Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 102 - Collaudo e verifica di conformità12

Anna Corrado

Collaudo e verifica di conformità12

[1. Il responsabile unico del procedimento controlla l'esecuzione del contratto congiuntamente al direttore dei lavori per i lavori e al direttore dell'esecuzione del contratto per i servizi e forniture  3.

2. I contratti pubblici sono soggetti a collaudo per i lavori e a verifica di conformità per i servizi e per le forniture, per certificare che l'oggetto del contratto in termini di prestazioni, obiettivi e caratteristiche tecniche, economiche e qualitative sia stato realizzato ed eseguito nel rispetto delle previsioni e delle pattuizioni contrattuali. Per i contratti pubblici di lavori di importo superiore a 1 milione di euro e inferiore alla soglia di cui all'articolo 35 il certificato di collaudo, nei casi espressamente individuati dal decreto di cui al comma 8, può essere sostituito dal certificato di regolare esecuzione rilasciato per i lavori dal direttore dei lavori. Per i lavori di importo pari o inferiore a 1 milione di euro e per forniture e servizi di importo inferiore alla soglia di cui all'articolo 35, è sempre facoltà della stazione appaltante sostituire il certificato di collaudo o il certificato di verifica di conformità con il certificato di regolare esecuzione rilasciato per i lavori dal direttore dei lavori e per forniture e servizi dal responsabile unico del procedimento. Nei casi di cui al presente comma il certificato di regolare esecuzione è emesso non oltre tre mesi dalla data di ultimazione delle prestazioni oggetto del contratto4.

3. Il collaudo finale o la verifica di conformità deve avere luogo non oltre sei mesi dall'ultimazione dei lavori o delle prestazioni, salvi i casi, individuati dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di cui al comma 8,di particolare complessità dell'opera o delle prestazioni da collaudare, per i quali il termine può essere elevato sino ad un anno. Il certificato di collaudo o il certificato di verifica di conformità ha carattere provvisorio e assume carattere definitivo decorsi due anni dalla sua emissione. Decorso tale termine, il collaudo si intende tacitamente approvato ancorché l'atto formale di approvazione non sia stato emesso entro due mesi dalla scadenza del medesimo termine5.

[ 4. All'esito positivo del collaudo o della verifica di conformità il responsabile unico del procedimento rilascia il certificato di pagamento ai fini dell'emissione della fattura da parte dell'appaltatore. Il certificato di pagamento è rilasciato non oltre il novantesimo giorno dall'emissione del certificato di collaudo provvisorio ovvero del certificato di regolare esecuzione e non costituisce presunzione di accettazione dell'opera, ai sensi dell'articolo 1666, secondo comma, del codice civile.6

5. Salvo quanto disposto dall'articolo 1669 del codice civile, l'appaltatore risponde per la difformità e i vizi dell'opera o delle prestazioni, ancorché riconoscibili, purché denunciati dalla stazione appaltante prima che il certificato di collaudo assuma carattere definitivo7.

6. Per effettuare le attività di collaudo sull'esecuzione dei contratti pubblici di cui al comma 2, le stazioni appaltanti nominano tra i propri dipendenti o dipendenti di altre amministrazioni pubbliche da uno a tre componenti con qualificazione rapportata alla tipologia e caratteristica del contratto, in possesso dei requisiti di moralità, competenza e professionalità, iscritti all'albo dei collaudatori nazionale o regionale di pertinenza come previsto al comma 8 del presente articolo. Il compenso spettante per l'attività di collaudo è contenuto, per i dipendenti della stazione appaltante, nell'ambito dell'incentivo di cui all'articolo 113, mentre per i dipendenti di altre amministrazioni pubbliche è determinato ai sensi della normativa applicabile alle stazioni appaltanti e nel rispetto delle disposizioni di cui all' articolo 61, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 , convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 . Per i lavori, tra i dipendenti della stazione appaltante ovvero tra i dipendenti delle altre amministrazioni, è individuato il collaudatore delle strutture per la redazione del collaudo statico. Per accertata carenza nell'organico della stazione appaltante, ovvero di altre amministrazioni pubbliche, le stazioni appaltanti individuano i componenti con le procedure di cui all'articolo 31, comma 8 8.

