvero dichiarate nulle ai sensi degli artt. 2379, 2379-bis e 2379-ter  (FARENGA , 517).

 La giurisprudenza si è occupata delle problematiche relative alla invalidità e alla impugnabilità delle delibere assembleari di società cooperativa.

La S.C. ha confermato la sentenza impugnata, che aveva ritenuto legittimato all'impugnazione il socio di una  cooperativa,  il quale aveva partecipato all' assemblea  senza però esprimere  voto  favorevole all'approvazione della delibera impugnata, avente ad oggetto la ripartizione di oneri economici tra i soci, ma riservandosi di sottoporre a verifica i conteggi a tal fine presentati dal presidente. Ciò in applicazione del principio che in tema di delibere assembleari delle  società  di capitali, la legittimazione ad impugnare le deliberazioni che non siano prese in conformità della legge o dell'atto costitutivo spetta, oltre che agli amministratori e ai sindaci, anche ai soci assenti e dissenzienti, intendendosi per dissenzienti i soci che abbiano negato, in qualsiasi forma manifestata in  assemblea , il proprio contributo all'approvazione della delibera , attraverso il  voto  contrario o l'astensione, senza che rilevi la motivazione di tali comportamenti - che può indifferentemente consistere in una diversa valutazione dell'atto rispetto alla maggioranza ovvero in una contestazione di vizi della procedura - in quanto l'art. 2377 c.c. non dà rilievo intrinseco ai motivi del dissenso, ma esclusivamente alla sua manifestazione (Cass. I, n. 21816/2006).

La giurisprudenza di merito, in particolare, ha affermato che la delibera assembleare di società cooperativa avente ad oggetto la rinuncia ai crediti vantati da tutti i soci verso la società, finalizzata a ripianare le perdite, è nulla per impossibilità dell'oggetto, in quanto non idonea ad estinguere anche i crediti vantati dai soci assenti, i quali, non avendo prestato alcun consenso, non possono essere in tal modo obbligati a rinunciare al proprio diritto (Trib. Roma, 12 dicembre 2022). Si è inoltre ritenuto che l' impugnazione della deliberazione  di un'assemblea di società cooperativa debba essere proposta entro il termine previsto dall'art. 2377 c.c. , applicabile in ragione del rinvio generale operato dall'art. 2519 c.c. alle disposizioni in tema di società per azioni. Di contro, la disciplina delle società cooperative non opera alcun rinvio alla disposizione di cui all'art. 1137 c.c. con conseguente impossibilità di mutuare il termine di trenta giorni ivi fissato. (Trib. Catania, 6 marzo 2017).

