Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 19 - (Contratti di sponsorizzazione)1(Contratti di sponsorizzazione)1 [1. L'affidamento di contratti di sponsorizzazione di lavori, servizi o forniture per importi superiori a quarantamila euro, mediante dazione di danaro o accollo del debito, o altre modalità di assunzione del pagamento dei corrispettivi dovuti, è soggetto esclusivamente alla previa pubblicazione sul sito internet della stazione appaltante, per almeno trenta giorni, di apposito avviso, con il quale si rende nota la ricerca di sponsor per specifici interventi, ovvero si comunica l'avvenuto ricevimento di una proposta di sponsorizzazione, indicando sinteticamente il contenuto del contratto proposto. Trascorso il periodo di pubblicazione dell'avviso, il contratto può essere liberamente negoziato, purché nel rispetto dei principi di imparzialità e di parità di trattamento fra gli operatori che abbiano manifestato interesse, fermo restando il rispetto dell'articolo 80. 2. Nel caso in cui lo sponsor intenda realizzare i lavori, prestare i servizi ole forniture direttamente a sua cura e spese, resta ferma la necessità di verificare il possesso dei requisiti degli esecutori, nel rispetto dei principi e dei limiti europei in materia e non trovano applicazione le disposizioni nazionali e regionali in materia di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, ad eccezione di quelle sulla qualificazione dei progettisti e degli esecutori. La stazione appaltante impartisce opportune prescrizioni in ordine alla progettazione, all'esecuzione delle opere o forniture e alla direzione dei lavori e collaudo degli stessi.] [1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo. InquadramentoSotto l'aspetto civilistico, il contratto di sponsorizzazione è un contratto atipico, oneroso e a prestazioni corrispettive, che comprende una serie di ipotesi nelle quali un soggetto, c.d. sponsee o sponsorizzato, assume dietro corrispettivo l'obbligo di associare a proprie attività il nome o il segno distintivo di un altro soggetto, detto sponsor o sponsorizzatore, divulgandone così l'immagine o il marchio presso il pubblico dello sponsor e assicurando una forma di pubblicità indiretta. La natura del contratto di sponsorizzazione è stata dibattuta: oggi giurisprudenza e dottrina sono concordi nel ritenere che sia un contratto oneroso a prestazioni corrispettive, atipico, non riconducibile a nessun altro schema contrattuale. Data la sua atipicità, la legittimazione di tale contratto deve essere valutata sulla base della «meritevolezza» degli interessi perseguiti dalle parti ex art. 1322, comma 2 c.c. (Caringella, Protto, p. 85). Tale tipologia contrattuale è utilizzata in molti ambiti, soprattutto nell'ambiente sportivo, ed è stata introdotta anche nell'attività amministrativa come forma di collaborazione tra pubblica amministrazione e privati, al fine di acquisire nuove risorse finanziarie per realizzare i diversi servizi istituzionali. Si rileva come sia ormai superato il dibattito dottrinale sulla possibilità di utilizzazione del contratto di sponsorizzazione da parte delle pubbliche amministrazioni: quest'ultima, ai sensi dell'art. 1-bis l. n. 241/1990, dispone di autonomia contrattuale e di piena capacità di agire secondo le regole del diritto privato, e pertanto può stipulare negozi che trovano espressa disciplina nella legge o contratti atipici, purché gli stessi siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l'ordinamento giuridico. Proprio la progressiva rivalutazione della concezione dell'attività amministrativa ha spronato il legislatore a prevedere ipotesi di sponsorizzazione in cui possa essere parte una pubblica amministrazione. In tal senso, le sponsorizzazioni rappresentano uno strumento del quale le P.A. possono servirsi per realizzare le proprie finalità istituzionali, scegliendo tra strumenti pubblicistici e privatistici; tuttavia in considerazione della funzionalizzazione dell'attività amministrativa, la sponsorizzazione è ammissibile solo nel rispetto delle normative che sono state dettate e che sono oggetto anche del presente commento (Caringella, Protto, p. 86). In conclusione, coglie certamente nel segno quella dottrina che interpreta il contratto di sponsorizzazione come forma di partenariato pubblico-privato, ben distinto dalle altre forme collaborative, la cui particolarità poggia sull'ottenimento, per la parte pubblica del rapporto, di ingenti risparmi di spesa accompagnati dalla realizzazione di opere o dalla prestazione di servizi e forniture (Chieppa). Il primo intervento del legislatore, tralasciando