Autovelox: verbale nullo per mancanza di segnaletica e omessa verifica della taratura

05 Aprile 2019

In materia di sanzioni amministrative per violazione del codice della strada, ogni volta che l'opponente contesti l'affidabilità dell'autovelox, il giudice deve procedere ad accertare se la PA abbia effettuato le verifiche di funzionalità e taratura.
Massima

In materia di sanzioni amministrative per violazione del codice della strada, la circostanza che nel verbale di contestazione di una violazione dei limiti di velocità, accertata mediante autovelox, non sia indicato se la presenza dell'apparecchio sia stata preventivamente segnalata mediante apposito cartello non rende nullo il verbale stesso, sempre che, di detta segnaletica, sia stata accertata o ammessa l'esistenza. In mancanza di attestazione sul verbale della presenza del cartello, spetta alla PA dimostrare la preventiva segnalazione della rilevazione della velocità, che costituisce un obbligo specifico ed inderogabile degli organi di polizia stradale demandati a tale tipo di controllo, imposto a garanzia dell'utenza stradale, la cui violazione rende illegittima la pretesa sanzionatoria e non può non riverberarsi sulla legittimità degli accertamenti.

In materia di sanzioni amministrative per violazione del codice della strada, ogni volta che l'opponente contesti l'affidabilità dell'autovelox, il giudice deve procedere ad accertare se la PA abbia effettuato le verifiche di funzionalità e taratura.

Nei giudizi di opposizione al verbale di accertamento di violazione del codice della strada, la legittimazione passiva va riconosciuta alle singole amministrazioni cui appartengono i vari corpi autorizzati alla contestazione, e, dunque, nel caso della polizia stradale, al Ministero dell'Interno e non alla Prefettura. Tuttavia, l'errata identificazione dell'organo legittimato a resistere costituisce una mera irregolarità, sanabile, ai sensi dell'art. 4 della l. 260/1958, attraverso: la rinnovazione della notificazione dell'opposizione al soggetto legittimato; la costituzione in giudizio dell'amministrazione o dell'Avvocatura dello Stato che nulla abbiano eccepito al riguardo; la proposizione di ricorso per Cassazione senza la deduzione di uno specifico motivo sul punto.

Il caso

Un automobilista propone opposizione contro il verbale con cui la Polizia stradale gli ha irrogato una sanzione amministrativa per eccesso di velocità sulla base di un accertamento effettuato con autovelox. Il Giudice di Pace rigetta l'opposizione. Il Tribunale respinge l'appello, ritenendo infondati tutti i motivi dedotti, concernenti: l'illegittimità del verbale per mancanza del cartello di preavviso della rilevazione della velocità e per mancata indicazione in ordine alla taratura dell'autovelox; la nullità del giudizio di primo grado per avere il GdP errato nell'evocare in giudizio la Prefettura e non il Ministero dell'Interno.

L'automobilista propone ricorso per Cassazione censurando, per quattro motivi, la sentenza di secondo grado.

La Corte cassa la sentenza, con rinvio al Tribunale, in relazione ai due motivi accolti.

La questione

Sono tre le questioni affrontate dalla Corte nella pronuncia in commento.

1) È legittimo il verbale che non fornisce indicazioni sulla presenza del cartello di preavviso del controllo elettronico della velocità e su chi grava l'onere della prova della presenza della segnaletica?

2) È legittimo il verbale di accertamento che non indica la taratura dell'apparecchio rilevatore e, in caso di contestazione, è l'opponente che deve dimostrarne il funzionamento?

3) Nei giudizi di opposizione a sanzioni amministrative per violazione del Codice della Strada, qual è il soggetto dotato di legittimazione passiva? E quali sono le conseguenze della nullità del procedimento in cui sia stato evocato in giudizio il soggetto non legittimato passivamente?

Le soluzioni giuridiche

La Corte conferma l'orientamento già precedentemente assunto dalla giurisprudenza di legittimità, ribadendo due principi che negli ultimi anni vengono posti a fondamento di molti dei ricorsi presentati dagli automobilisti contro le multe per eccesso di velocità emesse a seguito di accertamenti effettuati con autovelox: 1) il verbale è nullo se la rilevazione della velocità non è segnalata; 2) ogni volta che vi siano contestazioni sull'affidabilità dell'apparecchio, il giudice deve procedere ad accertare se la PA abbia effettuato le verifiche di funzionalità e taratura.

1) La Corte accoglie il motivo con cui il ricorrente censurava la sentenza di appello nella parte in cui questa stabiliva: che non vi siano norme primarie o secondarie che prevedano che il verbale di contestazione debba fornire indicazioni sulla presenza del cartello di preavviso del dispositivo elettronico; che, in ogni caso, l'appellante non avesse dato prova della violazione, da parte della PA, delle procedure di accertamento.

La Corte afferma che l'art. 4 del d.l. n. 121/2002 (conv. in l. 168/2002) prevede che la PA proprietaria della strada sia tenuta a dare informazione dell'installazione dell'autovelox.

