Obblighi di informazione e responsabilità del broker per la presenza nel contratto di assicurazione di clausola limitativa della copertura assicurativa

26 Ottobre 2020

Contenuto degli obblighi contrattuali del broker assicurativo, natura della sua responsabilità, nesso causale tra inadempimento e danno nel caso concreto e liquidazione del danno.
Massima

Connotato specifico dell'attività del broker di assicurazione, dei relativi obblighi e delle conseguenti responsabilità, non è solo l'intermediazione ai fini del collocamento della polizza assicurativa, quanto piuttosto una collaborazione intellettuale con l'assicurando ai fini della adeguata copertura dei rischi, oltre alla consulenza ed assistenza anteriore e successiva alla stipulazione del contratto assicurativo. In ciò si estrinseca la funzione sociale del broker nell'ambito dell'intermediazione assicurativa, finalizzata alla tutela della parte debole del rapporto contrattuale. In ragione di ciò, oltre al generale dovere di completa informazione, grava sul professionista l'obbligo contrattuale dell'individuazione di un prodotto assicurativo adeguato alle esigenze del cliente. La violazione di tale obbligo costituisce inadempimento contrattuale. Il danno da perdita di chance deve essere liquidato in via equitativa.

Il caso

Un architetto, libero professionista, sin dall'anno 2000 aveva incaricato la società di brokeraggio di occuparsi delle proprie esigenze assicurative, comprese quelle relative alla propria responsabilità civile professionale.

L'originaria polizza per la copertura della responsabilità civile, stipulata con una prima Compagnia, veniva nel corso degli anni sostituita con altra, conclusa con differente assicuratore, contenente una limitazione contrattuale in forza della quale l'assicurazione non avrebbe fornito copertura laddove l'incarico professionale conferito all'architetto avesse avuto un valore superiore ad Euro 2.500.000.

Non si trattava di un massimale di polizza, bensì di un ambito di inoperatività della stessa.

Rimasta impagata una propria parcella professionale, l'architetto agiva con decreto ingiuntivo nei confronti del proprio committente, per il quale aveva progettato la realizzazione di un grande complesso residenziale di ben quattro condomini.

La società cliente si opponeva al decreto ingiuntivo e proponeva domanda riconvenzionale per il risarcimento danni, adducendo l'inadempimento dell'architetto alle proprie obbligazioni contrattuali. Evocata in giudizio da parte del professionista la compagnia assicuratrice, quest'ultima eccepiva l'inoperatività della polizza per la responsabilità civile professionale, in quanto l'incarico conferito al professionista aveva un valore di gran lunga superiore ai 2.500.00 euro.

Verificata la fondatezza dell'eccezione oppostagli, l'architetto si vedeva costretto a definire transattivamente, con consistente riduzione del suo credito, la propria pretesa nei confronti della propria cliente.

Evocava quindi in giudizio avanti al Tribunale di Brescia la società di broker, allegandone l'inadempimento alle proprie obbligazioni contrattuali, e quantificando la domanda nella esatta differenza tra la propria parcella, liquidata dall'Ordine professionale di appartenenza, ed il minor importo percepito dalla cliente in adempimento della transazione.

La società di broker ammetteva espressamente che la limitazione contrattuale inserita in polizza era conseguenza di un proprio errore e che, non essendosene avveduta, la clausola era rimasta presente anche in tutti i successivi rinnovi di polizza.

Contestava tuttavia il nesso causale tra il proprio errore e la diminuzione patrimoniale patita dall'architetto.

La questione

Data per scontata, in quanto ammessa confessoriamente, la presenza di un errore da parte del broker che non si era avveduto dell'esistenza di una clausola che a certe condizioni rendeva inoperativa la polizza assicurativa, le questioni giuridiche portate all'attenzione del Tribunale bresciano attenevano al contenuto degli obblighi contrattuali del broker assicurativo, alla natura della sua responsabilità, al nesso causale tra inadempimento e danno nel caso concreto, nonché infine alla liquidazione del danno.

Le soluzioni giuridiche

La pronunzia in commento risolve il caso sottoposto al suo esame conformandosi esplicitamente agli orientamenti giurisprudenziali in argomento e, sia pure richiamando fonti normative ormai prive di efficacia (la l. 28 novembre 1984 n. 792, abrogata dal d.lgs. 7 settembre 2005 n. 209 – Codice delle Assicurazioni Private), sottolinea il contenuto intellettuale dell'attività del broker assicurativo ed i connessi obblighi contrattuali: dovere di informazione, assistenza e collaborazione con il cliente, scelta di un prodotto adeguato alle sue esigenze.

Il broker, sottolinea il Tribunale, non è un mediatore equidistante tra le parti del contratto di assicurazione da concludere; è bensì un consulente dell'assicurando, alle cui esigenze, in termini di adeguatezza del prodotto, deve improntare la sua opera professionale.

In questa attività imprenditoriale, caratterizzata da una rilevante competenza (conoscenza del mercato, rispondenza del prodotto alle esigenze specifiche del cliente, valutazione della solidità dell'impresa assicuratrice) è dunque insito il conseguente rischio imprenditoriale in capo al broker che, per esercitare tale professione, deve essere iscritto al corrispondente albo professionale ed a sua volta dotarsi di adeguata polizza assicurativa per la propria responsabilità civile.

Posti tali principi, nello specifico l'inadempimento contrattuale del broker risultava pacifico, per stessa ammissione di questo.

La sua responsabilità viene collocata nell'ambito contrattuale, con l'applicazione dei conseguenti principi in ordine all'onere della prova circa l'esatto adempimento delle obbligazioni.

