Investimento del pedone e condizioni per l'applicabilità dell'art. 1227 c.c.

30 Agosto 2019

In caso di investimento del pedone a quali condizioni è ipotizzabile il suo concorso di colpa ex art. 1227 c.c.?
Massima

In materia di responsabilità civile derivante da sinistri stradali, stante la presunzione del 100% di colpa in capo al conducente del veicolo di cui all'art. 2054, comma 1 c.c., ai fini della valutazione e quantificazione di un concorso del pedone investito occorre accertare, in concreto, la sua percentuale di colpa e ridurre progressivamente quella presunta a carico del conducente.

Il caso

Un pedone era vittima di investimento da parte di un'automobile pirata che si era data alla fuga, mentre coadiuvava le forze dell'ordine che regolamentavano il traffico veicolare bloccato a causa di un altro sinistro. I giudici di merito, tanto in primo grado che in grado di appello, avevano riconosciuto la sua colpa concorrente nella misura del 50% per le lesioni subite. La sfortunato pedone proponeva ricorso in Cassazione evidenziando la circostanza, non considerata dai giudici di merito, che l'autovettura rimasta non identificata aveva superato a forte velocità le macchine incolonnate, investendolo nonostante indossasse il giubbotto fosforescente e stesse utilizzando una pila per rendere visibile se stesso e la strada sulla quale le macchine erano incolonnate. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, sul rilievo che nell'investimento di un pedone, pur essendo prevista la possibile applicazione dell'art. 1227 c.c., nonostante la presunzione di colpa del conducente del veicolo sancita dall'art. 2054, comma 1 c.c., è necessario che la decisione sia fondata su un attento esame della condotta delle parti coinvolte, accompagnato da un bilanciamento delle responsabilità a ciascuna ascrivibile, anche alla luce della diversa ed impari potenzialità offensiva dei comportamenti tenuti.

La questione

La questione in esame è la seguente: in caso di investimento del pedone a quali condizioni è ipotizzabile il suo concorso di colpa ex art. 1227 c.c.?

Le soluzioni giuridiche

L'odierna pronuncia si pone nel solco argomentativo a mente del quale al fine di accertare il concorso di colpa del pedone nel proprio investimento, il giudice di merito dovrà:

a) muovere dall'assunto che la colpa del conducente sia presunta e pari al 100%;

b) accertare in concreto la colpa del pedone;

c) ridurre progressivamente la percentuale di colpa presunta a carico del conducente, via via che emergono circostanze idonee a dimostrare la colpa in concreto del pedone (Cass. civ., n. 2241/2019; Cass. civ., n. 8663/2017; Cass. civ., n. 24472/2014; Cass. civ., n. 3964/2014).

L'investimento di un pedone da parte di un'automobilista costituisce una tipica ipotesi di evento dannoso derivante dalla circolazione stradale in assenza di scontro tra veicoli. Deve trovare applicazione, pertanto - in relazione ad una simile ipotesi - la regola di giudizio di cui all'art. 2054, comma 1, c.c., in virtù della quale il conducente di un veicolo senza guida di rotaie è obbligato a risarcire il danno prodotto a persone o a cose dalla circolazione del veicolo, se non prova di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno

Sicché nel caso di investimento di un pedone da parte di un veicolo senza guida di rotaie l'art. 2054, comma 1, c.c., pone a carico del conducente di quest'ultimo una presunzione juris tantum di colpa: ne consegue che il giudice chiamato a valutare e quantificare l'esistenza d'un concorso tra la colpa del conducente e quella d'un pedone investito deve: muovere dall'assunto che la colpa del conducente sia presunta e pari al 100%; accertare in concreto la eventuale condotta del pedone; ridurre progressivamente la percentuale di colpa presunta a carico del conducente via via che emergano circostanze idonee a dimostrare una colpa in concreto del pedone (Cass. civ., n. 24472/2014).

