Se il sinistro è stato causato da veicolo con contrassegno assicurativo contraffatto o falsificato, l'azione risarcitoria va promossa nei confronti del FGVS

Giovanni Gea
15 Aprile 2019

Il danneggiato, una volta accertata la falsità del contrassegno assicurativo del veicolo danneggiante, può promuovere il giudizio risarcitorio nei confronti del Fondo di Garanzia delle Vittime della Strada ovvero è vincolato ad agire nei confronti dell'assicuratore, apparente titolare del contrassegno, obbligato ex art. 127 d.lgs. n. 209/2005 nei confronti dei terzi danneggiati per il periodo indicato nel certificato?
Massima

Nei sinistri causati dalla circolazione dei veicoli, non sussiste per il danneggiato la necessità di citare autonomamente l'assicurazione apparentemente titolare del contrassegno assicurativo allorché la prova della falsità o comunque della non attribuibilità del tagliando assicurativo all'assicurazione citata emerga dagli atti del giudizio promosso nei confronti del Fondo Vittime della Strada per essere stata dal danneggiato spontaneamente e preventivamente accertata, rendendo superflua l'instaurazione di un autonomo giudizio nei confronti dell'apparente compagnia, la quale si limiterebbe ad invocare il fatto notorio della falsità del contrassegno.

Il caso

Una Autofficina ed una Carrozzeria, cessionarie del credito risarcitorio spettante al danneggiato da un sinistro stradale, accertata preventivamente la falsità del contrassegno assicurativo dell'altro veicolo coinvolto, proponevano azione giudiziale nei confronti del Fondo Vittime della Strada.

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale dichiaravano la carenza di legittimazione passiva del Fondo di Garanzia sull'assunto che, indipendentemente dall'inefficacia o invalidità del rapporto di assicurazione, sussistesse la responsabilità ex art. 127 d.lgs. n. 209/2005 dell'impresa che aveva rilasciato il contrassegno, salva la prova dell'assenza di un proprio comportamento colposo ingenerante nel danneggiato un incolpevole affidamento.

La Autofficina e la Carrozzeria ricorrevano in Cassazione avverso la sentenza del Tribunale.

La questione

Il danneggiato, una volta accertata la falsità del contrassegno assicurativo del veicolo danneggiante, può promuovere il giudizio risarcitorio nei confronti del Fondo di Garanzia delle Vittime della Strada ovvero è vincolato ad agire nei confronti dell'assicuratore, apparente titolare del contrassegno, obbligato ex art. 127 d.lgs. n. 209/2005 nei confronti dei terzi danneggiati per il periodo indicato nel certificato?

Le soluzioni giuridiche

La Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, cassa con rinvio la decisione del Tribunale per aver erroneamente ritenuto carente di legittimazione passiva il Fondo di Garanzia sull'assunto che «l'assicuratore è responsabile ex art. 127 del d.lgs. 209/2005 per il solo fatto del rilascio del contrassegno assicurativo, indipendentemente dall'inefficacia o invalidità del rapporto di assicurazione, anche nel caso di contrassegno contraffatto o falsificato, salvo che l'assicuratore dimostri l'insussistenza di un proprio comportamento colposo tale da ingenerare nel danneggiato l'incolpevole affidamento sulla sussistenza del rapporto assicurativo».

Ad avviso della Suprema Corte, poiché il danneggiato aveva spontaneamente e preventivamente verificato la falsità del contrassegno assicurativo, sarebbe stato del tutto superfluo, anche per ragioni di economia processuale, promuovere un giudizio nei confronti dell'apparente, ma già verificata come non effettiva, assicurazione, falsamente indicata nel tagliando.

Inoltre, i giudici di merito avevano, altresì, errato nel non concedere al danneggiato del sinistro quantomeno l'opzione tra il promuovere la causa nei confronti dell'assicurazione indicata nel contrassegno, facendo valere, qualora sussistente, il principio dell'apparenza e la tutela dell'affidamento, ovvero adire direttamente il Fondo di Garanzia delle Vittime della Strada; diversamente opinando, si introdurrebbe un'assurda condizione di procedibilità dell'azione nei confronti del Fondo di Garanzia contraria alla ratio legis dell'intera disciplina dell'assicurazione della responsabilità civile ispirata all'esigenza di rafforzare la posizione dell'assicurato danneggiato.

Infatti, ipotizzare, come sostenuto dai giudici del merito, che il danneggiato, pur essendo in possesso della prova della falsità del contrassegno assicurativo, avrebbe comunque dovuto citare in giudizio l'assicurazione indicata nel contrassegno, per costringerla a dimostrare di aver adoperato l'ordinaria diligenza per impedire la circolazione di un contrassegno falso a proprio nome, costituirebbe una pretesa tautologica, destinata soltanto a moltiplicare adempimenti processuali e ad allontanare la tutela del danneggiato.

