Circolazione stradale e presunzione di pari responsabilità

14 Marzo 2019

La questione in esame è la seguente: a quali condizioni è superabile la presunzione di pari responsabilità in tema di circolazione stradale?
Massima

La presunzione di pari responsabilità stabilita dal comma 2 dell'art. 2054 c.c. ricorre non solo nei casi in cui sia certo l'atto che ha causato il sinistro ma sia incerto il grado di colpa attribuibile ai diversi conducenti, ma anche quando non sia possibile accertare il comportamento specifico che ha causato il danno, con la conseguenza che, in tutti i casi in cui sia ignoto l'atto generatore del sinistro, causa presunta dell'evento devono ritenersi in eguale misura i comportamenti di entrambi i conducenti coinvolti nello scontro anche se solo uno di essi abbia riportato danni.

Il caso

Una utente della strada citava in giudizio l'impresa designata alla gestione del Fondo di Garanzia per le vittima della strada per conseguire il risarcimento dei danni subiti in occasione dell'investimento subito da parte di un camion rimasto non identificato, quando era alla guida della bicicletta. Proposto appello da parte della compagnia assicurativa, la sentenza di primo grado era parzialmente riformata, riconoscendo la colpa concorrente nella misura del 50% del conducente dell'autocarro non identificato e dell'attrice. L'appellata propone ricorso in Cassazione sul rilievo che il giudice di seconde cure non aveva correttamente valutato le prove assunte, dalle quali emergeva la responsabilità esclusiva del conducente del camion nella causazione del sinistro.

I Giudici di legittimità accolgono il ricorso sul rilievo che non era stata valutata la condotta di guida del conducente dell'automezzo investitore nell'effettuare la manovra di sorpasso.

La questione

La questione in esame è la seguente: a quali condizioni è superabile la presunzione di pari responsabilità in tema di circolazione stradale?

Le soluzioni giuridiche

La pronuncia in commento aderisce al condivisibile orientamento della giurisprudenza di legittimità, che in tema di responsabilità derivante da circolazione stradale, il giudice che abbia in concreto accertato la colpa di uno dei conducenti non può, per ciò solo, ritenere superata la presunzione posta a carico anche dell'altro dall'art. 2054, comma 2 c.c., ma è tenuto ad accertare in concreto se quest'ultimo abbia o meno tenuto una condotta di guida irreprensibile (Cass. civ., n. 23431/2014; Cass. civ., n. 12444/2008; Cass. civ., n. 195/2007).

Con riferimento alla presunzione in parola, va, innanzitutto, precisato che essa trova applicazione soltanto ove le risultanze probatorie non consentano di accertare in modo concreto in quale misura la condotta dei due conducenti abbia cagionato l'evento dannoso; essa, pertanto, svolge una funzione sussidiaria, operando soltanto nel caso in cui non possano attribuirsi le effettive responsabilità del sinistro (Cass. civ., n. 17568/2013).

Sulla scorta di tale considerazione, quindi, può osservarsi che la pari responsabilità di cui all'art. 2054, comma 2 c.c., integri una c.d. presunzione relativa (App. Potenza, 26 novembre 2013): essa, infatti, opera fino a prova contraria.

In merito alla operatività della presunzione di pari responsabilità, si osserva che parte della giurisprudenza ha affermato che la stessa opererebbe sino a quando in giudizio non si dimostri la responsabilità esclusiva di uno dei conducenti, con conseguente possibilità per l'altro di essere sollevato da ogni responsabilità (Trib. Torre Annunziata, 15 gennaio 2014, n. 204).

Ma al riguardo si può replicare che il dettato normativo di cui all'art. 2054, comma 2 c.c., non pare però fare riferimento, ai fini del superamento della presunzione in discorso, alla sola prova di esclusiva responsabilità di uno dei conducenti, quanto, invece, alla possibilità di provare il grado delle varie responsabilità: a rigore, quindi, la presunzione di pari responsabilità non dovrebbe operare anche nel caso in cui, pur non accertata l'esclusiva responsabilità di uno dei conducenti, si possa dimostrare la misura della responsabilità del medesimo, e — ovviamente — degli altri conducenti coinvolti nel sinistro (o, meglio: la presunzione di pari responsabilità, in ragione del suo carattere residuale, non dovrebbe operare prima che si sia provato a verificare le colpe e le efficienze causali delle condotte dei veicoli coinvolti nel sinistro, e ciò a prescindere dalla dimostrazione o meno dell'esclusiva responsabilità di uno dei conducenti).