7. Non possono essere affidati incarichi di collaudo e di verifica di conformità:

a) ai magistrati ordinari, amministrativi e contabili, e agli avvocati e procuratori dello Stato, in attività di servizio e, per appalti di lavori pubblici di importo pari o superiore alle soglie di rilevanza comunitaria di cui all'articolo 35 a quelli in quiescenza nella regione/regioni ove è stata svolta l'attività di servizio;

b) ai dipendenti appartenenti ai ruoli della pubblica amministrazione in servizio, ovvero in trattamento di quiescenza per appalti di lavori pubblici di importo pari o superiore alle soglie di rilevanza comunitaria di cui all'articolo 35 ubicati nella regione/regioni ove è svolta per i dipendenti in servizio, ovvero è stata svolta per quelli in quiescenza, l'attività di servizio9;

c) a coloro che nel triennio antecedente hanno avuto rapporti di lavoro autonomo o subordinato con gli operatori economici a qualsiasi titolo coinvolti nell'esecuzione del contratto;

d) a coloro che hanno, comunque, svolto o svolgono attività di controllo, verifica, progettazione, approvazione, autorizzazione, vigilanza o direzione sul contratto da collaudare.

d-bis) a coloro che hanno partecipato alla procedura di gara 10.

8. Con il regolamento di cui all'articolo 216, comma 27-octies, sono disciplinate e definite le modalità tecniche di svolgimento del collaudo, nonché i casi in cui il certificato di collaudo dei lavori e il certificato di verifica di conformità possono essere sostituiti dal certificato di regolare esecuzione rilasciato ai sensi del comma 2. Fino alla data di entrata in vigore di detto decreto, si applica l'articolo 216, comma 16, anche con riferimento al certificato di regolare esecuzione, rilasciato ai sensi del comma 2. [Nel medesimo decreto sono altresì disciplinate le modalità e le procedure di predisposizione degli albi dei collaudatori, di livello nazionale e regionale, nonché i criteri di iscrizione secondo requisiti di moralità, competenza e professionalità]11.

9. Al termine del lavoro sono redatti:

a) per i beni del patrimonio culturale un consuntivo scientifico predisposto dal direttore dei lavori o , nel caso di interventi su beni culturali mobili, superfici decorate di beni architettonici e a materiali storicizzati di beni immobili di interesse storico artistico o archeologico, da restauratori di beni culturali, ai sensi dalla normativa vigente, quale ultima fase del processo della conoscenza e del restauro e quale premessa per il futuro programma di intervento sul bene; i costi per la elaborazione del consuntivo scientifico sono previsti nel quadro economico dell'intervento;

b) l'aggiornamento del piano di manutenzione;

c) una relazione tecnico-scientifica redatta dai professionisti afferenti alle rispettive competenze, con l'esplicitazione dei risultati culturali e scientifici raggiunti.]

[1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo.

Inquadramento

La norma in commento disciplina il collaudo dei lavori e la verifica di conformità dei servizi e delle forniture, sia sotto l'aspetto organizzativo ‒ attraverso l'individuazione dei soggetti che procedono all'espletamento di tali attività, sia sotto quello procedimentale modalità e tempi per il rilascio dei predetti certificati.

Nel fare ciò, la norma recepisce quanto previsto all'art. 1, comma 1, lett. nn), della legge delega 11/2016, la quale, tra l'altro, ha previsto una revisione della disciplina di affidamento degli incarichi di collaudo a dipendenti appartenenti ai ruoli della pubblica amministrazione e in trattamento di quiescenza, prevedendo il divieto di affidamento dell'incarico di collaudo per appalti di lavori pubblici di importo superiore alle soglie di rilevanza comunitaria, ubicati nella regione sede dell'amministrazione di appartenenza, e disponendo un limite all'importo dei corrispettivi.

Il certificato di collaudo non rappresenta altro che un giudizio che il tecnico incaricato del collaudo dell'opera pubblica, realizzata in esecuzione del contratto di appalto, esprime in rapporto all'obbligazione dedotta in contratto e alle regole dell'arte e rientra nella fase di esecuzione del contratto, perché prevede la conseguente effettuazione di operazioni rientranti nella fase contrattuale e non esterna ad essa e impone al committente di procedere allo svincolo immediato della cauzione definitiva, di provvedere al pagamento della rata di saldo entro il termine fissato e di prendere in consegna l'opera; mentre all'appaltatore impone di prestare garanzia fideiussoria per l'equivalente della rata di saldo e di garantire il committente contro vizi o difformità dell'opera, anche se riconoscibili in fase di collaudo, finché il collaudo non sia approvato e non diventi definitivo (Cons. St. V, n. 5917/2014).

