Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 17 bis - (Altri appalti esclusi)1(Altri appalti esclusi)1 [1. Le disposizioni del presente codice non si applicano agli appalti aventi ad oggetto l'acquisto di prodotti agricoli e alimentari per un valore non superiore a 10.000 euro annui per ciascuna impresa, da imprese agricole singole o associate situati in comuni classificati totalmente montani di cui all'elenco dei comuni italiani predisposto dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), ovvero ricompresi nella circolare del Ministero delle finanze n. 9 del 14 giugno 1993, pubblicata nel supplemento ordinario n. 53 alla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana n. 141 del 18 giugno 1993, nonché nei comuni delle isole minori di cui all'allegato A annesso alla legge 28 dicembre 2001, n. 448.] [1] Articolo aggiunto dall'articolo 9, comma 1, del D.Lgs. 19 aprile 2017, n. 56 e successivamente abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo. InquadramentoL'art. 17-bis, recante specifiche esclusioni dall'ambito applicativo del Codice relative al settore agroalimentare, non trova omologhi nelle direttive Eurounitarie e anche per questa ragione – non essendo una tale previsione ‘necessitata' dalle indicazioni del diritto dell'Unione Europea – non era presente nella versione originaria del d.lgs. n. 50/2016. A seguito delle vibranti proteste delle organizzazioni rappresentative degli operatori economici del settore, che lamentavano come l'estensione alle imprese agricole dei vincoli normativi previsti per le procedure ad evidenza pubblica fosse suscettibile di comportare appesantimenti burocratici inutilmente vessatori, il legislatore si è ben presto convinto a dare soddisfazione a tali istanze mediante l'introduzione dell'articolo in commento. L'art. 17-bis – che esclude dall'ambito di applicazione oggettivo delle disposizioni codicistiche gli appalti aventi ad oggetto l'acquisto di prodotti agricoli e alimentari da imprese agricole singole o associate situate in Comuni montani ovvero in Comuni situati nelle c.d. isole minori, per un importo non superiore a 10.000 Euro annui per ciascuna impresa – costituisce quindi una risposta alle esigenze dei piccoli imprenditori agricoli. Il quadro normativo di riferimentoGià in epoca risalente, l'art. 15 della l. n. 388/2000 (Legge Finanziaria per il 2001), riscrivendo parzialmente l'art. 17 della l. n. 97/1994 (c.d. legge sulla montagna), aveva previsto che nei territori montani gli enti locali potessero appaltare ai coltivatori diretti – oltre ai lavori di sistemazione e manutenzione del territorio montano – anche i lavori agricoli e forestali e il trasporto locale di persone. Più precisamente, il citato articolo è andato a sostituire il previgente primo comma dell'art. 17 della l. n. 97/1994 con il seguente: «I coltivatori diretti, singoli o associati, i quali conducono aziende agricole ubicate nei comuni montani, in deroga alle vigenti disposizioni di legge possono assumere in appalto sia da enti pubblici che da privati, impiegando esclusivamente il lavoro proprio e dei familiari di cui all'art. 230-bis del c.c., nonché utilizzando esclusivamente macchine ed attrezzature di loro proprietà, lavori relativi alla sistemazione e manutenzione del territorio montano, quali lavori di forestazione, di costruzione di piste forestali, di arginatura, di sistemazione idraulica, di difesa dalle avversità atmosferiche e dagli incendi boschivi, nonché lavori agricoli e forestali tra i quali l'aratura, la semina, la potatura, la falciatura, la mietitrebbiatura, i trattamenti antiparassitari, la raccolta di prodotti agricoli, il taglio del bosco, per importi non superiori a cinquanta milioni di lire per ogni anno. Tale importo è rivalutato annualmente con decreto del Ministro competente in base all'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati rilevato dall'Istituto nazionale di statistica». Sempre ad opera del medesimo art. 15 della l. n. 388/2000, dopo tale primo comma sono stati inseriti i commi seguenti: i) comma 1-bis, ai sensi del quale «i lavori di cui al comma 1 non sono considerati prestazioni di servizi ai fini fiscali e non sono soggetti ad imposta, se sono resi tra soci di una stessa associazione non avente fini di lucro ed avente lo scopo di migliorare la situazione economica delle aziende agricole associate e lo scambio interaziendale di servizi»; ii) comma 1-ter, secondo cui «i soggetti di cui al comma 1 possono trasportare il latte fresco fino alla propria cooperativa per sé e per altri soci della stessa cooperativa impiegando mezzi di trasporto di loro proprietà, anche agricoli, iscritti nell'ufficio meccanizzazione agricola (UMA). Tale attività ai fini fiscali non è considerata quale prestazione di servizio e non è soggetta ad imposta»; iii) comma 1-quater, il quale prevede che «i contributi agricoli unificati versati dai coltivatori diretti all'INPS, gestione agricola, garantiscono la copertura assicurativa infortunistica per i soggetti e le attività di cui ai commi 1-bis e 