Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 64 - (Dialogo competitivo)1

Germana Lo Sapio

(Dialogo competitivo)1

[1. Il provvedimento con cui le stazioni appaltanti di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), decidono di ricorrere al dialogo competitivo deve contenere specifica motivazione, i cui contenuti sono richiamati nella relazione unica di cui agli articoli 99 e 139 sulla sussistenza dei presupposti previsti per il ricorso allo stesso. L'appalto è aggiudicato unicamente sulla base del criterio dell'offerta con il miglior rapporto qualità/prezzo conformemente all'articolo 95, comma 6.

2. Nel dialogo competitivo qualsiasi operatore economico può chiedere di partecipare in risposta a un bando di gara, o ad un avviso di indizione di gara, fornendo le informazioni richieste dalla stazione appaltante, per la selezione qualitativa.

3. Il termine minimo per la ricezione delle domande di partecipazione è di trenta giorni dalla data di trasmissione del bando di gara o, nei settori speciali, se come mezzo di indizione di gara è usato un avviso sull'esistenza di un sistema di qualificazione, dell'invito a confermare interesse. Soltanto gli operatori economici invitati dalle stazioni appaltanti in seguito alla valutazione delle informazioni fornite possono partecipare al dialogo. Le stazioni appaltanti possono limitare il numero di candidati idonei da invitare a partecipare alla procedura in conformità all'articolo 91 2.

4. Le stazioni appaltanti indicano nel bando di gara o nell'avviso di indizione di gara le loro esigenze e i requisiti richiesti e li definiscono nel bando stesso, nell'avviso di indizione o in un documento descrittivo.

5. Le stazioni appaltanti avviano con i partecipanti selezionati un dialogo finalizzato all'individuazione e alla definizione dei mezzi più idonei a soddisfare le proprie necessità. Nella fase del dialogo possono discutere con i partecipanti selezionati tutti gli aspetti dell'appalto.

6. Durante il dialogo le stazioni appaltanti garantiscono la parità di trattamento di tutti i partecipanti. A tal fine, non forniscono informazioni che possano avvantaggiare determinati partecipanti rispetto ad altri.

7. Conformemente all'articolo 53 le stazioni appaltanti non possono rivelare agli altri partecipanti le soluzioni proposte o altre informazioni riservate comunicate da un candidato o da un offerente partecipante al dialogo, senza l'accordo di quest'ultimo. Tale accordo non assume la forma di una deroga generale ma si considera riferito alla comunicazione di informazioni specifiche espressamente indicate.

8. I dialoghi competitivi possono svolgersi in fasi successive in modo da ridurre il numero di soluzioni da discutere durante la fase del dialogo applicando i criteri di aggiudicazione stabiliti nel bando di gara, nell'avviso di indizione di gara o nel documento descrittivo. Nel bando di gara o nell'avviso di indizione di gara o nel documento descrittivo le stazioni appaltanti indicano se sceglieranno tale opzione.

9. La stazione appaltante prosegue il dialogo finché non è in grado di individuare la soluzione o le soluzioni che possano soddisfare le sue necessitaà.

10. Dopo aver dichiarato concluso il dialogo e averne informato i partecipanti rimanenti, le stazioni appaltanti invitano ciascuno a presentare le loro offerte finali in base alla soluzione o alle soluzioni presentate e specificate nella fase del dialogo. Tali offerte contengono tutti gli elementi richiesti e necessari per l'esecuzione del progetto. Su richiesta della stazione appaltante le offerte possono essere chiarite, precisate e perfezionate. Tuttavia le precisazioni, i chiarimenti, i perfezionamenti o i complementi delle informazioni non possono avere l'effetto di modificare gli aspetti essenziali dell'offerta o dell'appalto, compresi i requisiti e le esigenze indicati nel bando di gara, nell'avviso di indizione di gara o nel documento descrittivo, qualora le variazioni rischino di falsare la concorrenza o di avere un effetto discriminatorio.

11. Le stazioni appaltanti valutano le offerte ricevute sulla base dei criteri di aggiudicazione fissati nel bando di gara, nell'avviso di indizione di gara o nel documento descrittivo e applicano, altresì, le seguenti disposizioni:

a) i documenti alla base delle offerte ricevute possono essere integrati da quanto emerso nel dialogo competitivo;

b) su richiesta della stazione appaltante possono essere condotte negoziazioni con l'offerente che risulta aver presentato l'offerta con il miglior rapporto qualità/prezzo al fine di confermare gli impegni finanziari o altri termini contenuti nell'offerta attraverso il completamento dei termini del contratto.

