Decreto Legge - 16/07/2020 - n. 76 art. 3 - Verifiche antimafia e protocolli di legalita'1Verifiche antimafia e protocolli di legalita'1 1. Al fine di potenziare e semplificare il sistema delle verifiche antimafia per corrispondere con efficacia e celerita' alle esigenze degli interventi di sostegno e rilancio del sistema economico-produttivo conseguenti all'emergenza sanitaria globale del COVID-19, fino al 30 giugno 2023, ricorre sempre il caso d'urgenza e si procede ai sensi dell'articolo 92, comma 3, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nei procedimenti avviati su istanza di parte, che hanno ad oggetto l'erogazione di benefici economici comunque denominati, erogazioni, contributi, sovvenzioni, finanziamenti, prestiti, agevolazioni e pagamenti da parte di pubbliche amministrazioni, qualora il rilascio della documentazione non sia immediatamente conseguente alla consultazione della banca dati di cui all'articolo 96 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, fatto salvo quanto previsto dagli articoli 1-bis e 13 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, nonche' dagli articoli 25, 26 e 27 del decreto- legge 19 maggio 2020, n.342. 2. Fino al 30 giugno 2023, per le verifiche antimafia riguardanti l'affidamento e l'esecuzione dei contratti pubblici aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture, si procede mediante il rilascio della informativa liberatoria provvisoria, immediatamente conseguente alla consultazione della Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia ed alle risultanze delle banche dati di cui al comma 3, anche quando l'accertamento e' eseguito per un soggetto che risulti non censito, a condizione che non emergano nei confronti dei soggetti sottoposti alle verifiche antimafia le situazioni di cui agli articoli 67 e 84, comma 4, lettere a), b) e c), del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159. L'informativa liberatoria provvisoria consente di stipulare, approvare o autorizzare i contratti e subcontratti relativi a lavori, servizi e forniture, sotto condizione risolutiva, ferme restando le ulteriori verifiche ai fini del rilascio della documentazione antimafia da completarsi entro sessanta giorni3. 3. Al fine di rafforzare l'effettivita' e la tempestivita' degli accertamenti di cui ai commi 1 e 2, si procede mediante la consultazione della banca dati nazionale unica della documentazione antimafia nonche' tramite l'immediata acquisizione degli esiti delle interrogazioni, anche demandate al gruppo interforze tramite il 'Sistema di indagine gestito dal Centro elaborazione dati del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, di tutte le ulteriori banche dati disponibili 4. 4. Nei casi di cui al comma 2, qualora la documentazione successivamente pervenuta accerti la sussistenza di una delle cause interdittive ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 2011, n.159, i soggetti di cui all'articolo 83, commi 1 e 2, del medesimo decreto legislativo recedono dai contratti, fatti salvi il pagamento del valore delle opere gia' eseguite e il rimborso delle spese sostenute per l'esecuzione del rimanente, nei limiti delle utilita' conseguite fermo restando quanto previsto dall'articolo 94, commi 3 e 4, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, e dall'articolo 32, comma 10, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 1145. 5. Con decreto del Ministro dell'interno, da adottare entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, possono essere individuate ulteriori misure di semplificazione relativamente alla competenza delle Prefetture in materia di rilascio della documentazione antimafia ed ai connessi adempimenti. 6. Per quanto non espressamente disciplinato dai commi da 1 a 5, si applicano le disposizioni del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159. 7. Al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, dopo l'articolo 83 e' inserito il seguente: "Art. 83-bis (Protocolli di legalita') 1. Il Ministero dell'interno puo' sottoscrivere protocolli, o altre intese comunque denominate, per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalita' organizzata, anche allo scopo di estendere convenzionalmente il ricorso alla documentazione antimafia di cui all'articolo 84. I protocolli di cui al presente articolo possono essere sottoscritti anche con imprese di rilevanza strategica per l'economia nazionale nonche' con associazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale di categorie produttive, economiche o imprenditoriali e con le organizzazioni sindacali, e possono prevedere modalita' per il rilascio della documentazione antimafia anche su richiesta di soggetti privati, nonche' determinare le soglie di valore al di sopra delle quali e' prevista l'attivazione degli obblighi previsti dai protocolli medesimi. I protocolli possono prevedere l'applicabilita' delle previsioni del presente decreto anche nei rapporti tra contraenti, pubblici o privati, e terzi, nonche' tra aderenti alle associazioni contraenti e terzi6. 