Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 147 - (Livelli e contenuti della progettazione)1(Livelli e contenuti della progettazione)1 [1. Con il decreto di cui all'articolo 146, comma 4, sono altresì stabiliti i livelli e i contenuti della progettazione di lavori concernenti i beni culturali di cui al presente capo, ivi inclusi gli scavi archeologici, nonché i ruoli e le competenze dei soggetti incaricati delle attività di progettazione, direzione dei lavori e collaudo in relazione alle specifiche caratteristiche del bene su cui si interviene, nonché i principi di organizzazione degli uffici di direzione lavori. 2. Per i lavori aventi ad oggetto beni culturali è richiesta, in sede di progetto di fattibilità, la redazione di una scheda tecnica finalizzata all'individuazione delle caratteristiche del bene oggetto di intervento, redatta da professionisti in possesso di specifica competenza tecnica in relazione all'oggetto dell'intervento. Con il decreto di cui all'articolo 146, comma 4, sono definiti gli interventi relativi a beni culturali mobili, superfici decorate di beni architettonici e materiali storicizzati di beni immobili di interesse storico artistico o archeologico, per i quali la scheda deve essere redatta da restauratori di beni culturali, qualificati ai sensi dalla normativa vigente. 3. Per i lavori di monitoraggio, manutenzione o restauro di beni culturali mobili, superfici decorate di beni architettonici e materiali storicizzati di beni immobili di interesse storico artistico o archeologico, il progetto di fattibilità comprende oltre alla scheda tecnica di cui al comma 2, le ricerche preliminari, le relazioni illustrative e il calcolo sommario di spesa. Il progetto definitivo approfondisce gli studi condotti con il progetto di fattibilità, individuando, anche attraverso indagini diagnostiche e conoscitive multidisciplinari, i fattori di degrado e i metodi di intervento. Il progetto esecutivo indica, nel dettaglio, le esatte metodologie operative, i materiali da utilizzare e le modalità tecnico-esecutive degli interventi ed è elaborato sulla base di indagini dirette ed adeguate campionature di intervento, giustificate dall'unicità dell'intervento conservativo. Il progetto esecutivo contiene anche un Piano di monitoraggio e manutenzione. 4. I lavori di cui al comma 3 e quelli di scavo archeologico, anche subacqueo, nonché quelli relativi al verde storico di cui all'articolo 10, comma 4, lettera f) del codice dei beni culturali e del paesaggio sono appaltati, di regola, sulla base di un progetto esecutivo2. 5. Qualora il responsabile unico del procedimento accerti che la natura e le caratteristiche del bene, ovvero il suo stato di conservazione, sono tali da non consentire l'esecuzione di analisi e rilievi esaustivi o comunque presentino soluzioni determinabili solo in corso d'opera, può prevedere l'integrazione della progettazione in corso d'opera, il cui eventuale costo deve trovare corrispondente copertura nel quadro economico. 6. La direzione dei lavori, il supporto tecnico alle attività del responsabile unico del procedimento e del dirigente competente alla formazione del programma triennale, nonché l'organo di collaudo, comprendono un restauratore di beni culturali qualificato ai sensi della normativa vigente, ovvero, secondo la tipologia dei lavori, altri professionisti di cui all'articolo 9-bis del codice dei beni culturali e del paesaggio con esperienza almeno quinquennale e in possesso di specifiche competenze coerenti con l'intervento3.] [1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo. [2] Comma modificato dall'articolo 91, comma 1, del D.Lgs. 19 aprile 2017, n. 56. [3] Così rettificato con Comunicato 15 luglio 2016 (in Gazz. Uff., 15 luglio 2016, n. 164). InquadramentoL'esame dell'art. 147 sui livelli di progettazione deve essere integrato con la lettura dell'art. 29 del d.lgs. n. 42/2004 che prevede «la conservazione programmata» per gli interventi sui beni culturali; ovvero il principio della necessaria programmazione dei lavori e della manutenzione sistematica, rivolta non solo verso gli specifici beni, ma anche verso l'ambiente e il contesto territoriale in cui essi si inseriscono, al fine di monitoraggio – e rallentare – il processo di deterioramento. Il codice prevede, con aggiustamenti dettati dalla specialità del settore e improntati alla semplificazione, alla dinamicità e alla flessibilità, i medesimi livelli di progettazione (fattibilità, definitivo, esecutivo) che connotano i lavori in generale. In continuità con quanto già previsto dal previgente art. 202 del d.lgs. n. 163/2006, anche il nuovo art. 147 (comma 2), impone in sede di redazione del progetto di fattibilità, la compilazione di una scheda tecnica finalizzata all'individuazione delle caratteristiche del bene oggetto di intervento, redatta da professionisti in possesso di specifica competenza tecnica in relazione all'oggetto dell'intervento; rendendo così obbligatorio lo svolgimento di tale fase «conoscitiva» per tutti i lavori aventi ad oggetto beni culturali. Il medesimo articolo rinvia al successivo regolamento (decreto di cui all'art. 146, comma 