12. Le disposizioni di cui alle lettere a) e b) del comma 11 si applicano qualora da ciò non consegua la modifica sostanziale di elementi fondamentali dell'offerta o dell'appalto, comprese le esigenze e i requisiti definiti nel bando di gara, nell'avviso di indizione di gara o nel documento descrittivo, ovvero che non si rischi di falsare la concorrenza o creare discriminazioni.

13. Le stazioni appaltanti possono prevedere premi o pagamenti per i partecipanti al dialogo.]

[1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo.

Note operative

Comunicazione della Commissione U.E. 799 (2007) «Appalti pre-commerciali: promuovere l'innovazione per garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità in Europa»; Comunicazione della Commissione U.E. «Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva» (COM (2010) 2020); Libro Verde COM(2011)15 del 27 gennaio 2011 sulla modernizzazione della politica dell'UE in materia di appalti pubblici; Comunicazione della Commissione U.E.. 6 luglio 2021, n. 2021/C267/01 Orientamenti in materia di appalti per l'innovazione.

Inquadramento

L'art. 3 comma primo lett. vvv) del codice definisce il «dialogo competitivo» come una «procedura di affidamento nella quale la stazione appaltante avvia un dialogo con i candidati ammessi a tale procedura, al fine di elaborare una o più soluzioni atte a soddisfare le sue necessità e sulla base della quale o delle quali i candidati selezionati sono invitati a presentare le offerte; qualsiasi operatore economico può chiedere di partecipare a tale procedura». La procedura si connota pertanto per un'ampia valorizzazione dell'autonomia negoziale dell'amministrazione nella fase delle trattative e per un profondo coinvolgimento dei concorrenti sia nella fase finale della elaborazione delle soluzioni proposte dell'appaltante sia in quella fase preliminare relativa alla definizione dell'oggetto dell'appalto. Secondo la definizione pratica contenuta nella Comunicazione della Commissione U.E. 6 luglio 2021, n. 2021/C267/01 Orientamenti in materia di appalti per l'innovazione il dialogo competitivo è una procedura in due fasi, in cui l'acquirente pubblico descrive le sue esigenze in un documento descrittivo o in un bando di gara, stabilisce i requisiti minimi per i candidati e definisce i criteri di aggiudicazione dell'appalto sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. Dopo la verifica dei criteri di selezione dei candidati, l'acquirente avvia un dialogo competitivo con i partecipanti che soddisfano i requisiti minimi. Le negoziazioni hanno luogo individualmente con ciascun candidato per garantire la riservatezza di ciascuna soluzione e richiedono un livello di competenze elevato da parte del personale dell'acquirente pubblico, nonché la concessione di un congruo lasso di tempo. La definizione di target intermedi permette di valutare il progresso delle negoziazioni e, infine, di selezionare i candidati. Il potenziale innovativo di tale procedura consiste nella vasta gamma di soluzioni che i partecipanti possono proporre. Nell'ambito di una negoziazione così accurata e approfondita, i candidati devono avere il tempo necessario per acquisire tutte le informazioni pertinenti grazie alle quali poter fornire una soluzione innovativa personalizzata. Il carattere innovativo può consistere negli aspetti tecnici, finanziari o amministrativi, oppure nella completa riorganizzazione del processo operativo dell'acquirente pubblico. Quando l'acquirente pubblico ritiene che il dialogo competitivo abbia raggiunto una fase ottimale, i partecipanti rimanenti sono invitati a presentare le offerte finali. L'appalto viene aggiudicato sulla base del miglior rapporto qualità/ prezzo. La richiesta iniziale di offerte deve includere criteri qualitativi definiti accuratamente in modo da essere oggettivamente misurabili e comparabili.

