Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 79 - (Fissazione di termini)1(Fissazione di termini)1 [1. Nel fissare i termini per la ricezione delle domande di partecipazione e delle offerte, le amministrazioni aggiudicatrici tengono conto in particolare della complessità dell'appalto e del tempo necessario per preparare le offerte, fatti salvi i termini minimi stabiliti negli articoli 60, 61, 62, 64 e 652. 2. Quando le offerte possono essere formulate soltanto a seguito di una visita dei luoghi o dopo consultazione sul posto dei documenti di gara e relativi allegati, i termini per la ricezione delle offerte, comunque superiori ai termini minimi stabiliti negli articoli 60, 61, 62, 64 e 65, sono stabiliti in modo che gli operatori economici interessati possano prendere conoscenza di tutte le informazioni necessarie per presentare le offerte3. 3. Le stazioni appaltanti prorogano i termini per la ricezione delle offerte in modo che gli operatori economici interessati possano prendere conoscenza di tutte le informazioni necessarie alla preparazione delle offerte nei casi seguenti: a) se, per qualunque motivo, le informazioni supplementari significative ai fini della preparazione di offerte adeguate, seppur richieste in tempo utile dall'operatore economico, non sono fornite al più tardi sei giorni prima del termine stabilito per la ricezione delle offerte. In caso di procedura accelerata ai sensi degli articoli 60, comma 3, e 61, comma 6, il termine è di quattro giorni; b) se sono effettuate modifiche significative ai documenti di gara. 4. La durata della proroga di cui al comma 3 è proporzionale all'importanza delle informazioni o delle modifiche. 5. Se le informazioni supplementari non sono state richieste in tempo utile o la loro importanza ai fini della preparazione di offerte adeguate è insignificante, le amministrazioni aggiudicatrici non sono tenute a prorogare le scadenze. 5-bis. Nel caso di presentazione delle offerte attraverso mezzi di comunicazione elettronici messi a disposizione dalla stazione appaltante ai sensi dell'articolo 52, ivi incluse le piattaforme telematiche di negoziazione, qualora si verifichi un mancato funzionamento o un malfunzionamento di tali mezzi tale da impedire la corretta presentazione delle offerte, la stazione appaltante adotta i necessari provvedimenti al fine di assicurare la regolarità della procedura nel rispetto dei principi di cui all'articolo 30, anche disponendo la sospensione del termine per la ricezione delle offerte per il periodo di tempo necessario a ripristinare il normale funzionamento dei mezzi e la proroga dello stesso per una durata proporzionale alla gravità del mancato funzionamento. Nei casi di sospensione e proroga di cui al primo periodo, la stazione appaltante assicura che, fino alla scadenza del termine prorogato, venga mantenuta la segretezza delle offerte inviate e sia consentito agli operatori economici che hanno già inviato l'offerta di ritirarla ed eventualmente sostituirla. La pubblicità di tale proroga avviene attraverso la tempestiva pubblicazione di apposito avviso presso l'indirizzo Internet dove sono accessibili i documenti di gara, ai sensi dell'articolo 74, comma 1, nonché attraverso ogni altro strumento che la stazione appaltante ritenga opportuno. In ogni caso, la stazione appaltante, qualora si verificano malfunzionamenti, ne dà comunicazione all'AGID ai fini dell'applicazione dell'articolo 32-bis del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, recante codice dell'amministrazione digitale4.] [1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo. [2] Così rettificato con Comunicato 15 luglio 2016 (in Gazz. Uff., 15 luglio 2016, n. 164). [3] Così rettificato con Comunicato 15 luglio 2016 (in Gazz. Uff., 15 luglio 2016, n. 164). [4] Comma aggiunto dall'articolo 48, comma 1, del DLgs. 19 aprile 2017, n. 56. InquadramentoL'art. 79 d.lgs. n. 50/2016, recependo l'art. 47 della Direttiva UE 24/2014, disciplina, seppure parzialmente, i termini dei procedimenti degli affidamenti pubblici. L'art. 79, infatti, non individua direttamente i termini procedimentali, che sono invece indicati da varie norme del Codice: gli artt. 60, 61, 62, 64 e 65 prevedono termini ordinari, accelerati o urgenti, per