2. L'iscrizione nell'elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori di cui all'articolo 1, commi 52 e seguenti, della legge 6 novembre 2012, n. 190, nonche' l'iscrizione nell'anagrafe antimafia degli esecutori istituita dall'articolo 30 del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, equivale al rilascio dell'informazione antimafia. 3. Le stazioni appaltanti prevedono negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito che il mancato rispetto dei protocolli di legalita' costituisce causa di esclusione dalla gara o di risoluzione del contratto.". [1] A norma dell'articolo 14, comma 4-bis, del D.L. 24 febbraio 2023, n. 13, convertito con modificazioni dalla Legge 21 aprile 2023, n. 41, le disposizioni dei commi da 1 a 6 del presente articolo, si applicano fino al 31 dicembre 2026 [2] Comma modificato dall'articolo 1, comma 1, della Legge 11 settembre 2020, n. 120, in sede di conversione , e successivamente dall'articolo 51, comma 1, lettera c) punto 1) del D.L. 31 maggio 2021, n. 77, convertito con modificazioni dalla Legge 29 luglio 2021, n. 108. [3] Comma modificato dall'articolo 1, comma 1, della Legge 11 settembre 2020, n. 120, in sede di conversione, e successivamente dall'articolo 51, comma 1, lettera c) punto 2) del D.L. 31 maggio 2021, n. 77, convertito con modificazioni dalla Legge 29 luglio 2021, n. 108. [4] Comma modificato dall'articolo 51, comma 1, lettera c) punto 2-bis) del D.L. 31 maggio 2021, n. 77, convertito con modificazioni dalla Legge 29 luglio 2021, n. 108. [5] Comma modificato dall'articolo 1, comma 1, della Legge 11 settembre 2020, n. 120, in sede di conversione. [6] Comma modificato dall'articolo 1, comma 1, della Legge 11 settembre 2020, n. 120, in sede di conversione. InquadramentoL'art. 3 del d.l. n. 76/2020 convertito dalla l. n. 120/2020 prevede, da un lato, una disciplina transitoria relativa alle procedure di verifica antimafia e, dall'altro, degli innesti permanenti nel d.lgs. 6 settembre 2011 n. 159, inerenti i Protocolli di legalità. La ratio della disposizione è quella di introdurre misure di semplificazione nell'ambito della normativa antimafia e, al tempo stesso, rafforzare la prevenzione dei fenomeni di infiltrazione criminale. Il comma 1 dell'art. 3, riguarda i procedimenti su istanza di parte avente ad oggetto l'erogazione di benefici, contributi, sovvenzioni, ecc., mentre dello specifico settore dei contratti pubblici si occupano i successivi commi 2, 3, 4, 5 e 6 (in parte applicabili anche ai procedimenti su istanza di parte). Il comma 7 dell'art. 3, invece, inserisce l'art. 83-bis al d.lgs. 6 settembre 2011 n. 159, rubricato “Protocolli di legalità”, in cui viene evidenziata la rilevanza ed importanza di questi ultimi nell'ambito degli affidamenti pubblici, con l'intento di “approntare efficaci misure di contrasto agli illeciti «appetiti» delle organizzazioni criminali, in considerazione anche del loro tradizionale interesse alle occasioni di profitto legate alle fasi emergenziali e post emergenziali” (Relazione Illustrativa di accompagnamento al d.l. n. 76/2020). Le novità relative alle verifiche antimafia nell'ambito dei contratti pubbliciL'art. 3 comma 2, prevede che fino al 30 giugno 2023 la verifica antimafia relativa all'affidamento e all'esecuzione dei contratti pubblici avente ad oggetto lavori, servizi e forniture, si intenda adempiuta con il rilascio della “informativa liberatoria provvisoria”, la quale potrà essere ottenuta mediante consultazione della Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia, nonché tramite l'acquisizione degli esiti delle interrogazioni (anche demandate al gruppo interforze tramite il Sistema di indagine gestito dal Centro elaborazione dati del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno) di tutte le ulteriori banche dati disponibili. L'informativa liberatoria provvisoria – che potrebbe riguardare anche un soggetto non censito ed essere rilasciata solo in assenza nei confronti dei soggetti “controllati” di misure di prevenzione ex art. 67 del d.lgs. 159/2011, o di situazioni di cui all'art. 84, comma 4, lettere a), b) e c) del medesimo Codice Antimafia – consente di stipulare, approvare o autorizzare i contratti e subcontratti relativi a lavori, servizi e forniture, ma sempre sotto condizione risolutiva e fermo restando l'esito delle ulteriori verifiche da completarsi entro sessanta giorni. Qualora dai controlli effettuati dovesse emergere la sussistenza di una delle cause interdittive di cui al d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, la novella prevede che le stazioni appaltanti debbano recedere dal contratto, e corrispondere all'appaltatore il valore delle opere eventualmente