Ovviamente, l'accertamento della colpa esclusiva di uno dei conducenti libera l'altro dalla presunzione della concorrente responsabilità di cui all'art. 2054, comma 2, c.c. (nonché dall'onere di dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno: Cass. civ., n. 18340/2013); ma ciò non vuol dire — si ritiene — che in assenza di accertata responsabilità esclusiva operi automaticamente la presunzione in parola, dovendosi pur sempre indagare in ordine alle concrete responsabilità dei veicoli coinvolti (che possono essere quindi anche concorrenti, in eguale o diversa misura); solo ove tale indagine non sia possibile, opererà la presunzione di pari responsabilità di cui alla norma in studio.

Al riguardo la giurisprudenza di legittimità ha osservato che la presunzione di cui all'art. 2054, comma 2 c.c., dato il suo carattere sussidiario, trova applicazione soltanto nel caso in cui sia impossibile accertare in concreto il grado di colpa di ciascuno dei conducenti coinvolti nel sinistro (Cass. civ., n. 12667/2013).

In altri termini, la presunzione di colpa concorrente, pur nell'ambito interpretativo dell'art. 2054, comma 2 c.c., postula il carattere sussidiario della presunzione di pari responsabilità, dovendosi applicare soltanto nel caso in cui sia impossibile accertare in concreto il grado di colpa di ciascuno dei conducenti coinvolti nel sinistro.

Sotto altro aspetto, si è rilevato che l'accertata violazione di norme del codice della strada in capo ad uno dei conducenti non dispensa il giudice dal verificare il comportamento dell'altro conducente onde stabilire se quest'ultimo abbia a sua volta violato o meno le norme sulla circolazione stradale ed i normali precetti di prudenza, potendo l'eventuale inosservanza di dette norme comportare l'affermazione di una colpa concorrente (Cass. civ., n. 3696/2018; Cass. civ., n. 124/2016; Cass. civ., n. 8051/2016, ad avviso della quale in caso di tamponamento tra veicoli, la presunzione di pari colpa di entrambi i conducenti, di cui all'art. 2054, comma 2, è superata, ex art. 149, comma 1, c.d.s., dalla presunzione de facto di inosservanza della distanza di sicurezza da parte del tamponante, sul quale grava l'onere di fornire la prova liberatoria, dimostrando che il tamponamento è derivato da causa in tutto o in parte a lui non imputabile, che può consistere anche nel fatto che il veicolo tamponato abbia costituito un ostacolo imprevedibile ed anomalo rispetto al normale andamento della circolazione stradale; Cass. civ., n. 21130/2013).

Da ciò discende che pur in presenza di un'accertata violazione da parte di uno dei conducenti di norme dettate dal codice della strada, la presunzione di cui al comma 2 dell'art. 2054 c.c. non può essere applicata, dovendosi pur sempre verificare se il comportamento degli altri conducenti sia anch'esso (e in che misura) connotato da colpa (con relativa indagine sull'efficienza causale); il giudice che abbia in concreto accertato la colpa di uno dei conducenti non può, per ciò solo, escludere la responsabilità dell'altro, essendo invece tenuto ad accertare in concreto se quest'ultimo abbia o meno tenuto una condotta di guida irreprensibile (Trib. Roma, 9 ottobre 2012, n. 18910; Trib. Bari, 13 settembre 2012, n. 2881).

Così, la Corte di Cassazione ha rilevato che l'accertamento dell'intervenuta violazione, da parte di uno dei conducenti, dell'obbligo di dare la precedenza, non dispensa il giudice dal verificare il comportamento dell'altro conducente onde stabilire se quest'ultimo abbia a sua volta violato o meno le norme sulla circolazione stradale ed i normali precetti di prudenza, potendo l'eventuale inosservanza di dette norme comportare l'affermazione di una colpa concorrente (Cass. civ., n. 12667/2013).

Allo stesso modo, la Suprema Corte ha affermato che nel caso in cui sia accertata l'inosservanza da parte di uno dei conducenti, intento a svoltare sulla destra, dell'obbligo (ex art. 153, comma 3, lett. a, c.d.s.) di tenersi il più possibile vicino al margine destro della carreggiata, nonché di mantenere una velocità moderata, non sussiste automaticamente la sua colpa esclusiva e la liberazione dell'altro conducente proveniente dal contrario senso di marcia ed intento a svoltare a sinistra, laddove quest'ultimo, essendo rimasta carente la prova concernente il punto della carreggiata dove era avvenuto l'urto tra i veicoli, non abbia, a sua volta, dimostrato di aver rispettato le norme di comportamento di cui all'art. 143 c.d.s. (Cass. civ., n. 25620/2013).

Ancora, si è affermato che l'accertamento della colpa, anche se grave, di uno dei due conducenti, non esonera l'altro dall'onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, osservando le norme della circolazione stradale ed i normali precetti della prudenza, al fine di escludere la configurazione di un concorso di colpa a suo carico (Trib. Bari, 21 novembre 2013).