ciascuna procedura (aperta, ristretta, competitiva, dialogo competitivo) e per singola fase (prequalifica o valutazione delle offerte) oppure abbreviazioni in caso di avvenuta pubblicazione di un avviso di preinformazione (art. 70). Tale impostazione si differenzia da quella del Codice del 2006, che agli artt. 70-72 disciplinava unitariamente sia le caratteristiche che i termini delle singole procedure (in chiave critica rispetto alla nuova impostazione: Pescatore, 1309). Inoltre, la norma è richiamata in diverse parti del Codice: ad esempio, l'art. 36, comma 9 richiama i principi previsti dall'art. 79, nell'ambito delle procedure sotto soglia; l'art. 173, comma 2 disciplina i termini procedimentali per gli affidamenti delle concessioni, richiamando espressamente i commi 1 e 2 dell'art. 79; l'art. 133 rende operativo l'art. 79 nell'ambito dei settori speciali, nei limiti in cui risulti compatibile. L'art. 79, infine, ai commi successivi al primo, prevede le ipotesi che giustificano una maggiorazione dei termini, per situazioni note ab origine (l'esigenza di effettuare un sopralluogo, comma 2), sopravvenute (il rilascio di informazioni complementari o modifiche significative dei documenti di gara, comma 3-5) oppure patologiche (il malfunzionamento delle piattaforme telematiche, comma 5-bis). La fissazione dei terminiIl comma 1 dell'art. 79 rimette alla stazione appaltante la esatta individuazione dei termini procedimentali in una logica di flessibilità, alla luce della complessità dell'appalto e del tempo occorrente a predisporre l'offerta e ribadisce l'inderogabilità dei termini minimi previsti dalle singole procedure.In tal senso, è stato osservato che l'individuazione di un termine minimo garantisce, per un verso, la par condicio e il favor partecipationis (Dipace, 315; Vinti, 929) e, per altro verso, la ricezione di candidature adeguatamente ponderate (Pescatore, 1310; Marongiu, 524). Il dies a quo è individuabile unitariamente dalla data di trasmissione del bando di gara, sia in caso di procedura aperta che ristretta (ai sensi dell'art. 60, comma 1 e dell'art. 61 comma 2 del Codice); per le procedure ad inviti il dies a quo è individuato nella data di spedizione dell'invito. Al riguardo, è stato osservato che ciò potrebbe ridurre il tempo necessario per predisporre le offerte, rispetto ad una decorrenza fissata al momento di pubblicazione del bando o di ricezione dell'invito (Dipace, 316). Per converso la scelta è stata apprezzata nella misura in cui si individua un termine di decorrenza certo e uniforme per tutti i concorrenti (Pescatore, 1312). Anche in giurisprudenza si è affermato che l'individuazione di un termine obbedisce a una logica di par condicio a tutela della concorrenza (T.A.R. Toscana, I, n. 1007/2020) e che la congruità dello stesso deve essere valutata in concreto, non solo alla stregua del formale rispetto dei termini minimi (Cons. St., V, n. 5127/2019). Il prevalente orientamento giurisprudenziale, inoltre, include tra le clausole escludenti immediatamente impugnabili le «disposizioni abnormi o irragionevoli che (...) prevedano abbreviazioni irragionevoli dei termini per la presentazione dell'offerta» (Cons. St., Ad. plen., n. 4/2018; Cons. St., V, n. 980/2003). Può ritenersi, inoltre, pacifica la natura perentoria dei termini di partecipazione e di presentazione delle offerte, soprattutto ove l'esclusione sia prevista espressamente dalla lex specialis di gara (Cons. St., V, n. 4135/2017; T.A.R. Veneto, I, n. 192/2020; T.A.R. Friuli Venezia Giulia, I, n. 445/2019; Delibera ANAC, n. 79/2021; Dipace, 316; Pescatore, 1311; De Nictolis, 1241). L'art. 8, comma 1, lett. c), d.l. n. 76/2020, conv. in l. n. 120/2020 (c.d. «decreto Semplificazione»), con norma efficace fino al 30 giugno 2023 (ai sensi dell'art. 51, comma 1, lett. f), d.l. n. 77/2021, conv. in L. 108/2021), consente di utilizzare i termini d'urgenza (previsti dagli artt. 60, comma 3, 61, comma 6, 62, comma 5 e 74, comma 2-3 del Codice) senza necessità di una specifica motivazione, invece ordinariamente richiesta. Al riguardo, è stato evidenziato che il carattere automatico della previsione (obbligatoria quantomeno per le procedure sopra soglia, ex art. 2, comma 2, ultima parte, d.l. n. 