Codice di Procedura Civile art. 422 - Registrazione su nastro 1 .

Vito Amendolagine

Registrazione su nastro1.

[I]. Il giudice può autorizzare la sostituzione della verbalizzazione da parte del cancelliere [126, 130] con la registrazione su nastro delle deposizioni di testi e delle audizioni delle parti o di consulenti [424 2].

[1] Articolo sostituito dall'art. 1, comma 1, l. 11 agosto 1973, n. 533.

Inquadramento

L'art. 422 c.p.c. dispone che il giudice può autorizzare la sostituzione della verbalizzazione da parte del cancelliere con la registrazione su nastro delle deposizioni di testi e delle audizioni delle parti o di consulenti.

  Secondo le definizioni contenute nell'art. 1, comma 1, lettere i-quater ed i-quinquies del d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82 recante il Codice dell'amministrazione digitale, per copia informatica di documento informatico deve intendersi il documento informatico avente contenuto identico a quello del documento da cui è tratto su supporto informatico con diversa sequenza di valori binari, mentre per duplicato informatico deve intendersi il documento informatico ottenuto mediante la memorizzazione, sullo stesso dispositivo o su dispositivi diversi, della medesima sequenza di valori binari del documento originario. Pertanto, ai sensi dell'art. 23-bis del predetto codice, i duplicati informatici hanno il medesimo valore giuridico, ad ogni effetto di legge, del documento informatico da cui sono tratti, se prodotti in conformità alle Linee guida, tenendo presente che ai sensi dell'art. 2, comma 6, c.a.d. le disposizioni dell'anzidetto Codice si applicano al processo civile in quanto compatibili e, salvo che non sia diversamente disposto dalle disposizioni in materia di processo telematico (Cass. III, n. 5204/2024).

Tale disposizione va coordinata con l'art. 424, comma 2, c.p.c. laddove prevede che il consulente nominato dal giudice può essere autorizzato a riferire verbalmente, ed in tale caso, le sue dichiarazioni sono integralmente raccolte a verbale, salvo quanto previsto dall'art. 422 c.p.c. che infatti si riferisce anche alle audizioni dei consulenti.

La norma in commento, di rarissima applicazione nella prassi giudiziaria giuslavoristica, configura una previsione derogatoria del tradizionale principio generale, secondo cui l'attività processuale è raccolta in forma scritta nel processo verbale redatto dal cancelliere in udienza, in un'ottica volta alla modernizzazione delle modalità di mera documentazione di atti ed attività processuali.

Il fatto che il giudice possa avvalersi della sostituzione della verbalizzazione con la registrazione su nastro delle deposizioni di testi e delle audizioni delle parti o di consulenti non significa che tale attività perda la dignità propria di un atto del processo.

Infatti, le registrazioni su nastro hanno comunque un valore di atto pubblico, trattandosi di attività sostitutiva della verbalizzazione in formato cartaceo che tuttavia, deve essere espressamente autorizzata dal giudice, e parallelamente, trovando applicazione gli artt. 743,744,745,746 c.p.c.. riguardanti rispettivamente il rilascio di copie degli atti, copie od estratti da pubblici registri, rifiuto o ritardo nel rilascio e la collazione di copie.

In tale senso depone una parte della dottrina (Montesano, Vaccarella, 199) laddove ritiene che alla registrazione su nastro eseguita dal cancelliere debba comunque riconoscersi natura di atto pubblico.

A differente conclusione perviene altra dottrina (Denti, 132), la quale, ritiene invece che alla registrazione su nastro sia possibile soltanto riconoscere una mera presunzione di conformità ai fatti rappresentati.

La sostituzione della verbalizzazione di atti od attività in formato diverso da quello cartaceo, nel caso contemplato dall'art. 422 c.p.c. esige comunque l'intervento immediato del pubblico ufficiale, in occasione del compimento dell'atto costituito dalla registrazione su nastro.

Ciò al fine di potere fare assumere a tale adempimento la fede propria dell'atto pubblico, atteso che l'intervento diretto ed immediato del pubblico ufficiale è funzionale al riconoscimento che ogni fatto registrato di cui il medesimo ha avuto diretta ed immediata percezione è realmente avvenuto in sua presenza.

In dottrina (Fabbrini, 166), si è, infatti, osservato al riguardo che il cancelliere se assente al momento della registrazione non potrà garantire la corrispondenza fra il contenuto del nastro e quanto accaduto in udienza.

Sul piano applicativo della disposizione in commento – come precisato innanzi – rimanendo sul piano del diritto del lavoro, una concreta possibilità di uso della tecnologia nella redazione del processo verbale in formato diverso da quello squisitamente cartaceo può aversi nell'assunzione del mezzo istruttorio contemplato dall'art. 421, comma 3, c.p.c. riguardante l'esame dei testimoni sul luogo di lavoro in occasione dell'accesso disposto dal giudice in loco ai sensi della suddetta disposizione normativa.

In tale ipotesi, trattandosi di audizione che si svolge fuori udienza ed al di fuori della stessa sede giudiziaria, il giudice potrebbe autorizzare il ricorso all'uso della sostituzione della verbalizzazione con la registrazione su nastro per raccogliere le dichiarazioni dei testimoni, delle parti ed eventualmente, anche di consulenti incaricati a mente dell'art. 424, comma 2, c.p.c.

I maggiori problemi sul piano applicativo, possono derivare dalla autenticità e custodia dei supporti fisici necessari per la relativa documentazione degli atti giudiziari così formatisi, in quanto, l'art. 422 c.p.c. nulla indica non solo in ordine alle modalità di audizione dei soggetti indicati dalla stessa norma ma anche per la stessa conservazione dei nastri.

A tale fine, si ritiene che il giudice nell'autorizzare la registrazione su nastro, debba quindi fornire anche precise indicazioni circa le modalità sull'autenticazione e la relativa custodia dei nastri (Picardi, 2227).

La stessa dottrina (Picardi, 2227) ritiene, altresì, applicabile la disciplina dettata dagli artt. 139 e 483 c.p.p. ed ex art. 49 disp. att. c.p.p., per cui le registrazioni su nastro vanno custodie in appositi contenitori sigillati e numerati, uniti agli atti del procedimento a cui esse accedono.

Bibliografia

Denti, in Denti, Simoneschi, Il nuovo processo del lavoro, Milano, 1974; Fabbrini, Diritto processuale del lavoro, Milano, 1975; Federico, Foglia, La disciplina del nuovo processo del lavoro, Milano, 1973; Montesano, Vaccarella, Manuale di diritto processuale del lavoro, Napoli, 1996; Picardi, Codice di procedura civile (a cura di), tomo I, artt. 1-473, Milano, 2008.

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