La disciplina

L'art. 66 del decreto correttivo n. 56/2017 ha introdotto alcune significative novità.

Al di là dell'inserimento di alcune opportune precisazioni (ad esempio, nella rubrica dell'articolo è stato inserito anche il riferimento alla «verifica di conformità») e di alcun affinamenti marginali, è stato modificato il comma 2, secondo periodo, della norma in commento, la quale prevede ora che per i lavori di importo superiore ad un milione di Euro, ed inferiori alla soglia comunitaria di cui all'art. 35, il certificato di collaudo, nei casi espressamente previsti dal decreto di cui al comma 8 della medesima norma, può essere sostituito con quello di regolare esecuzione rilasciato per i lavori dal direttore dei lavori. Mentre, per i lavori di importo pari od inferiore ad un milione di Euro e per le forniture e i servizi di importo inferiore alle soglie comunitarie, è previsto la facoltà della stazione appaltante di sostituire il certificato di collaudo o quello di conformità con quello di regolare esecuzione. Tale certificato, per i lavori, è rilasciato dal direttore dei lavori, mentre, per i servizi e le forniture, dal responsabile unico del procedimento.

Inoltre, il Decreto correttivo del 2017 ha confermato, nella sostanza, la previsione già contenuto nel testo del Codice secondo cui il certificato di regolare esecuzione è emesso non oltre tre mesi dalla data di ultimazione delle prestazioni oggetto del contratto.

Nella relazione di accompagnamento al Decreto in questione è precisato che tali modifiche si sono rese necessarie al fine di evitare che nelle more dell'adozione del provvedimento attuativo previsto dal comma 2 dell'art. 103, del Codice, debba essere redatto il certificato di collaudo o il certificato di verifica di conformità anche per gli appalti di minore rilevanza economica. In buona sostanza, è stata riprodotta la disciplina semplificata, già prevista dall'abrogato d.P.R. n. 207/2010.

In precedenza, la disposizione in commento (comma 1) se da un lato prevedeva che il responsabile unico del procedimento è il soggetto tenuto a controllare l'esecuzione del contratto, congiuntamente al direttore dell'esecuzione del contratto, dall'altra non faceva alcuna menzione al direttore dei lavori. Il Decreto correttivo ha posto rimedio a tale incongruenza, menzionando ora espressamente anche il direttore dei lavori.

Dal punto di vista sistematico, la previsione del comma 1, poiché ripetitiva di quanto previsto all'art. 101, avrebbe avuto una più logica collocazione in tale ultima menzionata norma. Ciò soprattutto dopo che lo stesso legislatore ha optato per una semplificazione della rubrica della norma medesima (la cui rubrica originaria, nello schema approvato dal Consiglio dei Ministri era «controlli in fase di esecuzione e collaudo», poi divenuta, nel testo attuale, più semplicemente «collaudo») eliminando ogni riferimento ai «controlli in fase di esecuzione».

Il comma 2 della norma in commento, nel disciplinare le modalità e i tempi di rilascio del certificato di collaudo, introduce talune novità rispetto alla disciplina previgente.

In particolare, è stabilito che per i contratti pubblici di importo inferiore alla soglia comunitaria, il certificato di collaudo dei lavori e il certificato di verifica di conformità dei servizi e delle forniture sono sostituiti dal certificato di regolare esecuzione. Quest'ultimo, per i lavori, è rilasciato dal direttore dei lavori, mentre, per i servizi e le forniture, dal responsabile unico del procedimento.

Il certificato di collaudo, come quello di regolare esecuzione, attestano che le prestazioni oggetto del contratto sono state eseguite nel rispetto degli obiettivi e delle caratteristiche tecniche, economiche e qualitative previste nel contratto, oltre che delle eventuali pattuizioni concordate in sede di aggiudicazione o affidamento.