Come già evidenziato in sede di commento all'art. 62 (cui si rinvia), il dialogo competitivo – che era già stato introdotto come istituto facoltativo con la direttiva del 2004 – costituisce una delle risposte procedurali alla esigenza di maggiore flessibilità emergente dal «mercato degli appalti», specie nell'ottica del loro utilizzo quale leva strategica per promuovere l'innovazione “eco-compatibile”. Con particolare riferimento a tale modello procedimentale, il Considerando n. 42 della Direttiva 24/2014/UE espressamente sottolinea l'opportunità «che gli Stati membri abbiano la facoltà di ricorrere ad una procedura competitiva con negoziazione o al dialogo competitivo in varie situazioni qualora non risulti che procedure aperte o ristrette senza negoziazione possano portare a risultati di aggiudicazioni di appalti soddisfacenti. È opportuno ricordare che il ricorso al dialogo competitivo ha registrato un incremento significativo in termini di valore contrattuale negli anni passati. Si è rivelato utile nei casi in cui le amministrazioni aggiudicatrici non sono in grado di definire i mezzi atti a soddisfare le loro esigenze o di valutare ciò che il mercato può offrire in termini di soluzioni tecniche, finanziarie o giuridiche. Tale situazione può presentarsi in particolare per i progetti innovativi, per l'esecuzione di importanti progetti di infrastruttura di trasporti integrati, di grandi reti informatiche o di progetti che comportano un finanziamento complesso e strutturato. Se del caso, le amministrazioni aggiudicatrici dovrebbero essere incoraggiate a nominare un responsabile di progetto per assicurare una buona cooperazione tra gli operatori economici e l'amministrazione aggiudicatrice durante la procedura di aggiudicazione». Tale situazione può presentarsi in particolare per i progetti innovativi, per l'esecuzione di importanti progetti di infrastruttura di trasporti integrati, di grandi reti informatiche o di progetti che comportano un finanziamento complesso e strutturato. Analoghe necessità possono presentarsi per i servizi o le forniture che richiedono attività di adattamento o progettazione, come nel caso di appalti di una certa complessità riguardanti acquisti quali prodotti sofisticati, servizi intellettuali, ad esempio alcuni servizi di consulenza, di architettura o d'ingegneria, o grandi progetti nell'ambito delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). In sostanza, con la disciplina del dialogo competitivo il legislatore prende atto del superamento di un modello tradizionale in cui l'Amministrazione stabilisce a monte tutte le regole e i requisiti tecnici, predeterminando ex ante l'oggetto della prestazione a favore di un modello più dinamico aperto alla collaborazione, più coerente con contesto di mercato in cui le innovazione, specie quelle che dipendono dalle tecnologie emergenti di carattere digitale o che richiedono competenze interdisciplinari, sono oggetto di sviluppo continuo e le competenze e conoscenze tecniche sono sempre più settoriali, specialistiche, detenute dagli operatori economici e quindi dal lato dell'offerta di servizi, beni, lavori. In questi casi la negoziazione tra l'amministrazione e le imprese è necessaria per delineare con maggiore precisione il fabbisogno e individuare la soluzione progettuale più confacente. Può peraltro osservarsi che, poiché nel dialogo competitivo è sufficiente che l'amministrazione indichi quale base di partenza per la negoziazione «l'esigenza» e i «requisiti richiesti» (art. 64 comma 4), il rapporto dialogico tra la pubblica amministrazione e gli operatori di mercato permette, non solo di individuare soluzioni e di far fronte a domande a cui l'amministrazione stessa non è, autonomamente, in grado di soddisfare, ma anche di fare emergere con maggiore precisione lo stesso «fabbisogno» che deve essere soddisfatto con il ricorso al mercato (sulla differenza con la procedura competitiva con negoziazione, cfr. commento art. 62) Pertanto, alla luce della finalità perseguita, ma anche della conformazione concreta del mercato che è sempre più complesso, specializzato, connotato da una accelerazione dello sviluppo tecnologico e dalla interferenza tra diversi campi settoriali, si intravede un potenziale vasto utilizzo del modello, che però sconta, oltre che una resistenza culturale, anche la mancanza di competenze adeguate a gestire le fasi della individuazione del fabbisogno e della negoziazione da parte degli amministratori.

La dottrina ha peraltro evidenziato anche una mancata precisazione dei presupposti legali per la sua attivazione indicati dall'art. 59 comma 2, da cui dovrebbe conseguire un'ampiezza della sfera applicativa; «basti pensare alla “progettazione” che è posta in alternativa rispetto a “soluzioni innovative”, così indicando che non sono richieste particolari esigenze di complessità nell'elaborazione. D'altra parte, la disposizione è una risposta alle critiche rivolte alla precedente disciplina del dialogo competitivo la quale presupponeva situazioni oggettivamente eccezionali e quindi era di limitata applicazione» (Caranta, Dragos).

