Scontro con un cinghiale: l'eccessiva velocità dell'automobilista esclude la responsabilità della Regione?

Antonio Scalera
03 Maggio 2021

Il comportamento colposo dell'automobilista, che procede a velocità non commisurata allo stato dei luoghi, si pone in nesso eziologico con l'evento lesivo occorso e, pertanto, non consente di ritenere superata la presunzione di colpa di cui all'art. 2054, comma 1, c.c., non risultando provato in giudizio che l'attore avesse adottato tutte le misure idonee a poter evitare il verificarsi dell'evento lesivo.
Massima

Il comportamento colposo dell'automobilista, che procede a velocità non commisurata allo stato dei luoghi, si pone in nesso eziologico con l'evento lesivo occorso e, pertanto, non consente di ritenere superata la presunzione di colpa di cui all'art. 2054, comma 1, c.c., non risultando provato in giudizio che l'attore avesse adottato tutte le misure idonee a poter evitare il verificarsi dell'evento lesivo.

Il caso

A.R. conveniva in giudizio la Regione Lombardia, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni subìti a seguito del sinistro occorso al medesimo, allorquando si trovava a bordo del proprio veicolo, sinistro causato da un animale selvatico.

In particolare, la parte attrice allegava che tale incidente era stato causato da un animale selvatico (segnatamente un cinghiale), che, sbucando dal margine destro della carreggiata, andava ad ostruirla, determinando così lo scontro con l'autovettura che procedeva nel proprio senso di marcia.

Si costituiva in giudizio la Regione Lombardia, contestando la domanda attorea, anche tenuto conto del comportamento colposo dell'attore, che viaggiava a velocità non commisurata allo stato dei luoghi tale da non consentirgli di mantenere il controllo dell'autovettura.

La causa è stata istruita mediante l'acquisizione del rapporto di incidente stradale e l'assunzione delle prove orali.

La questione

La questione che il Tribunale è achiato ad affrontar eè la seguente: quale è l'onere della prova nell'ipotesi di incidente tra un veicolo e un animale selvatico?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale, all'esito dell'istruttoria, ha rigettato la domanda sulla base della seguente ratio decidendi: il comportamento colposo posto in essere dall'attore – che procedeva a velocità eccessiva, non adeguata allo stato dei luoghi (il sinistro è occorso in una strada provinciale con carreggiata a doppio senso di marcia ctico?on segnaletica orizzontale continua bianca) – si pone in nesso eziologico con l'evento lesivo occorso e, pertanto, non può ritenersi superata nella fattispecie la presunzione di colpa di cui all'art. 2054, comma 1, c.c., non risultando provato in giudizio che l'attore avesse adottato tutte le misure idonee a poter evitare il verificarsi dell'evento lesivo

La sentenza in rassegna, nella prima parte, fa applicazione dei principi elaborati di recente dalla giurisprudenza, a seguito del mutato orientamento in tema di danni causati dalla fauna selvatica.

Richiamato nelle sue linee essenziali il quadro normativo di riferimento (l. 27 dicembre 1977, n. 968: “Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia”; l. 11 febbraio 1992, n. 157: “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”), il Tribunale evidenzia come la giurisprudenza di legittimità, in un primo momento, aveva ritenuto che il danno cagionato dalla fauna selvatica non fosse risarcibile in base alla presunzione stabilita dall'art. 2052 c.c., inapplicabile per la natura stessa degli animali selvatici, ma soltanto alla stregua dei principi generali sanciti dall'art. 2043 c.c., anche in tema di onere della prova, così richiedendo l'individuazione di un concreto comportamento colposo ascrivibile all'ente pubblico (cfr., ex multis, Cass. civ., 27 febbraio 2019, n. 5722).

Successivamente, la giurisprudenza ha mutato orientamento (cfr. Cass. civ., sez. III, 20 aprile 2020, n. 7969; Cass. civ., sez. III,, 22 giugno 2020, n. 12113 e, da ultimo, Cass. civ., sez. III, 6 luglio 2020, n. 13848), affermando che la responsabilità imputata in capo alle Regioni è quella di cui all'art. 2052 c.c., in quanto tale disposto normativo non riguarda esclusivamente gli animali domestici, ma quelli suscettibili di “proprietà” o di “utilizzazione” da parte dell'uomo.

La norma, inoltre, prescinde dalla sussistenza di una situazione di effettiva custodia dell'animale, come si desume dal suo stesso tenore letterale, là dove prevede, espressamente, che la responsabilità del proprietario o dell'utilizzatore sussista sia che “l'animale fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito”.

Il riferimento, dunque, alla proprietà e all'utilizzazione ha la funzione di individuare un criterio oggettivo di allocazione della responsabilità in forza del quale, dei danni causati dall'animale deve rispondere il soggetto che dallo stesso trae un beneficio, in sostanziale applicazione del principio “ubi commoda ibi et incommoda”, salvo il caso fortuito.

In linea con il mutato orientamento giurisprudenziale, il Tribunale rileva che è a carico del danneggiato allegare e dimostrare che il pregiudizio lamentato sia stato causato dall'animale selvatico e tale onere potrà ritenersi soddisfatto allorché sia stata dimostrata la dinamica del sinistro, nonché il nesso causale tra la condotta dell'animale e l'evento dannoso subito, oltre che l'appartenenza dell'animale stesso ad una delle specie oggetto della tutela di cui alla l. n. 157/1992, o, comunque, che si tratti di animale selvatico rientrante nel patrimonio indisponibile dello Stato.