4, del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti costituito dal sopra citato d.m. 22 agosto 2017, n. 154) la definizione dei livelli e dei contenuti della progettazione di lavori concernenti i beni culturali, ivi inclusi gli scavi archeologici, i ruoli e le competenze dei soggetti incaricati delle attività di progettazione, direzione dei lavori e collaudo in relazione alle specifiche caratteristiche del bene su cui si interviene, i principi di organizzazione degli uffici di direzione lavori; nonché la definizione degli interventi relativi a beni culturali mobili, superfici decorate di beni architettonici e materiali storicizzati di beni immobili di interesse storico artistico o archeologico, per i quali la scheda tecnica deve essere redatta da restauratori di beni culturali, qualificati ai sensi dalla normativa vigente. Una specialità nei contenuti della progettazione, nel senso della relativa semplificazione, si delinea, nel comma 3, con particolare riguardo ai lavori di monitoraggio, manutenzione o restauro di beni culturali mobili, superfici decorate di beni architettonici e materiali storicizzati di beni immobili di interesse storico, artistico o archeologico, per i quali: a) il progetto di fattibilità deve contenere, oltre alla scheda tecnica di cui al comma 2, anche le ricerche preliminari, le relazioni illustrative e il calcolo sommario di spesa; b) il progetto definitivo approfondisce gli studi condotti con il progetto di fattibilità, individuando, anche attraverso indagini diagnostiche e conoscitive multidisciplinari, i fattori di degrado e i metodi di intervento; c) il progetto esecutivo, comprensivo anche del piano di monitoraggio e manutenzione, indica le esatte metodologie operative, i materiali da utilizzare e le modalità tecnico-esecutive degli interventi. Il principio della aderenza dinamica del progettoIl comma 4 prevede che i lavori di cui al comma 3 e quelli di scavo archeologico, anche subacqueo, nonché quelli relativi al verde storico di cui all'art. 10, comma 4, lett. f) del codice dei beni culturali e del paesaggio sono appaltati di regola sulla base di un progetto esecutivo. Nella originaria formulazione della norma, non era prevista la locuzione «di regola» e tale lacuna – escludendo in maniera assoluta l'appalto integrato in questo settore – dove invece maggiori erano le esigenze di flessibilità – aveva suscitato perplessità nella dottrina più attenta «tenuto conto anche del fatto che nel sistema continuano ad essere in vigore norme speciali (come quelle relative al Grande Progetto Pompei) per le quali si consente, in chiave acceleratoria e di semplificazione, addirittura l'assunzione del progetto preliminare a base dell'affidamento dei lavori (cfr. art. 2 del d.l. n. 83/2014, che richiama l'art. 3 del d.l. n. 34/2011, entrambi richiamati e fatti salvi dall'art. 208 del nuovo codice)» (Carpentieri), considerando la inidoneità dei certi lavori sui beni culturali «(ed, in particolare, per gli scavi archeologici), che non sempre rendono possibile definire in via preventiva, nel dettaglio, gli elementi della progettazione» (Albissini). Peraltro, nel parere 263/2017, il Consiglio di Stato aveva prospettato una diversa preferibile interpretazione sistematica, valorizzando la previsione del comma 5 dell'art. 147 secondo cui, ricorrendo alcune condizioni (in gran parte coincidenti con quelle di cui all'art. 14, comma 4, lett. b) dello schema di regolamento), era comunque possibile prevedere, nel rispetto del quadro economico, l'integrazione della progettazione in corso d'opera; previsione che presupponeva che, «nei casi in cui tale possibilità è consentita, sia altresì possibile che l'affidamento dei lavori sia disposto sulla base di un progetto avente un livello di dettaglio inferiore rispetto a quello esecutivo e, dunque, sulla base di un progetto definitivo». La lacuna è poi stata colmata dal c.d. decreto correttivo (art. 91 del d.lgs. n. 56/2017), proprio sulla sollecitazione contenuta nel medesimo parere. Il comma 5 dell'art. 147 sancisce, come accennato, il principio dell'aderenza dinamica del progetto all'effettiva consistenza del bene oggetto dell'intervento – che era stato introdotto dal previgente art. 3-bis dell'art, 203 del d.lgs. n. 163/2006 – prevedendo che, qualora il responsabile unico del procedimento accerti che la natura e le caratteristiche del bene, ovvero il suo stato di conservazione, sono tali da non consentire l'esecuzione di analisi e rilievi esaustivi o comunque presentino soluzioni determinabili solo in corso d'opera, può prevedere l'integrazione della progettazione in corso d'opera, il cui eventuale costo deve trovare corrispondente copertura nel quadro economico. In sostanza, per tutelare il bene culturale e le esigenze conservative ad esso riferibile, si prevede la possibilità di porre a base di gara il progetto definitivo (con conseguente appalto integrato connotato da progettazione esecutiva e lavori), allorquando non siano consentite quelle analisi e quei rilievi esaustivi costituirebbero un elemento essenziale per il livello esecutivo della progettazione. I livelli di progettazione previsti nel