Le resistenze culturali alla diffusione dell'istituto

È peraltro condivisa l'opinione che l'effettiva diffusione del dialogo competitivo presuppone il superamento di una resistenza culturale anche da parte dello stesso legislatore, se solo si considera la parabola evolutiva dell'istituto procedimentale, il quale era previsto – come facoltativo – sin dalla direttiva n. 2004/18/CE quale «procedura alla quale qualsiasi operatore economico può chiedere di partecipare e nella quale l'amministrazione aggiudicatrice avvia un dialogo con i candidati ammessi (...) al fine di elaborare una o più soluzioni atte a soddisfare le sue necessità e sulla base della quale o delle quali i candidati selezionati saranno invitati a presentare le offerte» (art. 1, par. 11, lett. c).

Senonché, in sede di attuazione, il legislatore nazionale, pur avendolo indicato nell'art. 3, comma 39, del d.lgs. n. 163/2006, ha tuttavia più volte rinviato la sua entrata in vigore, da ultimo ancorandola a quella del d.P.R. n. 207/ 2010; «questo perché il legislatore italiano non si fida della pubblica amministrazione, ammettendo che questa possa contrattare con varie imprese e che acquisisca informazioni nel corso del dialogo; probabilmente, anche le stesse imprese non si fidano delle pubbliche amministrazioni, perché non le ritengono capaci di mantenere la dovuta segretezza delle informazioni che presentano all'interno del dialogo, considerando che, spesso, si tratta di soluzioni innovative che potrebbero venire trasferite ad altri soggetti. Anche con riferimento al dialogo competitivo, quindi, emergono difficoltà culturali, relative a come conciliare la flessibilità delle stazioni appaltanti e il rigore che è indispensabile per garantire la par condicio degli operatori economici» (Clarich). È stato invece merito della Direttiva 2014/24/UE elidere dal meccanismo procedurale in esame il carattere della sua «eccezionalità» venendo meno il presupposto della complessità del contratto da aggiudicare «e presentandolo come finalizzato a consentire alle Amministrazioni aggiudicatrici di disporre di maggiore flessibilità nella scelta della procedura d'appalto» (Sessa). Analogamente, è stato evidenziato come la valorizzazione delle procedure flessibili delinea un nuovo ruolo dell'amministrazione in grado di porsi come soggetto innovatore o comunque promotore dell'innovazione, capace di progettare in collaborazione con i privati soluzioni non presenti sul mercato e di instaurare con esso partnership ben diversi dai tradizionali rapporti contrattuali, in una complessiva ottica di verifica del risultato più che di controllo della conformità (Torchia), tipica di una tradizionale «amministrazione difensiva» (Cafagno).

Le novità rispetto alla normativa previgente

A conferma della ritrosia del legislatore, nel primo schema del Codice era comunque ripetuta la formula «appalti particolarmente complessi» già contenuta nell'art. 58 del vecchio codice, ma essa, su sollecitazione del Consiglio di Stato ( parere n. 855 del 1° aprile 2016), essa è stata soppressa. Sempre al parere del Consiglio di Stato è però dovuta la precisazione dell'obbligatorietà del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, indicato come l'unico realizzabile per questo tipo di procedura dalla direttiva che però non trova una corrispondente previsione nell'art. 30 della Direttiva la quale prevede unicamente che «le amministrazioni valutano le offerte ricevute sulla base dei criteri di aggiudicazione fissati nel bando di gara o nel documento descrittivo» (art. 30 par. 7 Direttiva 2014/24/UE), seppure quello più adeguato alla tipologia della procedura. Rispetto alla disciplina previgente, la nuova formulazione della norma ha – come detto – soppresso la indicazione che si debba trattare di «appalti particolarmente complessi» per dar corso al dialogo competitivo, e ha innovato la previsione delle condizioni legittimanti ora disciplinati nell'art. 59 comma 2. Non è stata riprodotta la precisazione, prima contenuta al comma 11 dell'art. 58, secondo la quale le stazioni appaltanti possono motivatamente ritenere che nessuna delle soluzioni proposte soddisfi le proprie necessità o obiettivi; resta invece l'onere di motivare sulla ricorrenza di uno o più presupposti previsti dall'art. 59 comma 2.

