Codice Penale art. 612 ter - Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti 1 2

Giovanna Verga

Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti  12

[I]. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.

[II]. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.

[III]. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

[IV]. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità  fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

[V]. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Si procede tuttavia d'ufficio nei casi di cui al quarto comma, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio.

competenza: Trib. monocratico

arresto: obbligatorio

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 2 bis, c.p.p.)

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: a querela; d'ufficio (quarto comma, e ultimo periodo quinto comma)

[1] Articolo inserito dall'art. 10, comma 1, l. 19 luglio 2019, n. 69, in vigore dal 9 agosto 2019.

[2] L’art. 85, comma 2-ter d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come da ultimo modificato dall’art. 5-bis d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199, dispone che: «Per i delitti previsti dagli articoli 609-bis, 612-bis e 612-ter del codice penale, commessi prima della data di entrata in vigore del presente decreto, si continua a procedere d'ufficio quando il fatto è connesso con un delitto divenuto perseguibile a querela della persona offesa in base alle disposizioni del presente decreto».

Inquadramento

Tra le nuove fattispecie delittuose introdotte dalla l. 19 luglio 2019, n. 69 (c.d. "Codice Rosso"), quella che ha destato un particolare interesse già durante la fase di discussione e approvazione del provvedimento è sicuramente quella disciplinata dall'art. art. 612-ter, ovvero la "Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti"(c.d. Revenge porn)

La norma ha il dichiarato scopo di combattere in maniera maggiormente vigorosa la violenza di genere, fenomeno oggi purtroppo in espansione, accogliendo la comune esigenza di pene esemplari per gli autori di tali riprovevoli atti.Corsivo (Alt+I)

L'esigenza di una criminalizzazione ad hoc è stata rinvenuta nella profonda offensività del fatto-reato, in base al quale il reo – per le più svariate motivazioni, di rancore personale, per vendetta ovvero per recare puramente e semplicemente un danno – divulga video od immagini afferenti l'intimità del proprio partner o di altra persona, senza che questi abbia prestato il consenso alla diffusione o alla cessione dei contenuti che li ritrae.

A tal proposito si osservi come, prima dell'introduzione della novella legislativa di cui all'art. 612-ter c.p., i medesimi comportamenti erano suscettibili di essere ricompresi in differenti incriminazioni, le quali spaziavano dal reato di diffamazione (art.595 c.p.), a quello di stalking (art.612-bis c.p.) o di lesione alla privacy (art.167, d.lgs. n.196/2003).

Considerato che il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti è collocato, dopo la minaccia e gli atti persecutori e prima dello stato di incapacità procurato mediante violenza, nella Sezione III, dedicata ai delitti contro la libertà morale, a sua volta inserita nel Capo III («Dei delitti contro la libertà individuale») del Titolo XII del Codice penale, incentrato sui delitti contro la persona è stato osservato che il delitto in argomento non realizza solo una grave lesione al decoro della persona, perchè la diffusione illecita di immagini a contenuto sessuale esplicito comporta anche un disprezzo per la dignità della persona, circostanza che ne ha determinato l'opportuno inserimento tra i delitti contro la libertà morale (Padovani, L'assenza di coerenza mette a rischio la tenuta del sistema, in Gdir, 2019, 37, 54.). Non è mancato però chi ha manifestato perplessità sulla  collocazione sistematica, poiché da essa discenderebbe un inquadramento della fattispecie tra i delitti lato sensu di minaccia, mentre solitamente l'autore agirebbe per finalità diverse da quella di minacciare. Di qui la conclusione che sarebbe stata preferibile la collocazione del delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti in un autonomo titolo dedicato alla "tutela della riservatezza sessuale" da inserirsi dopo i delitti di violenza sessuale e prima dell'attuale Sezione III del Titolo XII (in tal senso, cfr. la Integrazione alle osservazioni dell'Unione delle Camere Penali Italiane al disegno di legge n. 1200 all'esito dell'audizione innanzi alla Commissione Giustizia del Senato in data 11.6.2019, nonché la Relazione dell'Ufficio del Massimario della Cassazione del 27.10.2019, 18 s.).