gli interventi settoriali in materia ambientale (l. 2 agosto 1982, n. 512) e radiotelevisivo (l. 6 agosto 1990, n. 223), volto a regolamentare in modo organico il ricorso da parte delle PP.AA. allo strumento della sponsorizzazione, è rappresentato dall'art. 43 della l. 27 dicembre 1997, n. 449, introdotto allo scopo di favorire l'innovazione dell'organizzazione amministrativa, ottenere una migliore qualità dei servizi da prestare e realizzare maggiori economie. A tal fine la norma ha riconosciuto, a tutte le PP.AA., la possibilità di stipulare contratti di sponsorizzazione e accordi di collaborazione sia con soggetti privati che con associazioni. Questo può avvenire a condizione che la sponsorizzazione sia diretta al perseguimento di interessi pubblici, non ingeneri situazioni di conflittualità tra gli interessi pubblici e quelli privati e comporti risparmi di spesa rispetto agli stanziamenti disposti (Chieppa). La disposizione citata è stata poi ripresa dall'art. 119 del d.lgs. n. 267/2000, il quale ha stabilito che i comuni, le province e gli altri enti locali possono stipulare contratti di sponsorizzazione per migliorare la qualità dei servizi prestati. Il favor mostrato dal legislatore per il contratto di sponsorizzazione è stato definitivamente consacrato con la previsione di cui all'art. 26 del d.lgs. n. 163/2006 ed oggi dall'art. 19 in commento. La normativa ha ripreso una serie di pronunce dell'Autorità di Vigilanza emanate in assenza di specifiche disposizioni di riferimento nell'assetto di cui al previgente Codice. In particolare, l'Autorità aveva delineato in diverse delibere le caratteristiche dell'istituto in esame, evidenziando che gli interventi ricompresi nell'ambito di applicazione della normativa sui lavori pubblici possono formare oggetto di un contratto di sponsorizzazione, sottolineando tuttavia l'obbligo per la P.A. di sorvegliare e vigilare sugli interventi la cui esecuzione è affidata allo sponsor, trattandosi di beni pubblici in relazione ai quali è configurabile una specifica responsabilità dell'amministrazione; è stato, altresì, evidenziato l'obbligo per lo sponsor di rivolgersi ad imprese adeguatamente qualificate. Proprio l'Autorità ha fornito una chiara definizione di sponsorizzazione, al fine di permettere agli operatori la corretta individuazione della fattispecie in esame: la sponsorizzazione nell'attività della p.a. è stata definita come un contratto atipico, consensuale, a titolo oneroso e a prestazioni corrispettive, in cui una parte, mediante lo sponsor, offre le proprie prestazioni nei confronti della P.A. (sponsee), la quale si obbliga verso il primo a pubblicizzare il suo logo/marchio/immagine durante lo svolgimento di determinate attività (Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, deliberazione n. 48 del 2008 e n. 9 del 8 febbraio 2012). Sponsorizzazione attiva e passivaIn base al ruolo svolto dalla P.A., la sponsorizzazione si distingue in attiva e passiva. La prima è quella nella quale le amministrazioni finanziano e pubblicizzano l'attività di un soggetto terzo. Il rischio della configurazione del danno erariale nel caso sponsorizzazione attiva nei casi di totale assenza del nesso correlazione tra la spesa, la sponsorizzazione ed il fine dell'ente ha determinato un divieto nell'utilizzo della stessa. Infatti, tali sponsorizzazioni sono ormai vietate dall'art. 6, comma 9, del d.l. 31 maggio 2010 n. 78, convertito con modificazioni dalla l. n. 122/2010, secondo la quale a decorrere dall'anno 2011 alle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'ISTAT, incluse le autorità indipendenti, è fatto divieto di effettuare spese per le sponsorizzazioni (Chieppa). Le sponsorizzazioni passive, invece, sono quelle nelle quali le PP.AA. assumono il ruolo di soggetti sponsorizzati, utilizzando il contratto come strumento indiretto di finanziamento. In tali casi, il contratto in esame assume le sembianze di un contratto a prestazioni corrispettive che non comporta un esborso per la P.A. e che, anzi, si traduce in un risparmio di spesa e, quindi, in un vantaggio economico, che si concretizza nel non dover erogare denaro all'appaltatore o fornitore, in quanto la spesa viene pagata dallo sponsor. La sponsorizzazione c.d. tecnicaOggetto della sponsorizzazione tecnica è l'acquisizione o la realizzazione di lavori, servizi e forniture, a cura e spese dello sponsor. L'articolo in commento, al comma 2, disciplina appunto la sponsorizzazione mediante esecuzione diretta di lavori servizi e forniture. In quest'ottica, la sponsorizzazione tecnica viene riproposta come una forma di partenariato