In difetto, trattandosi di norma imperativa e cogente, il verbale è illegittimo.

Secondo la Corte, stante il principio di tassatività delle nullità degli atti, deve escludersi che il verbale che non indichi la presenza della segnaletica sia nullo; ciò, tuttavia, a condizione che di tale segnaletica sia stata accertata o ammessa l'esistenza (come già affermato da Cass. civ., sez. VI, 13 gennaio 2011, n. 680).

La sentenza impugnata, pertanto, è corretta nella parte in cui il Tribunale afferma che non sia previsto da nessuna norma primaria o secondaria che il verbale debba fornire indicazioni circa la presenza della segnaletica, ma non lo è laddove implicitamente afferma che sia onere dell'opponente provare la violazione, da parte dell'amministrazione, delle procedure di accertamento in relazione alla presenza del cartello di preavviso.

Infatti, trattandosi di una condizione di legittimità della pretesa sanzionatoria, in mancanza di attestazioni nel verbale, l'onere di provare la presenza della segnaletica incombe sulla PA opposta.

2) La Corte ritiene fondato e, quindi, accoglie il motivo con cui il ricorrente deduceva la nullità del verbale che non conteneva indicazioni in ordine alla taratura dell'autovelox.

Il Tribunale aveva ritenuto, in proposito, che, da una parte, le apparecchiature elettroniche regolarmente omologate (come quella di cui si trattava) non dovessero essere sottoposte ai controlli di funzionalità e taratura previsti dalla l. 273/1992 e che, comunque, l'opponente non avesse fornito prova del cattivo funzionamento del dispositivo in questione.

La Cassazione ricorda che, con sentenza 113/2015, la Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 45 comma 6 d.lgs. 285/1992, nella parte in cui non prevede che le apparecchiature impiegate per l'accertamento dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e taratura (principio poi ribadito da Cass. civ., sez. II, 11 maggio 2016, n. 9645).

Da ciò deriva, secondo la Corte, che, nel caso in cui venga contestata l'affidabilità dell'autovelox, il giudice sia tenuto ad accertare se le predette verifiche siano state eseguite da parte della PA (in senso conforme, Cass. civ. sez. VI, 11 gennaio 2018, n.533, richiamata nella pronuncia in commento).

La sentenza di secondo grado viene quindi cassata, con rinvio al Tribunale, nella parte in cui quest'ultimo ha stabilito che spetti all'opponente fornire la prova del cattivo funzionamento dell'autovelox. Il Tribunale, infatti, così facendo, ha omesso di procedere alla verifica nel merito del funzionamento dell'apparecchio. Tale verifica dovrà quindi essere effettuata, a cura del Tribunale stesso, in sede di giudizio di rinvio.

Altra questione affrontata dalla Corte nella pronuncia in commento è quella relativa alla legittimazione passiva nei giudizi di opposizione al verbale di accertamento di violazione del Codice della strada ed alle conseguenze dell'errata individuazione dell'organo legittimato.

3) La Corte rigetta il motivo con cui il ricorrente deduceva che il Tribunale avesse errato nel disattendere l'eccezione di carenza di legittimazione passiva del Prefetto, quest'ultimo evocato in giudizio dal Gdp in luogo del soggetto dotato di legittimazione passiva, ossia il Ministero dell'Interno.

Il ricorrente, in appello, aveva dedotto che il giudizio di primo grado fosse nullo per violazione della regolare costituzione del contraddittorio, ma il Tribunale aveva ritenuto che l'eventuale annullamento del giudizio di primo grado avrebbe determinato l'inevitabile conferma del verbale opposto. Viceversa, il ricorrente deduceva che la nullità della sentenza di primo grado avrebbe escluso la conferma del menzionato verbale.

La Cassazione afferma che la legittimazione passiva va in effetti riconosciuta “alle singole amministrazioni cui appartengono i vari corpi autorizzati alla contestazione” e, dunque, nel caso di specie, al Ministero dell'Interno, cui fa capo la polizia stradale (ossia l'Autorità che aveva emesso il verbale in questione).

Pertanto, il GdP avrebbe dovuto evocare in giudizio quest'ultimo e non, com'era avvenuto, il Prefetto.

Secondo la Corte, il motivo di ricorso è infondato, ma per una ragione diversa da quella indicata dal Tribunale.

Afferma la Corte che, da una parte, le norme sulla regolare costituzione del contraddittorio costituiscono disposizioni inderogabili di ordine pubblico processuale, e la loro violazione è rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del giudizio. Laddove non rilevato, la violazione dell'art. 101 c.p.c. comporta la nullità di tutti gli atti del procedimento e i relativi effetti sulla sentenza (come affermato da Cass. civ., sez. II, 6 agosto 2007, n. 17189, Cass. civ. sez. II, 26 febbraio 2009, n. 4695, Cass. civ. sez. II, 9 giugno 2010, n. 13886).