eseguite, oltre al rimborso delle spese sostenute, nei limiti delle utilità conseguite. L'art. 3 comma 4 prevede, in ogni caso, l'applicazione dell'art. 94, commi 3 e 4 del d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159. Di conseguenza, la revoca, il recesso o la risoluzione non potranno essere adottati nei casi in cui l'opera sia in corso di ultimazione o, in caso di fornitura di beni e servizi essenziali per il perseguimento dell'interesse pubblico, qualora l'operatore economico non sia sostituibile in tempi rapidi (art. 94 commi 3 e 4). Parimenti è stato fatto salvo l'art. 32 comma 10 del d.l. 24 giugno 2014, n. 90, convertito, dalla l. 11 agosto 2014, n. 114, che consente al prefetto di disporre la straordinaria e temporanea gestione di impresa qualora sussista l'urgente necessità di assicurare il completamento dell'esecuzione del contratto, o la sua prosecuzione al fine di garantire la continuità di funzioni e servizi indifferibili per la tutela di diritti fondamentali, nonché per la salvaguardia dei livelli occupazionali o dell'integrità dei bilanci pubblici. Con i commi 5 e 6 dell'art. 3 viene stabilito, infine, che il Ministro dell'interno, con proprio Decreto da adottare entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto Semplificazioni, possa individuare ulteriori misure di semplificazione relativamente alla competenza delle Prefetture in materia di rilascio della documentazione antimafia ed ai connessi adempimenti. Viene precisato, da ultimo, che per quanto non espressamente disciplinato dai commi da 1 a 5 del citato art. 3, si applicheranno le disposizioni del d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159. I Protocolli di legalitàL'art. 3 comma 7, come sopra anticipato, introduce l'art. 83-bis al d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159. Il nuovo art. 83-bis prevede che il Ministero dell'Interno possa sottoscrivere protocolli o intese “di legalità”, per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata, “anche allo scopo di estendere convenzionalmente il ricorso alla documentazione antimafia di cui all'art. 84”. Al fine di rafforzare l'efficacia e la diffusione dei medesimi protocolli di legalità, gli stessi potranno essere sottoscritti, oltre che con i soggetti istituzionali di cui all'art. 83 del d.lgs. 159/2011, anche con imprese di rilevanza strategica per l'economia nazionale, o con associazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale di categorie produttive, economiche o imprenditoriali, e con le organizzazioni sindacali. I protocolli potranno prevedere, infine, l'applicabilità delle previsioni del Codice Antimafia anche nei rapporti tra privati, e terzi, nonché tra aderenti alle associazioni contraenti e terzi. Il comma 3 del “nuovo” art. 83-bis dispone, inoltre, che gli avvisi, i bandi di gara o le lettere di invito, dovranno prescrivere che il mancato rispetto dei protocolli di legalità costituirà una causa di esclusione dalla gara o di risoluzione del contratto. La novella si affianca a quanto stabilito dall'art. 1 comma 17 della l. 6 novembre 2012 n. 190, il quale richiama solo la facoltà (e non l'obbligo) di indicare negli atti di gara l'esclusione del concorrente in caso di violazione dei patti di integrità, ma nulla dispone in merito ad una eventuale risoluzione contrattuale. Le due disposizioni, però, hanno ambiti di applicazione diversi: la prima contiene una previsione facoltativa all'interno della normativa volta alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata; la seconda si inserisce nel contesto delle disposizioni volte alla prevenzione e alla repressione della corruzione e dell'illegalità̀ nella pubblica amministrazione, introducendo una previsione obbligatoria. È discusso se tale disposizione sia compatibile con l'art. 83, comma 8, del d.lgs. n. 50/2016, che sancisce il principio di tassatività̀ delle cause di esclusione. A parere dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, la nuova causa di esclusione di cui all'art. 83-bis comma 3 lo sarebbe (ANAC Delibera n. 1120 del 22 dicembre 2020). Ciò in virtù di quanto statuito dal Consiglio di Stato, che ha ritenuto conciliabile la potestà̀ di esclusione di cui all'art. 1, comma 17, l. 190/2012, con il previgente art. 46, comma 1-bis, del d.lgs. n. 163/2006 (Cons. St., V, n. 4042/2015), ma anche in base a quanto affermato dalla Corte di Giustizia europea, secondo cui «le norme fondamentali e i principi generali del Trattato FUE (Funzionamento dell ́Unione Europea, ndr), segnatamente i principi di parità̀ di trattamento e di non discriminazione nonché l'obbligo di trasparenza che ne deriva, devono essere interpretati nel senso che essi non ostano a una disposizione di diritto nazionale in forza della quale un ́amministrazione aggiudicatrice possa prevedere che un candidato o un offerente sia escluso automaticamente