L'accertamento del comportamento colposo del pedone investito da veicolo non è sufficiente per l'affermazione della sua esclusiva responsabilità, essendo pur sempre necessario che l'investitore vinca la presunzione di colpa posta a suo carico dall''art. 2054, comma 1, c.c., dimostrando di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno e tenendo conto che, a tal fine, neanche rileva l'anomalia della condotta del primo, ma occorre la prova che la stessa non fosse ragionevolmente prevedibile e che il conducente avesse adottato tutte le cautele esigibili in relazione alle circostanze del caso concreto, anche sotto il profilo della velocità di guida mantenuta (Cass. civ., n. 30388/2017).

Peraltro, sebbene dunque in caso di investimento la responsabilità risarcitoria venga posta a carico dell'automobilista in modo rigoroso in virtù del principio generale sancito dall'art. 140 del codice della strada - secondo cui la circolazione del veicolo non deve mai costituire intralcio o pericolo per l'incolumità delle persone - tuttavia tale presunzione viene meno laddove l'investitore ovvero la compagnia assicuratrice provi il concorso di colpa o la responsabilità esclusiva dell'investito nella causazione del sinistro, ex artt. 2056 e 1227 c.c.

Sul punto la Suprema Corte ha sottolineato che

«

allorquando siano accertate la pericolosità e l'imprudenza della condotta del pedone, la colpa di questi concorre, ai sensi dell'art. 1227, comma 1, c.c., con quella presunta del conducente» (Cass. civ., n. 17397/2007).

All'attore - creditore spetta di provare il fatto e il nesso causale con la propria pretesa risarcitoria, mentre il convenuto - debitore ha l'onere di provare, se vuole esimersi dalla condanna al pagamento del danno, che non ha potuto evitare il danno.

È compito del giudice di merito valutare la sussistenza delle eventuali rispettive responsabilità, tenendo presente che l'accertamento della colpa del conducente investitore non esclude, di per sé, quella del pedone, così come la dimostrazione della colpa di quest'ultimo non consente di ritenere pacifica l'assenza di colpa del conducente (Cass. civ., n. 5399/2013).

Il pedone investito mentre attraversa la strada imprudentemente, lontano dalle strisce, in condizioni di scarsa visibilità, è responsabile solidalmente con conducente del veicolo. Infatti, in tema di circolazione di veicoli, e per il caso di investimento da parte di autoveicolo di pedone che attraversa la sede stradale, la presunzione di colpa del conducente investitore prevista dall'art. 2054, comma 1, c.c. non opera in contrasto con il principio della responsabilità per fatto illecito fondata sul rapporto di causalità fra evento dannoso e condotta umana, nel senso che se il conducente del veicolo investitore non ha fornito la prova idonea a vincere la suddetta presunzione, non è preclusa l'indagine da parte del giudice di merito in ordine al concorso di colpa del pedone investito. Di conseguenza, allorquando siano accertate la pericolosità e l'imprudenza della condotta del pedone, la colpa di questo concorre a norma dell'art. 1227, comma 1, c.c. con quella presunta del conducente del veicolo investitore (Cass. civ., n. 10608/2010).

In altri termini, è jus receptum nella giurisprudenza di legittimità il principio per cui, in materia di responsabilità civile da sinistri derivanti dalla circolazione stradale, in caso di investimento di pedone, la responsabilità del conducente è esclusa soltanto nel caso in cui risulti provato che non vi era, da parte di quest'ultimo, alcuna possibilità di prevenire l'evento, situazione questa ricorrente allorché il pedone abbia tenuto una condotta imprevedibile ed anormale, sicché l'automobilista si sia trovato nell'oggettiva impossibilità di avvistarlo e comunque di osservarne tempestivamente i movimenti (Cass. civ., n. 4551/2017).