76/2020) potrebbe comportare una minore partecipazione, soprattutto negli affidamenti transfrontalieri o più complessi (Fontana, Madeo, 19; Meale). Il «decreto Semplificazione», inoltre, fissa termini massimi di conclusione delle procedure, per gli affidamenti banditi con determina adottata entro il 30 giugno 2023 (ai sensi dell'art. 51 d.l. n. 77/2021, conv. in l. n. 108/2021): due o quattro mesi per gli affidamenti sotto soglia (art. 1, comma 1) oppure sei mesi per gli affidamenti sopra soglia (art. 2, comma 1). La violazione del termine può dar luogo a responsabilità erariale del R.U.P. e all'esclusione del concorrente, al quale sia eventualmente imputabile il ritardo. La previsione anticipa una delle possibili novità del Regolamento unico che, almeno nella bozza pubblicata nel luglio 2020 e con conseguenze meno gravi, all'art. 127, comma 3, dispone: «Le operazioni di gara si concludono, di regola, entro un termine non superiore al doppio del tempo assegnato agli operatori economici per la presentazione delle offerte». Il sopralluogoIl sopralluogo consiste nella visita dei luoghi che l'operatore economico, non ancora concorrente, svolge preliminarmente alla presentazione delle offerte. L'esame della documentazione di gara in loco, invece, è normalmente previsto negli affidamenti che presentino esigenze di non divulgazione della stessa (ad es., gli appalti per esigenze della Difesa o della Banca d'Italia). Secondo il comma 2 dell'art. 79 del Codice, la indispensabilità del sopralluogo incide sui termini di presentazione delle offerte, i quali devono essere superiori a quelli minimi previsti (dagli artt. 60, 61, 62, 64 e 65) e idonei a consentire al concorrente l'acquisizione delle informazioni necessarie a formulare un'offerta adeguata. L'individuazione esatta della maggiorazione temporale è rimessa alla discrezionalità della stazione appaltante, da valutare in ragione della complessità della documentazione o dei luoghi da visitare (ad es., ove l'accesso di soggetti esterni impone la riduzione delle normali attività oppure ove occorra evitare la contemporanea presenza di diversi concorrenti). Lo svolgimento del sopralluogo ha anche un diretto riflesso sulla fase di esecuzione dell'affidamento, in quanto, per un verso, è funzionale al migliore adempimento della prestazione contrattuale e, per altro verso, in ossequio ai principi di buona fede e diligenza professionale (artt. 1176 e 1375 c.c.), consente la immediata emersione di eventuali vizi o criticità dell'opera, impedendone la successiva eccezione (che, ad es., potrebbe dar luogo alla proposizione di riserve). Lo svolgimento di un sopralluogo, astrattamente, appare compatibile con ogni tipologia di affidamento, ancorché sarà più spesso richiesto in occasione di un affidamento di lavori o di servizi (ad es., quelli che si svolgono in locali di terzi, come i servizi di ristorazione oppure di gestione dei rifiuti). Secondo la giurisprudenza il sopralluogo ha un ruolo sostanziale per consentire ai concorrenti di valutare compiutamente la convenienza e l'opportunità della partecipazione alla gara, nonché di formulare un'offerta (tecnica ed economica) competitiva, consapevole e aderente alle necessità dell'appalto (Cons. St., V, 4597/2018; Cons. St., III, n. 6033/2020; Cons. St., VI, n. 2800/2016; Cons. St., IV, n. 4778/2015; T.A.R. Liguria, II, n. 252/2018). La funzione di tutela della stazione appaltante era certamente assolta dall'art. 106, comma 2, d.P.R. n. 207/2010, oggi abrogato (CGARS, n. 901/2013; T.A.R. Lazio (Roma), n. 11177/2013). Il sopralluogo può essere previsto come facoltativo o come obbligatorio. In tale ultimo caso l'omissione del sopralluogo è normalmente sanzionata con l'esclusione del concorrente; ciò rappresenta un indubbio appesantimento procedurale e, infatti, sono emersi taluni temperamenti sia nella giurisprudenza che nelle pronunce dell'Autorità. In tal senso, la giurisprudenza prevalente ritiene che qualora la lex specialis preveda l'obbligo del sopralluogo ai fini della presentazione dell'offerta, stante il suo valore sostanziale, l'omissione del sopralluogo si configura come una carenza insanabile dell'offerta stessa (Cons. St., IV, n. 4778/2015; Cons. St., VI, n. 2800/2016; Cons. St., V, n. 1037/2018). Tuttavia, è