La procedura: il dialogo «prima di tutto»

L'art. 64 scandice l'articolazione della procedura. Una volta valutata la sussistenza dei presupposti per ricorrere, di cui si è dato conto nella determina a contrarre, il dialogo competitivo prende avvio con la pubblicazione di un bando di gara, un avviso di indizione o un documento descrittivo in cui l'Amministrazione rende note e definisce, in adesione alle previsioni della direttiva 2014/24/UE, «le esigenze e i requisiti richiesti» (comma 4). In disparte le specifiche e rilevanti differenze (su cui si rinvia al commento all'art. 62), la procedura disciplinata dall'art. 64 ricalca il modello della pluralità di fasi interne previsto anche per la procedura competitiva con negoziazione e si articola, in sintesi, nell'atto di avvio iniziale (bando iniziale o avviso di indizione di gara), nella dichiarazione di interesse a partecipare da parte degli operatori del settore, nel successivo invito con eventuale applicazione della forcella di cui all'art. 91. Pertanto, anche in questa procedura di prevede una fase preliminare di qualifica, per cui possono presentare domanda di partecipazione «al dialogo» solo gli operatori invitati dalla stazione appaltante.

Rispetto alla procedura disciplinata dall'art. 62, la specificità del dialogo competitivo si coglie sotto il profilo della maggiore ampiezza del confronto tra stazione appaltante e operatori economici e in una maggiore informalità nelle modalità di svolgimento. Sotto il primo aspetto, l'art. 62, ai commi 2 e 3, individua infatti alcune informazioni minime sull'oggetto del contratto che devono essere necessariamente rese note al privato. L'art. 64, invece, esplicitamente stabilisce che l'unica indicazione di carattere oggettivo che deve essere recata dal bando è quella delle necessità cui la P.A. intende far fronte mediante il contratto: «Le stazioni appaltanti indicano nel bando di gara (...) le loro esigenze» (comma 4). Il dialogo, una volta enunciato il bisogno non definibile con precisione ex ante anche per effetto delle asimmetrie informative che intercorrono tra le amministrazioni e gli operatori del mercato, può pertanto riguardare tutti gli aspetti oggettivi dell'appalto («Le stazioni appaltanti avviano con i partecipanti selezionati un dialogo finalizzato all'individuazione e alla definizione dei mezzi più idonei a soddisfare le proprie necessità. Nella fase del dialogo possono discutere con i partecipanti selezionati tutti gli aspetti dell'appalto», comma 5).

Quanto al secondo profilo, non viene formulata dagli interessati invitati a partecipare una offerta iniziale, che dà avvio ad una negoziazione; la partecipazione al dialogo avviene con modalità invece meno strutturate. La norma indica la fase successiva all'invito come «partecipazione al dialogo»: le stazioni appaltanti avviano con i concorrenti risultati idonei alla pre-selezione un «colloquio» finalizzato all'individuazione, le cui formalità possono ovviamente essere oggetto di autoregolamentazione, e alla definizione dei mezzi più idonei a soddisfare le proprie necessità, discutendo con loro tutti gli aspetti dell'appalto. Le negoziazioni con i concorrenti potranno svolgersi in fasi successive in modo da ridurre progressivamente il numero delle soluzioni da discutere durante la fase del dialogo. Una volta identificata, tra le offerte finali, quella che prevede il miglior rapporto qualità/prezzo, essa non può ancora dirsi definitiva. Ai sensi del comma 11, infatti, la stazione appaltante può aprire con l'operatore che l'ha presentata un'ulteriore fase di negoziazione «al fine di confermare gli impegni finanziari o altri termini contenuti nell'offerta attraverso il completamento dei termini del contratto». Analogamente a quanto accade nella procedura competitiva con negoziazione, la stazione appaltante dichiara concluso il dialogo, ne informa i concorrenti e li invita a presentare le offerte finali sulla base delle soluzioni presentate nella fase del dialogo, contenenti tutti gli elementi richiesti per la realizzazione del progetto. Possono essere richiesti – e resi – chiarimenti, precisazioni, perfezionamenti o complementi, ma detti apporti non possono avere l'effetto di modificare gli aspetti essenziali dell'offerta, compresi i requisiti e le esigenze indicati nella documentazione di gara, qualora rischino di falsare la concorrenza o di avere un effetto discriminatorio (comma 10) La valutazione delle offerte è condotta sulla base dei criteri di aggiudicazione prefissati. I documenti alla base delle offerte ricevute possono essere integrati alla luce di quanto emerso nel dialogo competitivo, e su richiesta della stazione appaltante possono essere condotte negoziazioni con l'offerente che ha presentato l'offerta con il miglior rapporto qualità/prezzo al fine di confermare l'impegno finanziario o altri termini contenuti nell'offerta, purché ciò non comporti la modifica sostanziale di elementi fondamentali dell'offerta o dell'appalto ovvero si rischi di falsare la concorrenza o determinare discriminazioni (commi 11 e 12).