E' comunque indubbio che con il delitto di cui all'art. 612-ter si intenda tutelare la libertà della persona, gravemente vulnerata sul piano della vita di relazione poiché violata nella propria sfera sessuale

Così come con riguardo alla clausola di riserva «salvo che il fatto costituisca più grave reato» è stato messo in luce il rapporto non semplice e lineare (Romano, Diritto penale, Parte gen., 3a ed., Milano, 2016, 494) con altre fattispecie.

Si pensi, innanzitutto, al rapporto con l'art. 167-bis del codice in materia di protezione dei dati personali di cui al D.Lgs.  n. 196/2003, come introdotto dall'art. 15, comma 1., lett. c, D.Lgs. n. 101/2018, recante disposizioni per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Reg. (UE) n. 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la Dir. 24.10.1995, n. 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati). In particolare, il citato art. 167-bis, disciplinando la comunicazione e diffusione illecita di dati personali oggetto di trattamento su larga scala, prevede che: «1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque comunica o diffonde al fine di trarre profitto per sé o altri ovvero al fine di arrecare danno, un archivio automatizzato o una parte sostanziale di esso contenente dati personali oggetto di trattamento su larga scala, in violazione degli artt. 2 ter, 2 sexies e 2 octies, è punito con la reclusione da uno a sei anni. 2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine trarne profitto per sé o altri ovvero di arrecare danno, comunica o diffonde, senza consenso, un archivio automatizzato o una parte sostanziale di esso contenente dati personali oggetto di trattamento su larga scala, è punito con la reclusione da uno a sei anni, quando il consenso dell'interessato è richiesto per le operazioni di comunicazione e di diffusione. 3. Per i reati di cui ai commi 1 e 2, si applicano i commi 4, 5 e 6 dell'articolo 167».

Detto reato prevede una clausola di riserva analoga a quella contenuta nell'art. 612-ter ed una pena detentiva uguale, benché nel delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti vi sia anche la pena congiunta della multa da euro 5.000 a euro 15.000,00 e, dunque, risulti più grave della norma contenuta nel codice in materia di protezione dei dati personali.

E a quello con l'art. 617-septies in materia di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente, come introdotto dall'art. 1, D.Lgs. n. 216/2017, recante disposizioni in materia di intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, in attuazione della delega di cui all'art. 1, 82°, 83° e 84°, lett. abcd ed el. 103/2017. Più precisamente, l'art. 617-septies prevede che chiunque, al fine di recare danno all'altrui reputazione o immagine, diffonde con qualsiasi mezzo riprese audio o video, compiute fraudolentemente, di incontri privati o registrazioni, pur esse fraudolente, di conversazioni, anche telefoniche o telematiche, svolte in sua presenza o con la sua partecipazione, è punibile (a querela della persona offesa) con la reclusione fino a quattro anni. Tuttavia, la punibilità è esclusa se la diffusione delle riprese o delle registrazioni deriva in via diretta ed immediata dalla loro utilizzazione in un procedimento amministrativo o giudiziario o per l'esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca.

Dal confronto di tale disposizione con l'art. 612-ter emerge che, in quest'ultima, non è prevista analoga esclusione della punibilità; mentre l'art. 617-septies punisce anche l'acquisizione fraudolenta di conversazioni, anche telefoniche o telematiche. E' stato così evidenziato che vi sono tra le due norme, rapporti non semplici e lineari (sul punto, cfr. Cisterna, 77).

E' stato inoltre osservato che l'oggetto della condotta è indicato con l'utilizzo di un'espressione semantica “… immagini o video a contenuto sessualmente esplicito…”, suscettibile, per la sua intrinseca genericità, di ingenerare difficoltà interpretative e, perciò, potenzialmente lesiva dei principi della riserva di legge e di tassatività cristallizzati all'art. 25 Cost.

L’ipotesi di cui al primo comma

Il primo comma punisce chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate. Essendo tipiche le modalità di estrinsecazione del reato sembra restare esclusa la mera detenzione del materiale ad uso personale.