1-ter»; iv) comma 1-quinquies, secondo cui «i soggetti di cui al comma 1 possono assumere in appalto da enti pubblici l'incarico di trasporto locale di persone, utilizzando esclusivamente automezzi di proprietà». La ratio di tale impianto normativo consiste nel favorire, mediante misure specifiche, le plurime attività svolte nei Comuni montani, ritenute indispensabili al fine di arrestare il persistente esodo delle forze produttive, facendo in modo che determinati lavori e servizi siano eseguiti in via prioritaria da operatori economici radicati sul territorio e mirando così a ridurre gli effetti negativi dei fenomeni calamitosi quali le alluvioni e gli incendi boschivi. Per effetto delle integrazioni e delle modifiche all'art. 17 della l. n. 97/1994, sono stati dilatati la tipologia e l'importo dei lavori che le stazioni appaltanti possono affidare in appalto, in deroga alle vigenti disposizioni di legge, ai coltivatori diretti (singoli o associati) i quali conducano aziende agricole situate nei Comuni montani e utilizzino in via esclusiva il lavoro proprio e quello dei familiari (coniuge, parenti entro il terzo grado, affini entro il secondo) e attrezzature e macchine di loro proprietà. Più precisamente, in forza della citata norma, oltre ai lavori relativi alla sistemazione e manutenzione del territorio montano (quali i lavori di forestazione, di costruzione di piste forestali, di arginature, di sistemazione idraulica, di difesa dalle avversità atmosferiche e dagli incendi boschivi), già previsti dall'originario primo comma dell'art. 17 della l. n. 97, i coltivatori diretti possono ricevere in appalto anche i lavori agricoli e forestali (aratura, sentina, potatura, falciatura, mietitrebbiatura, trattamento con antiparassitari, raccolta di prodotti agricoli, taglio del bosco) e il servizio del trasporto locale di persone mediante l'esclusivo utilizzo di automezzi di proprietà. Con il medesimo intervento normativo è stato altresì incrementato l'importo massimo dei lavori appaltabili nel corso dell'anno, fino a 50 milioni delle vecchie lire. Anche in questo caso la finalità perseguita a vantaggio delle comunità locali è duplice: l'incremento delle occasioni di reddito e il miglioramento dei servizi offerti che in molti casi possono essere mantenuti in vita solo affidandoli a risorse umane locali dedite ad altri lavori. La dubbia utilità dell'esclusioneNonostante il commendevole intento perseguito dal legislatore con la norma in parola (i.e. la promozione dell'agricoltura in zone in cui è complicato praticarla), è lecito nutrire qualche dubbio sull'utilità di tale esclusione, posto che tutti i contratti di importo inferiore a 40.000 Euro (e quindi anche quelli aventi ad oggetto prodotti agroalimentari) potevano essere affidati in via diretta già prima dell'introduzione dell'art. 17-bis, per effetto dell'art. 36 che disciplina le modalità di affidamento dei contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria (Follieri, p. 266). Inoltre, a ben vedere, la possibilità di non applicare la disciplina dell'evidenza pubblica agli acquisti di prodotti agricoli avrebbe già potuto desumersi anche dalla preesistente normativa extracodicistica in materia di agricoltura. Il d.lgs. n. 228/2001, recante «Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'art. 7 della l. 5 marzo 2001, n. 57», all'art. 15, stabilisce infatti che «al fine di favorire lo svolgimento di attività funzionali alla sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento dell'assetto idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della tutela delle vocazioni produttive del territorio, le pubbliche amministrazioni, ivi compresi i consorzi di bonifica, possono stipulare convenzioni con gli imprenditori agricoli» e che tali convenzioni «definiscono le prestazioni delle pubbliche amministrazioni che possono consistere, nel rispetto degli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato all'agricoltura anche in finanziamenti, concessioni amministrative, riduzioni tariffarie o realizzazione di opere pubbliche. Per le predette finalità le pubbliche amministrazioni, in deroga alle norme vigenti, possono stipulare contratti d'appalto con gli imprenditori agricoli di importo annuale non superiore a 50.000 Euro nel caso di imprenditori singoli, e 300.000 Euro nel caso di imprenditori in forma associata». La norma prevede, dunque, la possibilità, per le pubbliche amministrazioni, di stipulare contratti d'appalto con gli imprenditori agricoli di importo annuale i) non superiore a 50.000 Euro nel caso di imprenditori singoli, e ii) a 300.000 Euro nel caso di imprenditori in forma associata. BibliografiaD'Ottavi, Princìpi relativi all'affidamento dei contratti esclusi, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma, 2021; Follieri, Contratti esclusi, in Clarich (a cura di), Commentario al Codice dei Contratti Pubblici, Torino, 2019; Viola, Forme contrattuali non regolate in tutto o in parte dal Codice, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), I contratti pubblici, Roma, 2021. |