Conseguentemente, ad avviso della Suprema Corte, non sussiste per il danneggiato la necessità di convenire in giudizio l'assicurazione apparentemente titolare del contrassegno assicurativo laddove la prova della falsità, o comunque della non attribuibilità del tagliando assicurativo alla stessa, sia già stata preventivamente accertata.

Osservazioni

Per inquadrare i termini della questione in esame è opportuno prendere le mosse dal dettato normativo (art. 127 d.lgs. n. 209/2005) il quale stabilisce che «1. L'adempimento dell'obbligo di assicurazione dei veicoli a motore è comprovato da apposito certificato rilasciato dall'impresa di assicurazione ……. da cui risulti il periodo di assicurazione per il quale sono stati pagati il premio o la rata di premio. 2. L'impresa di assicurazione è obbligata nei confronti dei terzi danneggiati per il periodo di tempo indicato nel certificato …… 3. All''atto del rilascio del certificato di assicurazione l'impresa di assicurazione consegna un contrassegno recante il numero della targa di riconoscimento del veicolo e l'indicazione dell'anno, mese e giorno di scadenza del periodo di assicurazione per cui è valido il certificato».

Di norma, dunque, il contrassegno rilasciato dall'impresa di assicurazione attesta che un veicolo è assicurato per la RCA ed è anche in regola con i pagamenti e le scadenze sicché, in caso di sinistro stradale, il danneggiato è legittimato ad agire nei confronti del proprietario del veicolo nonché della sua compagnia assicurativa così come risultante, appunto, dal contrassegno, per ottenere il risarcimento dei danni subiti.

Inoltre, come ripetutamente ribadito dalla Suprema Corte, il rilascio del certificato assicurativo, completo di tutte le indicazioni e gli elementi prescritti dalla legge (art. 7 l. n. 990/69, così come modificato dall'art. 127 d.lgs. n. 209/2005; artt. 9 e 12 d.P.R. 24 novembre 1970 n. 973), impegna inderogabilmente l'assicuratore nei confronti del terzo danneggiato, per il periodo di assicurazione riportato nel certificato stesso, indipendentemente dal fatto che per tale periodo sia stato o meno pagato il premio (Cass. civ., sez. III, 1 luglio 2002, n. 9554; Cass. civ., sez. III, 26 settembre 2000, n. 12758) ovvero che il contratto di assicurazione non sia efficace, giacché nei confronti del danneggiato quel che rileva ai fini della promovibilità dell'azione civile nei confronti dell'assicuratore del responsabile, è la “autenticità” del contrassegno e non la “validità” del rapporto assicurativo tra compagnia e proprietario del veicolo danneggiante (Cass. civ., sez. III, sent. 27 giugno 2014, n. 14636; Cass. civ., sez. III, sent. 17 novembre 2011, n. 24089).

Conseguentemente, l'assicuratore è tenuto al risarcimento dei danni per tutto il periodo indicato nel contrassegno indipendentemente dalla validità del rapporto assicurativo in quanto il certificato di assicurazione attesta verso i terzi l'esistenza della garanzia assicurativa da cui nasce l'obbligazione risarcitoria dell'assicuratore che sia stato direttamente convenuto in giudizio (Cass. civ., sez. III, 8 maggio 2006, n. 10504).

La ratio della norma di cui all'art. 127 d.lgs. n. 209/2005 si fonda sul c.d. “principio dell'apparenza del diritto e dell'affidamento” chetrae origine dalla legittima aspettativa del terzo di fronte ad una situazione ragionevolmente attendibile, anche se non conforme alla realtà, non altrimenti accertabile se non attraverso le sue esteriori manifestazioni o, comunque, attraverso specifiche verifiche non prescritte dalla legge giacché implicanti a carico del danneggiato un obbligo di collaborazione eccessivo rispetto alle sue risorse, che finisce con il trasformarlo in un investigatore privato obbligandolo ad assumere un comportamento di non comune diligenza ovvero di complessa ed onerosa attuazione, avuto riguardo alle sue condizioni.

Corollario di detto principio è la legittima condanna dell'assicuratore al risarcimento del danno se non prova, anche, di aver informato il danneggiato che il contrassegno, apparentemente valido, è in realtà contraffatto o falsificato, giacché il principio dell'affidamento del danneggiato, secondo la Suprema Corte, si spinge a coprire anche l'apparenza del diritto non potendosi ragionevolmente sostenere che un soggetto che pone in essere condotte che possono ingenerare aspettative giuridicamente rilevanti nei terzi possa, poi, esimersi dal prevedere ed accettare le conseguenze che da queste derivano.