Al comma 1 è prevista una clausola di riserva, che rende applicabile il reato previsto all’art. 612-ter in quanto il fatto commesso non integri un più grave reato.

Trattasi di reato comune, il cui soggetto attivo non è necessariamente l’autore materiale delle riprese, essendo ricompresa nella fattispecie anche l’ipotesi di sottrazione e successiva divulgazione.

Considerato che per “sottrazione” non può che intendersi quella compiuta con metodo violento o fraudolento, non rientra nel primo comma l’ipotesi in cui sia lo stesso soggetto passivo a cedere volontariamente il materiale all’agente, situazione che sembrerebbe rientrare nelle disposizioni del secondo comma.

Sul piano dell’elemento soggettivo, va detto che la figura in disamina dovrebbe caratterizzarsi per il dolo generico, atteso che si è ritenuto sufficiente, per la sussistenza del reato, che l’agente abbia la consapevolezza e la volontà di compiere la condotta vietata, non essendo richiesto il perseguimento, da parte sua, di finalità ulteriori.

Il fatto deve essere commesso “senza il consenso delle persone rappresentate”.

Oggetto del reato sono “immagini o video a contenuto sessualmente esplicito”,destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate.

L’ipotesi di cui al secondo comma

Il secondo comma punisce con le stesse sanzioni le condotte di invio, consegna, cessione, diffusione o pubblicazione delle immagini o dei video di cui al primo comma  da parte di chi li ha a sua volta ricevuti o comunque acquisiti. A differenza del primo comma è però richiesto il dolo specifico di recare nocumento alle persone rappresentate. Fattore che restringe fortemente l’area della rilevanza penale di tal genere di comportamenti, confinando nello spazio grigio del penalmente irrilevante condotte non meno censurabili, quali quelle di chi, senza il consenso della vittima, ne diffonda immagini o video di contenuto sessualmente esplicito per farsene vanto o per ragioni ludiche.

Le circostanze aggravanti

Il terzo e quarto comma contemplano le circostanze aggravanti le due fattispecie di reato.

È prevista al terzo comma una circostanza aggravante ad effetto comune se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici. Al quarto comma è prevista una circostanza aggravante ad effetto speciale, con aumento della pena da un terzo alla metà, se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

Si potrebbe porre la questione interpretativa se tali condizioni di vulnerabilità debbano sussistere al tempus commissi delicti, cioè al momento della diffusione del materiale esplicito, ovvero al tempo della realizzazione delle foto o dei video, trattandosi, in entrambi i casi, di situazioni meritevoli di tutela rafforzata.

Profili processuali

L'ultimo comma ricalca sostanzialmente l'ultimo comma dell'art. 612-bis, prevedendo un termine maggiore per la proposizione di querela (sei mesi), l'irrevocabilità della querela se non in sede processuale, nonché la procedibilità d'ufficio nei casi di cui al quarto comma o quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio. Trova applicazione l'art. 85, comma 2-ter, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come da ultimo modificato dall'art. 5-bis d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199, che dispone che “per i delitti previsti dagli articoli 609-bis612-bis e 612-ter del codice penale, commessi prima della data di entrata in vigore del presente decreto, si continua a procedere d'ufficio quando il fatto è connesso con un delitto divenuto perseguibile a querela della persona offesa in base alle disposizioni del presente decreto». 

Bibliografia

Caletti, Libertà e riservatezza sessuale all'epoca di internet. L'art. 612-ter c.p. e l'incriminazione della pornografia non consensuale, in RIDPP, 2019, 2045; Cisterna, Reclusione a sei anni con la sola circolazione di filmati sui social, in Gdir, 2019, 37, 77; Pavich, Le modifiche al codice penale, in Marandola, Pavich (a cura di), in Codice rosso l. n. 69/2019, Milano, 2019, 21; Romano, L'introduzione dell'articolo 612-ter del codice penale in materia di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (art. 10, l. n. 69/2019), in Romano-Marandola (a cura di), Codice Rosso. Commento alla l. n. 69/2019, in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, Pisa, 2020.

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