stato evidenziato che, con l'abrogazione dell'art. 106 d.P.R. n. 207/2010, ed in coerenza con il principio di tassatività delle cause di esclusione e di non aggravamento del procedimento, non sarebbe possibile disporre l'esclusione del concorrente che non abbia effettuato il sopralluogo (in assenza di specifica previsione della lex specialis), in quanto la formulazione dell'art. 79, comma 2, d.lgs. n. 50/2016 inciderebbe solo sui termini di presentazione dell'offerta (Cons. St., V, n. 3581/2019). È inoltre ritenuto sproporzionato, e quindi illegittimo, l'obbligo di effettuare il sopralluogo per il gestore uscente del servizio (Cons. St., III, n. 6033/2020; Cons. St., V, n. 4597/2018). È stata anche censurata la clausola di gara nella parte in cui imponeva al delegato non dipendente dell'operatore economico di munirsi di procura notarile (al fine di effettuare il sopralluogo), in quanto onere formale sproporzionato e non rispondente ad alcun interesse pubblico o utilità sostanziale (T.A.R. Calabria (Catanzaro), n. 1772/2020). Secondo il Bando Tipo ANAC n. 1 le stazioni appaltanti possono prevedere l'obbligatorietà del sopralluogo, a pena di esclusione, in particolare qualora l'oggetto del contratto abbia una stretta e diretta relazione con le strutture edilizie (cfr. Determinazione AVCP, n. 4/2012); in tale occasione l'Autorità ha fornito indicazioni in ordine alle modalità concrete di svolgimento del sopralluogo, rimarcando l'importanza della esaustività delle clausole che lo disciplinano, alle quali è necessario prestare particolare attenzione quando il sopralluogo è previsto a pena di esclusione (cfr. par. 14 della nota illustrativa). L'Autorità ha ribadito l'ammissibilità del sopralluogo obbligatorio, a pena di esclusione, in quanto funzionale alla certa conoscenza dei luoghi (Delibera ANAC, n. 1241/2017). Inoltre, in riferimento ad un appalto di fornitura, è stata affermata la legittimità dell'esclusione del concorrente che aveva omesso di effettuare il sopralluogo, previsto espressamente a pena di esclusione, giustificando l'obbligo con la stretta connessione tra l'oggetto della fornitura e i luoghi di utilizzo degli oggetti (Delibera ANAC, n. 576/2020). L'ANAC si è anche soffermata sulla differenza tra l'omessa effettuazione del sopralluogo e l'omessa presentazione della documentazione a comprova di tale adempimento, osservando che «la sanzione dell'esclusione si rivela sproporzionata» allorquando la documentazione sia conservata dalla stazione appaltante, debitamente sottoscritta dall'operatore economico; in particolare, è stata ritenuta nulla, per violazione dell'art. 83, comma 8, d.lgs. n. 50/2016, la clausola che prevedeva, a pena di esclusione, l'obbligo di presentare la documentazione a comprova dell'esecuzione del sopralluogo (Delibera ANAC, n. 9/2021). L'Autorità ha fornito indicazioni anche sul sopralluogo obbligatorio preliminare, ossia svolto in un momento antecedente alla fase di gara, ritenendolo illegittimo, in quanto esula dal perimetro applicativo dell'art. 79, comma 2, d.lgs. n. 50/2016 (che collega il sopralluogo alle offerte) e determina, in violazione dei principi di proporzionalità e libera concorrenza, un significativo ostacolo per gli operatori economici, che potrebbero decidere comunque di non presentare offerta (Comunicato del Presidente dell'ANAC del 18 luglio 2018). In caso di RTI costituendi, poiché il raggruppamento giuridicamente ancora non esiste, non essendo stato costituito, è necessario che ciascun componente sottoscriva le offerte e i documenti che ne fanno parte; pertanto, anche il sopralluogo deve essere effettuato da ciascun componente ma può essere effettuato da un rappresentante dei soggetti raggruppati o da soggetto diverso, delegato da tutti detti operatori (Delibera ANAC, n. 714/2018; in termini anche Cons. St., V, n. 1037/2018; Cons. St., IV, n. 4778/2015). Infine, pare opportuno segnalare che l'art. 8, comma 1, lett. b), d.l. n. 76/2020, conv. in l. n. 120/2020 (c.d. «decreto Semplificazione»), con norma efficace fino al 30 giugno 2023 (ai sensi dell'art. 51 d.l. n. 77/2021, conv. in l. n. 108/2021), ha ridotto l'ambito applicativo del sopralluogo obbligatorio, a pena di esclusione, confinandolo a quelle situazioni