Decreto legislativo - 3/07/2017 - n. 112 art. 11 - Coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e di altri soggetti interessati alle attivita'Coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e di altri soggetti interessati alle attivita' 1. Nei regolamenti aziendali o negli statuti delle imprese sociali devono essere previste adeguate forme di coinvolgimento dei lavoratori e degli utenti e di altri soggetti direttamente interessati alle loro attivita'. 2. Per coinvolgimento deve intendersi un meccanismo di consultazione o di partecipazione mediante il quale lavoratori, utenti e altri soggetti direttamente interessati alle attivita' siano posti in grado di esercitare un'influenza sulle decisioni dell'impresa sociale, con particolare riferimento alle questioni che incidano direttamente sulle condizioni di lavoro e sulla qualita' dei beni o dei servizi. 3. Le modalita' di coinvolgimento devono essere individuate dall'impresa sociale tenendo conto, tra gli altri elementi, dei contratti collettivi di cui all'articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, della natura dell'attivita' esercitata, delle categorie di soggetti da coinvolgere e delle dimensioni dell'impresa sociale, in conformita' a linee guida adottate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentito il Consiglio nazionale del Terzo settore. Delle forme e modalita' di coinvolgimento deve farsi menzione nel bilancio sociale di cui all'articolo 9, comma 2. 4. Gli statuti delle imprese sociali devono in ogni caso disciplinare: a) i casi e le modalita' della partecipazione dei lavoratori e degli utenti, anche tramite loro rappresentanti, all'assemblea degli associati o dei soci; b) nelle imprese sociali che superino due dei limiti indicati nel primo comma dell'articolo 2435-bis del codice civile ridotti della meta', la nomina, da parte dei lavoratori ed eventualmente degli utenti di almeno un componente sia dell'organo di amministrazione che dell'organo di controllo. 5. Il presente articolo non si applica alle imprese sociali costituite nella forma di societa' cooperativa a mutualita' prevalente e agli enti di cui all'articolo 1, comma 3. InquadramentoProprio nell'impresa sociale che rivesta la forma di società si sperimenta – con qualche analogia, anche se con parecchie differenze, con la partecipazione ai consigli di sorveglianza da parte dei lavoratori delle medie e grandi imprese di matrice tedesca (Mitbestimmung) – la partecipazione alla gestione dell'impresa sociale di soggetti, definibili nel complesso come stakeholders, in quanto portatori di un interesse nell'attività di impresa e che influenzano, o sono influenzati, dalle decisioni della società. La ratio della prescrizione si fonda sulla constatazione secondo cui il problema principale di tali imprese è che non sussistono agevoli forme di controllo sulla legalità, ma neppure sulla qualità effettiva dei servizi resi, trovandosi es. i donatori sovente all'insaputa uno dell'altro e gli utenti, i quali ricevono le prestazioni a prezzi irrisori o comunque ben inferiori a quelli di mercato, di regola non interessati a contestare la qualità. Intento del legislatore è stato così quello di trovare dei metodi che fungano da correttivo, mediante il maggiore coinvolgimento ex ante di altri soggetti o categorie di soggetti all'interno della società. La norma menziona i lavoratori, gli utenti e altri soggetti direttamente interessati alle attività dell'impresa sociale: ad esempio, i soci finanziatori, i volontari, i dipendenti, i beneficiari. Essa rimanda a linee guida da adottare con decreto del ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentito il Consiglio nazionale del Terzo settore. La norma, inoltre, esclude la sua applicazione alle cooperative a mutualità prevalente. La previsione in oggetto integra un profilo di rilevanza causale della nozione di impresa sociale (Capelli, 558). I soggettiCome detto, le categorie che l'art. 11 individua quali soggetti da coinvolgere nella governance dell'impresa