Codice di Procedura Civile art. 664 - Pagamento dei canoni.Pagamento dei canoni. [I]. Nel caso previsto nell'articolo 658, il giudice adito pronuncia separato decreto d'ingiunzione [641 1] per l'ammontare dei canoni scaduti e da scadere fino all'esecuzione dello sfratto, e per le spese relative all'intimazione. [II]. Il decreto è conservato nel fascicolo d'ufficio unitamente a una copia dell'atto di intimazione1. [III]. Il decreto è immediatamente esecutivo [474 2 n. 1], ma contro di esso può essere proposta opposizione a norma del capo precedente [645]. L'opposizione non toglie efficacia all'avvenuta risoluzione del contratto. [1] Comma sostituito dall'art. 3, comma 8, lett. h), d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Il testo precedente era il seguente: « Il decreto è esteso in calce ad una copia dell'atto di intimazione presentata dall'istante, da conservarsi in cancelleria». Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. InquadramentoL'art. 664, comma 1, c.p.c. dispone che nel caso previsto nell'art. 658 c.p.c., il giudice adito pronuncia separato decreto d'ingiunzione per l'ammontare dei canoni scaduti e da scadere fino all'esecuzione dello sfratto, e per le spese relative all'intimazione (in dottrina, sul tema v. Bucci, Crescenzi, 273). La condanna può riguardare anche gli oneri accessori della locazione se inseriti nella citazione per la convalida, rimanendo esclusi i canoni da scadere fino al rilascio che non siano stati oggettivamente individuati e quantificati oltre all'eventuale danno invocabile ex art. 1591 c.c. Ai sensi dell'art. 664, comma 2, c.p.c. il decreto è esteso in calce ad una copia dell'atto di intimazione presentata dall'istante, da conservarsi in cancelleria. Nella prassi di alcuni uffici giudiziari, il decreto viene emesso su foglio separato, unito all'istanza formulata dal locatore in uno alla citazione per convalida. L'art. 664, comma 3, c.p.c.enuncia che il decreto è immediatamente esecutivo, ma contro di esso può essere proposta opposizione a norma del capo precedente che non toglie efficacia all'avvenuta risoluzione del contratto. Il rimedio per fare valere le proprie ragioni contro il decreto ingiuntivo, sia esso emesso ai sensi dell'art. 633 c.p.c. ovvero emesso ai sensi dell'art. 664 c.p.c., non è quello del ricorso per cassazione, ma quello della opposizione ai sensi dell'art. 645 c.p.c. (Cass. III, n. 1529/1994). Pertanto, il rimedio di cui dispone il conduttore per fare valere le proprie ragioni contro il decreto ingiuntivo, sia se è stato emesso ai sensi dell'art. 633 c.p.c. ovvero ai sensi dell'art. 664 c.p.c., è quello dell'opposizione proposta dinanzi allo stesso giudice della convalida ai sensi dell'art. 645 c.p.c. (in dottrina, Frasca 2001, 563; Di Marzio, Di Mauro, 1078), ma sempre nel rispetto delle norme che regolano il rito locatizio ex art. 447-bis c.p.c. (Di Marzio, Di Mauro, 1079; Sorace, 25; Trisorio Liuzzi, 2005, 804). Analogamente, contro il decreto ingiuntivo anche se emesso exartt. 658 e 664 c.p.c. non è ammesso ricorso per regolamento di competenza, non costituendo esso una definitiva decisione sulla competenza (Cass. II, n. 2261/1992; Cass. III, n. 333/1988; Cass. III, n. 2469/1961). Per effetto del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 264 dell'11 novembre 2024, ed entrato in vigore il 26 novembre 2024, al termine dell'ordinaria vacatio legis, il comma 1 dell'art. 658 c.p.c. è stato modificato, con applicazione del procedimento sommario di sfratto per morosità anche alle figure dell'affittuario di azienda, dell'affittuario coltivatore diretto, del mezzadro e del colono. I presupposti per l'emissione del decreto ingiuntivo immediatamente esecutivoLa pronuncia del decreto ingiuntivo ai sensi dell'art. 664 c.p.c. avente ad oggetto i canoni scaduti e da scadere fino all'esecuzione dello sfratto richiede che l'istanza sia contenuta nell'atto di citazione per intimazione di convalida di sfratto ex art. 658 