Codice Penale art. 387 bis - Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa 1

Pierluigi Di Stefano

Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa 1

[I] Chiunque, essendovi legalmente sottoposto, violi gli obblighi o i divieti derivanti dal provvedimento che applica le misure cautelari di cui agli articoli 282-bis e 282-ter del codice di procedura penale o dall'ordine di cui all'articolo 384-bis del medesimo codice è  punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e sei mesi2.

[II] La stessa pena si applica a chi elude l'ordine di protezione previsto dall'articolo 473-bis.70, primo comma, del codice di procedura civile, o un provvedimento di eguale contenuto assunto nel procedimento di separazione personale dei coniugi o nel procedimento di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio3.

competenza: Trib. monocratico

arresto: obbligatorio

fermo: non consentito

      custodia cautelare in carcere: consentita (v. art. 2803-bis)

      altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

[1] Articolo inserito dall'art. 4, comma 1, l. 19 luglio 2019, n. 69, in vigore dal 9 agosto 2019. 

[2] Comma modificato dall'articolo 9, comma 1, lett. a) n. 1) l. 24 novembre 2023, n. 168 che ha aggiunto, dopo le parole « tre anni »  le seguenti: « e sei mesi ».

[3] Comma aggiunto dall'articolo 9, comma 1, lett. a) n. 2) l. 24 novembre 2023, n. 168 e successivamente modificato dall'art. 5, comma 1, del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 che ha sostituito le parole «previsto dall'articolo 473-bis.70, primo comma, del codice di procedura civile, o» alle parole «previsto dall'articolo 342-ter, primo comma, del codice civile, ovvero». Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023

Inquadramento

La norma in esame sanziona la condotta del soggetto che violi la misura coercitiva dell'allontanamento dalla casa familiare (art. 282-bis c.p.p.) o la misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (art. 282-ter c.p.p.) o la misura precautelare di cui all'art. 384-bis c.p.p. (allontanamento d'urgenza dalla casa familiare per il caso di flagranza nella commissione dei reati di cui al comma 6 del predetto art. 282-bis c.p.p.)ovvero “eluda” gli “ordini di protezione” del codice civile (di contenuto corrispondente alle misure coercitive dei predetti articoli del c.p.p.). La norma presenta una apparente similitudine con il reato di evasione di cui all'art. 385 per la parte in cui quest'ultima norma sanziona la violazione delle misure cautelari della custodia in carcere e degli arresti domiciliari.

La disposizione , quanto al primo comma, è stata introdotta dalla l. n. 69/2019 nell'ambito di  un ampio pacchetto di disposizioni in “materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”; tale collocazione, considerando la natura delle misure la cui efficacia il nuovo reato intende garantire, dimostra come non si sia in presenza di una norma finalizzata al generico rispetto delle determinazioni dell'Autorità giudiziaria bensì di una norma che ha di mira la tutela della specifica persona offesa. Le misure cautelari presidiate, difatti, hanno la caratteristica di essere mirate essenzialmente alla tutela delle esigenze di prevenzione del rischio di recidiva di cui all'art. 274 lett. c) c.p.p. nei rapporti con la vittima del reato per il quale si procede. Quindi, in considerazione anche del maggiore ruolo riconosciuto nella normativa più recente alla persona offesa dei reati di violenza (si vedano, in particolare, i commi 2-bis e 4-bis dell'art. 299 c.p.p.), può ritenersi che il reato in esame sia plurioffensivo, risultando persone offese sia la Amministrazione che il soggetto tutelato dalle misure coercitive violate. In attesa dell'intervento della giurisprudenza (in particolare nella procedura di archiviazione) un tale carattere plurioffensivo varrebbe a differenziare il reato in esame da quello di evasione e, più in generale, dagli altri delitti contro l'autorità delle decisioni giudiziarie, per la maggiore parte offensivi solo dell'interesse dell'Amministrazione.