da una procedura di gara relativa a un appalto pubblico per non aver depositato, unitamente alla sua offerta, un ́accettazione scritta degli impegni e delle dichiarazioni contenuti in un protocollo di legalità̀, come quello di cui trattasi nel procedimento principale, finalizzato a contrastare le infiltrazioni della criminalità̀ organizzata nel settore degli appalti pubblici» (Corte di Giustizia europea sentenza del 22/10/2015 nella causa C-425/14). L'Autorità Nazionale Anticorruzione precisa, tuttavia, che la compatibilità sussista nei limiti di quanto precisato dalla Corte di Giustizia e dalla giurisprudenza nazionale in merito al necessario rispetto del principio di proporzionalità̀. In altre parole, si potrà escludere il concorrente per violazione dei protocolli di legalità a patto che, questi ultimi, non contengano disposizioni eccedenti la finalità di evitare illeciti condizionamenti nelle procedure di gara e sempre che, la stazione appaltante, abbia effettivamente valutato che la condotta dell'operatore economico sia tale da giustificare la predetta esclusione. La sanzione espulsiva, inoltre, dovrà̀ essere adottata in ottemperanza ai canoni del procedimento amministrativo, che richiedono la garanzia del contraddittorio e l'obbligo di idonea motivazione delle scelte adottate. Altra questione molto dibattuta è la conseguenza che potrebbe avere l'esclusione del concorrente per violazione del protocollo di legalità, ai fini della sua partecipazione ad altre procedure di gara. L'Autorità Nazionale Anticorruzione chiarisce che l'esclusione conseguente al mancato rispetto degli obblighi assunti con la sottoscrizione del protocollo di legalità̀ operi limitatamente alla gara in corso di svolgimento. Ciò in quanto soltanto nel caso in cui la condotta posta in essere dall'operatore economico integri anche altre fattispecie di esclusione, quali ad esempio quelle previste dall'art. 80, comma 5, lett. f-bis) oppure lett. c-bis) del codice dei contratti pubblici, detta condotta possa assumere rilevanza ostativa ai fini della partecipazione a future procedure di aggiudicazione (ANAC Delibera n. 1120 del 22 dicembre 2020). Il nuovo art. 83-bis non influisce, invece, sulla possibilità di esercitare il soccorso istruttorio ex art. 83 comma 9 del d.lgs. n. 50/2016. Pertanto, in caso di carenza della dichiarazione di accettazione del patto di integrità o di mancata produzione dello stesso debitamente sottoscritto dal concorrente, dovrebbe trovare conferma l'orientamento giurisprudenziale che consenta la loro regolarizzabilità “non attenendo l'omissione della sottoscrizione del «patto d'integrità̀» ai requisiti essenziali dell'offerta” (T.A.R. Abruzzo (L'Aquila), I, n. 294/2018; conferma ANAC Delibera 21 dicembre 2016 n. 1374). L'art. 3 comma 7, infine, equipara al rilascio dell'informazione antimafia liberatoria, l'iscrizione dell'operatore economico nell'elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori di cui all'art. 1, commi 52 e seguenti, della l. 6 novembre 2012, n. 190 (White list), ovvero nell'anagrafe antimafia degli esecutori istituita dall'art. 30 del d.l. 17 ottobre 2016, n. 189, conv., con modif., dalla l. 15 dicembre 2016, n. 229. Viene dunque esteso l'ambito di applicazione delle cd. White list. Infatti, a seguito dell'entrata in vigore dell'art. 3 comma 7, l'iscrizione nel predetto elenco equivale al rilascio dell'informazione antimafia liberatoria a prescindere dalla specifica attività ad essa riferita, mentre con la normativa previgente tale equipollenza risultava limitata unicamente allo specifico settore di iscrizione. Problemi attualiLa compatibilità dell'art. 83-bis, comma 3, con il principio di tassatività delle cause di esclusione L'Autorità Nazionale Anticorruzione ritiene che l'esclusione dalla gare per violazione del protocollo di legalità sia compatibile con il principio di tassatività delle clausole di esclusione ex art. 83 comma 8 del d.lgs. n. 50/2016, ma “nei limiti di quanto precisato dalla Corte di Giustizia e dalla giurisprudenza nazionale in merito al necessario rispetto del principio di proporzionalità̀” (ANAC Delibera n. 1120 del 22 dicembre 2020). In altre parole, si potrà escludere il concorrente per violazione dei protocolli di legalità a patto che, questi ultimi, non contengano disposizioni eccedenti la finalità di evitare illeciti condizionamenti nelle procedure di gara, e sempre che, la stazione appaltante, abbia effettivamente valutato che la condotta dell'operatore economico sia tale da giustificare la predetta esclusione. La sanzione espulsiva, inoltre, dovrà̀ essere adottata in ottemperanza ai canoni del procedimento amministrativo, che richiedono la garanzia del contraddittorio e l'obbligo di idonea motivazione delle scelte adottate. BibliografiaCaringella, Manuale dei contratti pubblici, Roma, 2021; Rovelli, Manuale del RUP, Roma, 2020. |