Legge - 23/11/1939 - n. 1966 art. 2Art. 2. Le società di cui all'articolo precedente sono soggette alla vigilanza del Ministero delle corporazioni, e non potranno iniziare le operazioni senza essere autorizzate con decreto del Ministro delle corporazioni (1). L'autorizzazione sarà revocabile per gravi motivi, previa contestazione alla società dei fatti ad essa addebitati (2). (1) Comma modificato dall'articolo 4 del D.P.R. 18 aprile 1994, n. 361. A norma del R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721 l'ordinamento corporativo è stato soppresso; le funzioni del Ministero delle corporazioni sono ora svolte dal Ministero dello sviluppo economico. (2) Articolo abrogato, a decorrere dal 16 dicembre 2009, dall' articolo 2, comma 1, del D.L. 22 dicembre 2008 n. 200. Successivamente l'efficacia della presente legge è stata ripristinata dall'articolo 1 della legge 18 febbraio 2009, n. 9, in sede di conversione. Da ultimo, l'articolo 1, comma 1, del D.Lgs. 1° dicembre 2009, n. 179, ha dichiarato indispensabile la permanenza in vigore del presente articolo. InquadramentoL'articolo in commento, parzialmente abrogato, disciplina il regime di autorizzazione e vigilanza cui erano sottoposte le società fiduciarie e di revisione costituite ai sensi della l. n. 1966/1939. Obiettivo del legislatore era imporre stretti vincoli allo svolgimento delle attività fiduciarie e di revisione contabile in forma societaria (Nisio, 44). Veniva dunque conferito al «Ministero delle corporazioni» il potere di vigilanza sugli enti in esame e alla stessa Autorità, «di concerto con il Ministro per la grazia e giustizia», il potere di autorizzazione. Oggi le suddette competenze sono attribuite al Ministero dello sviluppo economico (art. 2, d.P.R. 18 aprile 1994, n. 361). Il comma 2 della disposizione in esame, ancora in vigore, concerne la revoca per gravi motivi dell'autorizzazione allo svolgimento dell'attività; l'art. 3, d.l. 16 febbraio 1987, n. 27, sottopone peraltro a liquidazione coatta amministrativa le società e gli enti che, senza essere autorizzati ai sensi della l. n. 1966/1939 svolgono «attività propria di società fiduciaria». DisciplinaCon l'emanazione della legge n. 1966/1939, tutte le società fiduciarie e di revisione vennero sottoposte al medesimo regime di autorizzazione e vigilanza (anche il più risalente r.d.l. n. 1598/1933 in tema di enti di gestione fiduciaria conferiva i menzionati poteri al Ministero delle corporazioni). La materia cominciò ad assumere uniformità a partire dagli anni '70, con l'emanazione della prima disciplina speciale in punto di revisione contabile (d.P.R. 31 marzo 1975, n. 136), alla quale, nel corso degli anni, seguirono i numerosi interventi che determinarono la suddivisione delle società fiduciarie e di revisione in una molteplicità di fattispecie distinte sia sul piano delle competenze, che sul piano delle regole quanto alla costituzione e alla vigilanza (per una disamina completa del tema si rinvia all'art. 1). Oggi, le società costituite ai sensi della l. n. 1966/1939 sono soggette al potere di autorizzazione e vigilanza del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato, poi riorganizzato nel Ministero dello sviluppo economico (art. 2 d.P.R. 18 aprile 1994, n. 361). L’elenco aggiornato delle società fiduciarie autorizzate viene periodicamente pubblicato sul sito internet del MISE. Il controllo degli enti di gestione fiduciaria, invece, originariamente affidato al Ministero delle corporazioni, venne affidato al Ministero per l'industria dall'art. 2 r.d.l. n. 1598/1933 (modificato dall'art. 9, comma 1, della l. n. 294/1955). Sgr, Sicav e Sicaf, sono soggette ad autorizzazione dalla Banca d'Italia, sentita la Consob (artt. 34,35-bis ss. d.lgs. n. 58/1998). Le Sim, al contrario, sono soggette ad autorizzazione della Consob, sentita la Banca d'Italia (art. 18, d.lgs. n. 58/1998). Tali enti, ai sensi dell'art. 5 del d.lgs. n. 385/1993 (c.d. TUB) e del pedissequo Protocollo di intesa stipulato tra Consob e Banca d'Italia il 31 ottobre 2007, sono sottoposti alla vigilanza delle stesse Autorità sia sul piano della stabilità e adeguatezza strutturale (di competenza della Banca d'Italia) sia sul piano della trasparenza e della correttezza della loro azione (di competenza della Consob). Occorre inoltre evidenziare che, ai sensi dell'art. 199 TUF, come modificato dal d.lgs. n. 141/2010 (emanato in attuazione della legge comunitaria 7 luglio 2009, n. 88), «Le società fiduciarie di cui alla legge 23 novembre 1939, n. 1966, che svolgono attività di custodia e amministrazione di valori mobiliari e che, alternativamente, sono controllate direttamente o indirettamente da una banca o da un intermediario finanziario o hanno adottato la forma di società per azioni ed hanno capitale versato di ammontare non inferiore al doppio di quello richieste dall'articolo 2327 c.c., sono autorizzate e iscritte in una sezione separata dell'albo previsto dall'articolo 