Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 68 - (Specifiche tecniche) 1

Marco Giustiniani

(Specifiche tecniche)1

[1. Le specifiche tecniche indicate al punto 1 dell'allegato XIII sono inserite nei documenti di gara e definiscono le caratteristiche previste per lavori, servizi o forniture. Tali caratteristiche possono inoltre riferirsi allo specifico processo o metodo di produzione o prestazione dei lavori, delle forniture o dei servizi richiesti, o a uno specifico processo per un'altra fase del loro ciclo di vita anche se questi fattori non sono parte del loro contenuto sostanziale, purché siano collegati all'oggetto dell'appalto e proporzionati al suo valore e ai suoi obiettivi.

2. Le specifiche tecniche possono, altresì, indicare se è richiesto il trasferimento dei diritti di proprietà intellettuale.

3. Per tutti gli appalti destinati all'uso da parte di persone fisiche, sia che si tratti del pubblico che del personale di un'amministrazione aggiudicatrice, è necessario che le specifiche tecniche, salvo in casi debitamente giustificati, siano elaborate in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità o di progettazione adeguata per tutti gli utenti. Qualora i requisiti di accessibilità obbligatori siano adottati con un atto giuridico dell'Unione europea, le specifiche tecniche devono essere definite mediante riferimento a esse per quanto riguarda i criteri di accessibilità per le persone con disabilità o di progettazione adeguata per tutti gli utenti.

4. Le specifiche tecniche consentono pari accesso degli operatori economici alla procedura di aggiudicazione e non devono comportare direttamente o indirettamente ostacoli ingiustificati all'apertura degli appalti pubblici alla concorrenza.

5. Fatte salve le regole tecniche nazionali obbligatorie, le specifiche tecniche sono formulate secondo una delle modalità seguenti:

a) in termini di prestazioni o di requisiti funzionali, comprese le caratteristiche ambientali, a condizione che i parametri siano sufficientemente precisi da consentire agli offerenti di determinare l'oggetto dell'appalto e alle amministrazioni aggiudicatrici di aggiudicare l'appalto;

b) mediante riferimento a specifiche tecniche e, in ordine di preferenza, alle norme che recepiscono norme europee, alle valutazioni tecniche europee, alle specifiche tecniche comuni, alle norme internazionali, ad altri sistemi tecnici di riferimento adottati dagli organismi europei di normalizzazione o in mancanza, alle norme, omologazioni tecniche o specifiche tecniche, nazionali, in materia di progettazione, calcolo e realizzazione delle opere e uso delle forniture. Ciascun riferimento contiene l'espressione «o equivalente»;

c) in termini di prestazioni o di requisiti funzionali di cui alla lettera a), con riferimento alle specifiche citate nella lettera b) quale mezzo per presumere la conformità con tali prestazioni o requisiti funzionali;

d) mediante riferimento alle specifiche tecniche di cui alla lettera b) per talune caratteristiche e alle prestazioni o ai requisiti funzionali di cui alla lettera a) per le altre caratteristiche.

6. Salvo che siano giustificate dall'oggetto dell'appalto, le specifiche tecniche non possono menzionare una fabbricazione o provenienza determinata o un procedimento particolare caratteristico dei prodotti o dei servizi forniti da un operatore economico specifico, né far riferimento a un marchio, a un brevetto o a un tipo, a un'origine o a una produzione specifica che avrebbero come effetto di favorire o eliminare talune imprese o taluni prodotti. Tale menzione o riferimento sono tuttavia consentiti, in via eccezionale, nel caso in cui una descrizione sufficientemente precisa e intelligibile dell'oggetto dell'appalto non sia possibile applicando il comma 5. In tal caso la menzione o il riferimento sono accompagnati dall'espressione «o equivalente».

7. Quando si avvalgono della possibilità di fare riferimento alle specifiche tecniche di cui al comma 5, lettera b), le amministrazioni aggiudicatrici non possono dichiarare inammissibile o escludere un'offerta per il motivo che i lavori, le forniture o i servizi offerti non sono conformi alle specifiche tecniche alle quali hanno fatto riferimento, se nella propria offerta l'offerente dimostra, con qualsiasi mezzo appropriato, compresi i mezzi di prova di cui all'articolo 86, che le soluzioni proposte ottemperano in maniera equivalente ai requisiti definiti dalle specifiche tecniche.