Quanto detto è riferibile anche alla “nuova” disposizione del secondo comma. Il reato di elusione degli ordini di protezione contro gli abusi familiari era stato introdotto, con identica formulazione, dall'art. 6 della l. 4 aprile 2001, n. 154, per garantire il rispetto degli “ordini di protezione” disposti dal giudice civile prevedendo quale reato la condotta di elusione degli stessi e rinviando, quoad poenam, all'art. 388. Il d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21 “riserva di codice” traslava tale fattispecie nell'art. 388. La l. 24 novembre 2023, n. 168 “Disposizioni per il contrasto della  violenza  sulle  donne  e  della violenza domestica”, fermo restando il precetto, ha spostato la disposizione nell'art. 387-bis; la modifica, apparentemente solo formale, è in realtà significativa non solo per la maggiore pena edittale, ma anche perché, con la nuova collocazione, per tale elusione si procede di ufficio e sono applicabili le misure cautelari coercitive.

La citata l. n. 168 del 2023 ha inciso sulla disciplina del reato prevedendo, in coerenza con la materia della “violenza di genere”, una più ampia possibilità di applicazione di misure coercitiva nonchè una trattazione accelerata, in fase di indagini e di processo.

Soggetti

Il delitto in esame è un reato proprio in quanto può essere commesso solo da coloro che versano nella condizione soggettiva indicata dalla norma. Il riferimento espresso alle tre disposizioni del codice di rito e a quelle del c.c. rende certa l’individuazione del destinatario.

Materialità

 

Elemento oggettivo

La norma al primo comma espressamente pone quale presupposto che il provvedimento in esecuzione sia conforme alle norme dell’ordinamento («legalmente sottoposto...»). Ne consegue che non v’è violazione ove la misura sia illegale. L’illegalità – seguendo l’elaborazione giurisprudenziale relativa al reato di evasione - va riferita al momento della esecuzione della misura (p. es. ordine di allontanamento di cui all’art. 384-bis c.p.p. dato fuori dai casi o senza il rispetto delle condizioni previste dalla legge) e non a momenti successivi (p. es. omessa richiesta di convalida o mancato rispetto dei termini per la richiesta). Né rilevano gli eventi successivi alla violazione, quale la revoca o la modifica.

Trattandosi, quindi, di un reato che intende garantire il rispetto della misura per ragioni sostanziali e non il rispetto della autorità in quanto tale, è invece escluso che tale delitto sia integrato qualora il soggetto si sia sottratto all’esecuzione di un provvedimento non (più) attuale, pur se non vi sia stata la formale esecuzione della revoca. Ciò può riguardare il caso della condotta non conforme agli obblighi tenuta dopo che il provvedimento coercitivo originario sia stato già annullato o la perdita di efficacia per essere scaduto il relativo termine massimo di durata, ma prima della comunicazione formale all’interessato.

Gli stessi argomenti sono applicabili anche all’ipotesi del secondo comma.

Forme di manifestazione, violazione ed inottemperanza di prescrizioni - primo comma

Il riferimento generale della norma a qualsiasi violazione di obblighi o inottemperanza di prescrizioni comporta che il reato può essere commesso in varie forme, anche ben diverse tra loro: 

1) violazioni di cui all'articolo 282-bis c.p.p.:

-mancato allontanamento ovvero indebito rientro nella casa familiare o nella immediata contiguità.

- Condotta tenuta in violazione delle prescrizioni delle " determinate modalità di visita " imposte dal giudice con la eventuale autorizzazione all'accesso nella casa familiare.

- Condotta tenuta in violazione delle ulteriori eventuali prescrizioni accessorie di "non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa, in particolare il luogo di lavoro, il domicilio della famiglia di origine o dei prossimi congiunti".

- Condotta in violazione delle prescrizioni ( "relative modalità" e " limitazioni") con le quali il giudice consente comunque all'indagato  la frequentazione dei predetti luoghi se necessario per motivi di lavoro.

