Gli oneri redazionali del ricorso per ATP in riferimento all'esposizione delle domande cui l'accertamento è preordinato

29 Settembre 2021

Nel procedimento per ATP è necessario che il ricorso contenga, seppure sommariamente, l'esposizione delle domande (o delle eccezioni) cui l'accertamento tecnico è preordinato, posto che devono essere chiari i rapporti tra l'acquisizione della prova tecnica e il successivo giudizio di merito.
Massima

Nel procedimento per ATP è necessario che il ricorso contenga, seppure sommariamente, l'esposizione delle domande (o delle eccezioni) cui l'accertamento tecnico è preordinato, posto che devono essere chiari i rapporti tra l'acquisizione della prova tecnica e il successivo giudizio di merito: è infatti evidente che se si utilizza questo strumento per prevenire o risolvere una controversia altrimenti probabile, occorre coordinare il procedimento preventivo con quello di merito, affinché da un lato non vengano perdute le possibilità di conciliazione se queste effettivamente sussistono e, dall'altro, non siano pregiudicate le aspettative di difesa della parte convenuta.

Il caso

Il ricorrente adiva il Tribunale di Treviso ai sensi dell'art. 696-bis c.p.c. rappresentando che la madre era deceduta, presso il nosocomio di quella città, successivamente ad un intervento di chiusura dell'auricola sinistra per la presenza di una fibrillazione atriale. Il ricorso era finalizzato alla nomina del Collegio peritale ex lege Gelli onde accertare gli eventuali profili di responsabilità della struttura sanitaria.

Il Tribunale evidenziava da subito l'opportunità di dedurre in contraddittorio “in ordine alla mancata indicazione nel ricorso della domanda che la parte ricorrente intende presentare nella causa di merito, ciò che potrebbe comportare l'inammissibilità del ricorso”.

All'esito, il Giudice trevigiano dichiarava l'inammissibilità del ricorso sull'evidenza che nell'atto introduttivo “non si fa alcun riferimento alla – o alle – domanda/e di merito che il ricorrente intendere proporre”.

La questione

Nel ricorso per ATP ex art. 8 Legge Gelli quali oneri incombono sul ricorrente in riferimento all'indicazione e alla specificazione delle domande che si faranno valere nel successivo giudizio di merito?

La soluzione giuridica

Il Tribunale di Treviso ritiene che il ricorso per ATP nei giudizi di responsabilità sanitaria debba contenere, “seppure sommariamente, l'esposizione delle domande (o delle eccezioni) cui l'accertamento tecnico è preordinato, posto che devono essere chiari i rapporti tra l'acquisizione della prova tecnica e il successivo giudizio di merito”. Secondo il Tribunale deve, infatti, sussistere un necessario coordinamento tra il procedimento preventivo con quello di merito sia per non disperdere le chance di conciliazione, se queste effettivamente sussistono, sia per non pregiudicare le aspettative di difesa della parte convenuta.

Oltretutto, afferma il Tribunale, il mero accertamento della colpa dei sanitari non sarebbe di per sé sufficiente “ad integrare lo schema di cui all'art. 696-bis c.p.c., dato che tale norma richiede anche ‘la relativa determinazione dei crediti', che è infatti l'effettivo elemento funzionale alla composizione della lite”.

Osservazioni

Va, innanzitutto, premesso che, ancorché intimamente connesso alla tematica in esame, è estraneo ai fini che qui interessano il mai sopito dibattito sull'ammissibilità della consulenza tecnica laddove si controverta anche sull'an.

Oggetto di questa breve trattazione è la tecnica redazionale del ricorso per ATP nei giudizi di malpractice, con esclusivo riferimento alla necessaria specificazione dell'oggetto della domanda che il ricorrente intende proporre nel successivo (ed eventuale) giudizio di merito.

Antecedentemente la legge Gelli, la Cassazione, in riferimento ai procedimenti di istruzione preventiva, sebbene non richiedesse la formale prospettazione nel ricorso di un'azione nei confronti del destinatario, riteneva, tuttavia, necessaria quantomeno la rappresentazione della domanda di merito nel suo contenuto essenziale, sì da consentire una valutazione di funzionalità del mezzo istruttorio preventivamente richiesto (Cass.civ.,Sez. II, 21 settembre 2016, n.18521; nella giurisprudenza di merito cfr. Trib. Macerata, Sez. lav., 12 novembre 2015 e, ancora più esplicitamente, Trib. Rimini, 13 luglio 2010).

Con l'entrata in vigore della legge Gelli, sulla problematica in esame si sono formate due contrapposte linee interpretative: secondo una prima, l'ATP, costituendo una condizione obbligatoria di procedibilità, non lascerebbe al giudice alcun margine di apprezzamento discrezionale in merito alla delibazione del ricorso, con la conseguenza che non potrebbe mai dichiararsi l'inammissibilità dello stesso (in dottrina, G. Trisorio Liuzzi, La riforma della responsabilità professionale sanitaria. I profili processuali, in Il giusto processo civile, 2017, 664; in giurisprudenza, Trib. Venezia, 18 gennaio 2018).

La seconda, alla quale aderisce l'ordinanza in commento, stabilisce, diversamente, che il ricorso ex art. 696 bis, ai sensi dell'art. 693 c.p.c., debba prospettare la domanda che si intende proporre nel merito. Ciò per circoscrivere l'ambito del tentativo di conciliazione e l'incarico peritale, nonché per dimostrare il soddisfacimento della condizione di procedibilità e permettere la produzione degli effetti processuali e sostanziali riconducibili all'istanza e la corretta instaurazione del contraddittorio (D. Longo, La Consulenza Tecnica Preventiva a fini conciliativi in materia di responsabilità medica e sanitaria, in Riv. Dir. Proc., 2019, 6, 1471; in giurisprudenza, ex multis, Trib. Palermo, 14 agosto 2019; Trib. di Roma, Tredicesima Sezione Civile, Linee guida in materia di Accertamento Tecnico Preventivo ai sensi dell'art. 8 legge 24/2017).

