Decreto legislativo - 18/04/2016 - n. 50 art. 193 - (Società pubblica di progetto)1(Società pubblica di progetto)1 [1. Ove il progetto di fattibilità dell'amministrazione aggiudicatrice o dell'ente aggiudicatore, preveda, ai fini della migliore utilizzazione dell'infrastruttura e dei beni connessi, l'attività coordinata di più soggetti pubblici, si procede attraverso la stipula di un accordo di programma tra i soggetti pubblici stessi e, ove opportuno attraverso la costituzione di una società pubblica di progetto, senza scopo di lucro, anche consortile, partecipata dai soggetti aggiudicatori e dagli altri soggetti pubblici interessati. Alla società pubblica di progetto sono attribuite le competenze necessarie alla realizzazione dell'opera e delle opere strumentali o connesse, nonché alla espropriazione delle aree interessate, e all'utilizzazione delle stesse e delle altre fonti di autofinanziamento indotte dall'infrastruttura. La società pubblica di progetto è autorità espropriante ai sensi del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. La società pubblica di progetto realizza l'intervento in nome proprio e per conto dei propri soci emandanti, avvalendosi dei finanziamenti per esso deliberati, operando anche al fine di ridurre il costo per la pubblica finanza. 2. Per lo svolgimento delle competenze di cui al secondo periodo del comma 1, le società pubbliche di progetto applicano le disposizioni del presente codice. 3. Alla società pubblica di progetto possono partecipare le camere di commercio, industria e artigianato e le fondazioni bancarie. 4. La società pubblica di progetto è istituita allo scopo di garantire il coordinamento tra i soggetti pubblici volto a promuovere la realizzazione ed eventualmente la gestione dell'infrastruttura, e a promuovere altresì la partecipazione al finanziamento; la società è organismo di diritto pubblico e soggetto aggiudicatore ai sensi del presente codice. 5. Gli enti pubblici interessati alla realizzazione di un'infrastruttura possono partecipare, tramite accordo di programma, al finanziamento della stessa, anche attraverso la cessione al soggetto aggiudicatore ovvero alla società pubblica di progetto di beni immobili di proprietà o allo scopo espropriati con risorse finanziarie proprie. 6. Ai fini del finanziamento di cui al comma 5, gli enti pubblici possono contribuire per l'intera durata del piano economico-finanziario al soggetto aggiudicatore o alla società pubblica di progetto, devolvendo alla stessa i proventi di propri tributi o diverse fonti di reddito, fra cui: a) da parte dei comuni, i ricavi derivanti dai flussi aggiuntivi di oneri di urbanizzazione o infrastrutturazione e IMU, indotti dalla infrastruttura; b) da parte della camera di commercio, industria e artigianato, una quota della tassa di iscrizione, allo scopo aumentata, ai sensi della legge 29 dicembre 1993, n. 580. 7. La realizzazione di infrastrutture costituisce settore ammesso, verso il quale le fondazioni bancarie possono destinare il reddito, nei modi e nelle forme previste dalle norme in vigore. 8. I soggetti privati interessati alla realizzazione di un'infrastruttura possono contribuire alla stessa attraverso la cessione di immobili di loro proprietà o impegnandosi a contribuire alla spesa, a mezzo di apposito accordo procedimentale.] [1] Articolo abrogato dall'articolo 226, comma 1, del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo. InquadramentoL'art. 193 presenta modeste differenze rispetto al previgente art. 172 del d.lgs. n. 163/2006, dal quale si distingue principalmente perché è ora escluso ogni intervento del CIPE che, prima, doveva approvare la stipulazione dell'accordo di programma e finanziava l'opera. Nell'ottica della riduzione della spesa pubblica, la previgente disciplina richiedeva che la proposta del soggetto aggiudicatore di istituire una società pubblica di progetto dovesse ricevere l'approvazione da parte del CIPE, il quale esaminava l'opportunità del coordinamento con altri soggetti pubblici interessati al progetto e valutava se sollecitare la presentazione di proposte per la realizzazione delle opere da parte dei soggetti promotori; all'esito di ciò si individuava il soggetto realizzatore dell'infrastruttura. In sostanza, il CIPE doveva approvare la stipulazione dell'accordo di programma fra i vari soggetti pubblici e deliberava i finanziamenti a favore della eventuale società pubblica di progetto. Nella nuova formulazione della disposizione in