- condotta di inottemperanza all'eventuale ingiunzione del "pagamento periodico di un assegno a favore delle persone conviventi che, per effetto della misura cautelare disposta, rimangano prive di mezzi adeguati"

2) Violazioni di cui all'articolo 282-ter:

Agli stessi obblighi riferiti al divieto di avvicinamento ai luoghi di cui all'articolo precedente, si aggiungono:

- l'obbligo di tenere una determinata distanza non solo dai luoghi frequentati ma anche dalla persona offesa, obbligo che può essere imposto con riferimento a "ovunque questa si trovi, senza specificare i luoghi oggetto del divieto" (Cass. S.U., n. 39005/2021;Cass. V, n. 18139/2018); si è precisato che il riferimento alla stessa persona offesa e non ai luoghi andrebbe limitato ai casi di "persistente ed invasiva ricerca di contatto con la vittima" (Cass. V, n. 30926/2016) ma, ovviamente, ai fini della sussistenza del reato non è sindacabile la scelta del giudice che ha applicato la misura, salvo i casi limite della genericità e/o inesigibilità degli obblighi determinati in concreto.

-      L'obbligo di mantenere tale distanza da luoghi o ad anche dalle stesse persone quando il giudice dia una simile prescrizione con riferimento anche ai prossimi congiunti della persona offesa, persone con questa conviventi o con essa legate da relazioni affettive.

-      La violazione del divieto di " comunicare, attraverso qualsiasi mezzo" quando il giudice dia tale specifica prescrizione

-      la violazione delle modalità e delle limitazioni che il giudice pone alla autorizzazione della frequentazione dei luoghi vietati laddove necessaria per motivi di lavoro

Va considerato che la dizione “obblighi o divieti derivanti dal provvedimento” non consente di distinguere tra le violazioni nel caso in cui la legge di per sé definisce il contenuto dell'obbligo (ad es. lasciare la casa familiare) e nel caso in cui il contenuto dell'obbligo sia interamente stabilito dal giudice, ipotesi in cui, come già detto, potrebbe porsi il tema della esigibilità del rispetto di provvedimenti troppo restrittivi e comunque della chiarezza del precetto risultante.

Segue. Elusione di ordini di protezione contro gli abusi familiari – secondo comma

Gli ordini di protezione, previsti dall'art. 342-bis c.c., sono disposti su richiesta di parte, se il fatto non costituisca reato procedibile di ufficio, quando la “condotta del coniuge o di altro convivente è causa di grave pregiudizio all'integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell'altro coniuge o convivente”.

Ai sensi dell'art. 342-ter c.c. gli ordini di protezione possono consistere nell'allontanamento dalla casa familiare, con eventuale connesso obbligo di un assegno periodico di mantenimento, o nel divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Si tratta di misure corrispondenti alle misure cautelari personali di cui agli artt. 282-bis e 282-ter c.p.p.

Non risulta casistica nota per tale reato di elusione; è presumibile, del resto, che la tutela civilistica sia residuale in quanto la condotta pregiudizievole richiesta dall'art. 342-bis c.c. tendenzialmente integra di per sè reati procedibili di ufficio (in particolare maltrattamenti ex art. 572 c.p.).

Per il resto, vale quanto detto con riferimento al primo comma.

Elemento psicologico

Il reato è punito a titolo di dolo generico: è sufficiente la consapevolezza dell'agente di trovarsi legalmente sottoposto alla data misura e, se del caso, alle specifiche prescrizioni. I motivi dell'agire non hanno rilievo.

Quanto alla conoscenza da parte del soggetto di essere destinatario delle misure e dei relativi obblighi, non vi sono dubbi per quanto riguarda i  provvedimenti degli artt. 282-bis e 282-ter c.p.p. che, derivando da una  ordinanza del giudice, operano dal momento nel quale vengono formalmente notificati ex art. 293, comma 2, c.p.p. Lo stesso vale per gli ordini di protezione, valendo il momento di effettiva portata a conoscenza del destinatario.