c.p.c. precisandone l'importo (Garbagnati, 323), e, dunque, se riguarda i canoni scaduti sino alla notifica della domanda o se invece riguarda anche quelli a scadere fino all'esecuzione dello sfratto, al fine di rispettare il principio del contraddittorio nei confronti del conduttore (Bucci, Crescenzi, 273) e che l'intimazione di sfratto sia stata convalidata (D'Ascola, Giordano, Porreca, 685), ex artt. 663 o 666 c.p.c. od ancora ai sensi dell'art. 55 della l. n. 392/1978. La sussistenza del secondo presupposto innanzi indicato, costituito dall'avvenuta convalida dell'intimazione, non è un requisito espresso nel contesto normativo di riferimento ex artt. 658 e 664 c.p.c., ma lo stesso è agevolmente evincibile interpretando la disciplina in oggetto (Trib. Modena 7 febbraio 2006). In virtù di quanto precisato innanzi, appare evidente come la richiesta d'ìngiunzione non possa essere avanzata al giudice della convalida direttamente in udienza (Di Marzio 1998, 390; Frasca 2001, 561). Casistica in cui non può essere emessa l'ingiunzione di pagamento nel procedimento specialeIl giudice della convalida non può accogliere la richiesta monitoria nel procedimento speciale in presenza dell'opposizione alla convalida di sfratto, con l'apertura previo mutamento del rito del giudizio di merito (Trib. Modena 7 febbraio 2006, in cui si osserva che l'art. 664 c.p.c., col negare che l'opposizione al decreto ingiuntivo tolga efficacia all'avvenuta risoluzione del contratto, suppone che il decreto ingiuntivo sia posteriore, o almeno coevo, alla convalida, che ha risolto la locazione, ragione per cui appare inammissibile una richiesta di pronuncia di decreto ingiuntivo su convalida, quando quest'ultima ancora non esista; Trib. Monza 11 febbraio 2003; Pret. Monza 29 settembre 1995, da cui si evince che non può essere pronunciato decreto ingiuntivo ai sensi degli artt. 658 e 664 c.p.c. quando, a causa dell'opposizione dell'intimato, il giudice non abbia potuto pronunciare l'ordinanza di convalida di sfratto per morosità; conforme, Pret. Salerno 27 maggio 1993, in cui si statuisce che il presupposto per l'accoglimento della domanda d'ingiunzione di pagamento dei canoni scaduti e da scadere fino all'esecuzione dello sfratto, avanzata coevamente all'intimazione di sfratto per morosità, è costituito necessariamente, dalla convalida dello stesso sfratto per mancata comparizione o mancata opposizione del conduttore), ovvero quando il giudice rilevi carenze sostanziali o processuali per convalidare lo sfratto. La decisione resa all'esito di un giudizio di ordinaria cognizione instaurato a seguito dell'opposizione dell'ingiunto, diretto all'accertamento della sussistenza della morosità e dei relativi effetti risolutivi sul rapporto comporta la perdita di rilevanza degli eventuali vizi della procedura monitoria, salvo eventualmente per la regolazione delle sole spese della suddetta fase (Cass. III, n. 21081/2024). In dottrina (Lazzaro, Preden, Varrone, 175), o ancora, se il locatore non è comparso in udienza operando in tale ipotesi l'art. 662 c.p.c. con la conseguente cessazione d'efficacia dell'intimazione di sfratto ex art. 658 c.p.c. a cui è pur sempre collegata l'autonoma richiesta formulata ex art. 664 c.p.c. (Bucci, Crescenzi, 273; Di Marzio 1998, 391; Monteleone, 1144; Ricci, 1991). Al fine di conseguire nel procedimento speciale l'ingiunzione ex art. 664 c.p.c. per quanto sopra evidenziato, non è dunque sufficiente la sola emissione dell'ordinanza di rilascio dell'immobile con riserva delle eccezioni del convenuto (D'Ascola, 1881). Allorché sia stato intimato sfratto per morosità, comprensivo di domanda di ingiunzione di pagamento per i canoni scaduti e da scadere fino all'esecuzione, e sia stata pronunciata ordinanza provvisoria di rilascio ai sensi dell'art. 665 c.p.c., non può essere pronunciato decreto ingiuntivo ai sensi degli artt. 658 e 664 c.p.c., e deve dichiararsi inammissibile la proposizione da parte del