Pertanto, nel caso di contrassegno contraffatto o falsificato che risulti, però, all'apparenza “valido” e, dunque, “efficace”, per escludere la responsabilità dell'assicuratore occorre che questi provi l'insussistenza di un proprio comportamento colposo, tale da ingenerare l'affidamento erroneo del danneggiato, nonché, naturalmente, l'inesistenza del rapporto assicurativo con il veicolo danneggiante, giusto il disposto di cui all'art. 2697, comma 2, c.c.

Ciò, in quanto, il danneggiato, in mancanza di elementi contrari, non può che confidare e contare sul corretto adempimento dei compiti dell'assicurazione di rendere noto ai terzi danneggiati la inautenticità del contrassegno onde evitare di determinare in questi un ragionevole affidamento.

Nel caso di specie, tuttavia, non sussisteva la necessità di riconoscere rilevanza all'apparente validità del contrassegno a tutela della posizione del danneggiato, poiché la situazione di assenza di copertura assicurativa era stata già accertata e, dunque, superflua risultava, anche per ragioni di economia processuale, l'instaurazione di un giudizio nei confronti dell'apparente assicurazione, falsamente indicata nel contrassegno.

Del resto, ciò che rileva nell'azione promossa nei confronti dell'impresa designata dal Fondo di Garanzia, al fine dell'ottenimento del risarcimento dei danni subiti in conseguenza di un sinistro causato da un veicolo, non è l'autenticità o meno del contrassegno o l'apparenza della sua autenticità, bensì la circostanza della mancanza della copertura RCA come previsto dalla lettera b) dell'art. 283 d.lgs. n. 209/2005.

Infatti, non è la falsificazione o la contraffazione del contrassegno che deve essere provata in giudizio dal danneggiato per poter agire nei confronti del Fondo di Garanzia per le Vittime della Starda bensì l'inesistenza della copertura assicurativa; conseguentemente la rilevanza della condizione di apparenza circa l'esistenza di una valida polizza sarà, eventualmente, dirimente nell'ambito di una domanda proposta nei confronti della assicuratrice apparente del veicolo responsabile e non anche in relazione alla domanda proposta nei confronti dell'impresa designata dal Fondo di Garanzia sul presupposto della carenza della copertura RCA poiché, nei confronti di quest'ultima, andrà solo accertato il difetto di copertura assicurativa quale presupposto per la sua legittimazione passiva tale essendo il presupposto legale per l'esercizio dell'azione giudiziale nei suoi confronti.

Tant'è che, come di recente ribadito dalla Suprema Corte «In tema di assicurazione della responsabilità civile per la circolazione di veicoli, nell'ipotesi in cui non sussista una valida o efficace polizza RCA e tuttavia l'affidamento sulla sua sussistenza sia stato ingenerato dal rilascio di un certificato o di un contrassegno assicurativo, il danneggiato può scegliere se esperire l'azione diretta, ex art. 144 D.Lgs. n. 209 del 2005, nei confronti dell'assicuratore del responsabile, facendo valere la situazione di apparenza indotta dal rilascio del certificato o del contrassegno, oppure l'azione risarcitoria, ex art. 283 D.Lgs. n. 209 del 2005, nei confronti dell'impresa designata dal Fondo di garanzia per le vittime della strada, facendo valere la situazione reale in ordine alla mancanza di copertura assicurativa» (Cass. civ., sez. III, sent. 13 ottobre 2017, n. 24069).

Del resto, «la situazione di apparenza non può che ridondare ad esclusivo vantaggio della vittima e non può, invece, essere intesa come ostacolo al perseguimento dell'interesse proprio del danneggiato venendo ad essere opposta come eccezione di merito fatta valere dalla impresa designata dal FGVS per sottrarsi alla azione risarcitoria fondata sulla – accertata – mancanza di una copertura assicurativa per il veicolo danneggiante» (Cass. civ., sez. III, 4 maggio 2018, n. 10588).

E, poiché il Fondo di Garanzia è obbligato ex lege (art. 283, comma 1, lett. b), d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209) a risarcire, tramite l'impresa designata, il danneggiato nel caso in cui «il veicolo o natante non risulti coperto da assicurazione»; tale essendo uno dei presupposti legali per l'esperimento dell'azione diretta da parte del danneggiato, non può evidentemente porsi in dubbio che, qualora il danneggiato assuma l'onere di svolgere preventive indagini in ordine alla copertura assicurativa del veicolo responsabile e risulti accertata, come nel caso di specie, la inesistenza di un valido ed efficace rapporto assicurativo, lo stesso danneggiato sia legittimato a proporre domanda risarcitoria nei confronti della impresa designata dal Fondo.

In conclusione, il danneggiato, una volta a conoscenza della falsità del contrassegno assicurativo del veicolo danneggiante, può promuovere il giudizio risarcitorio nei confronti del Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada senza la necessità di dover agire nei confronti dell'assicuratore, apparente titolare del contrassegno, non essendovi ragioni per tutelare un inesistente principio dell'apparenza del diritto e dell'affidamento.

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