Differenza di trattamento tra lavoratori precari e di ruolo nell'accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato

Marta Filippi
26 Novembre 2018

La previsione della clausola 4 dell'Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato non osta ad una differenziazione di trattamento tra lavoratori precari e lavoratori di ruolo sulla base di concreti e precisi elementi di diversità qualificabili come ragioni oggettive. Non contrasta pertanto con essa la normativa nazionale, in materia di ricostruzione della carriera scolastica, in base alla quale si tiene conto dei periodi di servizio di pre-ruolo in misura integrale fino al quarto anno e dei restanti parzialmente ovvero fino ai dei due terzi ai fini giuridici ed di un terzo a fini economici, laddove essa fonda tale diversità di trattamento su criteri obbiettivi quali l'aver prestato esclusivamente sostituzioni temporanee e brevi nell'insegnamento di diverse e svariate materie
Massima
La previsione della clausola 4 dell'Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato (Direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999) non osta ad una differenziazione di trattamento tra lavoratori precari e lavoratori di ruolo sulla base di concreti e precisi elementi di diversità qualificabili come ragioni oggettive. Non contrasta pertanto con essa la normativa nazionale, in materia di ricostruzione della carriera scolastica, in base alla quale si tiene conto dei periodi di servizio di pre-ruolo in misura integrale fino al quarto anno e dei restanti parzialmente ovvero fino ai dei due terzi ai fini giuridici ed di un terzo a fini economici, laddove essa fonda tale diversità di trattamento su criteri obbiettivi quali l'aver prestato esclusivamente sostituzioni temporanee e brevi nell'insegnamento di diverse e svariate materie
Il caso

La questione di interpretazione pregiudiziale relativa alla corretta interpretazione dell'art. 4 dell'Accordo Quadro sul lavoro a termine veniva sollevata dal Tribunale di Trento nell'ambito di una controversia tra un'insegnate precaria e la Provincia autonoma di Trento, avente ad oggetto il riconoscimento e calcolo dell'anzianità di servizio al momento della conclusione di un contratto di lavoro a tempo indeterminato con l'ente pubblico.

La provincia infatti procedendo alla ricostruzione di carriera della docente si limitava ad applicare la normativa nazionale la quale prevede che agli insegnati non di ruolo sono riconosciuti come servizio di ruolo, ai fini giuridici ed economici, per intero per i primi quattro anni, per i due terzi il periodo eventualmente eccedente ed ai soli fini economici il rimanente terzo.

A seguito di tale decisione l'insegnate proponeva ricorso invocando la violazione dell'art. 4 dell'Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato e chiedendo la disapplicazione della normativa nazionale per violazione del diritto di fonte comunitaria.

Ritenendo fondata la necessità di paragonare la situazione della ricorrente con quella di un'insegnate di ruolo il Tribunale di Trento sollevava la predetta questione pregiudiziale interpretativa domandando se il fatto di non aver superato un concorso per l'accesso alla pubblica amministrazione possa giustificare una differenza di trattamento a sfavore dei lavoratori a tempo determinato e pertanto se il principio di non discriminazione sancito dalla clausola 4 dell'Accordo Quadro osti o meno ad una norma interna, la quale dispone che ai fini della determinazione dell'anzianità di servizio al momento dell'immissione in ruolo con contratto a tempo indeterminato, fino a quattro anni il computo dei servizi svolti a tempo determinato si effettua per intero, mentre per quelli ulteriori si riduce di un terzo a fini giuridici e di due terzi a fini economici.

La questione

La questione giuridica sottesa al caso di specie si basa sulla corretta applicazione dell'art. 4 dell'Accordo Quadro sul contratta a termine il quale sancisce in linea generale un divieto di differenza di trattamento tra lavoratori a termine e non ma successivamente prevede delle eccezioni fondate sulla presenza di ragioni oggettive.

Ebbene nel caso di specie ad esse posta al vaglio della clausola 4 dell'accordo sul tempo determinato è l'art. 485, d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297, la quale dispone che ai fini della determinazione dell'anzianità di servizio al momento dell'immissione in ruolo con contratto a tempo indeterminato, il computo dei servizi svolti a tempo determinato si effettua per intero fino a quattro anni riducendosi poi di un terzo a fini giuridici e di due terzi a fini economici per quelli ulteriori.

Si domanda il giudice del rinvio se tale differenza di trattamento possa essere giustificata dall'accesso al contratto a tempo indeterminato a mezzo concorso pubblico dovendosi riconoscere agli stessi per tale motivo maggiore professionalità e pertanto una maggiore tutela giuridica.