locatore di ulteriore domanda monitoria volta a conseguire in separato giudizio il pagamento dei medesimi canoni oggetto di sfratto per morosità, essendo la facoltà prevista dall'art. 669 c.p.c. normativamente subordinata alla mancata richiesta dei medesimi canoni in uno all'intimazione (Trib. Salerno 14 gennaio 2011; Trib. Monza 11 febbraio 2003). Il decreto ingiuntivo emesso nella procedura di sfratto per morositàIl procedimento per decreto ingiuntivo contemplato dall'art. 664 c.p.c. come rilevato in dottrina (Garbagnati, 52) si differenzia da quello ordinario di cui all'art. 633 c.p.c. in quanto, a differenza di quest'ultimo, non viene emesso senza contraddittorio, nel senso che l'organo giurisdizionale non lo emette senza prima avere provocato il contraddittorio con il destinatario della richiesta – il conduttore dell'immobile, quale debitore dei canoni indicati nell'istanza d'ingiunzione annessa alla citazione per la convalida dello sfratto ex art. 658 c.p.c. – il quale, ha la possibilità di scegliere se costituirsi o meno nel procedimento speciale, al cui interno è compreso il sub-procedimento d'ingiunzione ex art. 664 c.p.c. Soltanto in seguito, nella fase decisoria del procedimento speciale, le due domande proposte cumulativamente si scindono (Masoni, 584, il quale ricorda l'autonomia e l'indipendenza reciproca delle domande di convalida ed ingiunzione come del resto asseverata nell'art. 669 c.p.c.). E dalla più risalente giurisprudenza (Cass. III, n. 741/1959, in cui si precisa che il giudicato sostanziale dell'ordinanza di convalida di sfratto non vincola il giudice nel futuro processo concernente i canoni, non solo per le questioni per l'ammontare del debito, ma anche per quelle sull'esistenza di esso; Cass. III, n. 3364/1958, in cui si è affermato che l'efficacia di cosa giudicata sostanziale di uno sfratto per morosità, stante la piena autonomia della convalida rispetto alla domanda di pagamento dei canoni sancita dall'art. 669 c.p.c., non preclude al conduttore il diritto di eccepire nel separato giudizio di pagamento dei canoni, l'inesistenza dell'obbligo di pagamento e di spiegare domanda riconvenzionale per il rimborso delle somme corrisposte a titolo di deposito cauzionale; più recentemente, nella giurisprudenza di merito v. Trib. Udine 27 aprile 2016, in cui si è osservato che l'ordinanza di convalida di sfratto per morosità è suscettibile di acquisire efficacia di giudicato tra le parti, ma tale efficacia non preclude la possibilità di proporre opposizione avverso il decreto ingiuntivo pronunciato contestualmente ai sensi dell'art. 664 c.p.c., perché l'efficacia di giudicato dell'ordinanza di convalida concerne la risoluzione del contratto, non anche il quantum delle somme dovute al locatore, e, quindi, non preclude al conduttore di chiedere nel giudizio di opposizione avverso il decreto ingiuntivo ottenuto dal locatore per il pagamento dei canoni scaduti l'accertamento dell'inesistenza, totale o parziale, del credito affermato dal locatore) per dare vita rispettivamente all'ordinanza di convalida in assenza di opposizione – che può intervenire anche in un secondo momento ex art. 668 c.p.c. ove ricorrano i presupposti – od in caso di opposizione, l'avvio del giudizio di merito previo mutamento del rito ex art. 667 c.p.c. ed al decreto ingiuntivo che a sua volta può essere opposto ex art. 645 c.p.c. oppure divenire definitivo all'esito dell'inutile decorso dei termini per l'opposizione. Pertanto, il conduttore se non compare o comparendo non si oppone, gli effetti della convalida non si estendono all'ingiunzione, così come l'accoglimento dell'opposizione al decreto ingiuntivo non influisce sull'avvenuta convalida. La procedura d'ingiunzione contemplata dall'art. 664 c.p.c. è dunque una facoltà per il locatore che può anche decidere diversamente, ovvero, di proporre separato giudizio monitorio, per conseguire il pagamento dei canoni rimasti impagati con ricorso ex art. 633 