8. Quando si avvalgono della facoltà, prevista al comma 5, lettera a), di definire le specifiche tecniche in termini di prestazioni o di requisiti funzionali, le amministrazioni aggiudicatrici non possono dichiarare inammissibile o escludere un'offerta di lavori, di forniture o di servizi conformi a una norma che recepisce una norma europea, a una omologazione tecnica europea, a una specifica tecnica comune, a una norma internazionale o a un sistema tecnico di riferimento adottato da un organismo europeo di normalizzazione se tali specifiche contemplano le prestazioni o i requisiti funzionali da esse prescritti. Nella propria offerta, l'offerente è tenuto a dimostrare con qualunque mezzo appropriato, compresi i mezzi di prova di cui all'articolo 86, che i lavori, le forniture o i servizi conformi alla norma ottemperino alle prestazioni e ai requisiti funzionali dell'amministrazione aggiudicatrice.]

[1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo.

Inquadramento

Le specifiche tecniche, a cui è dedicato l'art. 68 del Codice, sono prescrizioni tecniche contenute nei documenti di gara che definiscono le caratteristiche previste per lavori, servizi e forniture. Una puntuale elencazione di talune specifiche tecniche è contenuta nell'allegato XIII del Codice. In virtù del rinvio effettuato dall'art. 122, le disposizioni sulle specifiche tecniche si applicano anche nei settori speciali.

Le specifiche tecniche possono riferirsi allo specifico processo o metodo di produzione o prestazione dei lavori, delle forniture o dei servizi richiesti, o a uno specifico processo per un'altra fase del loro ciclo di vita, anche se questi fattori non sono parte del loro contenuto sostanziale, purché siano collegati all'oggetto dell'appalto e proporzionati al suo valore e ai suoi obiettivi. Possono altresì indicare se è richiesto il trasferimento di diritti di proprietà intellettuale.

Nella definizione delle specifiche tecniche, le stazioni appaltanti devono avere riguardo per una pluralità di considerazioni, relative agli obiettivi verso i quali il legislatore ha inteso orientare le scelte di acquisto delle pubbliche amministrazioni.

In particolare, le stazioni appaltanti sono chiamate a fornire il loro contributo all'obiettivo di una crescita economica intelligente, sostenibile ed inclusiva, in attuazione della c.d. Strategia Europa 2020e in conformità a quanto previsto dal «Libro Verde sulla modernizzazione della politica dell'UE in materia di appalti pubblici, per una maggiore efficienza del mercato europeo degli appalti».

La sostenibilità dello sviluppo si riferisce, in primo luogo, all'elemento ambientale. Come è noto, nell'ambito del c.d. green public procurement, sono stati previsti una serie di strumenti giuridici volti a promuovere la graduale integrazione degli interessi ambientali nella disciplina dei contratti pubblici. Si vuole, in sostanza, «orientare il settore pubblico verso scelte di acquisto di beni e servizi caratterizzati da una minore pericolosità per l'ambiente rispetto ad altri beni o servizi ad essi fungibili» (Fidone).

Il momento relativo alla definizione delle specifiche tecniche è quello che, più pi ogni altro, consente di valorizzare le considerazioni di natura ambientale.

L'art. 68 prevede, sul punto, che le specifiche tecniche possano essere formulate in termini di prestazioni o requisiti funzionali, ivi comprese le caratteristiche ambientali.

Come si è anticipato, dalle specifiche tecniche il legislatore si attende un contributo non solo alla sostenibilità, ma anche al carattere inclusivo della crescita economica.

In particolare, all'obiettivo della crescita inclusiva si riferisce il criterio di delega previsto dall'art. 1, comma 1, lett. c) della l. n. 11/2016, che richiede la previsione di specifiche tecniche tali da assicurare l'accessibilità delle persone con disabilità, conformemente agli standard europei. In proposito, l'art. 68, comma 3 del Codice richiede che le specifiche tecniche, per tutti gli appalti destinati all'uso di persone fisiche, siano elaborate in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità o di progettazione adeguata per tutti gli utenti. Non si tratta di un mero criterio direttivo, come nel regime previgente, ma di una disposizione cogente, derogabile dalle stazioni appaltanti soltanto in casi debitamente motivati.