sociale sono i lavoratori, gli utenti ovvero i destinatari delle attività, nonché, con locuzione di chiusura, tutti i soggetti che possano qualificarsi come direttamente interessati all'attività dell'impresa. L'avverbio mira a delimitare l'ambito di coloro che possono avanzare pretese al riguardo. I lavoratori sono i soggetti dipendenti ed anche chi presti gratuitamente la sua opera lavorativa. Si ricorda che forme di cogestione si trovano nello statuto della società europea, di cui alla Direttiva 2001/86/CE e al regolamento n. 8 ottobre 2001, n. 2157, nonché nella cooperativa europea ex art. 2, lett. h), della Direttiva 2003/72/CE del 22 luglio 2003 (v. apposita sezione di questo Codice). È dubbio se nella nozione di lavoratori, cui assicurare la cogestione, vi siano anche i soci che prestino la loro opera nella società, in quanto il diritto al coinvolgimento di cui alla norma in commento sembra riferirsi solo ai lavoratori non soci, avendo questi ultimi già i diritti amministrativi propri della figura. In dottrina, si è osservato (Zoppini, 360) come non sarebbe invece così opportuno ammettere i lavoratori alla cogestione dell'impresa sociale, in quanto chi ad essa offre lavoro lo fa per scopi essenzialmente altruistici e quindi tende ad essere scarsamente remunerato; mentre si pongono altresì i problemi della frequente «non spendibilità», al di fuori del mercato sociale, di una specializzazione acquisita dai lavoratori in enti non lucrativi; altre possibili proposte. Si veda pure CNEL-Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Commissione per le Politiche Sociali ed ambientali), Schema di Osservazioni e proposte su «L'impresa sociale», in data 27 gennaio 2010, secondo cui la partecipazione di quanti operano nell'impresa sociale e degli utenti è essenziale, «perché congiunge la flessibilità con l'effettività del controllo degli stakeholders, controllo che permette di ottenere una serie di garanzie rispetto alle finalità sociali effettive, finalità che stringenti vincoli normativi non possono raggiungere». La norma menziona, in secondo luogo, gli utenti delle attività dell'impresa sociale. Alla stregua della normativa precedente, che parlava di «destinatari» delle attività, vi era chi dava alla nozione un'interpretazione restrittiva, ritenendo tali esclusivamente i consumatori dei beni e dei servizi forniti dall'impresa sociale, pur suggerendo una lettura il più possibile estensiva (Alleva, 263), mentre altri leggeva la locuzione «destinatario» come beneficiario in generale, anche alla luce del d.m. 24 gennaio 2008, Adozione delle linee guida per la redazione del bilancio sociale da parte delle organizzazioni che esercitano l'impresa sociale, ai sensi dell'articolo 10, comma 2, del decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 155, ove si parla, nell'allegato 1, ad esempio di «numero e tipologie dei beneficiari diretti e indiretti, delle attività svolte» e di «forme di coinvolgimento dei lavoratori e dei beneficiari delle attività» (Iamiceli, 181, che individua specificamente i beneficiari; Zoppini, 361). Il legislatore del 2016-2017 ha risolto la questione, utilizzando il termine lato di “utenti” dell'attività, dunque a vario titolo, ma comunque da intendere come coloro che utilizzano i beni prodotti o i servizi erogati dall'impresa sociale (cfr., es., artt. 43 Cost., 2512 c.c., art. 6, comma 3, lett. c), d.lgs. n. 175/2016, nonché art. 3, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 206/2005, codice del consumo, ecc.). Il «coinvolgimento»La norma richiede che apposite clausole statutarie, ove ciò non sia stato già espresso in un regolamento aziendale, contemplino «adeguate forme di coinvolgimento» nell'impresa sociale sia dei lavoratori, sia degli utenti, sia di tutti coloro che siano qualificabili come soggetti direttamente interessati alle attività svolte dall'impresa. Se la nozione di adeguatezza costituisce un concetto giuridico indeterminato, che volta a volta dovrà essere reso concreto nel merito (si pensi all'art. 