E, in caso di investimento del pedone, la prova liberatoria, che al conducente spetta fornire, è particolarmente rigorosa, tanto che la responsabilità di quest'ultimo non viene meno neppure nel caso in cui il pedone abbia repentinamente attraversato la strada, sempre che tale condotta anomala de pedone fosse, per le circostanze di tempo e di luogo, ragionevolmente prevedibile (Cass. civ., n. 524/2011).

Pertanto, in caso di investimento di un pedone, può essere affermata la colpa esclusiva dello stesso, quando ricorrono le seguenti circostanze:

  • il conducente, per motivi estranei ad ogni diligenza sia venuto a trovarsi nella condizione obiettiva di non poter avvistare il pedone ed osservarne con tempestività i movimenti;
  • i movimenti siano stati così rapidi ed inaspettati da convergere all'improvviso in direzione della traiettoria percorsa dal veicolo, in modo che il pedone venga a trovarsi a distanza così breve dal veicolo, da rendere inevitabile l'urto;
  • nessuna infrazione, benché minima, sia addebitabile al conducente, avendosi, in caso contrario, soltanto una colpa concorrente del pedone.

Sotto altro aspetto, la prova liberatoria di cui all'art. 2054 c.c., nel caso di danni prodotti a persone o cose dalla circolazione di un veicolo, non deve essere necessariamente data in modo diretto, cioè dimostrando di avere tenuto un comportamento esente da colpa e perfettamente conforme alle regole del codice della strada, ma può risultare anche dall'accertamento che il comportamento della vittima sia stato il fattore causale esclusivo dell'evento dannoso, comunque non evitabile da parte del conducente, attese le concrete circostanze della circolazione e la conseguente impossibilità di attuare una qualche idonea manovra di emergenza. Pertanto il pedone, il quale attraversi la strada di corsa sia pure sulle apposite strisce pedonali immettendosi nel flusso dei veicoli marcianti alla velocità imposta dalla legge, pone in essere un comportamento colposo che può costituire causa esclusiva del suo investimento da parte di un veicolo, ove il conducente, sul quale grava la presunzione di responsabilità di cui alla prima parte dell'art. 2054 c.c., dimostri che l'improvvisa ed imprevedibile comparsa del pedone sulla propria traiettoria di marcia ha reso inevitabile l'evento dannoso, tenuto conto della breve distanza di avvistamento, insufficiente per operare un'idonea manovra di emergenza (Cass. civ., n. 14064/2010).

Osservazioni

L'art. 2054, comma 1 c.c. stabilisce non un'ipotesi di responsabilità oggettiva, quanto piuttosto una responsabilità presunta da cui il conducente può liberarsi esclusivamente dando la prova di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. Tuttavia, tale presunzione di colpa a carico del conducente non esclude un possibile concorso di colpa del pedone nella causazione del fatto, qualora risulti che il danneggiato abbia tenuto una condotta imprudente o non abbia usato l'ordinaria diligenza.

Il codice della strada impone al pedone l'adozione di condotte idonee ad evitare situazioni di pericolo per sé o per altri, con il corollario che la violazione di queste norme comportamentali integra una condotta colposa che -pur non dando luogo, di per sé, a responsabilità esclusiva- determina comunque un concorso di colpa del pedone, di entità variabile a seconda delle circostanze concrete.

Sicché, il conducente sarà sempre responsabile, o quantomeno corresponsabile, dell'investimento del pedone, salvi soli i casi in cui questo abbia tenuto una condotta “imprevedibile e anormale”, con la conseguenza che l'automobilista si sia trovato nell'oggettiva impossibilità di avvistarlo e di osservarne tempestivamente i movimenti e, al contempo, abbia rispettato tutte le norme della circolazione stradale e quelle di comune prudenza e diligenza.

Da quanto precede, discende che la Corte di Cassazione offre dell'art. 2054 c.c. una interpretazione evidentemente favorevole per il pedone investito, atteso che al pedone/attore sarà sufficiente allegare la responsabilità del conducente, mentre il conducente/convenuto dovrà provarne l'insussistenza.

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