Le stazioni appaltanti, attraverso la definizione delle specifiche tecniche, sono altresì chiamate a salvaguardare il principio di libera concorrenza. Sebbene i valori di nuova emersione – di cui si è fatta carico la c.d. «Strategia Europa 2020» – abbiano parzialmente ridimensionato il ruolo della tutela della concorrenza, essa resta presidiata da una serie di regole anche in materia di specifiche tecniche (Alessandro, Perulli, 277).

In modo particolare, il comma 4 dell'articolo in commento prevede che le specifiche tecniche debbano garantire la parità di accesso degli operatori economici alle procedure di aggiudicazione e che non debbano comportare, direttamente o indirettamente, ostacoli ingiustificati alla concorrenza (art. 68, comma 4).

Laddove una specifica tecnica limiti la platea dei soggetti astrattamente ammissibili alla procedura essa si deve ritenere irragionevolmente apposta e, dunque, illegittima (cfr. T.A.R. Sicilia, Palermo, II, n. 797/2021).

Nella medesima ottica, come nella disciplina previgente di cui al d.lgs. n. 163/2006, salvo che vi siano particolari giustificazioni in relazione all'oggetto dell'appalto, le specifiche tecniche non possono menzionare una determinata fabbricazione o provenienza, ovvero un procedimento particolare caratteristico dei prodotti e dei servizi forniti da un operatore economico specifico, né fare riferimento ad un marchio, a un brevetto, ad un'origine, a un tipo o ad una produzione specifica che avrebbero l'effetto di favorire o eliminare alcune imprese o taluni prodotti.

In via eccezionale, tali menzioni e/o riferimenti sono consentiti qualora una descrizione sufficientemente precisa e intelligibile dell'oggetto dell'appalto non sia possibile applicando le modalità di formulazione delle specifiche tecniche previste dall'art. 68, comma 5 del Codice, purché la menzione e/o il riferimento siano accompagnati dall'espressione «o equivalente» (art. 68, comma 6).

In tal modo si vuole garantire ai concorrenti la possibilità di proporre soluzioni diverse e innovative, purché idonee a soddisfare gli obiettivi della stazione appaltante (Fontana, 558).

Modalità di formulazione delle specifiche tecniche

Le modalità di formulazione delle specifiche tecniche sono indicate dall'art. 68, comma 5, del Codice.

In particolare, fatte salve le regole tecniche nazionali obbligatorie, le specifiche tecniche possono essere formulate alternativamente secondo quattro modalità:

i) in termini di prestazioni o di requisiti funzionali – comprese le caratteristiche ambientali – a condizione che i parametri siano sufficientemente precisi da consentire agli offerenti di determinare l'oggetto dell'appalto e alle amministrazioni aggiudicatrici di aggiudicare la gara;

ii) in termini di prestazioni o di requisiti funzionali, nonché di specifiche tecniche quale mezzo per presumere la conformità con tali prestazioni o requisiti funzionali;

iii) mediante riferimento a specifiche tecniche per talune caratteristiche e a prestazioni o requisiti funzionali per altre caratteristiche;

iv) mediante riferimento a specifiche tecniche e, in ordine di preferenza, alle norme che recepiscono norme europee, alle valutazioni tecniche europee, alle specifiche tecniche comuni, alle norme internazionali, ad altri sistemi tecnici di riferimento adottati dagli organismi europei di normalizzazione o in mancanza, alle norme, omologazioni tecniche o specifiche tecniche, nazionali, in materia di progettazione, calcolo e realizzazione delle opere e uso delle forniture; In questo caso ciascun riferimento deve necessariamente contenere l'espressione «o equivalente».

Qualora la stazione appaltante definisca le specifiche tecniche con quest'ultima modalità, ai sensi dell'art. 68, comma 7, del Codice, non potrà «dichiarare inammissibile o escludere un'offerta per il motivo che i lavori, le forniture o i servizi offerti non sono conformi alle specifiche tecniche alle quali hanno fatto riferimento, se nella propria offerta l'offerente dimostra, con qualsiasi mezzo appropriato, compresi i mezzi di prova di cui all'art. 86, che le soluzioni proposte ottemperano in maniera equivalente ai requisiti definiti dalle specifiche tecniche»: è il c.d. «principio di equivalenza».