esame, invece, è escluso ogni intervento del CIPE come si desume dal primo comma in cui si prevede «ove il progetto di fattibilità dell'amministrazione aggiudicatrice o dell'ente aggiudicatore, preveda, ai fini della migliore utilizzazione dell'infrastruttura e dei beni connessi, l'attività coordinata di più soggetti pubblici si procede attraverso la stipula di un accordo di programma tra soggetti pubblici stessi, e, ove, opportuno, attraverso la costituzione di una società pubblica di progetto», mentre la formulazione precedente prevedeva che «ove la proposta del soggetto aggiudicatore, come approvato dal CIPE, preveda (...) l'attività coordinata di più soggetti, si procede attraverso la stipula di un accordo di programma tra soggetti pubblici stessi, e, ove, opportuno, attraverso la costituzione di una società pubblica di progetto». La società pubblica di progetto è altresì oggetto di specifica previsione da parte del d.lgs. n. 175/2016 («Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica») ed in particolare dall'art. 4 che stabilisce che le finalità perseguibili dalle pubbliche amministrazioni col ricorso alla costituzione di società partecipate soggiacciono ad un «doppio vincolo di scopo»: da un lato, deve trattarsi di società aventi ad oggetto attività strettamente necessarie per il perseguimento delle finalità istituzionali dell'ente; dall'altro le attività da svolgersi devono rientrare tra quelle espressamente indicate dal secondo comma della medesima norma, ossia: a) produzione di un servizio di interesse generale, ivi inclusa la realizzazione e la gestione delle reti e degli impianti funzionali ai servizi medesimi; b) progettazione e realizzazione di un'opera pubblica sulla base di un accordo di programma fra amministrazioni pubbliche, ai sensi dell'art. 193 del d.lgs. n. 50/2016; c) realizzazione e gestione di un'opera pubblica ovvero organizzazione e gestione di un servizio d'interesse generale attraverso un contratto di partenariato di cui all'art. 180 del d.lgs. n. 50/2016, con un imprenditore selezionato con le modalità di cui all'art. 17, commi 1 e 2; d) autoproduzione di beni o servizi strumentali all'ente o agli enti pubblici partecipanti o allo svolgimento delle loro funzioni, nel rispetto delle condizioni stabilite dalle direttive europee in materia di contratti pubblici e della relativa disciplina nazionale di recepimento; e) servizi di committenza, ivi incluse le attività di committenza ausiliarie, apprestati a supporto di enti senza scopo di lucro e di amministrazioni aggiudicatrici di cui all'art. 3, comma 1, lett. a), del d.lgs. n. 50/2016. Le caratteristiche della società pubblica di progettoRispetto alle altre società partecipate di cui al d.lgs. n. 175/2016, la società pubblica di progetto riveste delle particolarità in ragione delle disposizioni di cui all'art. 193 (Trimarchi, Russo; D'Onza). La costituzione della società deve essere necessariamente preceduta da un accordo di programma tra le amministrazioni finalizzato al coordinamento tra le medesime amministrazioni per l'utilizzazione di una infrastruttura e dei beni connessi risultante da un progetto di fattibilità. Tale previsione ha evidentemente dei necessari corollari. In primo luogo, ad eccezione delle fondazioni bancarie, alla società possono partecipare solo soci pubblici ed in questo la società di pubblica di progetto si distingue dall'affine tipologia di società prevista dall'art. 4, comma 2, lett. c) del d.lgs. n. 175/2016, ossia la società costituita per la realizzazione e gestione di un'opera pubblica ovvero organizzazione e gestione di un servizio d'interesse generale attraverso un contratto di partenariato di cui all'art. 180 del d.lgs. n. 50/2016, con un imprenditore privato. In particolare, possono rivestire la qualità di soci della società pubblica di progetto solo i «soggetti aggiudicatori e dagli altri soggetti pubblici interessati» che hanno sottoscritto l'accordo di programma, con esclusione quindi di soggetti privati ad eccezione, come detto, delle fondazioni bancarie. La partecipazione alla società di progetto delle fondazioni bancarie, di stampo privatistico, induce a pensare che la qualificazione della società di progetto come pubblica non derivi più dalla natura giuridica dei soggetti che vi partecipano, bensì dallo scopo per il quale essa viene istituita: l'assenza della finalità lucrativa, sostituita dall'utilità del progetto per la collettività. La possibilità di una partecipazione «privata» al capitale sociale ha peraltro indotto la Commissione UE (nella nota del 30 gennaio 2008, n. 2007/2309, C(2008)010855) ad escludere che la società pubblica di progetto potesse essere ricondotta alle società in house proprio in ragione della possibile partecipazione di capitali privati (partecipazione oggi ammessa nei limiti previsti dall'art. 5 del d.lgs. n. 50/2016). Peraltro, non necessariamente tutti i soggetti sottoscrittori dell'accordo di programma devono partecipare alla società di progetto, essendo espressamente previsto che la «società pubblica di progetto realizza l'intervento in nome proprio e per conto dei propri soci e mandanti, avvalendosi dei finanziamenti per esso deliberati, operando anche al fine di ridurre il costo per la pubblica finanza». Sembra pertanto potersi ipotizzare che alcuni dei soggetti pubblici sottoscrittori dell'accordo di programma possano scegliere di non divenire soci della società di progetto e di rimanere, in virtù della sottoscrizione dell'accordo, semplici mandanti della società. Oltre ai soci sottoscrittori dell'accordo di programma si prevede espressamente la partecipazione alla società pubblica di progetto delle camere di commercio, industria e artigianato con il chiaro intento di creare un legame con il territorio e le relative risorse economico-finanziarie. I soggetti privati non possono partecipare alla società di progetto apportando quindi capitale di rischio, ma possono comunque contribuire attraverso la cessione di immobili di loro proprietà o impegnandosi a contribuire alla spesa. Peraltro, anche in questo caso, rimane centrale l'accordo di programma, il quale, come noto, non può essere sottoscritto da soggetti privati; per tale ragione l'art. 193 prevede che i soggetti privati possano essere coinvolti con un accordo accessorio dell'accordo di programma, ovvero un accordo procedimentale di cui all'art. 11 della l. n. 241/1990. Quindi, il concorso dei privati nella società pubblica di progetto di cui all'art. 193 sfugge alla logica dell'investimento finanziario proprio della società di progetto prevista dall'art. 184 per le altre ipotesi di partenariato pubblico privato ed in particolare per la finanza di progetto. Quest'ultima nasce come concessionaria dell'opera e utilizza capitali propri per eseguire i lavori e prestare servizi. Essa, infatti, è costituita sia per la realizzazione che per la gestione dell'infrastruttura, dalla quale trae il suo utile. La società di progetto è quindi essa stessa titolare dell'opera, ossia concessionario, con la possibilità di finanziarsi anche attraverso l'emissione di project bond. Diversamente, la società pubblica di progetto agisce, senza scopo di lucro in nome e per conto dei soci e mandanti, utilizzando capitali degli stessi o di soggetti privati che contribuiscono alla realizzazione dell'infrastruttura, mentre la gestione della stessa, essendo solo eventuale, non può costituire la fonte per il rimborso e la remunerazione di capitali privati. La logica che muove i soggetti privati, nel caso della società pubblica di progetto, è invece quella del vantaggio indiretto derivante dalla realizzazione dell'infrastruttura che costituisce l'oggetto sociale della società medesima. Si può quindi immaginare che il caso più frequente di utilizzo della società pubblica di progetto sia quello della realizzazione di infrastrutture viarie, a cui i soggetti privati possono essere interessati trattandosi di un'opera di infrastrutturazione di area di sviluppo industriale. Il ruolo della società pubblica di progettoL'art. 193, comma 1, prevede che alla società pubblica di progetto sono attribuite «le competenze necessarie alla realizzazione dell'opera e delle opere strumentali o connesse», nonché alla espropriazione delle aree interessate, e all'utilizzazione delle stesse e delle altre fonti di autofinanziamento indotte dall'infrastruttura, precisando altresì che essa realizza l'intervento in nome proprio e per conto dei propri soci e mandanti, avvalendosi dei finanziamenti per esso deliberati, operando anche al fine di ridurre il costo per la pubblica finanza. Ed è proprio tale previsione che consente di comprende la ratio dell'istituto, che deve individuarsi nella possibilità di «istituzionalizzare» la cooperazione tra enti pubblici e soggetti privati al fine di realizzare un'infrastruttura. La società pubblica di progetto agisce quindi da soggetto attuatore dell'accordo, convogliando i finanziamenti e gestendo i beni