Codice di Procedura Penale art. 115 bis - Garanzia della presunzione di innocenza 1

Francesco Mancini

Garanzia della presunzione di innocenza1

1. Salvo quanto previsto dal comma 2, nei provvedimenti diversi da quelli volti alla decisione in merito alla responsabilità penale dell'imputato, la persona sottoposta a indagini o l'imputato non possono essere indicati come colpevoli fino a quando la colpevolezza non è stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili. Tale disposizione non si applica agli atti del pubblico ministero volti a dimostrare la colpevolezza della persona sottoposta ad indagini o dell'imputato.

2. Nei provvedimenti diversi da quelli volti alla decisione in merito alla responsabilità penale dell'imputato, che presuppongono la valutazione di prove, elementi di prova o indizi di colpevolezza, l'autorità giudiziaria limita i riferimenti alla colpevolezza della persona sottoposta alle indagini o dell'imputato alle sole indicazioni necessarie a soddisfare i presupposti, i requisiti e le altre condizioni richieste dalla legge per l'adozione del provvedimento.

3. In caso di violazione delle disposizioni di cui al comma 1, l'interessato può, a pena di decadenza, nei dieci giorni successivi alla conoscenza del provvedimento, richiederne la correzione, quando è necessario per salvaguardare la presunzione di innocenza nel processo.

4. Sull'istanza di correzione il giudice che procede provvede, con decreto motivato, entro quarantotto ore dal suo deposito. Nel corso delle indagini preliminari è competente il giudice per le indagini preliminari. Il decreto è notificato all'interessato e alle altre parti e comunicato al pubblico ministero, i quali, a pena di decadenza, nei dieci giorni successivi, possono proporre opposizione al presidente del tribunale o della corte, il quale decide con decreto senza formalità di procedura. Quando l'opposizione riguarda un provvedimento emesso dal presidente del tribunale o dalla corte di appello si applicano le disposizioni di cui all'articolo 36, comma 4.

Inquadramento

Articolo inserito dall'articolo 4, comma 1, lett. a) del d.lgs. 8 novembre 2021, n. 188.

La norma in esame è stata introdotta dal decreto legislativo 8 Novembre 2021, n. 188, recante disposizioni per il compiuto adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva (UE) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, ed ha il dichiarato scopo di rafforzare alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.

Il contenuto della tutela

Dopo aver previsto espresso divieto per le autorità pubbliche di indicare pubblicamente come colpevole la persona indagata o imputata, fino a che l'eventuale colpevolezza non sia accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili, e dopo aver disciplinato i contatti con la stampa del pubblico ministero, il legislatore regola anche la condotta dei magistrati nell'adozione degli atti del loro ufficio.

Distingue, in particolare, due ipotesi. La prima è relativa ai provvedimenti diversi da quelli volti alla decisione in merito alla responsabilità penale dell'imputato, prevedendo che la persona sottoposta a indagini o l'imputato non possono essere indicati come colpevoli fino a quando la colpevolezza non sia stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili. E‘ questo, ad esempio, il caso dei provvedimenti cautelari personali o reali, ma anche dei provvedimenti istruttori e di ogni ordinanza interlocutoria, nel contesto dei quali, dunque, giammai l'indagato o l'imputato potrà essere indicato come colpevole.

Tale disposizione non si applica agli atti del pubblico ministero volti a dimostrare la colpevolezza della persona sottoposta ad indagini o dell'imputato.

Per assolvere l'onere motivatorio che, comunque, grava sui magistrati (talora anche molto penetrante, come nel caso delle ordinanze cautelari personali) sarà pertanto necessario adottare tutte le opportune cautele, anche lessicali, avendo cura di specificare che gli elementi raccolti a carico della persona interessata dal provvedimento sono sì sufficienti a giustificarne l'adozione, ma costituiscono pur sempre il frutto di acquisizioni in itinere, provvisorie, modificabili nel corso del processo e non certo un anticipato giudizio sulla colpevolezza del soggetto.

In questa chiave interpretativa deve essere letta la disposizione contenuta nel comma secondo della norma in commento, a mente della quale ove tale genere di provvedimenti presupponga la valutazione di prove, elementi di prova o indizi di colpevolezza, l'autorità giudiziaria limita i riferimenti alla colpevolezza della persona sottoposta alle indagini o dell'imputato alle sole indicazioni necessarie a soddisfare i presupposti, i requisiti e le altre condizioni richieste dalla legge per l'adozione del provvedimento.

In definitiva, anticipazioni sulla qualificata o prevedibile colpevolezza dell'imputato, valutazioni per loro natura riservate alla sentenza conclusiva del grado, sono ammissibili solo nella misura in cui risultano necessarie a giustificare la sussistenza dei presupposti cui l'ordinamento ancora l'adozione del provvedimento da emettere, e nei limiti necessari a darne conto.

La seconda ipotesi è quella del provvedimento volto a decidere nel merito della responsabilità, e dunque la sentenza ovvero il decreto penale. In questo caso la legge non pone limitazioni; e, del resto, tali provvedimenti devono – sia pur succintamente – rendere conto dei motivi per i quali l'imputato è stato ritenuto responsabile del fatto ascritto.

I rimedi

La norma è di agevole lettura e non pone particolari questioni interpretative. Nel caso in cui sia stata violata dal magistrato, in un suo provvedimento, la presunzione di innocenza, chi è stato colpito dalla violazione può, a pena di decadenza, nei dieci giorni successivi alla conoscenza del provvedimento, richiederne la correzione.

Sull'istanza il giudice che procede provvede, con decreto motivato, entro quarantotto ore. Nel corso delle indagini preliminari è competente il giudice per le indagini preliminari.

Dunque, anche se in ipotesi la violazione della presunzione di innocenza sia ascrivibile al pubblico ministero, competente per la correzione del provvedimento è sempre il giudice che procede.

Il decreto con cui il giudice si pronuncia sulla contesta violazione della norma in esame è notificato all'interessato e alle altre parti e comunicato al pubblico ministero, i quali, a pena di decadenza, nei dieci giorni successivi, possono proporre opposizione al presidente del tribunale o della corte, il quale decide con decreto senza formalità di procedura. Quando l'opposizione riguarda un provvedimento emesso dal presidente del tribunale o dalla corte di appello si applicano le disposizioni di cui all'articolo 36, comma 4 dettate in tema di ricusazione del presidente del tribunale e di quello della corte di appello.

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