Il meccanico deve custodire gratuitamente l'autovettura in riparazione (almeno fino a quando l'auto è riparata…)

Enrico Basso
22 Ottobre 2020

L'autofficina ha diritto di farsi pagare per il deposito e la custodia delle autovetture affidatele per la riparazione?
Massima

Il meccanico e l'autofficina sono tenuti a custodire gratuitamente la vettura del cliente fino a quando la riparazione è stata effettuata, salvo possano provare un'espressa pattuizione di onerosità del deposito.

Il caso

Tizio porta la sua autovettura all'autofficina Beta per farla riparare. Lamenta, però, che le riparazioni non sono mai state fatte e quindi compra un'auto nuova, lasciando la vecchia in officina fino a quando, dopo tre anni, l'autofficina Beta “si sveglia” e gli intima di riprendersi l'automobile e di pagare i canoni per tutto il periodo in cui l'autovettura è rimasta in custodia. Tizio rifiuta di pagare e Beta allora agisce in giudizio, ma sia il giudice di pace in primo grado che il tribunale in appello rigettano la domanda, ritenendo non provata la stipula di un contratto di deposito oneroso, ma solo quella di un contratto d'opera (avente a oggetto la riparazione della vettura).

La questione

L'autofficina ha diritto di farsi pagare per il deposito e la custodia delle autovetture affidatele per la riparazione?

Le soluzioni giuridiche

I) Il deposito presso l'autofficina, normalmente, è gratuito (ma le spese vanno rimborsate)

La sentenza in commento si pone sul solco di una giurisprudenza consolidata, secondo la quale l'obbligo di custodire la vettura per il periodo della riparazione ha natura accessoria rispetto all'obbligo principale di riparare il veicolo (cfr. Cass. civ., sez. III, 25 settembre 1995, n. 10116), talché se ne deve presumere la gratuità, salvo espressa pattuizione in senso contrario.

Come noto, infatti, in tema di deposito l'art. 1767 c.c. sancisce una presunzione generale di gratuità del deposito, “salvo che dalla qualità professionale del depositario o da altre circostanze si debba desumere una diversa volontà delle parti”. Nel caso delle autofficine, la questione si è posta in quanto il depositario riceve in custodia l'autovettura guasta nel contesto della sua attività professionale, il che ha indotto taluni a escludere la presunzione di gratuità.

La Cassazione, tuttavia, chiarisce che tale esclusione riguarda solo il contratto tipico di deposito e, quindi, solo i casi in cui la custodia sia l'obbligo principale del depositario e non anche quelli in cui sia solo un obbligo accessorio, come accade, per l'appunto, nel caso delle autofficine.

Detto altrimenti, poiché il servizio di custodia costituisce la prestazione qualificante del (solo) contratto di deposito, l'espressione codicistica “qualità professionale del depositario” sta a significare “soggetto che per professione custodisce in deposito il bene affidatogli” e non anche “soggetto che, per svolgere la sua professione, deve anche custodire il bene affidatogli”.

Diverso il discorso per le eventuali spese di custodia: infatti, l'art. 1774 comma 2 c.c. prevede che le spese per la restituzione gravino sul depositante. La norma è intesa nel senso che le spese (necessarie o anche solo opportune) sostenute dal depositario per la conservazione e la restituzione del bene vadano indennizzate anche nel caso di deposito gratuito (ovviamente, graverà sul depositario l'onere di provare e quantificare tali spese).

II) Durata dell'obbligo di custodia gravante sul meccanico

Ci si potrebbe interrogare, a questo punto, sulla durata dell'obbligo accessorio di custodia gravante sull'autofficina: non è pensabile, infatti, che laddove il proprietario (depositante) si rifiuti ingiustificatamente di ritirare il suo veicolo, permanga indefinitamente a carico del meccanico (depositario) un obbligo di custodia a titolo gratuito.

In generale, parlando di deposito, il bene va restituito a richiesta del depositante, salvo diverso termine pattuito a favore del depositario (art. 1771 comma 1 c.c.).

Tuttavia, anche il depositario può chiedere in qualunque tempo che il depositante si riprenda la cosa, salvo diverso termine convenuto nell'interesse del depositante (art. 1771 comma 2 c.c.).

In pratica, se non è stato previsto espressamente un termine, ciascuna parte può porre fine al rapporto di deposito in qualunque momento: il depositante chiedendo la restituzione e il depositario chiedendo il ritiro della res.

Nel caso dell'autofficina, il termine del deposito della vettura coincide per forza di cose con il tempo richiesto in concreto dalla riparazione; ma ultimata quest'ultima, che accade se il cliente non vuole ritirare l'autovettura?

La risposta va cercata nell'istituto della mora del creditore (artt. 1206 e ss. c.c.).

Innanzitutto, l'autofficina dovrà “offrire” nei modi di legge la riconsegna della vettura; e, poiché generalmente l'auto va riconsegnata presso l'officina (cioè in luogo diverso dal domicilio del creditore) l'offerta rituale sarà quella per intimazione ex art. 1209 comma 2 c.c.

Qualora, poi, il cliente non si presenti per ricevere la cosa ritualmente offertagli, l'autofficina potrà eseguire il deposito della stessa in uno dei luoghi indicati dall'art. 77 disp. att. c.c. e chiederne, se del caso, la convalida giudiziale (art. 1210 comma 2 c.c.).

Infatti, solamente dall'accettazione del deposito o dal passaggio in giudicato della sentenza di convalida sarà libera da ogni obbligo di custodia nei confronti del cliente.

III) E se l'autofficina si avvale del diritto di ritenzione?

Se da un lato può capitare che il cliente non voglia ritirare l'auto riparata, dall'altro lato, forse anche più frequentemente, può accadere che il cliente voglia ritirare l'auto prima di aver pagato la riparazione.

Qui entra in gioco il famoso diritto di ritenzione, quello che spesso vediamo “sbandierato” nelle officine in vistosi cartelli che mettono in guardia i clienti.

Ma di che si tratta, giuridicamente parlando?

A norma dell'art. 2756 commi 1 e 3 c.c., i crediti per prestazioni e spese relativi alla conservazione o al miglioramento di beni mobili (tra cui va ricompreso il credito del meccanico che ha riparato l'auto), oltre ad avere privilegio sui beni stessi, consentono al creditore di ritenere il bene fino al soddisfacimento.

L'art. 2761 comma 3 c.c., inoltre, concede il diritto di ritenzione anche al depositario che non viene pagato, con diritto - nel solo caso di deposito oneroso - al compenso anche per il periodo in cui trattiene la cosa in attesa del pagamento (cfr. Cass. civ., sez. III, 16 luglio 1997, n. 6520).

Osservazioni

Nel caso in esame, fabula docet che quando i clienti rifiutano pretestuosamente di ritirare la propria vettura, gli autoriparatori farebbero bene a costituirli in mora tempestivamente: aspettare a lungo non frutterà facili canoni di deposito, ma solo responsabilità per custodia e per giunta gratis pro deo.

Ove ciò non aggradi, il miglior rimedio (valido anche per chi si avvale spesso del diritto di ritenzione) resta quello di pattuire un compenso per il deposito nel periodo successivo all'avvenuta riparazione; ma occorre pensarci per tempo.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.