estesa alla progettazione e alla realizzazione del lavoro, del servizio o della fornitura a cura e a spese dello sponsor. I contratti di sponsorizzazioni rientranti in tale tipologia continuano ad essere esclusi dall'applicazione della normativa del codice degli appalti. Trovano tuttavia applicazione le disposizioni codicistiche in materia di qualificazione dei progettisti e degli esecutori. Resta altresì invariato l'onere in capo alla stazione appaltante di impartire opportune prescrizioni in ordine alla progettazione, all'esecuzione delle opere o forniture e alla direzione dei lavori e collaudo degli stessi. Una novità è inquadrabile nel rinvio, nella fase di scelta dello sponsor, a principi e limiti Europei; il rinvio alla normativa unionale, nella precedente versione, era limitata alla normativa del Trattato dell'Unione, mentre ora comprende tutte le fonti del diritto unionale in materia di appalti, comprese le direttive e le pronunce della Corte di Giustizia UE. Dal punto di vista delle modalità di selezione del contraente, per le ipotesi di sponsorizzazione mediante esecuzione diretta di lavori, servizi o forniture a cura dello sponsor per un valore superiore ai quarantamila Euro, quasi nulla è mutato rispetto alla precedente disciplina. In particolare, è esclusa l'applicazione della normativa nazionale e regionale in materia di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture a eccezione delle disposizioni riguardanti la qualificazione dei progettisti e degli esecutori. Come osservato anche nel parere del Consiglio di Stato n. 855/2016, le amministrazioni devono comunque stipulare accordi con soggetti in possesso di tutti i requisiti soggettivi di qualificazione previsti dal codice, anche di ordine morale. La non assoggettabilità alle norme del trattato delle sponsorizzazioni in generale fonda la propria ratio nella totale assenza di costi da parte della P.A. (Caringella, Protto). Nella scelta dello sponsor restano comunque applicabili i princìpi generali dei Trattati Europei e della contrattualistica pubblica Europea in materia di scelta della controparte e più in generale in tema di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità. Il richiamo ai principi Eurounitari dovrebbe indurre a ritenere sempre consentito il ricorso a procedure aperte e trasparenti per l'individuazione dello sponsor al fine di garantire l'effettività della concorrenza (Chieppa). Per quanto riguarda infine la fase dell'esecuzione, compete all'amministrazione sponsorizzata impartire le prescrizioni in ordine alla progettazione, l'esecuzione delle opere o delle forniture e alla direzione dei lavori e collaudo degli stessi. La sponsorizzazione c.d. puraLa vera novità contenuta nell'articolo in commento è l'aver disciplinato la sponsorizzazione c.d. pura o di puro finanziamento. Tale tipologia contrattuale si configura quando lo sponsor si impegna nei confronti della stazione appaltante esclusivamente al riconoscimento di un contributo (in cambio del diritto di sfruttare spazi per fini pubblicitari) e non anche allo svolgimento di altre attività. Quest'ultima fattispecie, in precedenza, in quanto contratto attivo si considerava sottratta alla disciplina del previgente d.lgs. n. 163/2006 e soggetta unicamente al Regolamento di contabilità generale dello Stato (r.d. n. 827/1924). Per il resto, la fattispecie in parola era considerata dal legislatore solamente in materia di beni culturali, nell'art. 120 del d.lgs. n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio). L'articolo in commento invece, al comma 1, fornisce indicazioni generali sugli affidamenti di contratti di sponsorizzazione di lavori, servizi o forniture per importi superiori a quarantamila Euro mediante dazione di denaro o accollo del debito, prevedendo che tali affidamenti siano sostanzialmente liberi e prescrivendo unicamente una pubblicazione preventiva, sul sito internet della stazione appaltante, per almeno trenta giorni, di un apposito avviso contenente la ricerca dello sponsor o dell'avvenuto ricevimento di una proposta di sponsorizzazione. Trascorso il periodo di pubblicazione dell'avviso, il contratto può essere liberamente negoziato. L'amministrazione deve però rispettare alcuni principi generali quali il principio di imparzialità e parità di trattamento fra gli operatori che abbiano manifestato interesse alla sponsorizzazione, nonché il rispetto delle prescrizioni contenute nell'art. 80, al cui commento si rinvia. I contratti di sponsorizzazione di importo inferiore a 40.000 EuroNel caso in cui la spesa per lavori, servizi o forniture, finanziati o