La giurisprudenza ha pertanto evidenziato come la connotazione tipica del dialogo competitivo consiste nella sua «strutturale flessibilità», poiché viene rimessa unicamente ai concorrenti l'individuazione della “idoneità” delle soluzioni, e – come chiarisce il comma 5 dell'art. 64 d.lgs. n. 50/2016 – durante il dialogo possono essere discussi “tutti gli aspetti” dell'appalto (...) sì da giungere in maniera progressiva alla definizione degli elementi essenziali dell'offerta e dunque del contratto (T.A.R. Sicilia (Palermo), III, 2502/2017). Peraltro, onde fugare i dubbi di irrigidimento che possano derivare da una interpretazione ortodossa delle esigenze di privacy dei partecipanti da far valere reciprocamente, la giurisprudenza da ultimo ha anche precisato che «l'obbligo di segretezza invocato attiene al contenuto delle offerte e non alla semplice conoscenza dei partecipanti al dialogo», non potendosi ricomprendere in esso anche l'identità soggettiva degli altri contendenti (T.A.R. Lazio (Roma) II, 1710/2020).

Premi, pagamenti e proprietà intellettuale

Alla maggiore ampiezza corrisponde, almeno nel disegno del legislatore, un maggiore impegno anche innovativo e progettuale dei partecipanti e un conseguente maggiore investimento in termini di risorse umane ed economiche la cui remunerazione è riservata solo a chi si attribuisce la commessa. Ciò spiega perché in relazione alla procedura di dialogo competitivo è previsto che in favore dei meri partecipanti possano essere previsti premi e pagamenti (art. 63 ultimo comma; una analoga disposizione era già prevista dal comma 17 dell'art. 58 del d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163). In alcune normative di rango secondario si prevede espressamente che, a fronte del pagamento del premio, le stazioni appaltanti acquistano la proprietà dei progetti o degli elaborati tecnici (art. 20 «dialogo competitivo» del d.P.C.M. 24 novembre 2016 Regolamento che disciplina l'attività negoziale del DIS, dell'AISE e dell'AISI, di cui alla l. 3 agosto 2007, n. 124). Tale previsione di esclusività, non essendo prevista nel comma 13 dell'art. 64, dovrebbe però essere espressamente contenuta nella lex specialis, salvo che la procedura non riguardi un settore disciplinato da norme speciali in tal senso, come quella sopra richiamata. Invero, anche le politiche di gestione diritti di proprietà intellettuale possono essere leve strategiche per incentivare gli appalti per l'innovazione, poiché tali diritti (brevetti o diritti d'autore, disegni o modelli, marchi commerciali) costituiscono una risorsa preziosa e possono incidere sull'attrattiva degli appalti pubblici per gli innovatori. Tale fattore è messo in evidenza anche nella Comunicazione della Commissione U.E, n. 2021/C267/01 Orientamenti in materia di appalti per l'innovazione in cui si sottolinea che “gli acquirenti pubblici devono garantire che l'assegnazione dei diritti di proprietà intellettuale nell'ambito dei loro appalti tenga conto del quadro giuridico applicabile in materia di DPI a livello europeo e nazionale, come ad esempio le disposizioni sui diritti minimi d'uso degli utenti legittimi di software, banche dati ecc.”, e che il trasferimento dei diritti di proprietà intellettuale dall'operatore economico partecipante all'acquirente pubblico, pure consentito da tale quadro giuridico, può però in concreto frenare l'innovazione, diminuendo l'attrattiva della commessa da parte degli operatori economici: “poiché l'entità contraente si fa carico del 100 % dei costi, spesso ritiene di avere diritto a tutti i risultati. Tuttavia il trasferimento dei diritti di proprietà intellettuale connessi a tali risultati agli acquirenti pubblici può frenare l'innovazione. Impedire ai contraenti di riutilizzare o persino di adattare/migliorare l'innovazione in un contesto diverso o per un cliente diverso, potrebbe anche comportare una qualità inferiore e costi più elevati per l'acquirente pubblico. In molti casi i fornitori hanno maggiori capacità, rispetto agli acquirenti pubblici, di commercializzare le innovazioni derivanti da un appalto pubblico, di garantire una protezione adeguata della proprietà intellettuale e di difendere i diritti di proprietà intellettuale in tribunale. Le imprese deplorano quindi il fatto che, rispetto ad altre parti del mondo, gli acquirenti pubblici europei reprimono l'innovazione tenendo per sé i diritti di proprietà intellettuale, senza un motivo legittimo.