Per l'ordine di cui all'art. 384-bis c.p.p., comma 1, in modo similare all'ipotesi dell'arresto in flagranza, è da ritenere già sufficiente l'intimazione orale data dalla polizia giudiziaria, a prescindere dalla redazione di un verbale riferito all'accertamento in flagranza del reato. Tale forma di comunicazione appare adeguata per l'allontanamento dalla casa familiare in quanto obbligo di più immediata e facile comprensione ma potrebbe comportare incertezze per quanto riguarda l'intimazione a non avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Quando, invece, l'allontanamento di urgenza sia disposto con decreto del P.m., ai sensi del comma 2-bis, sarà necessario che l'atto sia notificato all'indagato.

Consumazione e tentativo

Si tratta di reato istantaneo che, nelle varie ipotesi prospettate,  può avere effetti eventualmente permanenti (ad es. nel caso del rientro nella casa familiare). Nell'ampia tipologia di condotte possibili vi è evidentemente spazio per la configurabilità del tentativo.

Inoffensività della condotta

La previsione di qualsiasi violazione tendenzialmente fa ritenere che non sia configurabile una "inoffensività" in concreto. La presenza, però, di obblighi di difficile individuazione ed in determinate ipotesi di non facile rispetto, quale tenere una determinata distanza dalla persona offesa o da altri soggetti, potrà dar spazio a valutazioni di offensività in concreto.

Rapporti con altri reati

La stessa natura delle misure coercitive tutelate, mirate ad impedire la commissione di nuovi reati ai danni delle medesime persone offese, fa ritenere probabile che nei casi concreti il reato in questione vada a concorrere con altri reati nei confronti delle medesime persone offese. In una tale situazione si realizza un concorso di reati, in concorso formale o continuazione.

Inoltre, ricorrendone le condizioni, la violazione degli obblighi di versamento dell'assegno fissato dal giudice con le misure coercitive può confondersi con la violazione degli obblighi di assistenza sanzionati dagli artt. 570 e 570-bis.

Rapporti tra primo e secondo comma

Le ipotesi del primo e del secondo comma, per la diversità dei provvedimenti violati, integrano diverse fattispecie e, laddove dovessero essere state disposte le medesime misure dal giudice penale e dal giudice civile, la condotta del reo integrerebbe due reati, commessi in concorso formale.

Gli istituti

Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio. Rientra nell'elenco dei reati per i quali, ai sensi dell'art. 132-bis disp. att. c.p.p., è imposta la trattazione prioritaria dei processi.             

Quanto alle misure cautelari e precautelari, all'esito delle varie modifiche apportate dalla l. n. 168 del 2023:

- Il fermo non è consentito mentre, a seguito della modifica della lettera l-ter) del comma 2 dell'articolo 380  c.p.p. (l. n.134 del 2021), è obbligatorio l'arresto in flagranza. È applicabile l'art. 382-bis c.p.p., “arresto in flagranza differita” (l. n. 168 del 2023), per cui si considera in stato di flagranza “colui il quale, sulla base di documentazione videofotografica o di altra documentazione legittimamente ottenuta da dispositivi di comunicazione informatica o telematica, dalla quale emerga inequivocabilmente il fatto, ne risulta autore”, con possibilità di arresto entro le 48 ore dalla violazione;

- fermo restando i limiti di cui all'art. 274 (in particolare del comma 1, lett. c)), con l'innalzamento della pena massima e il regime di eccezione rispetto ai limiti dell'art. 280 e dell'art. 275, è pienamente applicabile anche la custodia in carcere;

- con la modifica dell'art. 391, comma 5, in caso di arresto in flagranza, anche “differita”, sono applicabili tutte le misure coercitive, anche al di fuori dei limiti di pena previsti dagli articoli 274, comma 1, lettera c), e 280;

- è applicabile la procedura dell'art. 362-bis c.p.p. di “valutazione accelerata” da parte del P.m. dei presupposti per applicare misure cautelari e il termine breve per il giudice per decidere sulla eventuale richiesta.

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