Compatibilità smart-working: in concreto o in astratto?Fonte: Trib. Roma , 20 giugno 2020
01 Marzo 2021
Se al lavoratore sono state assegnate mansioni che potrebbero in astratto essere svolte in modalità agile, il datore può negare lo smart-working se ritiene necessaria la formazione?
Durante il periodo emergenziale lo svolgimento della prestazione lavorativa in smart-working è stato "svincolato" dalle formalità richieste dalla l. n. 81/2017 con conseguente maggiore flessibilità per le parti del contratto. Tuttavia è necessario verificare la compatibilità tra le mansioni assegnate e l'esecuzione delle stesse a distanza.
Circa le modalità con quali operare tale verifica, interessante è considerare quanto affermato dal Tribunale capitolino il quale ha seguito due orientamenti interpretativi differenti: in un caso il datore eccepiva l'impossibilità dello smart-working in ragione del difetto della necessaria formazione aziendale del lavoratore circa le mansioni allo stesso assegnate, non eseguibili dunque in autonomia.
Il Tribunale di Roma ha posto l'accento sulla compatibilità in astratto, riconoscendo la sussistenza dei requisiti legali in punto di accesso allo smart-working, tenuto conto della natura intellettuale delle mansioni lavorative da svolgere, con conseguente irrilevanza dell'assenza, de facto, di formazione o di pregressa esperienza.
In occasione di una precedente controversia, invece, il medesimo Tribunale ha tenuto conto delle circostanze specifiche del caso concreto e delle effettive esigenze tecniche e organizzative, ponendo attenzione, nella valutazione di compatibilità, all'attività assegnata in concreto al lavoratore.
Ad avviso di chi scrive sembrerebbe preferibile tale ultimo orientamento alla luce del necessario bilanciamento degli interessi contrapposti coinvolti, sub specie di non aggravamento dell'attività aziendale.
|