D'altro canto, però, evidenzia la Corte (che sul punto richiama un orientamento di legittimità ormai consolidato – cfr. Cass. civ., sez. II, 6 aprile 2009, n. 8249; Cass. civ., sez. II, 6 agosto 2007, n. 17189; Cass. civ., sez. I, 10 maggio 2007, n. 10706, Cass. civ., sez. I, 18 luglio 2006, n. 16458; Cass. civ., Sez. Un., 14 febbraio 2006, n. 3117), in materia di opposizione a sanzioni amministrative l'errata identificazione dell'organo legittimato a resistere costituisce una mera irregolarità, sanabile, ai sensi dell'art. 4 della l. 260/1958, in tre ipotesi: 1) rinnovazione della notifica dell'opposizione all'organo legittimato; 2) costituzione in giudizio dell'amministrazione o dell'Avvocatura dello Stato che nulla abbiano eccepito al riguardo; 3) proposizione di ricorso per Cassazione senza la deduzione di uno specifico motivo sul punto.

Nel caso di specie, ricorre la seconda ipotesi di sanatoria: la Prefettura e la polizia stradale erano rappresentate dall'Avvocatura dello Stato; quest'ultima non aveva sollevato eccezioni sul punto.

Osservazioni

1) Non è la mancata indicazione nel verbale della presenza del cartello di preavviso dell'autovelox a rendere nullo il verbale, ma l'effettiva assenza della segnaletica.

Laddove il verbale contenga l'indicazione della presenza del cartello, esso fa fede fino a querela di falso. Se invece tale indicazione è omessa, in caso di contestazione spetta alla PA fornire la prova della presenza del cartello che segnala il controllo elettronico della velocità.

Ciò è pienamente coerente con la ratio della normativa in materia di accertamento di violazioni dei limiti di velocità compiuti per mezzo dell'autovelox: l'art. 4 del d.l. 121/2002, convertito in l. 168/2002 – ai sensi del quale deve essere data preventiva informazione agli automobilisti della presenza di dispositivi di controllo della velocità – non prevede un obbligo rilevante solo per la PA, ma è finalizzato ad informare gli automobilisti, affinché questi possano orientare la propria condotta di guida.

2) Benché la Corte non lo specifichi, deve ritenersi che, laddove il Tribunale, in sede di rinvio, dovesse accertare che le verifiche del funzionamento dell'autovelox siano state omesse, il verbale di contestazione debba essere dichiarato illegittimo e, conseguentemente, annullato.

Benché la Corte non lo affermi esplicitamente, si deve inoltre ritenere che, poiché l'obbligo di tarare e verificare il funzionamento dell'autovelox è posto a carico della PA, parimenti su quest'ultima debba gravare l'onere della prova del fatto che le verifiche di funzionalità siano state effettuate.

3) Ci si può chiedere cosa sarebbe accaduto se non fosse ricorsa una delle tre ipotesi di sanatoria del vizio relativo alla carenza di legittimazione passiva della Prefettura. E, in particolare se, come sostenuto dal Tribunale nella sentenza di secondo grado, la nullità del giudizio di opposizione avrebbe o meno comportato la conferma del verbale opposto.

A tal proposito, va premesso che, in materia di opposizione a sanzioni amministrative, l'obbligo di notificare il ricorso e il decreto di fissazione dell'udienza al soggetto passivamente legittimato grava sull'ufficio giudiziario adito, e non sulla parte (ai sensi dell'art. 204-bis cod.strad. e dell'art. 7 del d.lgs. n. 150/2011).

L'eventuale errore nell'identificazione del soggetto passivamente legittimato costituisce peraltro, un vizio rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del giudizio.

Deve evidenziarsi, a quest'ultimo proposito, che la Corte, nella pronuncia in commento, richiama precedenti di legittimità riconducibili a due orientamenti che – concordi nel qualificare l'errore nell'identificazione del soggetto passivamente legittimato come una mera irregolarità, sanabile nelle ipotesi sopra illustrare – si differenziano però nell'inquadrare tale errore, come, per l'appunto, un vizio rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del giudizio (Cass. civ., sez. II, 6 aprile 2009, n. 8249, Cass. civ., sez. II, 6 agosto 2007, n. 17189) o, invece, una ragione di potenziale inammissibilità del ricorso (Cass. civ., Sez. Un., 14 febbraio 2006, n. 3117; Cass. civ., sez. I, 18 luglio 2006, n. 16458).

Secondo la giurisprudenza più recente, che, ad avviso di chi scrive, ratifica l'orientamento più condivisibile, il menzionato errore comporta non l'inammissibilità del ricorso, bensì la nullità dell'intero procedimento e, dunque, della sentenza (come confermato da Cass. civ. sez. II, 22 marzo 2017, n. 7308; in senso conf.: Cass. civ., sez. II, 16 febbraio 2016, n. 2961; Cass. civ.,Sez. Un., 6 ottobre 2006, n. 21624). Ciò fa sì che la nullità possa solo condurre alla necessità di celebrare un nuovo giudizio, non certo alla conferma del verbale opposto, perché le conseguenze patologiche dell'errore non possono essere fatte gravare sull'opponente, il cui ricorso non è inammissibile

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