realizzati mediante sponsorizzazione, sia inferiore ai quarantamila Euro, si ritiene che la scelta dello sponsor possa prescindere dalle indicazioni contenute nell'art. 19 del Codice. Tuttavia, nell'ambito dell'autonomia contrattuale propria della p.a., anche nell'affidamento delle sponsorizzazioni rientranti in tale tipologia, l'attività amministrativa deve ritenersi comunque vincolata al perseguimento dell'interesse pubblico e, in quanto tale, deve rispettare i principi generali di buon andamento, imparzialità, economicità, efficacia, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità (Chieppa). Problemi attuali: i contratti di sponsorizzazioneCome si legge nel parere del Consiglio di Stato n. 855/2016, la sponsorizzazione è configurabile come una forma di partenariato pubblico e privato. In quanto tale deve essere ben distinta dalle altre fattispecie rientranti in tale forma collaborativa, come ad esempio il project financing. Le potenzialità della sponsorizzazione come strumento di partenariato pubblico privato sono ben note al legislatore che ha introdotto meccanismi di maggiore flessibilità e semplificazione, ponderati, comunque, dall'applicazione di principi per la scelta del contraente che garantiscano imparzialità e non discriminazione. In questa ottica, nel rispetto sempre del vincolo di scopo, ovvero il perseguimento del fine pubblico, le amministrazioni potranno utilizzare in maniera sempre più creativa tale strumento, non solo come avvenuto oggi prevalentemente nell'ambito dei beni culturali, al fine di ottenere dei risparmi di spesa e ciò permetterà di realizzare opere e servizi, nonché di ottenere forniture ottenendo dei forti risparmi di spesa in diversi settori (Chieppa). Nonostante il richiamo ai princìpi Eurounitari e alle disposizioni codicistiche in tema di qualificazione dei progettisti e degli esecutori, permane comunque il rischio che le P.A. utilizzino il contratto di sponsorizzazione con finalità elusive del principio di libera concorrenza (Caringella, Protto). La giurisprudenza, sul punto, ha evidenziato il carattere ampiamente discrezionale delle valutazioni della P.A. circa la scelta dello sponsor, sottolineando in modo particolare come la procedura di affidamento dei contratti di sponsorizzazione disegnata dall'art. 19 sia «una procedura estremamente semplificata in cui, pur nel rispetto dei principi fondamentali dell'imparzialità e della parità di trattamento, predomina la trattativa individualizzata sull'obiettiva comparazione delle proposte.Alla luce di questa sinteticità espositiva della legge – compensata dalla circostanza del particolare rilievo della fiducia e dell'intuitus personae in ragione delle finalità promozionali del contratto – la scelta del partner privato può orientarsi verso il proponente che oggettivamente presenti un ragionevole affidamento di migliore e, comunque più sicura, valorizzazione del bene culturale. (...) Questo comporta una valutazione che, benché non libera, è inevitabilmente connotata da ampia discrezionalità e che ha per risultato da attentamente calcolare la prospettiva de futuro – in principio incerta come assai spesso per le comuni sponsorizzazioni – del sinallagmatico conseguimento di un valore aggiunto, o di un costo risparmiato, per il compito pubblico di valorizzazione culturale di beni culturali in mano pubblica: il che deve far equilibratamente fronte alla valorizzazione economica del prodotto o dell'immagine dell'imprenditore che intende assumere il ruolo contrattuale di sponsor e che a tal fine mira, attraverso il suo intervento finanziario (sponsorizzazione pura, o finanziaria) od operativo (sponsorizzazione tecnica) ad accrescere il valore e la capacità attrattiva commerciale dei suoi prodotti che vengono associati al bene culturale oggetto materiale del contratto, facendo leva sulla capacità simbolica insita nel fatto stesso dell'accollamento d'immagine, cioè del collegamento virtuale tra il bene culturale e il suo marchio o prodotto» (Cons. St. V, n. 8403/2020). Questioni applicative1) Si può prevedere il servizio di sponsorizzazione come prestazione integrativa da premiare con un punteggio aggiuntivo nelle procedure di affidamento del servizio di tesoreria degli enti locali? Riguardo il di contratto in oggetto, giova ricordare e quanto affermato dalla giurisprudenza in tema di affidamento dei servizi di tesoreria: «non può ritenersi illegittimo il fatto che l'Amministrazione, nel bandire una gara siffatta, preveda l'assegnazione di un punteggio a favore di quei concorrenti che si dichiarino disposti a farsi carico anche di un contratto accessorio di