Per quanto concerne la tempistica per l'effettuazione delle operazioni di collaudo o per il rilascio del certificato di esecuzione delle prestazioni, la norma dispone che il collaudo finale debba avere luogo non oltre sei mesi dall'ultimazione dei lavori, fatti salvi i casi di particolare complessità dell'opera da collaudare, per i quali il termine può essere elevato sino ad un anno. Ai sensi del comma 8 della norma in commento, come modificato dall'art. 1 del d.l. n. 32/2019, conv. in l. n. 55/2019, è stabilito che il regolamento di cui all'art. 216, comma 27-octies, sono disciplinate e definite le modalità tecniche di svolgimento del collaudo, nonché i casi in cui il certificato di collaudo dei lavori e il certificato di verifica di conformità possono essere sostituiti dal certificato di regolare esecuzione.

In ogni caso, è previsto (comma 3) – al pari della previgente disciplina – che il certificato di collaudo ha carattere provvisorio e assume carattere definitivo decorsi due anni dall'emissione del medesimo. Decorso tale termine, il collaudo si intende tacitamente approvato, ancorché l'atto formale di approvazione non sia intervenuto entro due mesi dalla scadenza del medesimo termine.

All'esito positivo del collaudo o della verifica di conformità, il responsabile unico del procedimento rilascerà il certificato di pagamento, ai fini dell'emissione della fattura da parte dell'affidatario, non oltre il novantesimo giorno dall'emissione del certificato di collaudo provvisorio, ovvero del certificato di regolare esecuzione, il quale, tuttavia, non costituisce presunzione di accettazione dell'opera, ai sensi dell'art. 1666, comma 2, del c.c..

Sul piano sostanziale, la norma, riprendendo la previsione dell'abrogato regolamento di attuazione del precedente Codice (art. 235), prevede che, fatta salva la previsione dell'art. 1669 del c.c., l'appaltatore risponde per la difformità e i vizi dell'opera, ancorché riconoscibili, purché denunciati dalla stazione appaltante prima che il certificato di collaudo assuma carattere definitivo.

Per effettuare le attività di controllo sull'esecuzione dei contratti pubblici di cui al comma 1, è previsto (comma 6) che la stazione appaltante nomini, tra i propri dipendenti o dipendenti di altre amministrazioni pubbliche, da uno a tre componenti, tra i quali è individuato il collaudatore delle strutture per la redazione del collaudo statico, con qualificazione rapportata alla tipologia e caratteristica del contratto. Orbene, non è chiaro la norma a quali tipologie di controlli intenda fare riferimento. Il comma 1 della norma in commento, infatti, prevede già che i controlli in fase di esecuzione li debba effettuare il responsabile del procedimento, congiuntamente al direttore dei lavori o al direttore dell'esecuzione. È probabile, dunque, che la nomina prevista al comma 6, sia quella dei soggetti chiamati ad effettuare le attività di collaudo di cui al comma 3.

Per quanto concerne la disciplina dei compensi per i collaudatori della stazione appaltante, il Decreto correttivo ha riscritto il comma 6, prevedendo che tale corrispettivo, per i dipendenti della stazione appaltante, debba essere compreso nell'ambito dell'incentivo di cui all'art. 113.

Nello specifico, tale disposizione prevede che per effettuare le attività di controllo sull'esecuzione dei contratti pubblici di cui al comma 2, le stazioni appaltanti nominano tra i propri dipendenti o dipendenti di altre amministrazioni pubbliche da uno a tre componenti con qualificazione rapportata alla tipologia e caratteristica del contratto, in possesso dei requisiti di moralità, competenza e professionalità, iscritti all'albo dei collaudatori nazionale o regionale di pertinenza come previsto al comma 8 del medesimo art. 102.

Sempre il Decreto correttivo, ha previsto che il compenso spettante per l'attività di controllo è contenuto, per i dipendenti della stazione appaltante, nell'ambito dell'incentivo di cui all'art. 113, mentre per i dipendenti di altre amministrazioni pubbliche è determinato ai sensi della normativa applicabile alle stazioni appaltanti e nel rispetto delle disposizioni di cui all'art. 61, comma 9, del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, conv., con modif., dalla l. 6 agosto 2008, n. 133. Per i lavori, tra i dipendenti della stazione appaltante ovvero tra i dipendenti delle altre amministrazioni, è individuato il collaudatore delle strutture per la redazione del collaudo statico. Per accertata carenza nell'organico della stazione appaltante, ovvero di altre amministrazioni pubbliche, le stazioni appaltanti individuano i componenti con le procedure di cui all'art. 31, comma 8.