c.p.c. A tale riguardo, una pronuncia di merito ha infatti statuito che non può escludersi la possibilità per la parte intimante lo sfratto per morosità di agire in separata sede per il riconoscimento del proprio credito, posto che con l'art. 658 c.p.c. – che attribuisce al locatore la facoltà di cumulare nel medesimo atto di intimazione le due distinte domande – il legislatore non ha inteso derogare alle regole generali ed escludere la possibilità di agire ai sensi dell'art. 633 c.p.c. (Trib. Padova 14 marzo 2013). In tale caso, anche seguendo l'ordinario procedimento monitorio, rimane ferma la competenza del giudice adito ex artt. 21 e 637 c.p.c. ed il rito applicabile nell'eventuale opposizione, che rimane quello locatizio (Masoni, 585; Monteleone, 1144; Ricci, 1991), mentre per quanto attiene al procedimento seguito in base all'art. 664 c.p.c. la norma di riferimento è l'art. 661 c.p.c. al cui commento si rinvia, precisando che in entrambe le ipotesi sopra considerate trattasi di competenza funzionale (Masoni, 586). Con l'emanazione del decreto ingiuntivo il giudice deve provvedere sulle spese, tenendo conto che trattasi di titolo assoggettato ad un diverso regime impugnatorio rispetto all'ordinanza di convalida (D'Ascola, Giordano, Porreca, 685). La stessa dottrina ritiene ammissibile però l'istanza di sospensione dell'esecuzione provvisoria proponibile ex art. 649 c.p.c. (Lombardi, 419). L'ingiunzione per i canoni “scaduti” ed a “scadere” del rapporto locatizioL'ingiunzione di pagamento ex art. 664 c.p.c. può concernere i canoni scaduti fino alla notifica dello sfratto per morosità ma anche i canoni che maturano sino alla data di esecuzione del provvedimento di convalida dello sfratto per morosità, sebbene, come osservato in dottrina (Masoni, 588), quest'ultimi siano soltanto determinabili. In caso di convalida definitiva dello sfratto intimato per la morosità del conduttore, è ammissibile l'emissione dell'ingiunzione al pagamento non solo dei canoni scaduti alla data di notificazione dell'intimazione ma, ove l'intimante ne abbia fatto contestuale richiesta, anche di quelli da scadere fino all'esecuzione dello sfratto, quale ipotesi specifica di condanna c.d. in futuro, di carattere tipico e di natura eccezionale, con la quale l'ordinamento tutela l'interesse del creditore all'ottenimento di un provvedimento nei confronti del debitore prima ancora che si verifichi l'inadempimento (Trib. Arezzo 8 luglio 2015). Ciò in considerazione del fatto che il reddito degli immobili locati per fini diversi da quello abitativo – per i quali opera invece la deroga introdotta dall'art. 8 l. 9 dicembre 1988, n. 431 – è individuato in relazione al reddito locativo fin quando risulta in vita un contratto di locazione, con la conseguenza che anche i canoni non percepiti per morosità costituiscono reddito tassabile, fino a che non sia intervenuta la risoluzione del contratto o un provvedimento di convalida dello sfratto, atteso che il criterio di imputazione di tale reddito è costituito dalla titolarità del diritto reale, a prescindere dalla sua effettiva percezione. Soltanto a seguito della registrazione della risoluzione i canoni di locazione non sono più soggetti ad imposizione trovando applicazione l'ordinaria tassazione catastale dell'immobile. Infatti, con specifico riferimento ai contratti di locazione gli artt. 3 e 17 d.P.R. 26 aprile 1986, n. 131 individuano in maniera esplicita gli eventi successivi alla conclusione del contratto che devono essere autonomamente assoggettati a registrazione, e tra questi vi è anche la risoluzione che, pertanto, deve essere registrata in termine fisso, anche se stipulata verbalmente o se il relativo contratto venga redatto nella forma della scrittura privata non autenticata. La risoluzione, quindi, rientra tra gli eventi che devono obbligatoriamente essere portati a conoscenza dell'Amministrazione finanziaria secondo le modalità di cui all'art. 17 cit. La registrazione