Il principio di equivalenza

Il principio di equivalenza consente ai concorrenti di provare che le soluzioni da essi proposte, pur non essendo conformi alle specifiche individuate dalla stazione appaltante, sono comunque in grado di soddisfare i requisiti stabiliti dalle specifiche medesime. In sostanza, non può essere escluso dalla gara l'operatore che offra un prodotto che, seppure non corrispondente ai requisiti di natura tecnica indicati dalla lex specialis, garantisca la medesima prestazione e il medesimo risultato pretesi dalla stazione appaltante (cfr. T.A.R. Campania, Napoli, V, n. 1133/2020).

La prova dell'equivalenza, di regola, dovrebbe essere fornita già al momento della presentazione dell'offerta e il relativo accertamento è subordinato allo svolgimento di prove ritenute soddisfacenti dalla stazione appaltante (cfr. Cons. St., III, n. 2930/2017).

Il principio di equivalenza «deve essere contemperato con i principi di tutela della par condicio tra i concorrenti e di trasparenza delle operazioni di gara, non essendo configurabile una giustificazione postuma in merito all'equivalenza delle specifiche tecniche offerte» e si richiede quindi, ai fini della relativa applicazione, che «la c.d. equivalenza funzionale del prodotto offerto venga segnalata dal concorrente con apposita dichiarazione allegata all'offerta stessa» (T.A.R. Basilicata, I, n. 70/2020; T.A.R. Lazio, Roma, III-quater, n. 3646/2019).

La valutazione dell'equivalenza di un prodotto, essendo espressione di discrezionalità tecnica della stazione appaltante, può essere sindacata dal giudice amministrativo soltanto nei casi di manifesta irragionevolezza (cfr. T.A.R. Lombardia, Brescia, II, n. 778/2019, nonché Cons. St., III, n. 1316/2018).

Il principio di equivalenza permea l'intera disciplina dell'evidenza pubblica, per cui la possibilità di ammettere (a seguito di valutazione della stazione appaltante) prodotti aventi specifiche tecniche analoghe a quelle richieste risponde al principio del favor partecipationis (cfr. Cons. St., V ord. n. 7965/2020, che ricostruisce puntualmente i connotati del principio di equivalenza e che peraltro effettua un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia UE circa le modalità concrete di applicazione di tale principio nell'ambito delle forniture di componenti di ricambio per autobus destinati al servizio pubblico).

La recente giurisprudenza ha chiarito che il principio di equivalenza può trovare effettiva applicazione solamente «in presenza di una specifica in senso propriamente tecnico, e cioè di uno standard – espresso in termini di certificazione, omologazione, attestazione, o in altro modo – capace di individuare e sintetizzare alcune caratteristiche proprie del bene o del servizio, caratteristiche che possono tuttavia essere possedute anche da altro bene o servizio pur formalmente privo della specifica indicata» (ex multis: Cons. St., V, n. 5258/2019, richiamato da T.A.R. Sicilia, Palermo, II, n. 797/2021; Cons. St., V, n. 3808/2020).

Esso non può invece essere invocato qualora – piuttosto che uno standard tecnico-normativo – sia in questione una caratteristica del prodotto numericamente espressa, con impossibilità di rinvenirne una equivalente; in casi simili, il richiamo al principio di equivalenza sarebbe «meramente labiale e sostanzialmente privo di effettiva portata» e non basterebbe a ‘salvare' da un'inevitabile declaratoria di illegittimità la previsione di specifiche tecniche prive di equivalenti, ove questa non sia sorretta da giustificazioni plausibili (T.A.R. Sicilia, Palermo, II, n. 797/2021).

Le coordinate operative del principio di equivalenza  sono state ribadite da  da, Cons. St,  V,  17 febbraio 2022, n. 1192 . Rinviando alla  giurisprudenza in tema di specifiche tecniche e criterio di equivalenza (cfr. Cons. Stato, sez. III, 18 settembre 2019, n. 6212), i giudici di palazzo Spada chiariscono che:  a) ai fini della partecipazione alle pubbliche gare, il principio di equivalenza permea l’intera disciplina dell’evidenza pubblica; b) tale criterio risponde al più generale principio del favor partecipationis (id est: ampliamento della platea dei concorrenti), costituendo dunque espressione della massima concorrenzialità nel settore dei pubblici contratti; c) esso trova applicazione “indipendentemente da espressi richiami negli atti di gara o da parte dei concorrenti ; d)ne consegue   la capacità, da parte di alcune regolamentazioni tecniche di standardizzazione europea (nel caso di specie: la UNI EN 973:2009 sul cloruro di sodio), di etero-integrare ai sensi dell’art. 68, comma 8, del decreto legislativo n. 50 del 2016 (Codice dei contratti, d’ora in avanti), le disposizioni della disciplina di gara nel suo complesso. 