strettamente indispensabili: in tali ipotesi, sarà necessario che la stazione appaltante motivi adeguatamente la indispensabilità del sopralluogo. Resta ferma la possibilità di prevedere un sopralluogo facoltativo. La norma, al di là del carattere temporaneo, offre argomenti a sostegno della (generale) ammissibilità del sopralluogo obbligatorio: nel limitare l'ambito applicativo della fattispecie ad ipotesi tassative e strettamente indispensabili, implicitamente, sembra confermare che l'art. 79, comma 2, d.lgs. n. 50/2016 sia la base normativa di riferimento del sopralluogo obbligatorio con effetti escludenti. La proroga dei terminiLa proroga comporta un posticipo del termine di scadenza per la presentazione delle offerte originariamente previsto dalla documentazione di gara, al fine di consentire agli operatori economici di prendere piena conoscenza delle eventuali informazioni o delle modifiche medio tempore intervenute. La proroga è ammessa allorquando sono fornite informazioni supplementari significative ai fini della preparazione delle offerte (comma 3, lett. a). In tali casi, il termine è prorogato se la richiesta è formulata tempestivamente dall'operatore economico e se l'informazione è resa tardivamente dalla stazione appaltante. È tardiva la risposta fornita a meno di sei giorni dalla scadenza del termine di presentazione delle offerte oppure di quattro giorni, in caso di procedure accelerate; il comma 5 dell'art. 79, in coerenza con l'art. 74, comma 4, stabilisce che non è obbligatoria la proroga ove la richiesta non è formulata in tempo utile; è comunque facoltà della stazione appaltante concedere la proroga, al fine di facilitare la presentazione delle offerte. La proroga è altresì ammessa (dal comma 3, lett. b), dell'art. 79) allorquando vi sia una modifica significativa della documentazione di gara. Al fine di individuare la corretta nozione di documentazione di gara la cui modifica dà luogo ad una proroga, può prendersi in considerazione il Considerando 81 della Direttiva UE 24/2014 che fa espressa menzione delle specifiche tecniche; tuttavia, tale riferimento appare formulato in modo tale da non escludere altri documenti (quali il bando o il disciplinare di gara). Sicché l'ampia nozione di documentazione di gara, accolta dalla norma nazionale, sembra coerente con la indicazione europea e consente di includere anche gli altri documenti che ordinariamente costituiscono la lex specialis di gara, tra quelli la cui modifica giustifica la proroga. Tale conclusione sembra aver trovato conferma nella prassi applicativa (cfr. infra). Un'ulteriore ipotesi di proroga, pari a 5 giorni, è prevista dall'art. 74, comma 2-3, del Codice, allorquando l'accesso alla documentazione di gara non è consentito in modo gratuito, illimitato e diretto. È stato osservato come il Considerando 81 della Direttiva UE 24/2014 confermi la distinzione tra modifiche significative e sostanziali, elaborata dalla giurisprudenza nella vigenza del Codice del 2006: le prime giustificano una proroga dei termini; le seconde, invece, sono quelle che mutano la natura dell'affidamento fino a consentire la partecipazione di candidati diversi, comportando la riedizione della gara e la riapertura dei termini (Pescatore, 1315; Dipace, 318; Mauro, 304). Secondo la giurisprudenza la proroga è giustificata «in presenza di circostanze in grado di rappresentare una “oggettiva preclusione” a partecipare alla procedura selettiva, e per il periodo di tempo proporzionalmente necessario a ripristinare il normale svolgimento dalla gara» (Cons. St., VI, n. 1876/2018). In caso di significativa riscrittura delle regole di gara (quale quella incidente su elementi determinanti ai fini della presentazione dell'offerta o su requisiti di ammissione), i principi di massima partecipazione, par condicio e tutela dell'affidamento impongono la concessione di una congrua proroga a beneficio anche di quegli operatori economici interessati che hanno già presentato offerta (Cons. St., V, n. 5127/2019). Sempre in giurisprudenza è stata valutata come legittima (e sufficiente) la proroga derivante dalla necessità di adeguare l'offerta ad una sopravvenienza normativa e alla modifica della clausola sociale, non essendo necessaria la riapertura