Questioni applicative

1) Dialogo «ad oltranza» o ammissibilità di una «interruzione anticipata»?

Una delle novità che la dottrina ha individuato tra la formulazione dell'art. 58 previgente e quella del vigente art. 64 è costituita dalla omessa riproduzione della possibilità che il dialogo si concludesse senza l'individuazione di una soluzione effettivamente rispondente alle necessità dell'amministrazione (art. 58 comma 11 d.lgs. n. 163/2006). In tal caso, l'amministrazione poteva dare atto, motivando adeguatamente, della insufficiente elaborazioni nel corso del dialogo delle soluzioni offerte rispetto al fabbisogno originariamente enunciato andando esente anche da eventuali obblighi di carattere risarcitorio per responsabilità precontrattuale (da interruzione delle trattative). Ciò però non può interpretarsi come la codificazione di un preferibile esito positivo della procedura dialettica, a garanzia dell'affidamento dei partecipanti che assumono un ruolo attivo nella elaborazione delle offerte mediante l'interazione con l'amministrazione.

Da ultimo è stata infatti ritenuta legittima la revoca della procedura di dialogo competitivo (Cons. Stato V, 4310/2020). Nel caso specifico, il dialogo competitivo era stato avviato per l'affidamento in concessione del trasporto pubblico locale nell'ambito territoriale della Città Metropolitana di Genova. Il Consiglio di Stato, in primo luogo, ha ritenuto legittima la motivazione sottesa a tale decisione, consistente sia nell'esigenza di evitare la riduzione dei trasferimenti statali prevista dall'art. 27 comma 2 lett. d) del d.l. n. 50/2017 (riduzione prevista qualora non fosse stata avviata una procedura entro dicembre 2017), sia nella particolare complessità dell'impostazione finanziaria dell'oggetto della commessa, poiché al momento della decisione di procedere mediante il dialogo competitivo vi erano notevoli incertezze sulla percorribilità dell'affidamento del servizio di trasporto pubblico locale alla società in house (opzione comunque ritenuta preferibile e in seguito alla revoca effettivamente adottata) e incertezze anche legate alla copertura finanziaria del servizio. In secondo luogo, ha anche accertato la piena legittimità della successiva revoca della procedura, a favore dell'affidamento in house, fondata sulla considerazione che vi erano state solo due partecipazioni al dialogo; che l'amministrazione aveva espressamente previsto nel bando tale facoltà per domande di partecipazione inferiori a tre (clausola non impugnata dal ricorrente) e che, pertanto mediante tale riserva espressa formulata ex ante, era stata ampiamente garantita la trasparenza circa le prospettive di definizione della gara a beneficio degli operatori economici che ne avevano preso parte, escludendo ogni lesione del legittimo affidamento dei partecipanti.

Bibliografia

Cafagno, Risorse decisionali e amministrazione difensiva. Il caso delle procedure contrattuali, in Dir. amm., 2020, 1; Caranta, Dragos la mini-rivoluzione del diritto europeo dei contratti pubblici, Urb. app., 2014, 5, 493; Clarich, I modelli contrattuali, in Riv. it. dir. pubb. com., 2017, 2, 414; Contessa, Le novità del «decreto semplificazioni», ovvero: nel settore dei contratti pubblici esiste ancora un «codice»? in Urb. app., 2020, 6, 757; Sessa, Dialogo competitivo, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma, 2021; Taglianetti, La normativa in materia di contratti pubblici e la tela di penelope, in Giorn. dir. amm., 2020, 2, 155; Torchia, La nuova direttiva europea in materia di appalti servizi e forniture nei settori ordinari, in Dir. amm., 2015.

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