Nella specie il Consiglio ha,  peraltro,  reputato che, alla luce del l complesso delle disposizioni costituite dal disciplinare tecnico di gara e dalla normativa tecnica europea di standardizzazione,  come i valori prescritti per il cloruro di sodio costituissero “requisiti tecnici minimi” (o essenziali) dei prodotti da offrire in gara (cfr. quanto si dirà più avanti al punto 4). Di qui il richiamo della   giurisprudenza costante secondo cui  l’offerta di un prodotto che risulti privo di un requisito di carattere tecnico da qualificare alla stregua di requisito essenziale minimo (in quanto espressamente elencato, come nella specie, tra le specifiche tecniche essenziali nella lex specialis) comporta sempre, e comunque, l’esclusione dell’impresa concorrente pur in assenza di espressa comminatoria in tal senso. Si veda da ultimo, a tale stesso riguardo, TAR Liguria, sez. I, 28 gennaio 2022, n. 64, secondo cui: la mancata rispondenza dell’offerta tecnica ad una caratteristica di minima prescritta dal capitolato rivela l’inadeguatezza del progetto proposto dall’impresa concorrente rispetto alle esigenze manifestate dall’Amministrazione negli atti di gara. Da ciò consegue la doverosa estromissione dell’offerente dalla selezione, a prescindere da un’espressa clausola di esclusione, in quanto in tale ipotesi difetta un elemento indispensabile per definire il contenuto delle prestazioni su cui deve perfezionarsi l’accordo contrattuale (in tal senso cfr., ex plurimis, Cons. St., sez. V, 8 gennaio 2021, n. 295Cons. St., sez. III, 11 dicembre 2019, n. 8429Cons. St., sez. V, 5 maggio 2016, n. 1809Cons. St., sez. V, 17 febbraio 2016, n. 633Cons. St., sez. III, 21 ottobre 2015, n. 4804Cons. St., sez. III, 1° luglio 2015, n. 3275)”.

L'idoneità del principio di equivalenza a etero-integrare ex lege i documenti di gara

Non è chiaro se il principio di equivalenza operi indipendentemente dalla presenza nei documenti di gara di una specifica clausola in tal senso.

La legge prevede l'obbligo per la stazione appaltante di riportare nella documentazione di gara l'espressione «o equivalente» ogni qualvolta menzioni una determinata fabbricazione o provenienza, o un procedimento particolare caratteristico di un operatore economico specifico, o un particolare tipo, marchio o brevetto. Lo stesso obbligo è previsto per la P.A. qualora faccia riferimento a particolari specifiche tecniche ai sensi dell'art. 68, comma 5, lett. b) del Codice.

In altri termini, la legge impone alle stazioni appaltanti di richiamare espressamente il principio di equivalenza negli atti di gara, in modo da impedire l'esclusione di offerte che – pur non essendo conformi alle specifiche tecniche individuate – ottemperino ai relativi requisiti in maniera equivalente.

Le norme, tuttavia, omettono di disciplinare il caso in cui la stazione appaltante ometta di richiamare il principio di equivalenza nella lex specialis della procedura. Ci si chiede quindi se in tali casi il principio di equivalenza vada a etero-integrare ex lege la documentazione di gara, ovvero se la P.A. possa legittimamente escludere l'applicazione di tale principio nell'esercizio del suo potere discrezionale (Fontana, 561).

La giurisprudenza, sul punto, è divisa.

Secondo un primo orientamento, il principio di equivalenza opererebbe senza necessità di espressi richiami da parte della lex specialis di gara (Cons. St., III, n. 6721/2018).

In quest'ottica, è stato affermato che «non ha rilevanza il fatto che la lex specialis non contempli expressis verbis la menzione «o equivalente» (...), atteso che, dalla circostanza che la lex specialis della gara non contenga espressamente la clausola di equivalenza non può logicamente inferirsi che la stazione appaltante abbia inteso escludere la possibilità di ammettere prodotti aventi caratteristiche equivalenti» (T.A.R. Veneto, I, n. 40/2016). In ordine alla ratio dell'art. 68, il medesimo orientamento «ha chiarito che [...] il precetto di equivalenza delle specifiche tecniche è un presidio del canone comunitario dell'effettiva concorrenza (come tale vincolante per l'Amministrazione e per il Giudice), ed impone che i concorrenti possano sempre dimostrare che la loro proposta ottempera in maniera equivalente allo standard prestazionale richiesto» (ex multis: CGARS, Sez. giur., n. 634/2020; Cons. St., III, n. 7450/2020).