d.m. n. 154/2017Il Regolamento di cui al d.m. n. 154/2017 dedica alla delicata fase della progettazione dei lavori relativi ai beni culturali il Capo I del titolo III, operando comunque un rinvio generale al decreto ministeriale di cui all'art. 23, comma 3, del Codice (allo stato non pubblicato, pur essendo stato adottato il parere n. 22/2017 del Consiglio di Stato sullo schema di decreto). Nello specifico, il regolamento (art. 14) prevede peraltro le ipotesi in cui la progettazione esecutiva può essere omessa, mettendo a gara il progetto definitivo, ovvero: a) per i lavori su beni culturali mobili, superfici decorate di beni architettonici e materiali storicizzati di beni immobili di interesse storico, artistico o archeologico, allorché non presentino complessità realizzative, quali ad esempio la ripulitura ed altri interventi che presentano caratteristiche di semplicità e serialità; b) negli altri casi, qualora il responsabile unico del procedimento, accertato che la natura e le caratteristiche del bene, ovvero il suo stato di conservazione, sono tali da non consentire l'esecuzione di analisi e rilievi esaustivi o comunque presentino soluzioni determinabili solo in corso d'opera, disponga l'integrazione della progettazione in corso d'opera, il cui eventuale costo deve trovare corrispondente copertura nel quadro economico. In tal caso, l'impresa esecutrice dei lavori sottopone al responsabile unico del procedimento la documentazione riguardante la progettazione integrativa, che viene approvata previa valutazione della stazione appaltante; indica il contenuto del progetto di fattibilità tecnica ed economica, specificando che esso consiste «in una relazione programmatica del quadro delle conoscenze, sviluppato per settori di indagine, nonché dei metodi di intervento, con allegati i necessari elaborati grafici. Il quadro delle conoscenze è la risultante della lettura dello stato esistente e consiste nella indicazione delle tipologie di indagine che si ritengono necessarie per la conoscenza del bene culturale e del suo contesto storico e ambientale» (art. 15) e, come già previsto nella disciplina previgente, valorizza il momento preliminare conoscitivo mediante la redazione della «scheda tecnica» del bene, che, secondo quanto previsto dall'art. 16, descrive le caratteristiche, le tecniche di esecuzione e lo stato di conservazione dei beni culturali su cui si interviene, nonché eventuali modifiche dovute a precedenti interventi, in modo da dare un quadro, dettagliato ed esaustivo, delle caratteristiche del bene e da fornire le indicazioni di massima degli interventi previsti e delle metodologie da applicare; deve essere redatta, a seconda della tipologia di lavori, da un restauratore o da un archeologo, e, soprattutto, costituisce il perno di una parallela fase procedimentale, poiché, nell'ambito del procedimento di autorizzazione di cui agli artt. 21 e 22 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, essa, prima della definizione del progetto di fattibilità tecnica ed economica, è sottoposta al soprintendente competente, che ne approva i contenuti entro quarantacinque giorni, aggiornando, ove necessario, il provvedimento di dichiarazione dell'interesse culturale che interessa il bene oggetto dell'intervento. L'esigenza di collocazione sistemica del bene nell'ambiente circostante è affermata anche in relazione al progetto definitivo che, secondo quanto previsto dall'art. 17, è diretto a studiare «il bene con riferimento all'intero complesso e al contesto ambientale in cui è inserito; approfondisce gli apporti disciplinari necessari e definisce i collegamenti interdisciplinari; definisce in modo compiuto le tecniche, le tecnologie di intervento, i materiali riguardanti le singole parti del complesso; prescrive le modalità esecutive delle operazioni tecniche; definisce gli indirizzi culturali e le compatibilità fra progetto e funzione attribuita al bene attraverso una conoscenza compiuta dello stato di fatto; configura nel complesso un giudizio generale volto ad individuare le priorità, i tipi e i metodi di intervento con particolare riguardo all'esigenza di tutela ed ai fattori di degrado»; il progetto esecutivo, invece, indica, «in modo compiuto, entrando nel dettaglio e sulla base delle indagini eseguite, le esatte metodologie operative, le tecniche, le tecnologie di intervento, i materiali da utilizzare riguardanti le singole parti del complesso; prescrive le modalità tecnico-esecutive degli interventi; è elaborato sulla base di indagini dirette ed adeguate campionature di intervento, giustificate dall'unicità dell'intervento conservativo; indica i controlli da effettuare in cantiere nel corso dei lavori». Una specifica norma è poi dedicata ai diversi livelli di progettazione che riguardano lo scavo archeologico (art. 19). BibliografiaAlbissini, Il nuovo codice dei contratti pubblici - i contratti pubblici concernenti i beni culturali, Giornale Dir. Amm., 2016, 4, 436; Carpentieri, Appalti nel settore dei beni culturali (e archeologia preventiva), Urbanistica e appalti, 2016, 8-9, 1014; Antoniazzi, Contratti pubblici e beni culturali, Giust. Amm. 2019, 7. |