dell'accordo risolutivo costituisce, dunque, un obbligo fiscale alla cui omissione consegue il persistere dell'obbligazione tributaria. La mancata esecuzione di tale formalità rende tale atto, con specifico riferimento alla presunta data della risoluzione del contratto, inopponibile all'Amministrazione Finanziaria (Cass. V, n. 746/2024). In ordine alla delimitazione del perimetro di applicazione della norma in commento, limitata al solo procedimento speciale, recentemente si segnala un'interessante pronuncia di merito, secondo cui, sebbene l'art. 664 c.p.c., in caso di convalida dell'intimazione di sfratto, consente l'emissione di un'ingiunzione di pagamento avente ad oggetto non solo i canoni scaduti, ma anche quelli a scadere, tuttavia, tale ipotesi, in quanto norma eccezionale rispetto al generale divieto di condanna per il pagamento di crediti futuri, non può essere applicata per analogia al caso in cui, il procedimento sommario originariamente instaurato dal locatore sia stato convertito in procedimento a cognizione piena (Trib. Torino 27 febbraio 2019). Il giudice torinese motiva il proprio assunto, affermando che il principio generale sancito dall'art. 100 c.p.c., il quale prevede che l'azione giudiziale deve essere sorretta da un interesse ad agire attuale e concreto, impedisce di accogliere tale domanda, che si basa su una circostanza che non si era ancora verificata al momento della proposizione della domanda nella precedente fase caratterizzata dalla cognizione sommaria. In altra pronuncia di merito (Trib. Roma 26 ottobre 2018), affermato che ad eccezione della domanda di cui all'art. 664 c.p.c., non è ammessa l'emissione di condanne al pagamento di crediti futuri, e che in tema di intimazione di sfratto per morosità, qualora l'intimante chieda la condanna del conduttore al pagamento dei canoni per determinate mensilità, e, l'intimato proponga opposizione senza che sia emessa l'ordinanza provvisoria di rilascio, non è affetta dal vizio di ultrapetizione la sentenza che, all'esito del giudizio a cognizione piena susseguente alla conversione del rito, condanni il conduttore al pagamento dei canoni relativi anche alle mensilità maturate successivamente fino alla riconsegna del bene locato, dovendo ritenersi la relativa domanda implicitamente contenuta in quella originaria, laddove però tale domanda venga formulata solo nella memoria integrativa a seguito del mutamento del rito, in tale ipotesi, può essere accordata unicamente la condanna per il pagamento dei canoni maturati alla data di presentazione della memoria integrativaex art. 426 c.p.c. Inoltre, l'orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità, ritiene che in tema di locazione di immobili urbani, la condanna del conduttore al pagamento dei canoni da scadere sino alla riconsegna dell'immobile locato, dal medesimo comunque dovuti a seguito della risoluzione della locazione a titolo di danni per la protratta occupazione dell'immobile, ai sensi dell'art. 1591 c.c., costituisce un ampliamento della domanda di risoluzione del contratto di locazione per inadempimento del conduttore, che trova fondamento nella particolare disposizione dell'art. 664, comma 1, c.p.c., secondo cui, in caso di convalida definitiva dello sfratto intimato per la morosità del conduttore, è ammissibile l'emissione dell'ingiunzione al pagamento non solo dei canoni scaduti alla data di notificazione dell'intimazione ma, ove l'intimante ne abbia fatto contestuale richiesta, anche dì quelli da scadere fino all'esecuzione dello sfratto, quale ipotesi specifica di condanna c.d. “in futuro” (Trib. Castrovillari 19 ottobre 2012, in cui si afferma che l'art. 664, comma 1, c.p.c. prevede un'ipotesi specifica di condanna cd. in futuro, di carattere tipico e di natura eccezionale), di carattere tipico e natura eccezionale, con la quale, l'ordinamento tutela l'interesse del creditore all'ottenimento di un provvedimento nei confronti del debitore prima ancora che