Il danno patito dall'attore non può però corrispondere, secondo il Tribunale, alla diminuzione patrimoniale tra la quantificazione delle proprie competenze professionali e quanto incassato in sede transattiva. Si tratta piuttosto di un danno da “perdita di chance”, intesa questa come compressione, forzosamente patita, della propria libertà negoziale: se avesse goduto della copertura assicurativa per la propria responsabilità professionale, l'attore avrebbe potuto concludere, secondo il criterio causale del “più probabile che non”, un accordo transattivo con il proprio cliente a condizioni più vantaggiose.

Ne discende che, in concreto, la diminuzione patrimoniale patita debba essere determinata in termini meramente ipotetici, e liquidata dunque con criteri equitativi (in concreto: al 50% ulteriormente arrotondato per difetto).

Osservazioni

La sentenza in commento non si discosta dai principi reiteratamente enunciati dalla giurisprudenza di merito e di legittimità in materia di responsabilità del broker di assicurazioni: in particolare, la già ricordata sentenza della Corte d'Appello di Bologna del 18 luglio 1992 (in Foro It. 1993, II, col. 577) pertiene ad un caso esattamente sovrapponibile a quello trattato dalla decisione qui in esame, ossia la presenza nella polizza assicurativa suggerita dal broker di una clausola limitativa della sua operatività.

Lo sviluppo giurisprudenziale e dottrinale ha sottolineato con dovizia di argomenti la distinzione tra l'attività del broker e quella del mediatore, disciplinato dagli artt. 1754 e segg. c.c., evidenziando come il primo non si limiti a mettere in contatto le due parti del contratto -di assicurazione- da concludere, ma operi quale consulente qualificato dell'assicurando e nel suo precipuo interesse, dovendo collaborare alla individuazione del prodotto più rispondente alle esigenze assicurative del suo cliente, assistendolo tanto nella fase della formulazione del contenuto contrattuale che, in seguito, nella gestione e financo nella esecuzione del contratto.

Si tratta, a tutti gli effetti, di un contratto “misto”, che presenta sia i connotati della mediazione che quelli del contratto d'opera intellettuale.

Sotto questo profilo, pur giungendo ad una condivisibile conclusione, la sentenza in commento non si produce invero in un particolare sforzo motivazionale, solo che si consideri che, richiamando testualmente un precedente di legittimità, poggia l'argomentazione su fonti normative ormai abrogate (la l. n. 792/1984), in luogo delle vigenti -e più pertinenti disposizioni del Codice delle Assicurazioni (d.lgs. 7 settembre 2005 n. 209: in particolare si vedano gli artt. 109, 119, 119-bis, 119-ter e 120).

In particolare, oggi l'art. 119-ter Cod. Ass. sancisce quello che viene unanimemente definito in dottrina come “principio di adeguatezza”, ossia la migliore rispondenza del prodotto assicurativo prescelto alle esigenze del cliente, in favore del quale la norma impone che venga eseguita una “raccomandazione personalizzata”.

Se è pur vero che l'attuale formulazione delle norme testé richiamate è conseguenza dell'introduzione nel nostro ordinamento del d. lgs. 21 maggio 2018 n. 68 (in recepimento della Direttiva Europea IDD Insurance Distribution Directive 97/16, cui si è conformato anche il Regolamento IVASS 40/18), va osservato che già il previgente art. 120 cod. ass. avrebbe consentito al Giudice bresciano di giungere alla medesima conclusione senza fare richiamo a norme abrogate da oltre quindici anni.

Condivisibile, piuttosto, è la soluzione adottata con riferimento al danno conseguente alla necessità, determinata dalla carenza di copertura assicurativa che neutralizzasse la pretesa riconvenzionale della controparte, di concludere con quest'ultima una transazione.

Superando l'eccezione della convenuta in ordine al difetto di nesso causale tra proprio inadempimento ed il danno patito in conseguenza della conclusione dell'accordo transattivo, il Tribunale pone l'accento sulla gravemente compromessa libertà contrattuale, che determinò l'attore a concludere l'accordo in posizione di debolezza contrattuale, a causa della scopertura assicurativa circa la propria dedotta responsabilità professionale.

Incongruente con le premesse stesse enunciate dal Tribunale pare infine la liquidazione “equitativa” del danno, operata al 50%, che, con un procedimento matematico invero opinabile, riduce in misura corrispondente non già il danno -differenziale- lamentato dall'attore, ma ne dimezza il credito, per poi sottrarvi l'intero importo percepito in transazione. Si tratta di un evidente errore, che attiene però non già agli aspetti giuridici della decisione, quanto a quelli logico-matematici.

Guida all'approfondimento

FARENGA L., Manuale di diritto delle assicurazioni private, TORINO, 2019;

MARTINI F. ed altri A.A., La responsabilità civile del professionista, TORINO, 2007;

GIACOBBE E., Brokeraggio e tipo contrattuale, GIUFFRE' 2001;

BOGLIONE G., Il broker di assicurazione e riassicurazione in Italia e in Inghilterra – Funzioni e Responsabilità, in Rivista Assicurazioni 2000

BOGLIONE G., La responsabilità contrattuale del broker assicurativo secondo la recente giurisprudenza, in Diritto Marittimo 2013;

VOLPE PUTZOLU G., La valutazione di adeguatezza del contratto di assicurazione offerto, in La responsabilità civile nell'interpretazione assicurativa, GIUFFRE' 2011

ALTOMARE C., Profili di responsabilità del broker di assicurazione alla luce della nuova normativa IDD (Insurance Distribution Directive), in RIDARE 2019

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