Il diritto di intervento e di voto nell'assemblea della cooperativa

Nell'assemblea della società cooperativa hanno diritto di voto, come stabilito dal primo comma della disposizione in commento, solo coloro che risultano iscritti nel libro dei soci da almeno novanta giorni. In tal modo si evita che gli amministratori possano alterare le maggioranze ammettendo un numero massiccio  di soci all'ultimo momento (CAMPOBASSO , 624; FARENGA , 517). Una parte della dottrina ritiene che tale norma non precluda, però, il (solo) diritto di intervento in assemblea del socio iscritto da un tempo inferiore (Di Cecco, 115; Bonfante, 279). La norma vale per tutte le cooperative, implicando perciò l'obbligo di tenuta del libro dei socianche nelle cooperative in forma di società a responsabilità limitata, con l'ulteriore conseguenza che nelle cooperative  quotate la legittimazione all'intervento in assemblea  non è determinata in base al sistema della data di registrazione (art. 135-bis, d. lgs. 24 febbraio 1998, n. 58, T.u.f.). Ai sensi del sesto comma dell'articolo in esame, il voto può essere esercitato anche per corrispondenza o mediante altri mezzi di telecomunicazione, se l'atto costitutivo lo consente e, con riferimento al  periodo di emergenza per l'epidemia di Covid-19, anche in mancanza di previsione statutaria (art. 106, commi 2 e 7, d.l. 17 marzo, n. 18, conv., con modif., in l. 24 aprile 2020, n. 27, e art. 3, comma 1, d. l. 30 dicembre 2021, n. 228, conv, con modif., in l. 25 febbraio 2022, n. 15, come modificato dal d.l. 29 dicembre 2022, n. 198, conv., con modif., in l. 24 febbraio 2023, n. 14, che ha disposto che il termine fissato dall'art. 106 comma 7, del d.l. n. 18/20202, cit. e relativo allo svolgimento delle assemblee di società ed enti è prorogato al 31 luglio 2023). In tal caso l'avviso di convocazione deve contenere per esteso la deliberazione proposta (C AMPOBASSO , 624-625). Se tuttavia sono poste in votazione proposte diverse da quelle indicate nell'avviso di convocazione, i voti espressi per corrispondenza non si computano ai fini della regolare costituzione dell'assemblea (STAGNO D' ALCONTRES -DE LUCA , 854). Si ritiene che sia da escludere  l'ammissibilità del voto segreto, a fronte della necessità di individuare i soci dissenzienti e astenuti ai fini dell'impugnazione  della deliberazione  assembleare  (FARENGA , 517) e che, nelle cooperative disciplinate dalle norme sulla società a responsabilità limitata, non possano essere utilizzati gli strumenti deliberativi alternativi previsti dall'art. 2479, I quorum costitutivi e deliberativi vanno calcolati  secondo il numero dei voti spettanti  per testa ai soci  e non in base all'ammontare  della loro partecipazione al capitale. I quorum sono determinati  dall'atto costitutivo, che può derogare in aumento e anche in diminuzione le maggioranze stabilite per la società per azioni, sia per l'assemblea ordinaria che per quella straordinaria (comma 5) (CAMPOBASSO , 624-625). Si osserva, però, che l'autonomia statutaria deve comunque raccordarsi con i principî cooperativi e con le regole specifiche del modello societario scelto (Falcone, 132; Di Cecco, 124). Nelle cooperative con azioni quotate trova applicazione, in quanto compatibile, la disciplina delle altre società quotate in tema di convocazione  dell'assemblea e di informazione preassembleare  da fornire ai soci; non è però riconosciuto  il diritto dei soci di porre domande prima dell'assemblea (art. 135-bis, d. lgs. 24 febbraio 1998, n. 58, T.u.f.)   (CAMPOBASSO , 625).

 Secondo la Suprema Corte, l'obbligo posto a carico degli amministratori di società cooperative di comunicare «per esteso» ai soci il provvedimento che si propone all'assemblea è funzionale alla facoltà dei soci prevista dall'atto costitutivo di esprimere il voto per iscritto ed incide, pertanto, non sulla fase della convocazione, ma su quella della delibera. L'inserimento del testo del provvedimento non è, quindi, un requisito di validità dell'avviso di convocazione e l'inosservanza del relativo obbligo, a differenza della mancanza dell'avviso o degli argomenti all'ordine del giorno che impediscono al socio una consapevole partecipazione all'assemblea, produce il solo effetto di precludergli il voto per corrispondenza, per cui essa dà luogo solo all'annullabilità della delibera adottata, che può essere fatta valere soltanto dal socio rimasto assente, sempre che non risulti superata con la cosiddetta prova di resistenza (Cass. I, n. 1687/1987). Tuttavia è stata considerata legittima la modalità di voto elettronico per la nomina di organi sociali di una banca popolare presso centri di voto appositamente predisposti, anche laddove il voto abbia riguardato una proposta di deliberazione non interamente contenuta nell'avviso di convocazione, dovendosi considerare rispettata la parità di trattamento degli investitori nel particolare ambito della società bancaria strutturata nella forma di cooperativa. Si è ritenuto, infatti, che colui il quale utilizza tale strumento esercita la facoltà di privilegiare il momento del voto a quello della effettiva partecipazione all'assemblea e pertanto deve considerarsi presente alla stessa, (Trib. Bologna, 11 marzo 2014).

I giudici  di merito hanno ritenuto annullabile , secondo quanto previsto dall'art. 2377, comma2, c.c., la delibera dell'assemblea di società cooperativa a responsabilità limitata adottata con il voto determinante di soggetti che, alla data dell'assemblea, non risultavano ancora iscritti quali soci nel registro delle imprese, in quanto adottata in violazione dell'art. 2538, comma 1 (Trib. Palermo, 28 novembre 2018).

S i è, inoltre, ritenuta legittima la previsione statutaria secondo cui l'elezione degli organi di amministrazione e di  controllo della  società   cooperativa  debba avvenire con  voto  segreto . In tal caso, il socio che intenda impugnare la deliberazione assembleare ha l'onere di esternare e formalizzare il proprio dissenso rispetto alla votazione nell'immediatezza delle operazioni di  voto , anche solo facendo risultare a verbale la propria riserva di verifica successiva e, quindi, di impugnazione (Cass., I, n. 10279/1996; Trib. Vallo della Lucania, 23 marzo 2012).