dei termini del procedimento (Cons. St., V, n. 5338/2020). Infine, anche in giurisprudenza si è sostenuto che le modifiche sostanziali alle regole di gara (ad es., relative ai requisiti di partecipazione), ove comportino una estensione dei possibili concorrenti, impongano una riapertura dei termini per la presentazione delle offerte, secondo il principio del contrarius actus (T.A.R. Campania (Napoli), III, n. 1445/2017; T.A.R. Puglia (Bari), III, n. 1351/2017), con le medesime garanzie di pubblicità del bando originario (T.A.R. Veneto, I, n. 940/2018). In un caso in cui la modifica della documentazione di gara è stata qualificata quale correzione di un refuso, di cui si è data conoscenza con adeguato anticipo, l'Autorità ha escluso che fosse necessario concedere una proroga (Delibera ANAC, n. 1130/2018), anche perché la concessione della proroga rientra nella discrezionalità della stazione appaltante chiamata a bilanciare i contrapposti interessi di concludere il procedimento e garantire un'adeguata partecipazione a parità di condizioni (Delibera ANAC, n. 336/2018). In un altro caso, l'Autorità ha ritenuto significativa la modifica delle modalità di presentazione delle offerte intervenuta a pochi giorni dal termine di scadenza, ciò giustificando la concessione di una proroga, ai sensi della lett. b) del comma 3 (Delibera ANAC, n. 1050/2019). L'Autorità ha inoltre ritenuto significativa l'informazione relativa al personale impiegato dal precedente aggiudicatario, diffusa tardivamente con le medesime modalità di pubblicazione del bando originario, ciò giustificando la riapertura dei termini di presentazione delle offerte (Delibera ANAC, n. 31/2021). A fattor comune delle ipotesi legittimanti la proroga (indicate dal comma 3), il comma 4 prevede che la durata della proroga è individuata discrezionalmente dalla stazione appaltante in ragione dell'importanza della informazione o della modifica. Sicché, in tali casi, la stazione appaltante è chiamata ad una doppia valutazione: la prima in ordine alla significatività della informazione o della modifica, cui segue l'obbligo di concedere una proroga; la seconda in ordine alla importanza della stessa, funzionale alla quantificazione del maggior termine occorrente alla formulazione di un'offerta adeguata. In giurisprudenza, a fronte dell'intervenuta modifica (non sostanziale) dei criteri di valutazione delle offerte, è stata ritenuta legittima la proroga del termine, in luogo della rinnovazione della gara ed è stato ritenuto congruo il differimento di 2/3 dell'originario termine (Cons. St., V, n. 2183/2020). È stato inoltre affermato che il periodo emergenziale sanitario per COVID-19 (durante il quale i termini procedimentali sono stati sospesi ex lege) non giustifica ex se la proroga dei termini di presentazione dell'offerta, in assenza di una specifica richiesta; sicché, la proroga concessa unilateralmente dalla stazione appaltante è stata ritenuta illegittima, con conseguente esclusione delle offerte presentate durante il periodo supplementare (T.A.R. Basilicata, I, n. 73/2021). Il malfunzionamento delle piattaforme telematicheIl primo correttivo al Codice (d.lgs. n. 56/2017) ha introdotto il comma 5-bis dell'art. 79, al fine di disciplinare le conseguenze del malfunzionamento delle piattaforme telematiche e degli strumenti elettronici utilizzati nello svolgimento delle procedure di gara. La norma prevede che se il malfunzionamento ha impedito la (corretta) presentazione dell'offerta, la stazione appaltante è tenuta ad adottare i necessari provvedimenti, alla luce del rispetto dei principi di cui all'art. 30 del Codice, concedendo una proroga o una sospensione dei termini procedimentali; non paiono escluse ulteriori iniziative (quali ad es. il ricorso al soccorso istruttorio), da valutare caso per caso, nei limiti in cui ciò sia ammissibile. La norma obbedisce a un'impostazione giurisprudenziale, sostanzialmente condivisa, in virtù della quale il malfunzionamento del sistema telematico è rischio imputabile alla stazione appaltante e non può pregiudicare il concorrente (determinandone l'espulsione dalla gara), anche ove ne risulti incerta la imputabilità (Cons. St., III, n. 7352/2020; Cons. St., III, n. 86/2020; Cons. St., V, n. 