106 del decreto legislative 1 settembre 1993, n. 385». Ne deriva che le società fiduciarie, in presenza dei richiamati presupposti, debbano ritenersi sottoposte a un duplice regime di vigilanza, poiché al controllo affidato al Ministero dello sviluppo economico dall'art. 2 r.d.l. n. 1598/1933, viene ora ad affiancarsi anche quello svolto dalla Banca d'Italia ex art. 108 del d.lgs. n. 385/1993 e avente ad oggetto la verifica del rispetto della disciplina antiriciclaggio (Ruggiero, par. 2). Le ragioni dell’assoggettamento alla vigilanza della Banca d’Italia sono da ricondurre alla forte esposizione delle società fiduciarie in punto di trasparenza (Fiorucci). Nel febbraio del 2020, la Banca d’Italia ha messo a disposizione del pubblico un nuovo sistema di segnalazione delle società fiduciarie, rinnovato ulteriormente mediante consultazione pubblica nel 2022. Peraltro, ulteriore conseguenza del nuovo regime istituito dal d.lgs. n. 141/2010 sembra dover essere la sottoposizione delle società fiduciarie de quibus anche alla disciplina sancita dall'art. 107 TUB, il quale detta le condizioni che devono sussistere per l'iscrizione all'albo previsto dall'art. 106 TUB e in tal senso dispone che: «a) sia adottata la forma di società per azioni, in accomandita per azioni, a responsabilità limitata e cooperativa; b) la sede legale e la direzione generale siano situate nel territorio della Repubblica; c) il capitale versato sia di ammontare non inferiore a quello determinato dalla Banca d'Italia anche in relazione al tipo di operatività; d) venga presentato un programma concernente l'attività iniziale e la struttura organizzativa, unitamente all'atto costitutivo e allo statuto; e) sussistano i presupposti per il rilascio dell'autorizzazione prevista dall'articolo 19 per i titolari delle partecipazioni ivi indicate; e-bis) i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo siano idonei, secondo quanto previsto ai sensi dell'articolo 110; f) non sussistano, tra gli intermediari finanziari o i soggetti del gruppo di appartenenza e altri soggetti, stretti legami che ostacolino l'effettivo esercizio delle funzioni di vigilanza; g) l'oggetto sociale sia limitato alle sole attività di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 106» (in dottrina si è però rilevata l'incompatibilità tra quest'ultimo requisito e la disciplina delle società fiduciarie, la quale conferisce ad esse un ambito di operatività ben più esteso rispetto alle attività contemplate dall'art. 106 del TUB: – Ruggiero, par. 2). La Corte di legittimità ha sancito la responsabilità della pubblica amministrazione «per i danni subiti dai risparmiatori che siano causalmente riconducibili alla violazione dei doveri di diligenza e correttezza nella vigilanza e nel controllo sulle società fiduciarie, trattandosi di doveri posti da norme di legge (art. 2 l. n. 1966/1939 e 3 del r.d. n. 531/1940) da interpretarsi alla luce dei valori costituzionali a tutela del risparmio e dei principî di imparzialità e buona amministrazione (art. 41, commi 2 e 3, 47, comma 1, e 97, comma 1, Cost.) e costituenti limiti esterni alla sua attività discrezionale, che integrano la norma primaria del neminem laedere di cui all'art. 2043 c.c.: essa è pertanto tenuta a subire le conseguenze risarcitorie della propria condotta, la quale assume i connotati dell'illecito e provoca la lesione di diritti patrimoniali quando sia stata tardiva e comunque carente nell'adozione dei provvedimenti e delle iniziative anche di informazione che avrebbero potuto proteggere i risparmiatori dal pericolo della perdita delle somme investite» (Cass. n. 7531/2009; invece Cass. n. 5477/1995 evidenzia che «spetta al giudice ordinario la cognizione della controversia instaurata da un risparmiatore che, lamentando un pregiudizio patrimoniale determinato dalla ritardata pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del decreto con cui era stata revocata ad una società fiduciaria l'autorizzazione ad operare, chieda la condanna del Ministero dell'industria e del Ministero di grazia e giustizia al risarcimento del danno»). BibliografiaAlpa, Deterrence e responsabilità: il caso delle società di revisione, in Resp. civ. e prev. 2007, 2245; Ambrosini, Le «società di revisori contabili» nella nuova disciplina del controllo legale dei conti, in Giur. comm. 1996, 937; Belviso, Le società abilitate alla revisione contabile (profili di competenza), in Giur. comm. 1995, I, 355; Bessone, Mercato finanziario e regole di vigilanza. Le grandi linee del sistema e i problemi della net economy, in Giur. merito 2001, 1467; Nisio, L'attività di «amministrazione» delle società fiduciarie (evoluzione e prospettive), in Banca borsa tit. cred. 2003, I, 42; Ruggiero, La riforma della disciplina delle società fiduciarie, in Trusts 2011, 521; Zoppini, Intestazione fiduciaria e responsabilità per atti di “eterogestione” (art. 2476, comma 7, c.c.), in Banca borsa tit. cred. 2006, 573. |