si verifichi l'inadempimento (Trib. Salerno 4 gennaio 2018; Cass. III, n. 25599/2016; Cass. III, n. 11603/2005; Cass. III, n. 6245/1992, in cui si precisa che la richiesta del locatore diretta ad ottenere – oltre la risoluzione del contratto – anche la condanna del conduttore al pagamento dei canoni scaduti e da scadere, non può considerarsi né una domanda nuova, né una domanda diretta ad ottenere l'adempimento dopo che era stata richiesta la risoluzione, perché, nel caso in cui il locatore abbia proposto domanda di risoluzione del contratto di locazione per morosità, con l'ulteriore richiesta di pagamento dei canoni scaduti e da scadere il locatore, non intende certo fare rimanere in vita il rapporto fino alla scadenza pattuita od imposta dalla legge, ma, al contrario, esige contemporaneamente alla risoluzione del contratto, anche il pagamento di quanto dovutogli dal conduttore come corrispettivo per il godimento dell'immobile). Tale impostazione è stata confermata anche dalla più recente giurisprudenza di merito (Trib . Palermo 17 marzo 2021). L'ingiunzione può estendersi al pagamento degli oneri accessori?Il tenore letterale dell'art. 664 c.p.c. si riferisce ai soli “canoni” rimanendo silente su qualsiasi altra voce del rapporto locatizio, compresi gli oneri accessori alla locazione. In dottrina, non vi è unità circa l'oggetto dell'ingiunzione, essendo divisa tra coloro (Carrato 2005, 803; Di Marzio 1998, 392; Frasca 2001, 558) che ritengono ammissibile il provvedimento ex art. 664 c.p.c. soltanto per il pagamento dei canoni e chi (Bucci, Crescenzi, 275; D'ascola, 1881; Porreca, 185) invece, ritiene che il suddetto provvedimento possa invece comprendere anche gli oneri accessori. Le conseguenze derivanti dalla mancata opposizione del decreto ingiuntivoIl decreto ingiuntivo non opposto acquista, al pari di un'ordinaria sentenza di condanna, autorità ed efficacia di cosa giudicata sostanziale, in relazione al diritto in essa consacrato, ed il conseguente “giudicato” si forma su tutto ciò che ha costituito oggetto della decisione, non esclusa la soluzione di tutti i punti che, indipendentemente da un'esplicita deduzione delle parti, siano stati la premessa logica e necessaria della relativa pronuncia giudiziale. In particolare, la giurisprudenza ha avuto modo di precisare che la cognizione del giudice chiamato a provvedere sulla domanda d'ingiunzione di una determinata obbligazione rimasta inadempiuta non si esaurisce nel controllo meramente formale del titolo astrattamente idoneo ad ottenere il provvedimento richiesto, ma si concreta nell'esame, sia pure sommario ed inaudita altera parte, dello stesso rapporto obbligatorio dedotto a fondamento dell'azione monitoria, tanto in relazione all'esistenza dei fatti costitutivi, quanto all'inesistenza di eventuali fatti impeditivi modificativi od estintivi. Pertanto, se il debitore non si avvale del rimedio della opposizione con cui può chiedere anche la sospensione dell'esecuzione provvisoria del provvedimento emesso in sede monitoria, la relativa pronuncia, che ha accertato l'esistenza e la validità della pretesa vantata, fa stato tra le parti e l'autorità del giudicato copre tutte le relative questioni, dedotte o deducibili, precludendo che esse possano essere riesaminate in un successivo giudizio, avente ad oggetto una domanda relativa allo stesso rapporto sostanziale. L'opposizione ad un decreto ingiuntivo emesso per un credito nascente da un rapporto locatizio deve proporsi, a norma degli artt. 447 bis e 414,415 c.p.c. nelle forme del ricorso, da depositarsi in cancelleria entro il termine perentorio di quaranta giorni dalla notifica dell'ingiunzione. Ove, invece, risulti erroneamente spiegata con atto di citazione, questo può - in ossequio ad un principio di conservazione degli atti processuali - convertirsi in ricorso e produrne gli effetti alla sola condizione di essere depositato in cancelleria nel predetto termine, a pena di inammissibilità