7922/2019; Cons. St., III, 481/2013; T.A.R. Puglia (Lecce), n. 977/2019; T.A.R. Lombardia (Milano), n. 40/2019). È tuttavia necessario che il concorrente fornisca almeno un principio di prova in ordine al malfunzionamento occorso; diversamente le conseguenze dell'errore rimangono a carico del concorrente stesso (T.A.R. Lombardia (Milano), n. 448/2021). In ogni caso, il concorrente è tenuto a comportarsi in modo diligente, valutando preventivamente i fisiologici inconvenienti che potrebbero presentarsi nell'utilizzo dello strumento telematico (ad es., legati alle tempistiche di accesso e di caricamento della documentazione oppure alle capacità informatiche del concorrente (Cons. St., III, n. 7352/2020; T.A.R. Lazio (Roma), II, n. 9044/2020). Da ultimo, in giurisprudenza, è stato ritenuto legittimo il provvedimento di riapertura dei termini per la presentazione delle offerte, a fronte di una inadeguata descrizione delle regole di funzionamento della piattaforma elettronica (sub specie dei limiti dimensionali disponibili), circostanza che ha impedito al concorrente il tempestivo e completo caricamento della propria offerta. In tal caso, in ragione dei principi di libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità e pubblicità (di cui all'art. 30 d.lgs. n. 50/2016), si è ritenuto che l'art. 79 comma 5-bis sia applicabile in via analogica alla diversa ipotesi della insufficiente od inadeguata informazione in ordine alle concrete modalità operative strumentali alla presentazione delle offerte in forma telematica, fattispecie in sé non riconducibile ad un obiettivo malfunzionamento tecnico del sistema informatico. Si è ritenuto, altresì, che la norma legittimi l'adozione di un provvedimento di riapertura dei termini procedimentali, oltre che i provvedimenti di proroga e sospensione dei termini, ivi espressamente previsti (Cons. St., V, 5641/2021). Anche secondo l'Autorità il malfunzionamento della piattaforma non può pregiudicare il concorrente (Delibera ANAC, n. 45/2019), anche ove ne sia incerta la imputabilità (Delibera ANAC, n. 11/2021). Del pari, si è ritenuto che il disservizio del sistema informatico (necessario al pagamento del contributo di gara) non può ricadere sugli offerenti, ciò giustificando la proroga dei termini per sanare l'adempimento (Delibera ANAC, n. 41/2020). La misura adottata al fine di mitigare le conseguenze del malfunzionamento è scelta discrezionalmente dalla stazione appaltante e deve essere proporzionata all'entità del malfunzionamento stesso. In ogni caso, la misura deve essere idonea a garantire la segretezza dell'offerta nonché la sostituzione, la modifica o il ritiro delle offerte già presentate. Infine, la misura deve essere adeguatamente e tempestivamente pubblicizzata sul sito internet ove sono pubblicati i documenti di gara oppure mediante ulteriori strumenti valutati dalla stazione appaltante. In giurisprudenza, la sola pubblicazione di un avviso sul sito internet della stazione appaltante non è stata ritenuta sufficiente a garantire la adeguata conoscenza della proroga a tutti i concorrenti, ritenendosi necessaria l'attivazione di ulteriori canali (quali le comunicazioni individuali), in un'ottica di proporzionato bilanciamento tra le esigenze di partecipazione e di non appesantimento della procedura (Cons. St., III, n. 4811/2020). Sempre in un'ottica di par condicio, è stato precisato che il differimento del termine debba avvenire in favore della generalità dei concorrenti e non uti singuli, in favore dell'unico che abbia denunciato il disservizio (T.A.R. Veneto, I, n. 657/2020). Questioni applicative1) È illegittima ex se la clausola della lex specialis che imponga il preventivo sopralluogo? Negativa la riposta di T.A.R. Catanzaro 258/2019: «La clausola che preveda a pena di esclusione il sopralluogo non può di per sé dirsi contraria alla legge o non prevista dalla legge, salvo che il sopralluogo ha carattere di adempimento strumentale a garantire anche il puntuale rispetto delle ulteriori prescrizioni imposte dalla legge di gara e che l'obbligo di sopralluogo ha un ruolo sostanziale, e non meramente formale, per consentire ai concorrenti di formulare un'offerta consapevole e più aderente alle necessità dell'appalto. Ha chiarito il T.A.R. che