2381 c.c., ed a molte altre disposizioni), quella di coinvolgimento è fornita dal comma 2 dell'articolo: è la predisposizione di una modalità («meccanismo») che permetta la consultazione e la diretta partecipazione di detti soggetti, tale da poter interloquire e addirittura produrre effetto («influenza») sulle decisioni dell'impresa sociale, sui temi afferenti, essenzialmente, da un lato, le condizioni di lavoro e, dall'altro lato, la qualità di quanto fornito all'utenza. Sebbene la norma non sia tassativa al riguardo, deve ritenersi che, secondo razionalità, questi saranno per definizione i settori di influenza degli stakeholders; tanto più in materia societaria, dove la gestione dell'impresa appartiene agli amministratori, in via esclusiva (come nelle s.p.a. ex art. 2380-bis c.c.) o comunque prevalente, come nelle s.r.l. Dal raffronto tra la previsione del d.lgs. n. 155/2006 – coinvolgimento, inteso come «qualsiasi meccanismo, ivi comprese l'informazione, la consultazione o la partecipazione, mediante il quale lavoratori e destinatari delle attività possono esercitare un'influenza sulle decisioni che devono essere adottate nell'ambito dell'impresa, almeno in relazione alle questioni che incidano direttamente sulle condizioni di lavoro e sulle qualità dei beni e dei servizi prodotti o scambiati» – e quella attuale del d.lgs. n. 112/2017 emergono varie differenze. Ed invero: - si parla di mero meccanismo di «consultazione» o di «partecipazione», restandone espunta dunque la mera «informazione»: la quale ultima, evidentemente, aveva in passato indotto a ridurre ad essa soltanto il coinvolgimento, ritenuto quindi insufficiente; - si menzionano, oltre ai lavoratori, gli «utenti e altri soggetti direttamente interessati», invece che i «destinatari»: e di ciò si è detto sopra; - non si dice più che costoro «poss[a]no esercitare un'influenza sulle decisioni», ma che «siano posti in grado di esercitare» un'influenza su di esse: è dunque sufficiente che il mezzo sia adeguato, mentre non occorre il suo costante esercizio; - si precisa non più che tale influenza deve esplicarsi «almeno» sulle questioni che incidano direttamente sulle condizioni di lavoro e sulle qualità dei beni e dei servizi, ma solo che a ciò si ha «particolare riferimento»: la nuova disposizione pare più restrittiva, data la locuzione delimitante, sia pure non tassativa. Ed impone, in ogni caso, di definire nello statuto le ipotesi ed i mezzi della partecipazione di lavoratori e utenti all'assemblea dei soci e, laddove l'impresa sia di medio-grandi dimensioni (il riferimento è al solito art. 2435-bis c.c., ma stavolta basta il superamento della metà di quei parametri), occorre prevedere la nomina, obbligatoriamente da parte dei lavoratori e facoltativamente pure degli utenti, di almeno un componente del c.d.a. e del collegio sindacale. Ma, se così è, vuol dire che nelle imprese sociali che superino detti parametri tali organi dovranno giocoforza essere di tipo collegiale e non monocratico. Il bilancio sociale dovrà, come d'uopo, dare conto di tutto ciò. Nel vigore della precedente normativa, si era affermato che, tra le forme di partecipazione, sono incluse quelle al capitale dell'impresa da parte dei lavoratori, perseguendo così l'ulteriore obiettivo di finanziare la società impresa sociale (Fici, 142). BibliografiaAlleva, Sub art. 12, in Aa.Vv., La nuova disciplina dell'impresa sociale. Commentario al d.lgs. 24 marzo 2006 n. 155, a cura di De Giorgi, Padova, 2007, 263; Capelli, La cooperativa impresa sociale, in La cooperativa-srl tra legge e autonomia statutaria, a cura di Cusa, Padova, 2008; Iamiceli, Sub art. 12, in Aa.Vv., Commentario al decreto sull'impresa sociale (d.lgs. 24 marzo 2006 n. 155), a cura di Fici, Galletti, Torino, 2007; Fici, Brevi note sulla partecipazione dei lavoratori nelle cooperative (e nelle imprese) sociali, in Imp. soc. 2006, 4, 139; Zoppini, Relazione introduttiva ad una proposta per la disciplina dell'impresa sociale, in Riv. crit. dir. priv. 2000, 335. |