Inoltre, in tema di concorso di colpa a carico del conducente antagonista che si trovi nella possibilità di compiere manovre d'emergenza di fronte all'altrui violazione, è stato ribadito il suo dovere di attivarsi, facendo anche ricorso, ove ne sussistano le condizioni, a dette manovre di emergenza o di fortuna che, nel caso concreto, si presentino come le più opportune ed efficaci; ciò alla luce del principio di solidarietà sociale in virtù del quale il conducente del veicolo antagonista a quello che ha commesso la violazione deve comunque cooperare al fine di evitare che il sinistro si verifichi, non potendo trincerarsi dietro la circostanza che egli non versa in violazione di norme comportamentali (Trib. Monza, 6 marzo 2013).

In merito alla prova liberatoria per il superamento della presunzione di colpa in parola, va precisato che essa non deve necessariamente essere fornita in modo diretto, potendo anche risultare indirettamente, tramite l'accertamento del collegamento eziologico esclusivo dell'evento dannoso con il comportamento dell'altro conducente (Cass. civ., n. 18340/2013).

Non occorre, dunque, necessariamente, la dimostrazione di non aver arrecato apporto causale alla produzione dell'incidente, né la dimostrazione di avere assunto un comportamento esente da colpa e perfettamente conforme alle regole del codice della strada.

Sicché, in tema di presunzione di pari colpa la giurisprudenza ha fissato alcuni punti fermi che possono così sintetizzarsi:

a) la norma trova applicazione non solo nei casi in cui sia certo l'atto che ha causato il sinistro e sia incerto il grado di colpa attribuibile ai diversi conducenti, ma anche quando non sia possibile accertare il comportamento specifico che ha causato il danno. La conseguenza che se ne trae è che, in tutti i casi in cui l'atto generatore del sinistro sia ignoto, causa presunta dell'evento sono nella stessa misura i comportamenti di entrambi i conducenti coinvolti nello scontro, anche se uno soltanto di essi abbia riportato danni;

b) la presunzione opera in via sussidiaria, cioè solo qualora non si provi la diversa incidenza dei fattori causali concorrenti, la colpa esclusiva dell'altro conducente o la ricorrenza di altra causa sopravvenuta interruttiva del nesso causale;

c) l'accertamento della colpa, anche grave, di uno dei conducenti, non esonera l'altro dall'onere della prova liberatoria, al fine di consentire al giudice l'esclusione di un concorso di colpa a suo carico.

Osservazioni

In caso di scontro tra veicoli senza guida di rotaie, il conducente responsabile è obbligato a risarcire il danno prodotto alle persone o alle cose dalla circolazione del veicolo, salvo non provi di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno.

Il tenore del sopradetto comma 1 dell'art. 2054 c.c. è mitigato dalla presunzione di pari responsabilità posta dal comma 2 del medesimo articolo.

La norma, volta a fornire una regola per il riparto della responsabilità civile (e quindi dei conseguenti obblighi risarcitori) in capo ai conducenti dei veicoli coinvolti in un sinistro stradale tra più veicoli a motore, riguarda gli aspetti, strettamente connessi tra loro, della colpa dei conducenti, nonché dell'apporto causale delle rispettive condotte con riferimento al fatto dannoso prodotto: si presume, fino a prova contraria, che ciascun conducente abbia provocato con pari colpa e con pari efficienza causale i danni causati dallo scontro (sia i propri, sia quelli riportati dagli altri conducenti).

È evidente come l'affermazione di un siffatto principio, nella pratica, comporti che, di fronte ad una condotta gravemente colposa del conducente di uno dei due veicoli antagonisti, anche accertata in concreto (ad esempio, per circolazione nella corsia riservata ai veicoli procedenti nell'opposto senso di marcia, oppure per violazione delle regole sulla precedenza), si possa pervenire ad attribuire una responsabilità concorsuale in capo al soggetto che, pur non avendo commesso la violazione, era onerato dalla particolare regola di cui all'art. 2054 c.c. di tenere una condotta che gli consentisse di porre in essere le manovre di emergenza necessarie ed opportune a contrastare l'altrui imprudenza.

Difatti, al fine di escludere la colpa concorrente occorre la dimostrazione che il conducente, oltre ad uniformarsi alle norme della circolazione e a quelle della comune prudenza, abbia fatto tutto il possibile per evitare lo scontro, salvo che ovviamente il giudice non accerti che l'incidente si sia verificato per colpa esclusiva di uno dei conducenti e neghi che la colpa dell'altro abbia avuto rilievo causale.

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