Qualora nell'organico delle amministrazioni pubbliche, infatti, vi sia un'accertata carenza di soggetti in possesso di tali requisiti, le stazioni appaltanti possono affidare le attività di collaudo a soggetti esterni individuati mediante espletamento delle procedure ad evidenza pubblica di cui al d.lgs. n. 50/2016 ovvero, per incarichi di valore inferiore a 40.000 Euro, con affidamenti in via diretta.

In tale contesto, il settimo comma del medesimo articolo individua una serie di soggetti a cui non possono essere affidati incarichi di collaudo e di verifica di conformità. In particolare, gli incarichi in esame non possono essere affidati: «a) ai magistrati ordinari, amministrativi e contabili, e agli avvocati e procuratori dello Stato, in attività di servizio e, per appalti di lavori pubblici di importo pari o superiore alle soglie di rilevanza comunitaria di cui all'art. 35, a quelli in quiescenza nella regione/regioni ove è stata svolta l'attività di servizio; b) ai dipendenti appartenenti ai ruoli della pubblica amministrazione in servizio, ovvero in trattamento di quiescenza per appalti di lavori pubblici di importo pari o superiore alle soglie di rilevanza comunitaria di cui all'art. 35 ubicati nella regione/regioni ove è svolta per i dipendenti in servizio, ovvero è stata svolta per quelli in quiescenza, l'attività di servizio; c) a coloro che nel triennio antecedente hanno avuto rapporti di lavoro autonomo o subordinato con gli operatori economici a qualsiasi titolo coinvolti nell'esecuzione del contratto; d) a coloro che hanno, comunque, svolto o svolgono attività di controllo, verifica, progettazione, approvazione, autorizzazione, vigilanza o direzione sul contratto da collaudare; d-bis) a coloro che hanno partecipato alla procedura di gara».

Il decreto correttivo ha integrato la previsione del comma 7 lett. «b», estendendo il divieto di assumere l'incarico del collaudo o di verifica di conformità, oltre che ai dipendenti della pubblica amministrazione in quiescenza, anche a quelli in servizio, ove è svolta l'attività del servizio.

Lo stesso decreto, inoltre, ha integrato la previsione del comma 7, introducendo la lett. d-bis, la quale prevede l'esclusione dall'affidamento di incarichi di collaudo per coloro che hanno partecipato alla procedura di gara.

Infine, il comma 9, per i soli contratti di lavori, prevede che al loro termine siano predisposti taluni documenti. Per i beni del patrimonio culturale occorre un consuntivo scientifico predisposto dal direttore dei lavori o, nel caso di interventi su beni culturali mobili, superfici decorate di beni architettonici e a materiali storicizzati di beni immobili di interesse storico artistico o archeologico, da restauratori di beni culturali, ai sensi dalla normativa vigente, quale ultima fase del processo della conoscenza e del restauro e quale premessa per il futuro programma di intervento sul bene. La stessa disposizione, per la medesima tipologia di lavori, precisa, inoltre, che i costi per la elaborazione del consuntivo scientifico sono previsti nel quadro economico dell'intervento.

Inoltre, è previsto – sebbene la norma non lo dica espressamente, visto che sembrerebbe comunque far riferimento sempre e solo ai beni culturali – l'aggiornamento del piano di manutenzione, nonché la redazione di una relazione tecnico-scientifica redatta dai professionisti afferenti alle rispettive competenze, con l'esplicitazione dei risultati culturali e scientifici raggiunti.

Per quel che concerne il periodo transitorio, al comma 8 è previsto che si applica l'art. 216, comma 16, anche con riferimento al certificato di regolare esecuzione, rilasciato ai sensi del comma 2.

Bibliografia

Caringella, Protto, Il Codice dei contratti pubblici dopo il correttivo, Roma, 2017; Caringella, Manuale dei contratti pubblici, Roma 2021; Esposito e Nicodemo, in Codice dei Contratti Pubblici, (a cura di Esposito) Milano, 2017; Pazzaglia, Gli interventi e i controlli delle stazioni appaltanti nella fase esecutiva, Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma 2021; Provenzano, Codice dei Contratti Pubblici (a cura di Giuffrè, Provenzano, Tranquilli), Napoli, 2019.

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