dell'opposizione, non essendo sufficiente che entro tale data sia stato comunque notificato alla controparte. Il giudicato sostanziale conseguente alla mancata tempestiva impugnazione del decreto copre sia l'esistenza del credito azionato, del rapporto di cui esso è oggetto e del titolo su cui il credito ed il rapporto stessi si fondano, sia l'inesistenza di fatti impeditivi, estintivi e modificativi del rapporto e del credito precedenti al ricorso per ingiunzione e deducibili con l'opposizione. Pertanto ove la domanda riconvenzionale proposta dall'opponente si fonda sulla deduzione di un fatto estintivo del credito portato dal decreto ingiuntivo, il relativo accertamento resta precluso dal giudicato sostanziale conseguente alla mancata tempestiva opposizione, dacché se ne deve affermare l'improponibilità. La domanda avente ad oggetto somme afferenti al contratto di locazione, il relativo procedimento necessariamente deve seguire le forme del rito locatizio, ragione per cui anche l'eventuale opposizione al decreto ingiuntivo emesso deve essere proposta con ricorso e non con citazione, sulla cui scorta consegue che ove l'opposizione venga erroneamente esperita con atto di citazione anziché con ricorso, la stessa è considerata valida nel caso in cui è depositata nella cancelleria del giudice adito nel termine previsto di quaranta giorni, diversamente sarebbe giudicata nulla e/od inammissibile l'opposizione a decreto ingiuntivo proposta con citazione notificata alla controparte ma non depositata nei termini di cui all'art. 641 c.p.c. Infatti solo con il suddetto deposito in cancelleria la citazione può valere come ricorso, raggiungendo lo scopo proprio di tale ultimo atto, là dove non può invece riconoscersi alcun valore alla notificazione della citazione eseguita prima del deposito, concernendo un'opposizione ancora non venuta ad esistenza (Trib . Roma 7 luglio 2021; conf. Trib. Savona 9 giugno 2019). I suesposti principi trovano applicazione anche nel caso riguardante il pagamento dei canoni, a mente dell'art. 664 c.p.c. in relazione al quale, il locatore chieda – allo stesso giudice adito per la convalida – nello stesso atto di intimazione di sfratto per morosità, anche l'emissione d'ingiunzione di pagamento per i canoni scaduti e da scadere. L'art. 664 c.p.c., disponendo che il giudice adito pronuncia separato decreto di ingiunzione, immediatamente esecutivo, ma contro il quale può essere proposta opposizione a norma del capo precedente, rende evidente che il procedimento relativo al decreto ingiuntivo viene ad essere separato da quello sulla convalida, per seguire il suo corso secondo le norme sue proprie, cosicché in difetto di opposizione il decreto stesso passa in giudicato con effetti preclusivi uguali a quelli di qualsiasi provvedimento di condanna irrevocabile (Cass. III, n. 7815/1991). In dottrina, si è quindi osservato che sebbene l'intimato abbia proposto opposizione contro l'intimazione di convalida di sfratto, anche se proposta tardivamente, ciò non lo esime dal proporre rituale opposizione anche contro il decreto ingiuntivo nelle more emesso dallo stesso giudice adito in sede di convalida di sfratto, al fine di evitare il passaggio in giudicato di detto titolo (Consolo, 1774). Il decreto ingiuntivo esecutivo ex art. 664 c.p.c. costituisce valido titolo per l'iscrizione dell'ipoteca giudiziale? La dottrina è divisa sulla quaestio juris, fra chi ritiene di escludere l'ammissibilità dell'iscrizione dell'ipoteca giudiziale fondata su un titolo non contemplato dall'art. 655 c.p.c. (Trisorio Liuzzi 2005, 803), e coloro che invece propendono per la tesi opposta (Di Marzio, Di Mauro, 1077; Lombardi, 416). La giurisprudenza, in una recente sentenza di merito, ha affermato che sebbene l'art. 655 c.p.c. non faccia espresso riferimento anche ai decreti ingiuntivi dichiarati esecutivi a norma dell'art. 664 c.p.c., non c'è dubbio che anche tali decreti ingiuntivi costituiscano titolo per