Non pare, preliminarmente, revocabile in dubbio che lo strumento processuale attraverso il quale veicolare l'ATP sia il ricorso. Tale atto trova, com'è noto, la propria disciplina nell'art. 125 c.p.c.: il codice, infatti, indica gli elementi essenziali dei più importanti atti processuali di parte nella norma generale di cui all'art. 125 c.p.c., che deve essere poi integrata dalle disposizioni particolari relative a ciascun atto.

Scorrendo l'elenco dei requisiti minimi, il succitato articolo richiede, tra gli altri, l'oggetto, le ragioni della domanda e le conclusioni. Da tali indicazioni si deve, dunque, prendere necessariamente le mosse per l'inquadramento dogmatico della materia. Costituiscono, pertanto, requisiti indefettibili del ricorso per ATP - ai fini che qui interessano - l'oggetto, le ragioni della domanda e le conclusioni, ossia l'indicazione del bene materiale oggetto della domanda (petitum mediato), l'indicazione del fatto giuridico posto a fondamento della domanda (causa petendi) e, infine, l'indicazione delle richieste che, in relazione all'oggetto della domanda e alla causa petendi, si rivolgono all'Autorità Giudiziaria (petitum immediato).

Il ricorrente non potrà, dunque, limitarsi ad instare per una consulenza tecnica tout court senza prospettare i motivi della richiesta così come appena identificati, ossia senza (almeno) tratteggiare la richiesta risarcitoria sottesa alla strumentalità dell'istituto di cui all'art. 696-bis c.p.c. e i profili di responsabilità che si ritengono di dovere addossare ai sanitari o alla struttura.

L'indicazione di tali oneri redazionali, va detto, non soddisfa esigenze meramente formalistiche, costituendo il presupposto per il pieno e corretto esercizio del potere giurisdizionale e, sul versante avversariale, garantendo l'esplicazione del diritto di difesa.

Ciò posto, vanno valutate – naturalmente senza alcuna pretesa di esaustività - le conseguenze del difetto di tali requisiti sul piano sanzionatorio processuale.

La pronuncia in commento, che ha il pregio di coniugare le esigenze formali processual-civilistiche con le funzioni precipue dello strumento ausiliario dell'ATP, soprattutto in chiave conciliativa e secondo i criteri della legge Gelli, fa discendere de plano l'inammissibilità del ricorso dall'assenza della prospettazione della domanda di merito, similmente ad altre ordinanze consonanti al trend interpretativo che qui – come intuito e con le precisazioni che seguiranno - si preferisce.

Tuttavia, l'inammissibilità (quale sanzione processuale) della domanda si connota, in particolare e per quanto qui d'interesse, per la sua aspecificità, ossia per l'eccentricità dell'atto introduttivo rispetto al perimetro applicativo della norma di riferimento.

In una recentissima pronuncia, per chiarire l'assunto, il Tribunale di Verona ha stabilito che “la sola lesione del proprio diritto all'autodeterminazione esula dall'ambito di applicazione dell'Atp conciliativo obbligatorio atteso che non richiede una valutazione di tipo tecnico-scientifico ma una verifica in punto di fatto e l'applicazione di principi giuridici, involgendo quindi due ambiti di valutazione che competono esclusivamente al giudice e che non sono da questo delegabili” (Trib. Verona, Sez. III., 14 giugno 2021 in L'ATP non si applica alle controversie in cui si lamenta solo la lesione del diritto all'autodeterminazione, in RI.DA.RE, News del 18 giugno 2021). Il Giudice scaligero ha, di fatto, escluso la materia oggetto del ricorso dall'ambito applicativo della legge Gelli. Da qui l'inammissibilità del ricorso.

Il difetto degli elementi indicati come integranti gli atti principali del processo dovrebbe, invece, importare la nullità dell'atto (A. Lugo, Manuale di Diritto Processuale Civile, Milano, Giuffrè, 1995, pag. 99), anche se la Cassazione, in senso parzialmente difforme, ha stabilito che la mancanza di alcuno dei requisiti non determina la nullità dell'atto, poiché tale sanzione non è espressamente comminata da alcuna disposizione di legge, salvo che ciò non comporti il mancato raggiungimento dello scopo (Cass. civ.,Sez. II, 15 maggio 2002, n.7055), come sembra potersi sicuramente affermare per la questione che ci occupa.

Trattandosi, in ogni caso, di un'ipotesi di nullità per l'assenza dei requisiti di editio actionis, il vizio potrà essere emendato, secondo le regole stabilite dall'art.156 c.p.c. (A. Lugo, ibidem), mediante il meccanismo sanante di cui all'art. 164, comma 4, c.p.c., norma applicabile senz'altro anche al ricorso (Cass.civ., Sez. II, 31 marzo 2017, n.8492).

La nullità, che, peraltro, è rilevabile d'ufficio (Cass.civ., Sez. III, 19 marzo 2018, n.6673), andrà precauzionalmente eccepita dal resistente nella comparsa di costituzione, con l'obbligo per il giudice di ordinare l'integrazione o la rinnovazione del ricorso nullo. E se il giudice non dovesse provvedere nonostante l'eccezione in tal senso sollevata dal resistente, sarà onere del ricorrente invocare la fissazione del termine per potersi procedere alla sanatoria (ex multis, Cass. civ., Sez. III, 12 ottobre 2012, n. 17408).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.