Le convocazioni

La Suprema Corte ha stabilito che deve considerarsi giuridicamente inesistente la delibera adottata da un'assemblea di società cooperativa della cui convocazione non sia stato dato avviso a tutti i soci (Cass. I, n. 2207/2009) e che invece il difetto di legittimazione o di potere dell'organo che ha convocato l'assemblea di una società cooperativa, non escludendo del tutto la riconducibilità dell'atto al modello legale astratto della fattispecie, ma solo rendendolo irregolare, non può considerarsi come un caso di nullità o di inesistenza della deliberazione assunta dall'assemblea così convocata, ma soltanto come un'ipotesi di invalidità, regolata dall'art. 2377 c.c. e, pertanto, da farsi valere nel termine di decadenza previsto nel sesto comma della citata norma (Cass. I, n. 2009/1982). Inoltre, secondo la Corte di cassazione, nell'avviso di convocazione si deve soddisfare sempre l'esigenza di informazione dei soci in merito alle materie delle quali sono chiamati a deliberare, con la conseguenza che sono inefficaci quelle forme di convocazione che siano inidonee a garantire tale esigenza Nell'affermare tale principio, la S. C. confermato la decisione del merito che aveva dichiarato la nullità della deliberazione assembleare di una società cooperativa  con riguardo ad ipotesi per cui lo statuto stabiliva che l'avviso di convocazione dell'assemblea doveva essere recapitato personalmente a ciascun socio, con lettera raccomandata, almeno quattro giorni prima di quello indicato per l'assemblea, mentre l'avviso era pervenuto al socio il giorno successivo a quello della riunione (Cass. I, n. 7808/1990). La Corte di legittimità ha altresì ritenuto che, qualora l' assemblea di una società cooperativa , regolarmente tenutasi, decida con l'accordo di tutti i soci la prosecuzione della seduta ad altra data, in cui, sempre con l'intervento di tutti i soci, sia disposto a maggioranza e senza alcuna deliberazione l'ulteriore differimento ad altro giorno, sia da considerarsi valida la deliberazione adottata in questa sede, giacché - essendo stati i presenti edotti del prosieguo dell' assemblea  regolarmente tenutasi - non è necessario, in assenza di variazioni dell'ordine del giorno originario, un nuovo avviso di  convocazione (Cass. II, n. 23329/2006) ,

La giurisprudenza di merito , in tema di convocazione dell'assemblea, ha affermato che è  inefficace la clausola statutaria di una  società   cooperativa  la quale preveda che la  convocazione  dell' assemblea  possa avvenire, a totale discrezione degli amministratori, anche mediante pubblicazione su una rivista periodica, spedita in abbonamento a tutti i soci. La deliberazione approvata dall' assemblea  convocata in tal guisa non è tuttavia inesistente, ma annullabile (Trib. Roma, 1 dicembre 1999). Si è altresì ritenuto che, per la convocazione dell'assemblea di una società cooperativa, sia sufficiente che l'ordine del giorno contenga un'identificazione degli argomenti da trattare anche sintetica, purché chiara e non ambigua, specifica e non generica ( C.A. Milano, 27 marzo 2002 ). Si è inoltre stabilito che l'avviso di convocazione dell'assemblea non deve anticipare il contenuto delle deliberazioni che dovranno essere assunte, in quanto è sufficiente che siano stati indicati gli argomenti oggetto di trattazione, in modo da consentire al socio una consapevole decisione in ordine alla propria presenza ai lavori (Trib. Monza 15 gennaio 2004).

Bibliografia

Bassi, Le società cooperative, in Bassi, Buonocore, Pescatore, La riforma del diritto societario, Torino, 1995; Bonfante, La nuova società cooperativa, Bologna, 2010; Campobasso, Diritto commerciale, II, Diritto delle società, Milano, 2020; Di Cecco, La governance delle società cooperative: l’assemblea, in La riforma delle società cooperative, Milano, 2003; Falcone, in La riforma delle società. Commentario del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6. Società cooperative., a cura di M. Sandulli, V. Santoro,Torino, 2003; Farenga, Manuale di diritto commerciale, Torino, 2022; Marano, Le società cooperative, in La riforma delle società. Commentario del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6. Società cooperative., a cura di M. Sandulli, V. Santoro,, Torino, 2003; Paolucci, Le cooperative dopo la riforma, Padova, 2004; Stagno D’Alcontres-De Luca, Le società, III, Torino, 2019; Vella-Genco, Morara, Diritto delle società cooperative, Bologna, 2018 .

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