l'iscrizione dell'ipoteca giudiziale, per identità di ratio (Trib. Torino 17 giugno 2013). Opposizione a decreto ingiuntivo e risoluzione del contratto per morosità: continenza o sospensioneTra la causa di opposizione al decreto ingiuntivo portante l'ordine di pagamento di canoni locatizi e la causa instaurata davanti ad altro giudice per conseguire la risoluzione per morosità del contratto di locazione non esiste un rapporto di litispendenza, perché sebbene identica è la causa petendi delle due azioni, costituita dalla deduzione dello stesso credito per canoni arretrati del medesimo rapporto di locazione, diverso è il petitum costituito dalla richiesta di pagamento dei canoni afferente il decreto ingiuntivo opposto e dal rilascio dell'immobile per morosità intimato col procedimento di convalida, ove sia proseguito previo mutamento del rito nel giudizio sul merito riguardante la risoluzione contrattuale (Cass. III, n. 2212/1989). Il rapporto tra le due cause realizza dunque un'ipotesi di continenza, in quanto la causa di risoluzione per morosità si configura come causa “contenente”, per l'ampiezza del petitum che abbraccia nella sua interezza il rapporto di locazione intercorso tra le parti, laddove invece, il petitum della causa instaurata con la notifica del decreto ingiuntivo emesso, è la causa “contenuta” in quanto investe soltanto una parte del rapporto, costituita dal pagamento dell'importo dei canoni. La continenza tra le due cause non può però determinare la “traslazione” dinanzi al giudice della risoluzione contrattuale preventivamente adito, essendo la competenza del giudizio di opposizione ex art. 645 c.p.c. una competenza funzionale inderogabile. La soluzione opposta, della translatio judicii della causa di risoluzione dinanzi al giudice dell'opposizione a decreto ingiuntivo, esige che i due giudizi siano pendenti nello stesso grado, in quanto, il rapporto di continenza tra cause può incidere sulla competenza solo quando risulti rispettata l'anzidetta condizione, mentre nel caso contrario, di procedimenti pendenti in gradi diversi di giudizio potendo darsi luogo soltanto ad un'ipotesi di sospensione necessaria ai sensi dell'art. 295 c.p.c. (Cass. III, n. 8833/2002). La condanna al pagamento delle spese processualiL'art. 664, comma 1, c.p.c. dispone che il giudice adito pronuncia separato decreto d'ingiunzione anche per le spese relative all'intimazione (in dottrina, si osserva che in tale sede potranno essere liquidate anche le spese relative all'ingiunzione, Frasca 2001, 559; Lombardi, 414, il quale, distingue le spese dell'ingiunzione da quelle della convalida, considerando l'autonomia dei rispettivi compensi sulla scorta dei vigenti parametri forensi). L'unico onere per il locatore è di chiedere il riconoscimento delle spese processuali nell'atto introduttivo del procedimento speciale (Consolo, 1774). Appare dunque evidente che il conduttore non possa sottrarsi al pagamento delle spese legali maturate del procedimento speciale, con la precisazione che il pagamento dei canoni di locazione, posto a fondamento del provvedimento monitorio, effettuato dopo la notifica dello sfratto, non purga la morosità in quanto non libera il conduttore dal pagamento delle competenze legali liquidate con l'emissione del decreto ingiuntivo richiesto contestualmente alla convalida (Trib. Roma 10 gennaio 2018). Quid juris allora se il giudice debba procedere alla liquidazione delle spese della convalida e di quelle dell'ingiunzione pronunciata contestualmente? Infatti, come rilevato in dottrina (Masoni, 591), il giudice della convalida – che è lo stesso chiamato a pronunciarsi sull'ingiunzione di pagamento ex art. 664 c.p.c. – non può statuire due volte sullo stesso oggetto, una prima volta sull'ordinanza di convalida, ed una seconda in sede di emissione del decreto ingiuntivo contestualmente alla disposta convalida dell'intimato sfratto per morosità. 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