Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 149 - (Varianti)1

Germana Lo Sapio

(Varianti)1

[1. Non sono considerati varianti in corso d'opera gli interventi disposti dal direttore dei lavori per risolvere aspetti di dettaglio, finalizzati a prevenire e ridurre i pericoli di danneggiamento o deterioramento dei beni tutelati, che non modificano qualitativamente l'opera e che non comportino una variazione in aumento o in diminuzione superiore al venti per cento del valore di ogni singola categoria di lavorazione, nel limite del dieci per cento dell'importo complessivo contrattuale, qualora vi sia disponibilità finanziaria nel quadro economico tra le somme a disposizione della stazione appaltante.

2. Sono ammesse, nel limite del venti per cento in più dell'importo contrattuale, le varianti in corso d'opera rese necessarie, posta la natura e la specificità dei beni sui quali si interviene, per fatti verificatisi in corso d'opera, per rinvenimenti imprevisti o imprevedibili nella fase progettuale, per adeguare l'impostazione progettuale qualora ciò sia reso necessario per la salvaguardia del bene e per il perseguimento degli obiettivi dell'intervento, nonché le varianti giustificate dalla evoluzione dei criteri della disciplina del restauro.]

[1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo.

Inquadramento

L'art. 149 reca la disciplina delle varianti negli appalti del settore dei beni culturali, prevedendo alcune novità rispetto alla disciplina di cui all'art. 205 del d.lgs. n. 163/2006; le quali consistono nel: a) mancato richiamo espresso alla disciplina generale delle varianti (di cui al vigente art. 106), richiamo invece operato dal previgente art. 205, comma 1, con la conseguente tematica interpretativa circa la sua applicabilità alle ipotesi non previste dalla norma in commento; b) di conseguenza, sembra venuta meno, nel nuovo assetto normativo, la possibilità di disporre varianti che, seppur riferibili alle ipotesi generali, esulano dalle fattispecie specificatamente previste nel settore dei beni culturali; c) limitazione, rispetto ai commi 2 e 3 del previgente art. 205, della possibilità di disporre, ad opera del Direttore dei Lavori, nei casi specificatamente previsti, interventi per risolvere aspetti di dettaglio che «non sono considerati varianti in corso d'opera»; d) alla limitazione, rispetto al comma 1, del previgente art. 205, della possibilità di disporre varianti in corso d'opera «giustificate dall'evoluzione dei criteri della disciplina del restauro», che rientrano nel limite del 20% (le quali, i mancanza di tale prescrizione, avrebbero potuto inquadrarsi nell'alveo applicativo dell'art. 106 comma 1 lett. l).

In particolare, il comma 1 dell'art. 149 consente al decreto legge di disporre interventi per risolvere aspetti di dettaglio, purché detti interventi, oltre ad essere contenuti (come si verificava in passato) nel limite del 10% dell'importo complessivo contrattuale, non comportino una variazione in aumento o in diminuzione superiore al 20% del valore di ogni singola categoria di lavorazione; interventi che devono essere finalizzati a prevenire e ridurre i pericoli di danneggiamento o deterioramento dei beni culturali e che non devono modificare qualitativamente l'opera. In assenza anche soltanto di uno di questi presupposti, la modifica dovrà essere qualificata: o come variante in corso d'opera, se ricorrono i presupposti di cui al successivo comma 2; oppure, se non ricorrono nemmeno questi ultimi presupposti, sarà obbligatorio attivare la procedura di scelta del contraente di cui al precedente art. 148 (al cui commento si rinvia) sulla base di un nuovo progetto. E così, ad esempio, qualora l'intervento comporti una variazione contenuta nel limite del 10% dell'importo complessivo contrattuale, ma superiore al 20% del valore di ogni singola categoria di lavorazione, si dovrà procedere alla stregua della disciplina in materia di varianti di cui al comma 2 dell'art. 149.

Il comma 2 dell'art. 149, entro il limite del 20% in più dell'importo contrattuale, prevede quattro ipotesi tipiche e tassative di varianti in corso d'opera (si tratta di un numero chiuso): varianti per «fatti verificatisi in corso d'opera»; varianti per «rinvenimenti imprevisti o imprevedibili nella fase progettuale»; varianti per «adeguare l'impostazione progettuale qualora ciò sia reso necessario per la salvaguardia del bene e per il perseguimento degli obiettivi dell'intervento»; nonché varianti giustificate dalla «evoluzione dei criteri della disciplina del restauro».

Bibliografia

Albissini, Il nuovo codice dei contratti pubblici – i contratti pubblici concernenti i beni culturali, Giornale dir. amm., 2016, 4, 436; Carpentieri, Appalti nel settore dei beni culturali (e archeologia preventiva), Urb. app., 2016, 8-9, 1014; Antoniazzi, Contratti pubblici e beni culturali, Giust. amm., 2019, 7.

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