Quanto alla prova liberatoria, che ha ad oggetto la dimostrazione che il fatto sia avvenuto per “caso fortuito”, essa consiste nel dimostrare che la condotta dell'animale si sia posta del tutto al di fuori della sua sfera di possibile controllo, operando, così, come causa autonoma, eccezionale, imprevedibile ed inevitabile del danno.

Occorre, in altri termini, provare che si sia trattato di una condotta che non era ragionevolmente prevedibile e/o che, comunque, non era evitabile, e ciò anche mediante l'adozione delle più adeguate e diligenti misure di gestione e controllo della fauna (e di connessa protezione e tutela dell'incolumità dei privati), concretamente esigibili in relazione alla situazione di fatto.

Inoltre, il danneggiato, oltre a dover provare che la condotta dell'animale sia stata la “causa” dell'evento dannoso, è comunque onerato - ai sensi dell'art. 2054, comma 1, c.c. - della prova di avere fatto tutto il possibile per evitare il danno, cioè di avere, nella specie, adottato ogni opportuna cautela nella propria condotta di guida.

Osservazioni

La sentenza in esame, nella seconda parte, affronta il tema del rapporto la presunzione di responsabilità posta dall'art. 2054 c.c. e quella ex art. 2052 c.c.

Su tale questione la giurisprudenza della Suprema Corte (si veda, per tutte, Cass. Civ., 9 gennaio 2002, n. 200) ha affermato i seguenti principi:

  • in tema di responsabilità per danni derivanti dall'urto tra un autoveicolo ed un animale, la presunzione a carico del proprietario dell'animale di cui all'art. 2052 c.c., concorre con quella posta dal 1 comma del successivo art. 2054 c.c. a carico del conducente del veicolo con la conseguente prova liberatoria a carico di quest'ultimo, a meno che il sinistro non si sia verificato mentre l'animale era al traino di un carretto (veicolo) e non debba, pertanto, applicarsi al conducente del mezzo meccanico il 2 comma, dell'art. 2054 c.c., che pone a suo carico la presunzione di responsabilità solo concorrente (Cass. Civ., 9 dicembre 1992, n. 13016; Cass. Civ., 27 giugno 1997, n. 5783);
  • nell'ipotesi di scontro fra un veicolo ed un animale il concorso fra le presunzioni stabilite a carico del conducente del veicolo e del proprietario dell'animale, rispettivamente dagli art. 2054 e 2052 c.c., comporta la pari efficacia di entrambe tali presunzioni e la conseguente necessità di valutare, caso per caso, e, senza alcuna reciproca elisione, il loro superamento da parte di chi ne risulta gravato. Pertanto, quando non sia possibile accertare l'effettiva dinamica del sinistro, se solo uno dei soggetti interessati superi la presunzione posta a suo carico, la responsabilità graverà sull'altro soggetto, mentre in ipotesi di superamento da parte di tutti, ciascuno andrà esente da responsabilità, la quale graverà invece su entrambi se nessuno raggiunga la prova liberatoria;
  • il mancato superamento della presunzione da parte di uno degli interessati (nella specie il conducente del veicolo) non implica esonero da responsabilità dell'altro, se questi non abbia vinto la presunzione a suo carico (dando, nella specie, la prova del fortuito) (Cass. Civ., 27 giugno 1997, n. 5783);
  • se nessuno superi la presunzione legale a suo carico - che per il conducente del veicolo consiste nel dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno e per il proprietario di animale l'interruzione del nesso causale e cioè il caso fortuito - il risarcimento spettante dovrà esser corrispondentemente diminuito, in applicazione non del primo comma dell'art. 1227, c.c., in quanto non è necessario accertare in concreto il concorso causale del danneggiato nella determinazione dell'evento, bensì per effetto della presunzione di pari responsabilità stabilita dagli artt. 2052 e 2054 c.c. (Cass. Civ., 7 marzo 2016, n. 4373).

Orbene, la sentenza non sembra aver fatto corretta applicazione dei principi in esame.

Invero, risulta accertato che, nel caso in esame, l'attore non ha superato la presunzione di colpa posta a suo carico ex art. 2054 c.c.

Ciò, tuttavia, non avrebbe dovuto condurre il Tribunale al rigetto tout court della domanda attorea ma al suo accoglimento parziale, in ragione della responsabilità concorrente gravante sul proprietario/utilizzatore dell'animale ex art. 2052 c.c.

Come si è sopra evidenziato, la giurisprudenza della Suprema Corte insegna che, nella fattispecie, opera un concorso di presunzioni ed il mancato superamento della presunzione ex art. 2054, comma 1 c.c. da parte del conducente non implica automaticamente esonero da responsabilità dell'altro.

A conclusioni contrastanti con il suddetto insegnamento è, invece, pervenuto il Tribunale nella sentenza in rassegna, avendo rigettato la domanda attorea sulla base del solo mancato superamento della presunzione di responsabilità ex art. 2054 c.c. da parte del conducente del veicolo, omettendo di tener conto della concorrente presunzione di responsabilità ex art. 2052 c.c.

Riferimenti
  • Scalera, Danni da fauna selvatica: ne risponde la Regione ex art. 2052 c.c., in Ridare.it.
  • Scalera, Danno cagionato da animali, Giuffré Francis Lefebvre, 2020.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.