l'obbligo di sopralluogo, strumentale a una completa ed esaustiva conoscenza dello stato dei luoghi, è funzionale alla miglior valutazione degli interventi da effettuare in modo da formulare, con maggiore precisione, la migliore offerta tecnica (Cons. St., V, n. 1037/2018). È stato anche sottolineato che l'obbligo per il concorrente di effettuazione di un sopralluogo è finalizzato proprio a una completa ed esaustiva conoscenza dello stato dei luoghi: tale verifica può, dunque, dirsi funzionale anche alla redazione dell'offerta, onde incombe sull'impresa l'onere di effettuare tale sopralluogo con la dovuta diligenza, in modo da poter modulare la propria offerta sulle concrete caratteristiche dei locali (Cons. St. VI, n. 2800/2016). Il gestore uscente è obbligato al sopralluogo preventivo? Negativa la risposta di Cons. St. III, n. 6033/2020: il gestore uscente di un servizio non può essere gravato dell'onere di documentare l'effettuazione di un nuovo sopralluogo nei luoghi interessati dalle prestazioni contrattuali, qualora l'oggetto della fornitura o del servizio presenti caratteristiche sovrapponibili a quelle del rapporto in atto. Ha chiarito il Consiglio di Stato, richiamando un precedente in termini (sez, V, n. 4597/2018) che il sopralluogo ha carattere di adempimento strumentale a garantire anche il puntuale rispetto delle ulteriori prescrizioni imposte dalla legge di gara e che l'obbligo di sopralluogo ha un ruolo sostanziale, e non meramente formale, per consentire ai concorrenti di formulare un'offerta consapevole e più aderente alle necessità dell'appalto. L'obbligo di sopralluogo, strumentale a una completa ed esaustiva conoscenza dello stato dei luoghi, è infatti funzionale alla miglior valutazione degli interventi da effettuare in modo da formulare, con maggiore precisione, la migliore offerta tecnica (Cons. St. V, n. 1037/2018). È stato anche sottolineato che l'obbligo per il concorrente di effettuazione di un sopralluogo è finalizzato proprio ad una completa ed esaustiva conoscenza dello stato dei luoghi: tale verifica può, dunque, dirsi funzionale anche alla redazione dell'offerta, onde incombe sull'impresa l'onere di effettuare tale sopralluogo con la dovuta diligenza, in modo da poter modulare la propria offerta sulle concrete caratteristiche dei locali (Cons. St. VI, n. 2800/2016). Proprio in relazione alla funzione del sopralluogo, così come delineata dalla ricordata giurisprudenza, deve ammettersi che un simile obbligo è da considerarsi superfluo e sproporzionato allorché sia imposto ad un concorrente che sia gestore uscente del servizio, il quale per la sua stessa peculiare condizione si trova già nelle condizioni soggettive ideali per conoscere in modo pieno le caratteristiche dei luoghi in cui svolgere la prestazione oggetto della procedura di gara. BibliografiaCaringella, Manuale di contratti pubblici, 2019, 515 e ss.; Calaresu, Le domande e le offerte: forme, contenuti, garanzie e varianti, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma 2021; Cianflone, Giovannini, Lopilato, L'appalto di opere pubbliche, 2018, 1525 e ss.; Damonte, Omesso sopralluogo e soccorso istruttorio, in Urbanistica e appalti, 2016, 6, 709; De Nictolis, I nuovi appalti pubblici, 2021, 1240 e ss.; Dipace, Termini per le domande e le offerte, in Trattato sui contratti pubblici, III, diretto da Sandulli, De Nictolis, 2019, 313 e ss.; Fontana, Madeo, Il Codice Appalti alla prova delle semplificazioni, in www.italiappalti.it, 2020; Mantini, Proposte in tema di semplificazioni del codice degli appalti, in Giust. amm., 2020, 6; Marongiu, La nuova disciplina degli appalti pubblici, Garofoli, Ferrari (a cura di), 2016, 524 e ss.; Mauro, I nuovi appalti pubblici, Corradino, Sticchi Damiani (a cura di), 2017, 304; Meale, Dai bandi ai verbali di gara: atti, forme di pubblicità e termini delle procedure a evidenza pubblica, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma 2021; Pescatore, Codice dei contratti pubblici, I, a cura di Garofoli, Ferrari, 2017, 1308 e ss.; Screpanti, I tempi delle opere pubbliche e la relatività del tempo nel diritto amministrativo, in Riv. Trim. Dir. Pubbl., 4/2019, 1189; Vinti, Codice dei Contratti pubblici, Esposito (a cura di), 2017, 928 e ss. |