sponsorizzazione. Pertanto, la clausola del bando di gara per l'affidamento del servizio di tesoreria comunale che introduce tra i criteri di valutazione delle offerte quello relativo all'entità dei contributi per sponsorizzazioni delle iniziative culturali, sportive e turistiche del Comune che l'offerente si impegna ad erogare è legittima» (Cons. St. Ad. plen., n. 6/2002,; cfr., Cons. Giust. Amm. Sicilia, n. 49/2000). Da ciò discende che, quando la sponsorizzazione è prevista come clausola accessoria di un bando avente a oggetto l'affidamento di lavori, servizi o forniture e parte del costo ricade sull'Amministrazione, dovrà applicarsi la disciplina generale dettata dal Codice e non troverà spazio quanto previsto dall'art. 19. Secondo una differente e precedente tesi, invece, tale clausola «altera la concorrenza introducendo un elemento spurio rispetto al costo dei servizi» (Cons. St. V, n. 937/1996) e, di conseguenza, è da ritenersi «illegittima la clausola di un bando di gara che obbliga i concorrenti a promettere erogazioni liberali all'amministrazione committente o a terzi» (T.A.R. Liguria II, n. 989/2000). 2) Come si colloca il contratto di sponsorizzazione nel quadro del tradizionale divieto di appalti non onerosi? Come rilevato, la sponsorizzazione non è un contratto a titolo gratuito, in quanto alla prestazione dello sponsor in termini di dazione del denaro o di accollo del debito corrisponde l'acquisizione, in favore dello stesso sponsor, del diritto all'uso promozionale dell'immagine della cosa di titolarità pubblica. Il motivo che muove lo sponsor è pertanto l'utilità costituita ex novo dall'opportunità di spendita dell'immagine, cioè la creazione di un nuovo bene immateriale. Per l'amministrazione questi contratti non comportano un esborso finanziario, tuttavia essi generano un interesse economico attivo per lo sponsor, insito nell'utilità immateriale costituita dal ritorno d'immagine. Da ciò il Consiglio di Stato deriva che l'utilità costituita dal (potenziale) ritorno d'immagine può rappresentare e un interesse economico che secondo il Supremo Consesso appare superare il divieto di non onerosità dell'appalto pubblico. Coerentemente con tale considerazione, il Consiglio di Stato afferma quindi la preferenza, nell'ordinamento dei contratti pubblici, per un'accezione ampia e particolare (rispetto al diritto comune) dell'espressione «contratti a titolo oneroso», tale da dare spazio all'ammissibilità di un bando che preveda le offerte gratuite (salvo il rimborso delle spese), ogniqualvolta dall'effettuazione della prestazione contrattuale il contraente possa figurare di trarre un'utilità economica lecita e autonoma, quand'anche non corrispostagli come scambio contrattuale dall'Amministrazione appaltante (su quest'ultimo profilo, si veda Cons. Stato V, n. 4614/2017, pronuncia innovativa sugli appalti non strettamente onerosi, esaminata compiutamente nel commento all'art. 3). Vi è poi un'altra domanda cui detta ultima pronuncia fornisce risposta: può la pubblica amministrazione ottenere qualità senza corrispettivo economico e senza ledere i principi della concorrenza? La risposta è positiva, se i criteri di aggiudicazione scritti nel bando «appaiono comunque sufficientemente oggettivi per una valutazione dell'offerta». La conclusione – che guarda l'intero campo degli appalti pubblici – è che «non vi è dunque estraneità sostanziale alla logica concorrenziale che presidia, per la ricordata matrice Eurounitaria, il Codice degli appalti pubblici quando si bandisce una gara in cui l'utilità economica del potenziale contraente non è finanziaria ma è insita tutta nel fatto stesso di poter eseguire la prestazione contrattuale. Il mercato non ne è vulnerato. Al tempo stesso, non si vede per quale ragione le dette considerazioni di economia dell'immateriale non possano essere prese in considerazione quando giovano, come qui patentemente avviene, all'esigenza generale di contenimento della spesa pubblica». BibliografiaCaringella, Protto, Il Codice dei contratti pubblici dopo il correttivo, Roma, 2017; Chieppa, I contratti di sponsorizzazione, in Sandulli, De Nictolis, Garofoli (a cura di), Trattato sui contratti pubblici, Milano, 2008; D'Ottavi, Princìpi relativi all'affidamento dei contratti esclusi, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma, 2021; Follieri, Contratti esclusi, in Clarich (a cura di), Commentario al Codice dei Contratti Pubblici, Torino, 2019; Viola, Forme contrattuali non regolate in tutto o in parte dal Codice, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), I contratti pubblici, Roma, 2021. |