conferiti in modo autonomo rispetto agli enti sottoscrittori. Ciò rappresenta un indubbio vantaggio rispetto all'ipotesi in cui non si ricorra alla società e quindi l'accordo di programma preveda obbligazioni reciproche tra i soggetti sottoscrittori ed altrettanti impegni che richiedono un continuo raccordo tra tali soggetti. La costituzione di una società pubblica di progetto è quindi una modalità di coordinamento utile soprattutto quando la realizzazione del progetto richiede un soggetto che possa operare autonomamente sul mercato, reperendo altri soggetti e quindi finanziamenti e contributi, e che sia titolare di poteri incisivi (poteri espropriativi) per la creazione dell'opera stessa. In teoria, quindi, la società pubblica di progetto, ove correttamente utilizzata, potrebbe consentire una più efficiente allocazione dei rischi, una separazione dei flussi di denaro concernenti il progetto rispetto all'attività ordinaria dei soggetti conferenti. Sarà l'accordo di programma a determinare le modalità di finanziamento della società pubblica di progetto, ma il legislatore ha ritenuto comunque di indicare, se non in modo tassativo, le fonti di tali finanziamenti, individuandole tra i) i ricavi derivanti dai flussi aggiuntivi di oneri di urbanizzazione o infrastrutturazione e IMU, indotti dalla infrastruttura per quanto riguarda i comuni, ii) in una quota della tassa di iscrizione per quanto riguarda le camere di commercio, industria e artigianato e iii) in una parte del reddito delle fondazioni bancarie. Certamente il ruolo principale e più delicato della società di progetto è costituito dallo svolgimento delle funzioni di stazione appaltante per conto degli enti sottoscrittori dell'accordo di programma: compito in relazione al quale, pur non essendo strettamente necessario, il legislatore ha ritenuto opportuno precisare che la società opera come «organismo di diritto pubblico» ed è pertanto tenuta a rispettare tutte le regole dell'evidenza pubblica previste dal Codice. Infatti, la qualificazione del soggetto come organismo di diritto pubblico prescinde dalla eventuale natura pubblica o privata dello stesso, in quanto la figura è volta soltanto ad individuare soggetti che, soddisfacendo requisiti di ordine sostanziale e funzionale, devono qualificarsi come amministrazioni aggiudicatrici, con conseguente applicabilità della normativa sui contratti pubblici e la società pubblica di progetto, che svolge l'attività con metodo non economico, senza rischio di impresa, e opera in un mercato non concorrenziale per soddisfare esigenze di interesse generale a carattere non industriale o commerciale, riveste certamente i presupposti per essere qualificata come organismo di diritto pubblico. In ragione di quanto rilevato, la collocazione della società pubblica di progetto tra le disposizioni che riguardano l'in house potrebbe suscitare qualche perplessità, poiché risulta evidente la conformazione legislativa della società come istituzionalizzazione della cooperazione tra enti pubblici in vista della realizzazione di una infrastruttura più che della sua gestione. Peraltro, non si può escludere che la società pubblica di progetto possa essa stessa gestire o svolgere alcune attività di servizio, sottraendole al mercato, realizzando quindi le condizioni per l'in house. Tale possibilità risulterebbe confermata dall'art. 4, comma 4 del d.lgs. n. 175/2016, laddove prevede che le società in house hanno come oggetto sociale esclusivo una o più attività di cui alle lett. a), b), d) ed e) e specificatamente l'attività prevista alla lett. b) riguarda la «progettazione e realizzazione di un'opera pubblica, sulla base di un accordo di programma fra amministrazioni pubbliche, ai sensi dell'art. 193 del d.lgs. n. 50/2016», consentendo quindi alle pubbliche amministrazioni di costituire una società di progetto in house per la realizzazione e la gestione di un'infrastruttura pubblica, qualora questa venga realizzata sulla base di un accordo di programma e sia partecipata da soli soggetti pubblici e dalle fondazioni bancarie nei limiti dell'art. 5 del d.lgs. n. 50/2016 e dell'art. 16 del d.lgs. n. 175/2016. BibliografiaD'Onza, Commento artt. 192-193, Garella, Mariani (a cura di), Il codice dei contratti pubblici, commento al d.lgs. 18 aprile 2016, n. 30, Torino, 2016, 435 ss.; Trimarchi, Russo, In house e società pubblica di progetto, in Clarich (a curadi), Commentario al codice dei contratti pubblici, Torino, 2 ed., 2019, 1351 ss. |