Pertanto ci si chiede se il concorso pubblico possa costituire una ragione oggettiva valida a supportare una differenza di trattamento tra lavoratori precari e non.

Il Tribunale di Trento sul punto richiama anche il contrasto di giurisprudenza esistente all'interno delle Corti italiane. Se da un lato infatti la Corte di cassazione sembra aver sposato un orientamento che riconoscere ai docenti l'anzianità di servizio maturata con contratti a tempo determinato, ai fini di garantire la loro parità di trattamento rispetto ai docenti con contratti a tempo indeterminato, le Corti territoriali sembrano invece in alcuni casi negarlo.

Le soluzioni giuridiche

La Corte di giustizia europea chiamata più volte ad esprimersi in materia di corretta interpretazione della clausola 4 dell'Accordo Quadro sul contratto a termine ribadisce come la norma comunitaria permetta una differenza di trattamento tra lavoratori solo in presenza di ragioni oggettive. Tali sono da considerarsi quegli elementi precisi e concreti che contraddistinguono la condizione di impiego nel particolare contesto in cui esso si inscrive e possono emergere o dalla particolare natura delle mansioni per l'espletamento delle quali sono stati conclusi contratti a tempo determinato oppure dal raggiungimento di una legittima finalità di politica sociale di uno Stato membro.

Prima di analizzare tuttavia l'esistenza di ragioni oggettive tali da giustificare una disparità di trattamento tra lavoratori la Corte afferma come siano comparabili le mansioni svolte dai docenti precari con quelle svolte da quelli di ruolo ed osserva come l'accesso tramite concorso non faccia venire meno tale condizione.

Successivamente argomenta come secondo il Governo italiano la previsione di una disparità di trattamento tra docenti precari e di ruolo concernente la ricostruzione dell'anzianità di servizio trovi la sua giustificazione sul fatto che spesso i docenti a tempo determinato sono chiamati a svolgere attività di sostituzioni temporanee ed a insegnare svariate materie. Gli stessi, vine sottolineato poi, sono inoltre soggetti a un sistema di computo del tempo effettuato che differisce da quello applicabile ai dipendenti pubblici di ruolo.

Infine, continua il giudice europeo, sempre secondo quanto espresso dal governo italiano tale normativa sarebbe conforme all'importanza che il concorso assume all'interno dell'ordinamento italiano il quale all'art. 97 della Costituzione afferma che agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si acceda mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.

Sulla base di tali affermazioni la Corte di giustizia esclude che in linea di principio l'art. 4 dell'Accordo Quadro sul lavoro a termine osti con la normativa nazionale in materia di riconoscimento del servizio preruolo per intero fino ai primi 4 anni ed in misura parziale successivamente per un terzo a fini economi e fino a due a fini giuridici.

Osservazioni

La sentenza in esame della Corte di giustizia si iscrive in una già ampliamene nutrita giurisprudenza europea in materia di interpretazione della clausola 4 dell'Accordo Quadro su lavoro a termine. Spesso ed in pi occasioni infatti il giudice europeo si trova ad essere chiamato in causa per quanto attiene al principio di non discriminazione tra lavoratori a termine ed a tempo indeterminato.

Le conclusioni che sposa la Corte sembrano essere un giusto compromesso tra la totale mancanza di riconoscimento del servizio pre-ruolo e un riconoscimento pieno a fronte di una maggiore tutela dei lavoratori di ruolo.

Minimi riferimento bibliografici

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M. D'ONOFRIO, Vademecum: per il personale con contratto indeterminato e determinato, Editoriale Mb italiana, 2017;

A. FENOGLIO, Una giurisprudenza creativa: il contratto a termine nel pubblico impiego e il regime sanzionatorio, www.noteinformative.it, 2011, n. 52;

M. GRANDI, Il diritto del lavoro europeo. Le sfide del XX Secolo, in Dir. rel. ind., 2007, 4;

R. GRECO, La flessibilità nel lavoro pubblico privatizzato, in Dir. lav. merc., 2007, 2, 289 e ss.;

E. MASSI, Il contratto a termine nel pubblico impiego, www.generazionevincente.it;

Corte giust. UE, 7 settembre 2006, C-53/04, Marrosu e Sardino, www.eur-le;

Cass., sez. un., 15 marzo 2016 n. 5072, www.dejure.it;

Corte cost. 15 giugno 2016, n. 187, www.cortecostituzionale.it;

Corte giust. UE, 18 ottobre 2012, Valenza e a., da C-302/11 a C-305/11, EU:Cd2012d646, punto 71, www.aranagenzia.it.

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