In altri termini, «il divieto per la stazione appaltante di escludere offerte che ottemperino in maniera ‘equivalente' alle specifiche tecniche previste opererebbe ex lege, anche qualora la clausola di equivalenza non sia stata esplicitamente riportata nella lex specialis della procedura. La sanzione per la mancata previsione della clausola di equivalenza sarebbe quindi l'inserzione ope legis della clausola medesima nella documentazione di gara. Si verificherebbe, in buona sostanza, un'etero-integrazione del bando di gara ad opera della legge» (Fontana, 561).

Secondo un diverso orientamento, invece, non sarebbe possibile imporre l'ammissione di prodotti equivalenti anche quando la P.A. l'abbia consapevolmente esclusa nel legittimo esercizio del suo potere discrezionale, a pena di violare la riserva di amministrazione e l'ambito della discrezionalità lasciata alla stazione appaltante nel dettare la concreta regolamentazione della gara (ex multis: T.A.R. Lombardia, Milano, IV, n. 84/2018; Cons. St., V, n. 868/2017; TRGA Trento, Sez. Un., n. 208/2016).

In tale contesto, una lex specialis priva dell'indicazione della clausola di equivalenza sarebbe pur sempre illegittima, e quindi impugnabile dall'operatore che la ritenga discriminatoria. Tuttavia, qualora tale lex specialis non venisse tempestivamente impugnata, essa consoliderebbe i suoi effetti e non sarebbe possibile alcuna etero-integrazione con la clausola di equivalenza (illegittimamente) omessa (Cons. St., V, n. 868/2017).

Quest'ultimo orientamento non pare condivisibile. A tale conclusione «si perviene sia operando un'interpretazione letterale della norma, sia preferendo un'interpretazione di tipo teleologico» (Fontana, p. 561).

Dal punto di vista letterale, il settimo comma dell'art. 68 – che obbliga le stazioni appaltanti ad ammettere prodotti «equivalenti» – è infatti concettualmente autonomo rispetto all'obbligo di inserire nella lex specialis la clausola di equivalenza, previsto dall'art. 68, comma 5, lett. b). Ciò significa che la stazione appaltante non può escludere un prodotto con caratteristiche tecniche «equivalenti» agli standard richiesti dalle specifiche tecniche, nemmeno qualora in precedenza non abbia assolto all'obbligo (concettualmente distinto ed autonomo) di richiamare la clausola di equivalenza negli atti di gara.

Parimenti, «dal punto di vista teleologico sarebbe paradossale – oltre che contrario al diritto europeo – rimettere la concreta applicazione del principio di equivalenza all'arbitrio delle stazioni appaltanti, in quanto significherebbe subordinare la tutela della concorrenza ad una valutazione discrezionale della P.A. Inoltre, qualora si aderisse al qui denegato orientamento, il settimo comma dell'art. 68 non avrebbe alcuna concreta portata operativa. Infatti, laddove la lex specialis riporti la clausola di equivalenza, l'eventuale esclusione di un'offerta ‘equivalente' alle specifiche tecniche indicate sarebbe illegittima di per sé in quanto non conforme alla documentazione di gara, senza bisogno di una espressa previsione legislativa in tal senso» (Fontana, 562).

In conclusione, si ritiene che il principio di equivalenza operi indipendentemente dalla presenza di espressi richiami in tal senso nei documenti di gara di una specifica clausola in tal senso.

Bibliografia

Alessandro, Perulli, Procedura di affidamento (Artt. 66-76), in Corradino, Sticchi Damiani (a cura di), I nuovi appalti pubblici, Milano, 2017; Fontana, Bandi e avvisi, in Clarich (a cura di), Commentario al Codice dei Contratti Pubblici, II ed., Torino, 2019; Fidone, Gli appalti verdi all'alba delle nuove direttive: verso modelli più flessibili orientati a scelte eco-efficienti, in Riv. it. dir. pubbl. comun., n. 5/2012; Meale, Dai bandi ai verbali di gara: atti, forme di pubblicità e termini delle procedure a evidenza pubblica, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma, 2021.

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